Nuove date per il tour di Sfera Ebbasta

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Dopo l’annuncio delle prime date, si aggiungono ancora nuove tappe per lo Sfera Ebbasta Tour del rapper Sfera Ebbasta, l’attesissimo nuovo tour che lo vedrà protagonista nelle principali città italiane per tutto l’inverno, accompagnato dal produttore Charlie Charles.

Già soprannominato King della Trap music italiana, durante il tour Sfera Ebbasta proporrà tutti i brani tratti dal suo ultimo omonimo album, uscito lo scorso 9 settembre e certificato disco d’oro.

Queste tutte le date:

NOVEMBRE
5/11- ROMA – BRANCALEONE
12/11- VOGHERA (PV) – MOM.A
13/11 – VERONA – ALTER EGO (NUOVA)
19/11- COMO – MADE CLUB
26/11- NONANTOLA (MO) – VOX CLUB – special guest IZI

DICEMBRE
3/12 – BARI – DEMODÈ
6/12 – LECCO – DANCING LAVELLO (NUOVA)
7/12 – PARMA – CAMPUS INDUSTRY MUSIC – special guest TEDUA
9/12 – TORINO – CHALET
10/12 – NAPOLI – CASA DELLA MUSICA
17/12 – CAGLIARI – COCÒ
21/12 – CATANIA – INDUSTRIE
23/12 – LECCE – OFFICINE CANTELMO (NUOVA)
26/12 – VICENZA – GILDA (NUOVA)
27/12 – BERGAMO – DRUSO

GENNAIO
5/01 – COLICO (LC) – CONTINENTAL (NUOVA)
07/01 – FIRENZE – VIPER THEATRE
14/01 – LUGANO – STUDIO FOCE
21/01 – SENIGALLIA (AN) – MAMAMIA – special guest TEDUA
28/01 – PORDENONE – TIO DISCO (NUOVA)

FEBBRAIO
04/02 – BOLOGNA – KINDERGARTEN (NUOVA)
25/02 – RAVENNA – ONYX CLUB (NUOVA)
28/02 – PORTO POTENZA PICENA (MC) – SKY CLUB (NUOVA)

MARZO
3/03 – MILANO – MAGAZZINI GENERALI

BITS-CHAT: “Partiamo e torniamo sempre a noi”. Quattro chiacchiere con… Giorgia

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C’è un’aura dorata intorno a Giorgia. Un meraviglioso scintillio che traspare dai suoi occhi scuri e che riempie tutta l’aria intorno. È raggiante, totalmente serena con se stessa e trasmette un profondo senso di consapevolezza di sé.
È appena tornata sulle scene con Oronero, il suo decimo album di inediti, intitolato come il singolo che gli ha aperto la strada e che da solo faceva già intuire il tono personale che avrebbero avuto gli altri brani.

Un disco di 15 tracce, realizzato insieme al re Mida della produzione, quel Michele Canova con cui Giorgia aveva già lavorato e che tanti altri artisti nostrani cercano per dare alla propria musica una veste più internazionale. Un disco che se da un lato non lascia dubbi sul fatto che la voce di Giorgia sia tra le migliori in Europa, dall’altro mostra anche una grande libertà nel giocare tra elettronica e melodia, alternando momenti di ampio respiro ad altri di divertimento “da cubo”.

Un disco praticamente già pronto da mesi, ma che è stato lasciato fermo per un po’ per non dover dire “potevo far di meglio”.
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Dopo tre anni, torni con un disco “generoso”, ricco e vario: una scelta specifica?
No, non è stata una scelta: all’inizio pensavo a un disco di 11-13 pezzi, poi però non me la sono sentita di escludere gli altri, perché stavano bene nel racconto. Con il mio produttore, Michele Canova, avevo un’idea chiara del suono che volevo far emergere, con tanta elettronica. Un suono più compatto rispetto all’album precedente, Senza paura, dove invece c’erano elementi più eterogenei, con tante parti suonate. In questo caso ci siamo concessi libertà: chi lavora con Michele sa che lui usa molti arrangiamenti di respiro internazionale, ma in questo caso credo che lui sia uscito un po’ dalle regole.

Sarà difficile riproporre questa varietà dal vivo?
No, sarà divertente! In un concerto è necessario alternare momenti diversi, mettere insieme i pezzi di oggi con quelli del passato: non ho ancora pensato alla scaletta, ma la varietà dei brani sarà sicuramente un elemento a favore.

Cos’è davvero questo “oronero”?
Ha sicuramente a che fare con il petrolio, una risorsa preziosissima che può però diventare dannosa, velenosa se usata in maniera sbagliata, basta pensare alla plastica. È una metafora del mondo di oggi, della nostra società che ha così tanti modi per comunicare, ma che spesso li usa solo per distruggersi.
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Per questo disco ti sei voluta prendere tutto il tempo a disposizione: come è avvenuta la scrittura dei brani?
Mi sono voluta atteggiare un po’ a cantautrice: ho iniziato a scrivere quando mio figlio è andato in prima elementare. Mi sono trovata in un meccanismo che prevedeva la scuola, la spesa, la cura della casa e per scrivere mi sono imposta dei momenti della giornata. Volevo uscissero certe parole e non altre, e per fare questo mi sono dovuta confrontare anche con i suoni: ho ricevuto dei pezzi con la melodia già fatta, alcuni cantati in inglese, e il gioco è stato quello di mediare tra la musica e la mia lingua che è molto ricca ma con strutture molto diverse da quelle dell’inglese. Mai come in questo caso ho cercato di ignorare il giudizio esterno, quello che il pubblico voleva da me. Ho cercato di pulire tutto ciò che mi avrebbe impedito di essere sincera, eliminando ogni pudore.

È la prima volta che ti concedi così tanto spazio per lavorare a un disco?
Sì, è stato un elemento nuovo per me. Raramente si ha il tempo di lasciar sedimentare le cose e riprenderle in un secondo momento. Invece sarebbe bene poterlo fare, perché riguardare ciò che si è fatto con uno sguardo più fresco ti aiuta a centrare meglio il punto, limare ciò che non serve, e magari ti stupisci anche di aver fatto cose che non ricordavi. Sono sempre arrivata alla chiusura di un disco correndo, invece questa volta ho voluto evitare quella brutta sensazione di riascoltare le canzoni e pensare che forse avrei potuto fare di meglio.

Hai scartato tanto materiale?
Sì, ma non vado mai a riprenderlo, perché penso sempre che siano cose legate a quel momento e che non debbano tornare. Il passato è passato, mi dico sempre. È importante il momento in cui una canzone esce, ed è importante il momento in cui una canzone viene scritta: a volte succede che un bel disco va male semplicemente perché esce nel momento sbagliato. Non penso di avere nei cassetti un tesoro di gioielli da riscoprire, anche se forse ogni tanto farei bene a riascoltare le cose mai uscite…

Posso farcela e Non fa niente sono due brani di cui sei autrice sia della musica che dei testi: ne avevi altri che hai lasciato da parte?
Paradossalmente, essere autrice di musica e parole è stato più semplice che realizzare un brano insieme ad altri, perché ho io tutto il controllo. I testi dell’album sono comunque quasi tutti miei e ogni canzone che scelgo di interpretare la sento mia. Sì, avevo altri brani completamente scritti da me, ma non ho sentito l’esigenza di inserirli nell’album, anche perché di solito non riesco a vederci la componente commerciabile, non li vedo come potenziali singoli. Per me sono semplicemente canzoni che dovevano stare nel disco ma come una sorta di spazio mio. Non fa niente non volevo nemmeno inserirla.
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Qua e là nell’album parli di gente che giudica, gente che si erge a maestra di vita, ma dall’altra parte si sente una volontà di ritornare alla centralità del singolo individuo. Da dove arriva questa esigenza?
Noi siamo parte di in tutto, sopratutto in questo tempo: se c’è un evento angosciante, tutti siamo angosciati. Ma questa unità troppo spesso la usiamo per farci del male. Dovremmo però pensare che alla fine si parte e si ritorna sempre a sé, si parte verso l’universale, ma poi tutto torna a noi, e se riusciamo a portare anche solo un piccolo cambiamento nella nostra vita, questo risuona come un’onda, anche se non sembra, anche se nessuno ti vede e ti dice “bravo”.

È una consapevolezza nuova?
L’ho sempre avuta, ma adesso ci credo più di prima: la mia fiducia nell’essere umano rimane intatta, sono sicura che insieme possiamo fare tanto. Finora abbiamo fatto un gran casino, è evidente, ma chissà che non sia possibile dare una sterzata sul finale, usare un po’ più l’anima e meno la parte mentale. Il nostro destino non è il mondo: passiamo da qui, ma molto probabilmente siamo destinati altrove e quello che resta siamo solo noi, la nostra interiorità. Purtroppo è un lavoro interiore che nessuno ci insegna a fare, non ne abbiamo il tempo, i piccoli e grandi problemi quotidiani ci portano a pensare ad altro.

Recentemente è emersa sui giornali una tua presunta polemica sul movimento femminista: potresti spiegare meglio?
Quell’intervista (pubblicata sul settimanale Io donna del 22 ottobre, ndr) è il frutto di un discorso molto ampio che poi è stato sintetizzato per poter essere pubblicato. Si partiva dalla considerazione che, a parità di condizioni, una donna deve lavorare il doppio per guadagnarsi credibilità e che mentre l’uomo fraternizza subito, la donna teme l’arrivo di un’altra donna, la vede come una minaccia al suo territorio. È una situazione che dura da millenni, ormai è un’impalcatura culturale. Le donne vengono limitate nei loro poteri e si fa di tutto per tenerle separate, mentre invece la solidarietà femminile è un elemento a cui tengo molto, sono cresciuta in una famiglia che esalta la donna, mia madre mi faceva leggere libri di donne impegnate per l’emancipazione femminile. Con le mie colleghe siamo riuscite a organizzare Amiche per l’Abruzzo, adesso capita che ci sentiamo, ci confrontiamo sul nostro lavoro, ma sono conquiste recenti. Nell’intervista si parlava anche di alcuni lavori del passato che sono stati supportati poco: ma chi se ne frega, eravamo tutti più giovani, mossi da altre logiche.

È come mai allora nell’album non ci sono duetti con altre donne?
In Senza paura ho duettato con Alicia Keys, e ho fatto duetti anche con Gianna Nannini, Elisa, Laura Pausini. Non è stata una scelta quella di non inserire duetti, semplicemente le idee che giravano nell’aria non si sono concretizzate per varie ragioni. Però finalmente ho potuto collaborare con Pacifico, con cui erano anni che volevo lavorare.
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Suoni internazionali, duetti internazionali, brani proposti in inglese: davvero nessuna intenzione di guardare all’estero?
Io non prendo l’aereo! (ride, ndr) In realtà avrei dovuto lavorare all’estero vent’anni fa, solo che prima non mi sentivo pronta io, poi quando me la sarei sentita non ho avuto il supporto della casa discografica. Adesso però con Internet tutto è più vicino: ho saputo che il video di Oronero è stato in rotazione di VH1 in America, mi arrivano segnalazioni di apprezzamenti dall’estero e ho scoperto anche che Quincy Jones mi segue su Twitter, e io no! Michele Canova mi invita sempre a Los Angeles a suonare con i suoi musicisti: mi piacerebbe, perché ormai a questa età non ho più tante ambizioni di notorietà, mentre sono molto più interessata a sperimentare quel tipo di attività live nei club che c’è in America.

Che ruolo ha avuto Emanuel Lo in questo disco?
È stato molto bravo a interpretare certe sensazioni, certi miei pensieri, ma probabilmente neanche lui se ne rende conto, gli arriva solo questa ispirazione e la riporta nelle parole delle canzoni (ride, ndr). Ci siamo confrontati molto e comunque mi sono presa degli spazi per lavorare da sola.

Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione?
Ribellione è la capacità di non cedere al favore dell’esterno. Ribellione è coerenza e l’opposto di vanità e narcisismo. Un tempo essere ribelli voleva dire trasgredire, andare contro le regole, oggi invece sembra che il male sia un valore e il bene sia da sfigati. Ribellione è recuperare il bene, credere nel bene, non avere paura di essere buoni.

E mentre lo dice, il suo volto si apre in uno dei sorrisi più luminosi che abbia mai visto.

Dopo un’estate travolgente i LA RUA annunciano le nuove tappe del tour invernale

Dopo un’estate travolgente densa di live i 

LA RUA

annunciano le nuove tappe del tour invernale

Dopo aver riempito più di venti piazze lungo tutto lo stivale questa  estate, i La Rua sono  pronti per le prossime tappe del loro live tour. Gli appuntamenti sono fissati per mercoledì 25 gennaio al Quirinetta di Roma e giovedì 26 gennaio alla Salumeria della Musica di Milano. I biglietti saranno  disponibili sul circuitoTicketone dalle ore 10 di venerdì 4 novembre.

Per i La Rua è stata un’estate elettrizzante passata a scaldare il numerosissimo pubblico  accorso ai loro live, le  nuove date sono la giusta occasione per lasciarsi travolgere dalla loro energia e ascoltarli dal vivo. La band pop/nu-folk marchigiana vi aspetta per uno show coinvolgente tra dolci ballate, banjo e tamburo a Roma e Milano.

I La Rua sono in tour con il loro album Sotto Effetto Di Felicità, uscito lo scorso 3 giugno per la Universal Music e prodotto da Dario Faini e La Rua. Il disco contiene  9 brani inediti ed è stato anticipato  dallo straordinario successo del singolo  Il sabato fa così, presentato per la prima volta ad Amici e tuttora in rotazione  radiofonica. Dal 14 ottobre la band è presente in radio anche con I miei rimedi, il nuovo singolo  estratto dall’album e con un videoclip  targato Giacomo  Triglia  che sta registrando  molte  view.

Band pop/nu-folk formata nel 2004 nella provincia di Ascoli Piceno, i La Rua sono Daniele Incicco (voce e chitarre), William D’Angelo (chitarre), Davide Fioravanti(pianoforte, fisarmonica, glockenspiel), Nacor Fischetti (batteria, fx), Alessandro Mariani (chitarre, banjo) e Matteo Grandoni (contrabbasso, basso). L’immaginario della band nasce dal sodalizio artistico tra Daniele Incicco e il songwriter e produttore Dario Faini, conosciuto e richiestissimo songwriter, che negli ultimi anni ha scritto hit multiplatino per Emma, Marco Mengoni, Fedez, Luca Carboni, Annalisa e molti altri.

I La Rua nel 2012 partecipano alla finale del Festival “Voci Nuove e Volti Nuovi di Castrocaro”, classificandosi al terzo posto e ricevendo il premio MEI (Meeting Etichette Indipendenti) come miglior Band.  L’anno successivo la band risulta tra le 60 selezionate per partecipare al Festival di Sanremo 2014 nella categoria “Nuove Proposte” con il brano “Non sono positivo alla normalità”. Nel 2014 il gruppo viene scelto come candidato agli MTV Music Awards di Firenze, per la categoria “Best New Generation”.

Dalla fine dell’estate 2014 e per tutto l’inverno il gruppo è stato impegnato nella registrazione del primo album, che ha visto la luce nel 2015. Il 1° maggio dello stesso anno, la band si esibisce sul palco del Primo Maggio a Roma, aggiudicandosi la vittoria come miglior gruppo del contest 1MNEXT. Da novembre 2015 i La Rua si distinguono nella scuola di “Amici di Maria De Filippi”, nella squadra di Elisa e Emma che decide di sceglierli come opening del suo Adesso Tour.

 

LA RUA

Mercoledì 25 Gennaio 2017

Roma, Quirinetta Cafè – via Marco Minghetti, 5

Biglietto: € 10,00 + prev.

Giovedì 26 Gennaio 2017

Milano, Salumeria della Musica – via Antonio Pasinetti, 2

Biglietto: € 12,00 + prev.

Sabato 5 novembre il rock psichedelico dei BLACK MOUNTAIN al Circolo Magnolia di Segrate!

BLACK MOUNTAIN

QUESTO SABATO APPUNTAMENTO CON LA ROCK BAND PSICHEDELICA CANADESE AL CIRCOLO MAGNOLIA DI SEGRATE (MI)

Dopo aver conquistato i palchi del nostro Paese con i concerti primaverili ed estivi, per presentare il nuovo album IV (Jagjaguwar) pubblicato ad aprile, si conclude a Milano il tour 2016 in Italia dei Black Mountain, con una data unica finale sabato 5 novembre al Circolo Magnolia di Segrate (MI); ad aprire le danze, i connazionali Comet Control. Le prevendite sono attive sul circuito TicketOne (online e nei punti vendita); per accedere al concerto sarà necessaria la tessera ARCI, sottoscrivibile anche la sera stessa in cassa.

I Black Mountain nascono dalle ceneri dei Jerk With A Bond, di cui facevano parte il leader Stephen McBean e Joshua Wells. Ben presto il gruppo si trasforma in un vero e proprio collettivo chiamato Black Mountain Army, che promuove anche side-project paralleli dei componenti del gruppo (ad esempio, i Pink Mountaintopsdello stesso McBean). Il primo album della band è il self-titled Black Mountain (Jagjaguwar, 2005), che sorprende la critica grazie all’abile miscela di hard rock e psichedelia. Nel secondo lavoro In The Future (Jagjaguwar, 2008) la band aggiunge al proprio sound elementi di rock progressivo e folk; la scelta viene premiata, e l’album ottiene una nomination come Best alternative album ai Juno Awards 2009. Il terzo lavoro Wilderness Heart (Jagjaguwar, 2010) si spinge verso una maggiore rivalutazione del sound folk americano, sempre affiancato al loro classico suono psichedelico di matrice hard. 

I Black Mountain sono Stephen McBean (voce e chitarra), Amber Webber (voce), Jeremy Schmidt (tastiere), Jonny Olsin (basso, tastiere) e Joshua Wells (batteria).

 

BLACK MOUNTAIN + Comet Control

Sabato 5 novembre 2016

Segrate (MI), Circolo Magnolia – via Circonvallazione Idroscalo, 41

Apertura porte ore 21 / Comet Control ore 21.30 / Black Mountain ore 22.30

Posto unico in piedi: € 18,00 + prev. / € 20,00 in cassa

Biglietti disponibili su circuito TicketOne e relativi punti vendita.

Per accedere al concerto sarà necessaria la tessera ARCI, sottoscrivibile anche la sera stessa presso la venue.

 

 

 

LP data esclusiva per la cantautrice di “Lost On You”

Dietro al nome d’arte LP si cela la 35enne cantautrice di origini italiane nata a New York Laura Pergolizzi. Capelli ricci ribelli, il look e la voce graffiante richiamano alla mente i grandi nomi rock al femminile degli anni settanta/ottanta. Il suo primo album in studio nel 2001; da allora ad oggi, oltre alla realizzazione di altri tre dischi incluso un EP, ha lavorato nel mondo della musica come autrice di grandi star del calibro di Rita Ora, Rihanna e Christina Aguilera. Ma e’ il suo nuovo singolo “Lost On You” che nell’ estate del 2016 le fa raggiungere la fama mondiale ed ora finalmente la potremo ascoltare per il suo unico appuntamento Italiano a Milano.

BIGLIETTI IN VENDITA DALLE ORE 10:00 DI SABATO 29 OTTOBRE SU WWW.TICKETONE.IT

BITS-RECE: Maurizio Chi, Due. L’amore è un numero

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
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Lo ha intitolato Due, non però perché questo sia il suo secondo album.

Dopo alcuni singoli pubblicati negli ultimi due anni, per Maurizio Chi questo è infatti il vero debutto discografico.

Quel “due” ha un significato molto più profondo: due è infatti il numero della coppia, il numero minimo della condivisione di una vita.
Una vita di una coppia formata da un lui e un altro lui. Maurizio hai infatti costruito la sua prima opera discografica attorno alla sua diretta esperienza, arrivando a compiere un’operazione che pochissimi prima di lui avevano sperimentato. Non una singola canzone sull’amore omosessuale, ma un intero album.
Il punto è che questo giovane artista è stato in grado di andare anche oltre: fate una rapida panoramica di quanti, soprattutto negli ultimi anni, hanno voluto mettere in musica una storia omosessuali. Tanti, tantissimi. E, siamo sinceri, in quanti di questi inni alla libertà e alla “tolleranza” non si annida almeno un filo di retorica e compatimento?

Non però in queste dieci canzoni. In Due non si trova niente di retorico, nessun buonismo, nessuna pretesa di “accettazione” o rompere qualche tabù. Con uno sguardo di lucida sensibilità, Maurizio Chi racconta prima di tutto la vita di una coppia, mettendoci dentro un colorato bouquet di dettagli quotidiani che vanno dai dubbi e le insicurezze (Fuggiamo l’amore), ai momenti di intimità, fino a dichiarazioni d’amore di rara poesia.
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La traccia di apertura, che dà il titolo all’album, è una nuda e sincera ammissione di paura di annullarsi totalmente per l’altro (“Dimmi se esisto anche io o siamo sempre in due”), mentre Dopo mille favole è una caustica stoccata agli amanti del passato, quasi uno stornello di ironia salatissima (“Chi legge è coglione”).
Ma c’è spazio anche il dialetto siciliano di A comu je gghiè con le sue limpide note mediterranee.
I diamanti di Due arrivano comunque sul finale, prima con Malintenti, primo singolo del progetto, una delicatissima ode all’amato, tessuta con la sensibilità di un’anima che sa muoversi in punta di piedi. Una sorta di moderna romanza. E poi Occhi al mare, felice metafora sulle tempeste che ogni esperienza di vita insieme può incontrare durante il viaggio.

Due è un esempio perfetto di come il linguaggio dell’amore sia davvero universale e non conosca limiti o barriere di sesso, genere, distanza o altre impalcature culturali e mentali.
Maurizio non si nasconde dietro a un detto-non-detto: lui dice tutto, lasciando al solo pronome maschile presente nei testi il compito di lasciar capire, senza urlare.
Per il resto, questo è un disco che parla di due vite che si sono intrecciate e procedono accanto ogni singolo giorno, con tutte le loro imperfezioni.

Prima che essere gay, etero o bisex o qualsiasi altro cosa, noi siamo persone, ognuna con la propria identità. Anche se tropo spesso c’è ne dimentichiamo.

PS: Maurizio Chi ha vinto l’edizione 2016 del concorso Genova x Voi, una vittoria che gli dà la possibilità di entrare nella grande famiglia Universal in qualità di autore. Fossi in voi, lo terrei d’occhio…