Quando il rap italiano alza troppo lo spirito, il risultato è purtroppo quello di un provincialismo e di un a noia sconfortante. Se ancora non lo avessimo capito, mettiamocelo in testa (e i rapper nostrani per primi): qui non è l’America. Se nei sobborghi di Detroit le guerre fra rapper hanno una loro ragione di essere e finiscono talvolta a colpi di pistola, nella nostra italietta il massimo a cui si può aspirare sono qualche migliaio di live su Facebook o un servizio in chiusura su Studio Aperto.
Prendete il recente scontro tra Salmo e Fabio Rovazzi: ce n’era davvero bisogno? Davvero uno come Salmo, con la sua esperienza e con la sua intelligenza, ha sentito il dovere di mobilitarsi contro il giovanissimo collega?
Ma andiamo con ordine.
La querelle Rovazzi-Salmo inizia il 2 dicembre, quando il primo rilascia il video del suo nuovo singolo, Tutto molto interessante. Tempo qualche ora e dal fronte Salmo arriva l’accusa, che più o meno suona così: “Rovazzi ha copiato l’idea del produttore discografico-squalo dal mio video Mr. Thunder, in riferimento alla scena iniziale della clip in cui Fabio De a Luigi interpreta la parte di un discografico che chiede, anzi intima, a Rovazzi di sfornare al più presto un nuovo successo. Tutta la storia è però raccontata molto meglio in questo articolo di Rolling Stone, a cui molto calorosamente vi rimando.
E non a caso cito proprio questo pezzo, perché da queste righe il 7 dicembre Salmo ha preso le mosse per ribattere e dire (nuovamente) la sua in un video pubblicato su YouTube, in cui tira ballo – senza nominarlo direttamente – non solo Rovazzi, ma anche Fedez e pure Rolling Stone, con il quale c’era già stato un po’ di attrito nei mesi scorsi.
A questo punto, come si può ben immaginare, la questione aveva già sollevato in mezzo pandemonio nel web, dando vita a tweet, post, like e un infinito ribollire di flora mediatica.
A tentare di riportare finalmente la calma in questo provincialissimo maremoto è stato di nuovo Rovazzi, che l’8 dicembre ha messo on line un video che più che come una difesa personale suona come un bruciante schiaffo morale.
Rovazzi, con un’ironia che tocca vette da manuale, torna sulla questione, argomenta punto per punto le sue scelte, ma va molto oltre, arrivando a parlare di internet e dell’immensa libertà che concede ai suoi utenti e del suo (non) essere un cantante e un musicista, in una carrellata di verità tanto lucide quanto banali, ma che forse si sono un po’ perse di vista nella foga di suscitare il “caso” mediatico.
Un confronto da cui Rovazzi, appena 22enne e da poco arrivato nel rutilante mondo della musica (ma mediaticamente geniale), massacra virtualmente e moralmente il ben più navigato Salmo(ne), dando un piccolo insegnamento anche a tutti noi: il modo migliore per vincere una guerra non è brandire l’ascia e colpire più forte, ma è sotterrarla appena dopo averla presa in mano.
C’è poi un’altra ipotesi da considerare, quella cioè che il buon Salmo abbia davvero mosso tutta questa montagna per un mero tornaconto pubblicitario. Beh, se così fosse le chiacchiere starebbero proprio a zero, e ci saremmo cascati dentro tutto quanti.
Quel che è certo è che sono e resteranno sempre solo canzonette…. per giunta bruttine.
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