Si intitola Elettro Acqua 3D ed è probabilmente uno dei progetti musicali più all’avanguardia realizzati negli ultimi anni. Se poi ci aggiungiamo che è tutto made in Italy c’è davvero di che andarne fieri e cercare di capirne un po’ di più.
Artefici sono Marco di Noia, cantautore, giornalista e social media manager della nostra Nazionale, e il sound designer Stefano Cucchi. Insieme a loro, oltre ai vari musicisti, anche Andrea Messieri, fisico ed esperto di sintetizzatori.
Ma in cosa potrà mai consistere un progetto musicale che coinvolge professionisti di ambiti così distanti? Beh, partiamo subito col dire che non si tratta di un album tradizionale, ma di un app-album, un disco rilasciato tramite un’applicazione scaricabile su smartphone e tablet. Il tutto gratuitamente e con la possibilità di avere a disposizione contenuti multimediali di vario genere, come testi, immagini e video.

Come il titolo lascia intendere, si tratta di un progetto di musica elettronica incentrato sull’acqua, che porta l’ascoltatore in una vera e propria immersione sonora: le tracce sono infatti intervallate da interludi 3D, realizzati dando ai suoni una forma tridimensionale e offrire così un’esperienza di ascolto totalizzante.
Se quindi pensavate che solo il caro, vecchio vinile potesse ancora offrivi la miglior qualità di ascolto, forse non eravate molto aggiornati…

Qual è stata la genesi di questo progetto, decisamente all’insegna della sperimentazione?
Marco Di Noia: Io e Stefano ci siamo conosciuti alcuni anni fa, poco dopo l’uscita del mio primo EP. A Mauro Pagani era piaciuto il mio lavoro, ma essendo io un autodidatta mi ha consigliato di farmi aiutare da qualcuno che avesse studiato musica, perché le mie strutture erano troppo semplici e prevedibili. In fondo, anche De André si era fatto aiutare. Volevo approcciarmi ai suoni elettronici e fare qualcosa di più moderno, che non seguisse la classica impronta folk cantautorale. Ho messo un annuncio e tra quelli che hanno risposto c’era anche Stefano, un pianista con studi in Conservatorio e l’amore per l’elettronica. Abbiamo anche scoperto di avere in comune la precisione e il perfezionismo, oltre all’amore per i Queen. Da quello che doveva essere in origine una versione 2.0 del mio EP è venuto fuori giorno dopo giorno un vero e proprio mondo: abbiamo iniziato a sperimentare con i suoni, abbiamo azzardato con i palindromi, i canoni enigmatici, poi ci siamo indirizzati sui synth, il theremin, i campi magnetici, le onde martenot, il trautonium, che mai nessuno aveva utilizzato in Italia, l’ondioline… Avevamo già fatto 30 e ci siamo ritrovato a fare 31, 32, e anche 33, e alla fine il progetto si è preso quattro anni di tempo per essere completato. Una volta chiusa la fase musicale abbiamo sottoposto il lavoro a professionisti come Mauro Pagani, Stefano Senardi e Vince Tempera, e si è posto il problema di come veicolare un lavoro di questo tipo, sicuramente difficile da vendere. Abbiamo pensato di mettere al centro l’ascolto in cuffia, dando quindi al suono una forma tridimensionale, e alla fine abbiamo deciso di pubblicare tutto su un’App, così da poter offrire oltre alla musica anche altri contenuti, materiali di approfondimento meta-artistico.

Un’immersione nella musica, insomma.
Di Noia: Esattamente. Meglio ancora, un viaggio. Il disco infatti è stato pensato per i viaggiatori, che oggi sono gli unici ad avere il tempo da dedicare all’ascolto, in particolare all’ascolto in cuffia. Mentre l’idea del suono 3D c’era fin dall’inizio, la scelta dell’App è venuta dopo, ed è stata dettata proprio dal fatto che chi deve spostarsi può accedere comodamente dallo smartphone o dal tablet a tutti i contenuti.

Non è un paradosso che nell’epoca in cui quasi tutti gli artisti lamentano la scarsa qualità del suono digitale e ricorrono al supporto fisico del vinile voi siate riusciti a dare piena centralità al suono proprio in un app-album?
Di Noia:
Io e Stefano siamo figli dell’epoca dei vinili, di quando i dischi si andavano a comprare nei negozi e si collezionavano, ma quel tempo oggi è passato, inutile nasconderlo. Venendo da un’esperienza professionale nel mondo digitale, mi sono reso conto che l’unico modo di affrontare la questione era smettere di considerare il digitale un nemico e farcelo alleato. Per comodità, i brani dell’album infatti si possono scaricare in mp3, ma di ogni traccia è disponibile anche il formato wave: con un paio di cuffie di buona qualità il suono è perfetto.

E il ritorno al vinile degli ultimi anni come ve lo spiegate?
Cucchi:
Siamo romanticamente legati a un ascolto senza salti di tracce e senza playlist. Prima i dischi si compravano per essere ascoltati dall’inizio alla fine, oggi non si fa più, se non in qualche caso.
Di Noia: C’è sicuramente una componente psicologica, il vinile ti dà quasi l’idea di produrre il suono in quello stesso istante, ed è affascinante, ma il modo in cui si fruisce della musica è cambiato. Un po’ di tempo fa un gestore di locali mio amico, non più giovanissimo, mi ha detto che gli piaceva molto l’idea del nostro progetto, ma che la copertina dell’album non ha nessuna attrattiva. Ecco, il punto è che ormai non si fa più un discorso di copertine, ma si ragiona per singoli post: quella che lui ha visto è la copertina dell’App, ma poi ogni brano ha un visual diverso. Se dovessimo pubblicare la versione fisica del disco penseremo anche alla copertina, ma per ora ci interessa la condivisione online.

Un altro aspetto interessante è il tema che lega tutti i brani dell’app-album, l’acqua. Un elemento primordiale, esattamente l’opposto dell’impronta sperimentale dell’intero progetto.
Di Noia:
Il disco si apre con una poesia sull’acqua recitata da Andrea Cattaneo, un’artista maschile, ma dotato di una voce barocca. Ed è lui a pronunciare anche l’ultima parola dell’album, “vivere”, quasi a chiudere un cerchio ideale in cui l’acqua è il simbolo della vita. Inoltre l’acqua è sempre presente lungo l’intero album anche dal punto di vista sonoro.
Stefano Cucchi: L’acqua in natura assume molteplici forme: la goccia, il ruscello, il fiume, ma anche la nuvola può trasformarsi in acqua, e quello che ho provato a fare è stato trasporre queste diverse forme all’interno del disco. Non è un caso che il primo suono che si ascolta sia quello della sinusoide, un suono puro, che poi passa attraverso frequenze diverse, come una goccia che si trasforma. Negli interludi dell’album ci sono tanti suoni acquatici, naturali o ricostruiti, e ci sono ricostruzioni di interi paesaggi acquatici.
Di Noia: Un altro elemento che accomuna l’acqua al nostro progetto è la profondità: il mare ha una superficie, ma ha anche un fondale, e così è questo lavoro, che presenta elementi e significati che non si colgono all’istante, ma hanno bisogno di un ascolto approfondito.

E poi c’è Milano.
Di Noia:
Per me è la città di nascita, ed è il punto di inizio e di fine del viaggio all’interno del disco. Non solo, ma i suoni di Milano sono anche stati campionati, oltre a quelli degli animali della savana: ci sono i rumori dei treni, gli avvisi della metropolitana. Abbiamo usato il rumore di un condizionatore per ricreare il suono del grillo.

I suoni degli altri animali sono naturali?
Di Noia:
Alcuni sì, altri sono stati ricreati sinteticamente. Il ruggito dei leoni l’ho registrato direttamente nella savana, svegliandomi alle 5 del mattino. Volevo inserire nel disco anche il suono dell’emù, che è molto basso e percussivo, simile a quello del bongo, ma il mio cellulare non l’ha registrato…

La sperimentazione ha riguardato anche l’uso delle voci. Prima parlavate di Andrea Cattaneo, ma anche la voce di Marco è stata sfruttata in tutte la sua estensione.
Cucchi:
In ambito cantautorale forse i nostri esperimenti non sono mai stati tentati, non solo per l’utilizzo dell’estensione della voce, ma anche per gli intrecci e le armonizzazioni che abbiamo realizzato.
Di Noia: Il produttore con cui avevo lavorato precedentemente mi aveva sconsigliato di sfruttare il falsetto, perché diceva che il pubblico era abituato a sentirlo dalle interpreti femminili. Mi è stato anche detto che non essendo omosessuale non potevo usare il falsetto come Freddie Mercury o Mika: un discorso purtroppo molto provinciale che non ho riscontrato all’estero, dove invece ho sempre trovato un pubblico entusiasta.

Come hai scoperto di avere un’estensione così ampia?
Di Noia:
Ascoltando la Wuthering Heights cantata da Andre Matos degli Angra. Ricantandola ho scoperto di riuscire a farla addirittura un semitono più alta di Kate Bush, tanto che il mio maestro voleva che mi dedicassi al repertorio dei castrati. Ho anche partecipato a un concorso in Inghilterra cantando Bohemian Rhapsody: sono riuscito a prendere lo stesso acuto di Roger Taylor e alla fine ho vinto, pur essendo l’unico concorrente straniero.

Immagino che siate consapevoli che un progetto come Elettro Acqua 3D in Italia non è mai stato realizzato e non sarà facile da “piazzare”.
Di Noia:
Sì, è la prima licenza SIAE di questo tipo, e il fatto che la SIAE si stia aggiornando anche per prodotti come il nostro è il segno che i tempi stanno cambiando. Nel 2011 un esperimento era stato già tentato con Biophilia di Bjork, ma all’epoca il mondo delle App non era ancora sviluppato come oggi, e si trattava di un meccanismo complesso. Non ci siamo ispirati a quel progetto, ma lo abbiamo studiato: in quel caso si trattava di un’applicazione gratuita, che però prevedeva il pagamento per tutti gli altri contenuti. Inoltre Bjork era un’artista famosa, e il suo esperimento aveva scopi artistici diversi dal nostro. In futuro penso che il nostro progetto potrebbe fruttare molto all’industria discografica: ci pensi a cosa potrebbe succedere su un’App analoga a questa venisse messa in circolazione a pagamento per i nuovi idoli della trap? Ci sarebbe anche la possibilità di sponsorizzarla, per esempio con una marca di cuffie, e avendo a disposizione grandi budget si potrebbero creare applicazioni molto affascinanti. Il nostro è uno scopo pubblicitario, i contenuti sono gratuiti e non ci interessa se qualcuno copia i file dei brani: noi puntiamo a far arrivare il pubblico alla musica.

Con tutte queste potenzialità, perché le major discografiche non hanno ancora pensato di puntare sulle App?
Di Noia:
Penso per una serie di ragioni. Io ci sono arrivato perché metto insieme esperienze nel digital, nel giornalismo e nella musica, che mi hanno permesso di avere una visione molto ampia. Il modello di Bjork non ha fatto molta presa, forse perché era troppo precoce: il momento delle App è adesso, e ci vuole sempre qualcuno che arrivi prima degli altri.

Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato date al concetto di ribellione?
Di Noia:
Ti rispondo con una metafora di mia invenzione. Mettiamola così: se si chiude una porta e non si apre il famoso portone, c’è sempre la possibilità di fare un buco nel muro. Ma ribellione è anche non rimanere imbrigliati nei luoghi comuni, in un mondo che ci vuole sempre catalogati, altrimenti si rimane disorientati. Ma chi l’ha detto che non si può essere più cose contemporaneamente?
Cucchi: Cercare la bellezza nelle cose è la ribellione di cui oggi ha più bisogno il mondo.

Il download di Elettro Acqua 3D è disponibile ai seguenti link
– iOS: https://itunes.apple.com/us/app/elettro-acqua-3d/id1411416322
– Android: https://play.google.com/store/apps/details?id=it.marcodinoia.elettroacqua3d

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