BITS-RECE: Luce, Segni. Il tepore di una voce

BTS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
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Quanti dischi di “nuovi talenti” escono sul mercato ogni giorno? Una stima è probabilmente impossibile, tra chi si autoproduce e chi invece ha la fortuna di essere supportato da un discografico. Una cosa è però certa: ogni giorno di “nuovi fenomeni” della musica ne nascono tanti. Anzi, troppi.

E la disgrazia che per molti di questi prestanti giovani, cantare o suonare equivale pressappoco a guadagnarsi uno spicchio di notorietà, senza aver la benché minima idea di cosa voler raccontare al pubblico con la propria musica. Vi sarà capitato di sentirne di gente così, e penso possiate capire di cosa sto parlando.

Poi, per fortuna, esistono quelli che “giovani talenti” lo sono per davvero, quelli che hanno storie da raccontare, e sanno trovare il giusto modo per farlo, magari arrivando in silenzio, senza lo scintillio della TV.

Proprio tra di loro sta Lucia Montrone, o meglio, Luce, come ha scelto di farsi conoscere dal pubblico.
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Il suo primo album si intitola Segni, perché parla di tutti quei piccoli e grandi marchi che la vita ci lascia durante il cammino. Un titolo scelto non a caso, visto che lo scorso dicembre Luce è rimasta coinvolta in un incidente che le ha lasciato in ricordo – appunto – un segno sul viso.

Scorrendo le dieci tracce dell’album, si ha subito la sensazione che in questa ragazza ci sia qualcosa, quel “qualcosa in più” che molto spesso cerchiamo e poche volte riusciamo a intercettare in un artista. 

C’è, nella sua voce, un misto di limpidezza e sicurezza che ti fa capire che lei sa esattamente quello che canta, lo sa perché lo ha vissuto, lo ha scritto e poi lo ha messo nelle sue canzoni. Canzoni che sono proprio sue, e non potrebbero essere di nessun altro, perché se le è cucite addosso a sua misura. Che poi è esattamente quello che dovrebbe fare ogni cantautore che ambisca a meritarsi questo titolo.

Segni è fatto soprattutto di arpeggi di chitarra, tocchi di pianoforte e fruscii di percussioni, una musica leggera leggera, che anche quando scende a trattare i “segni” più dolorosi non perde la sua gentilezza. Ecco, gentile, la musica di Luce è gentile.

Un giovane talento.

BITS-RECE: Laura Mvula, The Dreaming Room. Pop, ma non troppo

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
Laura Mvula - The Dreaming Room Artwork
Ci sono tante cose dentro a questo The Dreaming Room, secondo lavoro di Laura Mvula. C’è una buona dose di soul, una certa quantità di pop, dell’r’n’b, reminiscenze gospel, persino eco di afro music. E proprio per questo album sfugge a qualsiasi tipo di catalogazione, così come la sua interprete: non certo la più tipica “lady soul”, ma neppure una qualsiasi starletta del pop.

Senza essere un disco indimenticabile, The Dreaming Room è una piacevole dimostrazione di come si possa fare della buona musica fluttuando tra un genere e l’altro, e riuscendo a piazzare un paio di colpi vincenti come il singolo Overcome (guardatevi anche il video!), che vede l’intervento di Nile Rodgers, e la gaudente Let Me Fall.
In People fa capolino nientemeno che la London Symphony Orchestra, anche qui in un amalgama di stili spumoso che sì sale, ma non quanto si vorrebbe e ci si aspetterebbe.

Bene quindi nel complesso, ma la sensazione è che con questo “materiale di partenza” si potrebbe arrivare a tirare fuori qualcosa di molto più intrigante.

Seravezza Blues Festival: il 14 luglio la seconda edizione

Seravezza Blues Festival
Si svolgerà giovedì 14 luglio nella suggestiva cornice del Palazzo Mediceo la seconda edizione del Seravezza Blues Festival, uno degli appuntamenti dedicati al blues più prestigiosi non solo della Toscana, ma di tutta Italia.

Un evento che, dopo lo strepitoso successo della prima edizione, vuole coinvolgere un pubblico sempre più vasto, abbracciando non soltanto gli appassionati del blues, ma anche chi intende trascorrere una intensa ed emozionante serata in una magnifica location.

L’associazione “Alexandre Mattei”, organizzatrice del Seravezza Blues Festival, ha allestito una line-up di assoluto livello che comprende Marcos Coll, Tom Blacksmith e Jaime Dolce.

Marcos Coll è nato a Madrid nel 1976. Con la Tonky Blues Band, la più celebre blues band spagnola, a soli 21 anni ha avuto l’opportunità di esibirsi con Mike Taylor dei “Rolling Stones” e Tom Jones. Successivamente ha formato, con Adrian Costa, il gruppo “Los Reyes del Ko”, ottenendo premi e riconoscimenti e condividendo il palco con artisti del calibro di Buddy Guy, Johnny Winter, Chuck Berry, John Mayall e Solomon Burke. E’ recente la pubblicazione del suo ultimo album “Street Preachin'”, inciso assieme a Stefano Ronchi. Tom Blacksmith è un polistrumentista d’eccezione (suona chitarra, basso, armonica e batteria) e cantante dotato di una voce tanto grintosa quanto particolare. Appassionato sin dai tempi della gioventù alla musica black del delta del Mississippi, si è trasferito in varie città degli Stati Uniti per perfezionare il proprio stile. Attualmente è leader di alcuni tra i più apprezzati gruppi di Berlino con i quali si esibisce in tutta Europa. Jaime Dolce, newyorkese di nascita ma versiliese d’adozione, è il “duro” della chitarra. “Elevation Blues” è il nome del suo nuovo album. Nato a Brooklyn, ha intrapreso la carriera solista da giovanissimo, componendo brani sempre originali che danno libero sfogo alla sua vena creativa.

Il concerto sarà preceduto da una serie di iniziative che animeranno la centralissima Piazza Carducci e l’area del Duomo di Seravezza. Sin dal tardo pomeriggio, esibizioni di artisti locali e manifestazioni a tema per coinvolgere adulti e bambini.

Brooke Candy. La più cattiva delle popstar

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Per questione di sintesi, nel titolo di questo articolo ho scritto “popstar”, ma il mondo di Brooke Candy ruota in realtà attorno tanto al pop quanto all’hip hop, e non è raro leggere per lei la definizione di “rapper”. Resta comunque il fatto che il suo è il volto più perverso e più cattivo tra quelli attualmente in circolazione nel pop e nell’hip hop: un volto sfrontato, provocatorio e provocante, distorto, assolutamente affascinante.

Pensate alla Lady Gaga di qualche anno fa (diciamo il periodo Bad Romance/Alejandro), prima cioè che decidesse di vestire i panni di dama del jazz: outfit estremi, e un deciso gusto per il “non bello”, il blasfemo, persino il macabro (vi ricordate i teschi, i litri di sangue finto, l’abito di carne cruda?). Ecco, pensate a quella Lady Gaga e poi ripensatela al quadrato o al cubo, e avrete un’idea più o meno precisa di quello che è Brooke Candy.
Probabilmente, se non fosse arrivata Lady Gaga a buttare sul pop quella secchiata di vernice color petrolio, oggi non avremmo Brooke Candy (così come non avremmo mai avuto Gaga se non ci fosse stata prima Madonna, che a sua volta deve molto a icone come Debbie Harry, e via così all’indietro, con buona pace di tutti): questo non perché Lady Gaga abbia davvero inventato qualcosa, ma è stato il personaggio che è riuscito a dare enorme visibilità a certe scelte di stile.
Ecco, la giovane Brooke si è messa su questa strada: nonostante il confronto inevitabile, pare però che non ami essere accostata alla Germanotta, ma piuttosto ha dichiarato di ispirarsi a un’altra diva del music biz, Lil’ Kim.

Nata a Oxnard, in California, nel 1989, Brooke è figlia del direttore finanziario della rivista a tinte porno Hustler. I primi passi nella musica li ha mossi nel 2012, quando i suoi primi video sono apparsi su Youtube: fra questi c’era Das Me, che la vedeva in versione cyber con capelli fucsia e mega zatteroni. Sono arrivate le prime collaborazioni (Charlie XCX, Grimes), le prime citazioni su magazine di musica e di moda e il suo nome ha iniziato a girare.

Il primo punto di svolta è però arrivato nel 2014, quando Brooke ha fatto il colpaccio aggiudicandosi la regia dell’arcipatinato Steven Klein per il video di Opulence, il singolo – firmato anche da Sia e prodotto da Diplo – che avrebbe dato il titolo al primo EP: scenario violentissimo, atmosfere claustrofobiche, distopiche, visionarie, un’orgia di delirio e sesso. In poche hanno osato così tanto, Brooke Candy si è spinta ben al di là delle bistecche crude di Gaga, ci ha mostrato il lato più malato e perverso a cui può arrivare il pop.
Ad oggi il video conta solo 2 milioni di visualizzazioni, il disco non ha lasciato segno in classifica e il nome di Brooke Candy è rimasto nel limbo dell’underground o poco più.
Forse ci si aspettava un altro riscontro…

La ragazza non si è comunque fermata, ma anzi si è legata sempre di più al mondo del fashion, seguendo la stessa ricetta delle colleghe più celebri, ma facendo le cose a modo suo: come aveva fatto Lady Gaga nel periodo Born This Way, ha lavorato a stretto contatto con lo stylist Nicola Formichetti, un altro a cui piacciono molto le bizzarrie noir, e si è fatta splendidamente immortalare – tra gli altri – da Klein, Terry Richardson, Richard Burbridge, in servizi fotografici che difficilmente hanno lasciato indifferenti. Tra il 2015 e il 2016 ha collaborato con il colosso M.A.C. per lanciare sul mercato due linee di cosmetici.
Non bisogna certo essere Madonna per sapere quanto sia fondamentale per una popstar vendere bene la propria immagine: Brooke Candy lo fa portando il gioco all’estremo, con un’immagine potente e sfacciata, eppure bellissima. Restando perfettamente a metà strada tra pop e hip hop, Brooke li concentra anche nel suo universo visivo: più patinata di Lil’ Kim, più cattiva di Lady Gaga, molto più sporca di Nicki Minaj, ancora più eccessiva di Rihanna. 

Se volete fidanzarvi con lei, sappiate che si definisce “pansessuale”, mentre se entrerete a far parte della schiera dei suoi fan, sarete dei #FagMob.

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Nell’ultimo anno Brooke Candy ha pubblicato diversi singoli (quasi tutti accompagnati dai relativi video), molti dei quali quali finiranno probabilmente in The Daddy Issues, il suo primo album, che dovrebbe arrivare entro la fine del 2016: uscirà per la Sony e si parla di una produzione curatissima, in cui è stata coinvolta anche Sia.

Insomma, sembra arrivato anche per lei il momento del grande salto.
E io lo aspetto, con una certa impazienza.

Dweezil Zappa Plays Frank Zappa all’Auditorium di Milano

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Dweezil Zappa all’Auditorium di Milano

canta il mito intramontabile di Frank Zappa

 

50 Years of Frank: arriva in Italia Dweezil Zappa, insieme alla sua band, per far rivivere il mito intramontabile del padre, Frank Zappa. L’appuntamento è fissato per lunedì 18 luglio all’Auditorium di Milano; i biglietti sono disponibili su Ticketone (http://bit.ly/26wBVTC) e presso la biglietteria dell’Auditorium di Milano (http://www.laverdi.org/italian/biglietti.php) .

Dopo gli esordi come vj di MTV, Dweezil Zappa approda nel mondo della musica nel 1982 con il singolo My Mother is a Space Cadet. Da lì, la sua carriera si è arricchita di importanti collaborazioni – con Jeff Beck e Edward Van, tra gli altri – e partecipazioni a show televisivi. Il progetto Dweezil Zappa Plays Frank Zappa, vede la luce nel 2000 con l’obiettivo di suonare in tutto il mondo la musica del padre Frank, insieme ad altri musicisti di grande livello e ospiti famosi e assume oggi un particolare significato.

Il 1966, infatti, è stato l’anno in cui Frank Zappa ha pubblicato il suo iconico doppio album Freak Out, e non era che l’inizio per colui che è considerato uno dei più grandi geni musicali dello scorso secolo, capace di fondere in modo ineguagliato diversi generi tra loro ottenendo uno stile inconfondibile. Cinquant’anni dopo è il figlio Dweezil Zappa, in tour insieme alla sua band, a presentare il suo 50 Years of Frank al pubblico di tutto il mondo e ad incaricarsi del compito monumentale di eseguire le composizioni che abbracciano l’intera carriera del padre. Dweezil per l’occasione ha pensato ad uno show molto particolare: la scaletta sarà costruita sotto forma di medley che ripercorreranno la carriera di Zappa. “Una panoramica cronologica dal vivo” per conoscere l’intero universo musicale di Frank che, unita all’alta qualità dei musicisti, non può che segnare un momento cruciale per ogni appassionato e non della musica di Zappa.

 

DWEEZIL ZAPPA PLAYS FRANK ZAPPA

Lunedì 18 Luglio 2016

Auditorium di Milano – Largo Gustav Mahler

Doors: 20.00 / Inizio concerti: 21.00

Platea: € 35,00 + prev.

Galleria: € 25,00 + prev.

Ridotto: € 15,00 + prev. (abbonati, under 30, over 65)

 

La biglietteria dell’Auditorium di Milano è aperta nei seguenti orari: mar-dom 14.30 – 19.00 e un’ora prima dei concerti.

Info: 0283389401/402/403; info@auditoriumdimilano.org

Molotov Jukebox, la band di Natalia Tena (Game of Thrones, Harry Potter) ven. 15 luglio a Parco Tittoni (MB)

MOLOTOV JUKEBOX

LA BAND DELL’ATTRICE DI IL TRONO DI SPADE E HARRY POTTER NATALIA TENA ARRIVA IN ITALIA VENERDÌ 15 LUGLIO PER LA TROPICAL GYPSY NIGHT DI PARCO TITTONI A DESIO (MB)

  

Mescolando sonorità gypsy, samba, ska, dubstep, swing e latine in un genere unico soprannominato “gyp-step”, venerdì 15 luglio arrivano in Italia i Molotov Jukebox, sul palco di Parco Tittoni a Desio (MB) per la Tropical Gypsy Night. Band londinese di sei elementi capitanata dall’attrice Natalia Tena, nota per aver interpretato Osha nella serie televisiva Il Trono di Spade e Ninfadora Tonks nella saga cinematografica di Harry Potter, i Molotov Jukebox presenteranno il nuovo album Tropical Gypsy, in uscita il 15 aprile via Pause For Effect Records.

I Molotov Jukebox nascono nel 2008 da un’idea di Natalia Tena, voce e fisarmonica della band, e del violinista Sam Apley, durante una sessione di busking nella campagna inglese. Del 2014 l’album di debutto Carnival Flowers, con il quale la band ha cominciato a far parlare di sé grazie alle proprie sonorità solari e festose, in un mix di chitarra, basso, batteria, fiati, fisarmonica e violino che accompagnano la contagiosa voce di Natalia Tena, su brani cantati sia in inglese che in spagnolo. Negli anni i Molotov Jukebox si sono imposti sui palchi di tutto il mondo grazie all’impareggiabile ed energica presenza scenica, che li ha resi una delle realtà più apprezzate dei festival internazionali, tra i quali si annoverano Glastonbury in UK, Vive Latino in Messico, Eurosonic in Olanda ed Igoba Festival in Spagna, e li ha portati a registrare numerosi sold out in tutto il mondo, da Rio De Janeiro ad Istanbul.

Molotov Jukebox sono: Natalia Tena (voce, fisarmonica), Sam Apley (cori, violino), Adam Burke (cori, chitarra, producer), Angus Moncrieff (cori, tromba), Tom Wilson (basso), Rami Sherrington (batteria).

 

MOLOTOV JUKEBOX

Venerdì 15 Luglio 2016

DESIO (MB), Parco Tittoni – via Lampugnani, 66

Tropical Gypsy Night

Ingresso: € 3,00

Biglietti acquistabili in cassa la sera dell’evento

#NUOVAMUSICA: Naomi Pilgrim, Sink Like A Stone

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Naomi Pilgrim
propone il suo secondo EP intitolato Sink Like A Stone.

Originaria per metà della Svezia e per metà delle Barbados, prima di fare il suo ingresso sulla scena musicale, Naomi ha iniziato come corista ad artisti svedesi del calibro di Lykke Li.

Il primo singolo, dalle sonorità vagamente ipnotiche, è ispirato alla morte dell’afro-americano Eric Garner, avvenuta a New York il 17 luglio 2014 per mano di un poliziotto in circostanze non ben chiarite, e tratta il tema del razzismo.