ALVARO SOLER: in concerto il 9 maggio al Mediolanum Forum di Milano.

PIÚ DI 390 MILIONI DI STREAM E OLTRE MEZZO MILIARDO
DI VIEWS SU YOUTUBE IN TUTTO IL MONDO

“LA CINTURA” CERTIFICATO
SUBITO DOPPIO PLATINO

IL NUOVO ALBUM “MAR DE COLORES”
IN USCITA IL 7 SETTEMBRE

PER LA PRIMA VOLTA LIVE AL
MEDIOLANUM FORUM DI MILANO
PER UNA DATA EVENTO

ALVARO SOLER

09 MAGGIO 2019 @ MILANO

MEDIOLANUM FORUM

 

Prezzi biglietti:

Parterre in piedi: 25,00 € + diritti di prevendita

Tribuna numerata A: 50,00 € + diritti di prevendita

Tribuna Gold Numerata: 50,00 € + diritti di prevendita

Anello B non numerato: 35,00 € + diritti di prevendita

Biglietti in prevendita esclusiva per gli iscritti My Live Nation dalle ore 10 di mercoledì 5 settembre

Biglietti disponibili su ticketmaster.it, ticketone.it e in tutti i punti vendita autorizzati dalle ore 10 di giovedì 6 settembre

 L’organizzatore declina ogni responsabilità in caso di acquisto di biglietti fuori dai circuiti di biglietteria autorizzati non presenti nei nostri comunicati ufficiali. 

Dopo il doppio sold-out nel 2017 al Fabrique di Milano, Alvaro Soler torna in Italia, per la prima volta al Mediolanum Forum di Milano, per un imperdibile data.

Alvaro Soler porta a quota 5 il numero dei suoi successi,
dopo “El Mismo Sol” (6 dischi di platino e la vittoria al Coca Cola Summer Festival 2015), “Sofia” (8 dischi di platino e la vittoria al Coca Cola Summer Festival 2015), “Libre” (platino) e “Yo Contigo, Tú Conmigo” (platino), il 29 marzo 2018 pubblica il nuovo singolo “La Cintura”.
Il singolo è stato certificato doppio Platino in Italia, totalizzando oltre 130 milioni di stream su Spotify e oltre 118 milioni di views su Youtube e ha raggiunto la Top5 di Earone, classifica dei brani più programmati dalle radio italiane, la posizione #2 della classifica FIMI GFK dei singoli più venduti in Italia e la top 5 della classifica di Spotify Italia che rileva i brani più ascoltati nel nostro Paese.
“La Cintura” non è solo una hit italiana ma sta riscuotendo un enorme successo in tutto il mondo. Il singolo totalizza 1 milione di stream al giorno su Spotify e ha già ottenuto certificazioni oro e platino in diversi paesi Europei, tra cui Spagna, Finlandia e Svizzera. Il 3 agosto viene pubblicata una nuova versione del brano che vede Alvaro Soler collaborare con la star argentina Tini e il rapper multiplatino Flo Rida.
Il nuovo album “Mar De Colores” in uscita il 7 settembre per Universal Music Group , segue il fortunatissimo debutto di “Eterno Agosto”, disco di Platino in Italia che è rimasto nella classifica italiana degli album più venduti per 53 settimane consecutive.

A soli 27 anni Alvaro Soler può vantare 30 dischi tra Oro, Patino e Diamante in tutto il mondo e 390 milioni di stream a cui si aggiungono le visualizzazioni su YouTube dove i suoi video hanno collezionato oltre 600 milioni di views.

OZZY OSBOURNE: l’ultimo tour mondiale dell’artista fa tappa in Italia il 1 marzo a Bologna.

OZZY OSBOURNE

LIVE IN ITALIA

1 MARZO 2019

BOLOGNA (UNIPOL ARENA)

ANNUNCIATE LE DATE EUROPEE DEL
“NO MORE TOURS 2”

L’ULTIMO TOUR MONDIALE DELL’ICONA DEL ROCK

CELEBRA CINQUE DECADI DI CARRIERA 
 

SPECIAL GUEST: JUDAS PRIEST

BIGLIETTI IN VENDITA GENERALE DA
VENERDÌ  7 SETTEMBRE SU LIVENATION.IT

 

OZZY OSBOURNE – vera e propria leggenda musicale che ha conquistato un posto nella Rock & Roll Hall of Fame e vinto di numerosi Grammy® Awards- ha annunciato oggi le date europee del “NO MORE TOURS 2” (il titolo si riferisce al suo No More Tours del 1992). L’annuncio dell’iconica superstar fa seguito ai concerti in Nord America precedentemente comunicati che vedono Ozzy Osbourne esibirsi assieme ai suoi più stretti collaboratori ovvero Zakk Wylde (chitarra), Blasko (basso), Tommy Clufetos (batteria) e Adam Wakeman (tastiere).
La leg europea del tour, prodotto da Live Nation, includerà anche l’Italia con un’unica data il 1 marzo 2019 all’Unipol Arena di Bologna. I biglietti per lo show saranno disponibili in anteprima per gli iscritti a My Live Nation su www.livenation.it a partire dalle ore 11.00 di mercoledì 5 settembre (per 48 ore). La vendita generale partirà  invece dalle ore 12.00 di venerdì 7 settembre su www.ticketmaster.itwww.ticketone.it e in tutti i punti vendita autorizzati.
Il tour partirà dall’Irlanda con uno show a Dublino il 30 gennaio e toccherà anche la Gran Bretagna (con un concerto alla O2 Arena), Germania, Svezia e Svizzera, prima di concludersi a Barcellona il 3 marzo. I Judas Priest accompagneranno Ozzy e saranno gli special guest del tour.
Quest’estate OZZY si è esibito in festival europei importantissimi, con concerti al Download UK, Parigi e Madrid, al Firenze Rocks, Copenhell, Grasspop Metal Meeting e al Sweden Rock Festival.

“Sono onorato di aver avuto due carriere musicali di successo” – ha affermato Ozzy Osbourne – “considero questo mio ultimo tour come una grande celebrazione per i miei fan e per tutti coloro che hanno amato la mia musica nel corso di queste cinque decadi”.
In questo suo ultimo tour mondiale, OSBOURNE celebrerà oltre cinque decadi trascorsi sulla scena musicale come artista solista e come frontman dei Black Sabbath, che hanno fatto tappa in Europa nel 2017 con un tour d’addio. Questa nuova tournée che durerà fino al 2020 e porterà OZZY in giro per il globo sarà l’ultimo tour mondiale dell’artista, che continuerà invece ad esibirsi in futuro solo in pochi show selezionati.
Durante la sua carriera leggendaria, OZZY ha venduto oltre 100 milioni di dischi in tutto il mondo.

Le date del tour europeo:

 

Mercoledì, 30 Gennaio, 2019 Irlanda, Dublino 3Arena
Venerdì, 1 Febbraio, 2019 UK, Nottingham Motorpoint Arena
Domenica, 3 Febbraio, 2019 UK, Manchester Manchester Arena
Martedì, 5 Febbraio, 2019 UK, Newcastle Metro Radio Arena
Giovedì, 7 Febbraio, 2019 UK, Glasgow The SSE Hydro
Sabato, 9 Febbraio, 2019 UK, Birmingham Genting Arena
Lunedì, 119 Febbraio, 2019 UK, Londra The O2, Arena
Mercoledì, 139 Febbraio, 2019 Germania, Monaco Olympiahalle
Venerdì, 159 Febbraio, 2019 Germania, Francoforte Festhalle
Domenica, 179 Febbraio, 2019 Germania, Hamburg Barclaycard Arena
Martedì, 19 Febbraio, 2019 Germania, Berlino Mercedes-Benz Arena
Venerdì, 22 Febbraio, 2019 Svezia, Stoccolma Ericcson Globe
Domenica, 24 Febbraio, 2019 Finlandia, Helsinki Hartwall Arena
Mercoledì, 27 Febbraio, 2019 Svizzera, Zurigo Hallenstadion
Venerdì, 1 Marzo, 2019 Italia, Bologna Unipol Arena
Domenica, 3  Marzo, 2019 Spagna, Barcellona Palau Sant Jordi

BITS-CHAT: Da Pitagora al fujabocla. Quattro chiacchiere con… Renato Caruso

Un brano si intitola Aladin Samba, un altro Napoli caput mundi, un altro ancora Bossa de Sheila, poi c’è Passeggiando per New York, e più avanti Reggae lake. In Pitagora pensaci tu Renato Caruso fa giro del mondo in un giro di album.
Crotonese, chitarrista e compositore con una solida base classica ma le orecchie aperte al pop, Caruso ha fatto tesoro delle lezione del filosofo greco che proprio a Crotone diede vita alla sua scuola filosofica, e ha allargato i suoi interessi alla matematica e all’informatica musicale, mentre il suo nuovo lavoro raccoglie le esperienze fatte sul campo e mostra contaminazioni eclettiche e cosmopolite.
In una parola, fujabocla.

PITAGORA PENSACI TU_COVER LOWIl primo elemento che colpisce all’ascolto del disco è il suo carattere cosmopolita: si va dall’oriente al Brasile, passando per Napoli.
Fa tutto parte di un bagaglio che mi sono formato con il tempo: da una parte ci sono i classici che ho studiato in conservatorio, dall’altra c’è stata la necessità di adattarmi alle diverse occasioni che mi sono capitate, e che mi hanno portato a cimentarmi con generi diversi: ad alcuni mi sono appassionato, come è successo con la bossanova. Nell’album ho riportato la contaminazione di esperienze che avevo in testa.

Quali sono stati gli artisti con cui ti sei formato?
Come chitarrista mi sono formato soprattutto con i classici, Gangi, Giuliani, Segovia, poi con chitarristi che mi hanno mostrato una veste più pop di quello che facevo, come Alex Britti, Eric Clapton, Pino Daniele, fino a Jimi Hendrix, Santana, Mark Knopler. Come musicista e compositore ho imparato molto anche da Sting, dai Beatles, dai Rolling Stones, Chopin, Schubert, Beethoven, Puccini. Ho una base classica che arriva al pop, l’unico ambito che non mi appartiene è quello dell’hard rock e del metal.

Hai citato Pino Daniele ed Eric Clapton, di cui nell’album riproni le cover rispettivamente di Quando e Tears In Heaven. La scelta di quei brani è dovuta a qualche motivo in particolare?
Sono due brani rappresentativi della loro carriera e sono due brani che ho sempre suonato. Inoltre, considero Pino Daniele un mio “maestro nascosto”: anche se non l’ho mai conosciuto ho imparato molto da lui, e Quando è una canzone perfetta per far incontrare melodia e armonia. La mia è una versione molto semplice riproposta con la chitarra classica, non ho voluto stravolgere niente. Lo stesso vale per la cover di Clapton: ho provato a farne una versione con la chitarra classica e visto che il risultato mi piaceva ho deciso di inserirlo nell’album.
RENATO CARUSO_PH. LORENZO TAGLIAFICO
Il titolo del disco richiama Pitagora, che ha vissuto proprio a Crotone, la tua città d’origine. Hai avuto modo di studiare un po’ anche la musica degli antichi greci?
Ho letto parecchi libri sull’argomento. Pitagora è stato il primo teorico della musica, il primo a parlare di frequenza, di ottava, consonanza, dissonanza, è stato il primo a usare la parola “armonia” e ha lui si deve il primo utilizzo del termine “filosofia”. Nell’antica Grecia i diversi generi musicali prendevano il nome dalla regione d’origine, e quindi si parlava di melodia eolica, lidia, misolidia, ionica. Poi con il passare del tempo alcuni di questi generi si sono persi, altri si sono evoluti, e quelle che oggi chiamiamo scala maggior e scala minore non sono altro che l’evoluzione di alcuni di quei sottogeneri.

La tua cultura variegata comprende anche studi di informatica musicale: come ci sei arrivato?
Mi interessa tutto quello che riguarda la scienza, la matematica. Sono partito con degli studi di informatica, e dopo diversi anni sono arrivato all’informatica musicale: nell’era digitale odierna credo sia interessante capire come il suono di una chitarra entra in un computer.

Cos’è il fujabocla?
Non ho ancora ben capito se è un genere, uno stile o qualcos’altro (ride, ndr). Il nome l’ho coniato io e non è altro che la fusione di quattro parole: funk, jazz, bossanova e classico, i quattro generi che rientrano nella mia musica. È la contaminazione di cui parlavo prima, ed è stato anche l’argomento della mia tesi di laurea. Lo considero un po’ come uno sguardo sul futuro, una contaminazione che guarda avanti e che riassume quella varietà musicale che si può trovare per esempio andando in giro una sera per i locali di Milano.

Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione?
Credere fino in fondo in una cosa, fino a far capire agli altri che quello che stai dicendo è giusto. Penso per esempio a Steve Jobs e all’introduzione del palmare, o ad Einstein e alla teoria della relatività. Quella è stata ribellione.

BITS-CHAT: Elogio della lentezza. Quattro chiacchiere con… i Secondamarea

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Chi si ferma è perduto, recita la saggezza popolare, che insegna anche però che la fretta è una cattiva consigliera. Forse la giusta soluzione sta come sempre nel mezzo, ed è quella di rallentare: godersi il viaggio, gustarsi il panorama, raccogliere i dettagli.
Una filosofia di vita che i Secondamarea hanno fatto propria già da tempo e che hanno trasferito in Slow, il loro nuovo disco di inediti, un concept album dedicato appunto alla lentezza e ai suoi vantaggi. Coppia nella vita oltre che nella musica, Ilaria Becchino e Andrea Biscaro ormai da 12 anni hanno preferito lasciare Milano per trasferirsi nei più selvaggi scenari dell’isola del Giglio, dove è nato anche l’album. Ma sarebbe un errore affrettarsi subito a una facile conclusione: nessun inferno metropolitano contrapposto a un paradiso incontaminato. Perché anche negli angoli di Milano si può trovare la lentezza, magari sotto forma di farfalla.

Slow, un titolo di un disco, ma forse, e soprattutto, anche un manifesto di intenti…
Andrea: Sì, è un vero e proprio manifesto, il titolo di un concept album che è anche un modo di vivere, il nostro, un invito che auspichiamo possano accogliere anche gli altri: rallentare, guardarsi intorno, prendersi tempo.

Un modo di vivere che avete sempre avuto o che avete iniziato a seguire da un certo momento in poi?
Ilaria: Non c’è stata una vera rivoluzione nel nostro modo di vivere: sicuramente stabilirci sull’isola del Giglio ci ha aiutato, perché ci permette di stare a contatto con una natura più incontaminata, possiamo osservare il mare, guardare quello che porta a riva la marea, ma questa indole selvaggia, il desiderio di vivere seguendo i ritmi della natura, tra gli animali, era già dentro di noi. Già da prima di decidere di trasferirci sull’isola, anche quando stavamo a Milano: in città ci sono i parchi e gli angoli della metropoli offrono dei bellissimi scorci. Qualche anno fa in Sempione avevo visto una farfalla particolarissima, rossa e viola, che non sono più riuscita a trovare.

A Milano, la città più caotica e frenetica per eccellenza?
Ilaria: Eppure ci sono un sacco di luoghi molto vicini al cuore, luoghi che offrono occasioni di sconfinamento. Se si vuole, anche a Milano si può cogliere il silenzio.
Andrea: Se ci fai caso, Milano ha una fortissima dimensione umana. Abbiamo imparato a misurarla a passi, perché sull’isola ci spostiamo a piedi, e quando torniamo qui percorrere la città a piedi è come attraversare un paese.
Ilaria: Milano è come un insieme di tanti paesi, ognuno con la propria vita: i Navigli, Isola, Lambrate.

Per quanto anch’io riesca a vedere la magia nella città di Milano, quello che state offrendo è un ritratto un po’ inedito della città.
Andrea: In realtà non ci piace molto il luogo comune che vuole Milano come centro della frenesia, perché quella c’è ovunque, anche al Giglio. Non vogliamo contrapporre l’inferno al paradiso, perché tutti i luoghi sono potenzialmente dei paradisi, sta a noi riuscire a vederli in un certo modo.
Ilaria: Anche quando si dice che Milano è grigia si dice una grande bugia, qui ci sono degli azzurri bellissimi.

E allora perché la scelta di trasferirvi sull’isola del Giglio?
Ilaria: Ci siamo conosciuti là e abbiamo voluto vedere cosa riservava quel luogo oltre al mese di vacanza, osservarlo nell’intero ciclo delle stagioni. A volte ci chiedono come abbiamo fatto a abituarci, visto che lì non c’è niente, ma in realtà c’è tutto quello di possiamo aver bisogno.
Andrea: È sicuramente un luogo molto energetico, ma la verità è che ogni persona porta il mondo dentro di sé, dobbiamo imparare a coltivarlo per poterlo ritrovare anche all’esterno.

Contrariamente al titolo del disco, le canzoni sono nate però abbastanza in fretta.
Andrea: Sì, sono tutti brani che ci assomigliano molto e che probabilmente ci portavamo dentro da molto tempo, forse è per questo che poi la realizzazione dell’album è stata piuttosto rapida.
Ilaria: E poi c’è anche da dire che la velocità non è sempre in opposizione alla lentezza. Quando vado a fare un giro in bici posso anche andare veloce, ma se mi lascio andare al momento che sto vivendo sto in realtà rallentando. La velocità può in qualche modo essere lenta.

Quindi quale potrebbe essere una buona definizione di lentezza?
Ilaria: Assecondare il tempo che c’è, non invadere la realtà, ma lasciarsi invadere.
Andrea: È un fatto di sensazione, non di velocità.
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Il disco si apre con C’hanno rubato l’inverno, un brano sui cambiamenti climatici. Un fenomeno sotto gli occhi di tutti, anche se uno degli uomini più potenti della Terra, Donald Trump, si ostina a negarlo. Come pensate sia possibile?
Andrea: È più facile credere a una falsa ideologia che alla realtà, perché si ha paura di perdere privilegi che derivano dallo sfruttamento delle energie del pianeta. Dal Dopoguerra è così, e sarebbe un paradosso se i potenti del mondo si mettessero a far guerra per quello in cui crediamo noi, se fossero cioè disposti a rallentare, a perdere dei privilegi.
Ilaria: Non si ha più voglia di attendere, non si vogliono più aspettare i tempi delle stagioni, rispettare i tempi della natura. Non ci si rende conto che il vero benessere non sta nella quantità, ma nella qualità.
Andrea: E negare che sia in atto un cambiamento climatico è l’unico modo che un politico ha per portare avanti le sue idee, solo così può legittimarsi agli occhi della gente, con il sorriso.

In Pellegrinaggio invece citate Byron.
Andrea: Amiamo molto la poesia, e questo testo in particolare ci piaceva perché descriveva un pellegrinaggio intimo, un modo di errare, e quindi anche di sbagliare, vagabondare.
Ilaria: Un modo di fare pellegrinaggio per portarsi sulla strada giusta.

Nel mondo di oggi, la possibilità di sbagliare e di adottare la lentezza come stile di vita è un lusso per pochi o tutti possono ancora permetterseli?
Andrea: L’errore è il primo inciampo per conoscere, e quindi anche per evolversi, mentre oggi non ci si vuole più evolvere, si preferisce fermarsi al dato di fatto: “noi siamo questo”, e da lì non ci si vuole spostare. Però mi auguro che sbagliare possa essere ancora una possibilità per tutti.

Con quali riferimenti artistici siete cresciuti?
Andrea: Ce ne sono talmente tanti… sarebbe una vera enciclopedia citarli tutti.
Ilaria: Si sono stratificati nel tempo, e ormai è difficile riconoscerli.
Andrea: Negli ultimi periodi abbiamo ascoltato un disco bellissimo di Josh Tillman, e tra gli ascolti recenti potrei citare The National, Glen Hansard, che amiamo molto anche con The Frames.
Ilaria: Poi ripeschiamo molto anche dal passato, per esempio Joni Mitchell, e spesso le influenze non sono neanche dirette, ma ci arrivano dal cinema o dall’ambiente stesso.

L’album si avvale della presenza di musicisti prestigiosi, da Leziero Recigno a Lucio Enrico Fasino, Raffaele Kohler: come li avete coinvolti?
Andrea: Li conoscevamo già, ma il meriti di averli coinvolti nel disco è del nostro produttore, Paolo Iafelice, che è riuscito a ricreare il mood adatto alla nostra musica.
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Pensate che la rivoluzione digitale sia stata dannosa per la musica?
Ilaria: Su di noi non ha avuto molto effetto, perché siamo due persone che ascoltano ancora i dischi e amano andare a cercarli in giro, però è un processo che ha indubbiamente accelerato i tempi, ed è paradossale che la velocità entri nel processo di ascolto e di ricerca della musica.
Andrea: Si elimina il gusto della ricerca, si ha a disposizione tutto e subito, e questo non permette di farsi le ossa con una cultura musicale approfondita, manca il sedimento. Torna un po’ il tema della lentezza. Mi ricordo che quando andavo nei negozi a cercare i dischi di De Andrè, a volte non c’erano e il negoziante doveva ordinarli, per cui dovevo aspettare per averli: anche questo è un modo in cui si crea affezione verso un artista.

Secondamarea: da dove arriva questo nome?
Ilaria: Da molto lontano (ride, ndr). La marea fa emergere cose, sensazioni, ed è un’immagine che ci piace, ed è la “seconda” perché i primi non piacciono.
Andrea: Poi ha anche un bel suono!

Per concludere, una domanda di rito di BitsRebel: che significato date al concetto di ribellione?
Passano alcuni secondi di riflessione.
Andrea: Penso che dipenda molto dal contesto e dal momento storico, ma oggi la ribellione è fare un disco come Slow. Ogni artista dovrebbe potersi esprimere in totale libertà.