Now, un nuovo album in inglese per Soltanto

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L’ho scoperto quest’anno ed è stata una gran bella rivelazione.
Soltanto
è un busker, o, per dirla all’italiana, un artista di strada, che alcuni anni fa ha scelto di lasciare l’Italia e un lavoro più o meno sicuro per dedicarsi alla musica. Da solo, nel 2010 è partito per un viaggio che dalla Francia lo ha portato fino alle Canarie e poi è partito alla volta dell’Italia.

Nel 2012, grazie alla raccolta di 10.000 euro con il crowdfunding, ha pubblicato il suo primo album, Le chiavi di casa mia.
Nel 2014 è partito per un tour nelle piazze e nelle strade d’Europa, durante il quale sono nati i brani del secondo album, Skye, pubblicato la scorsa primavera.

Adesso ha tradotto in inglese alcuni dei suoi brani, li ha ritoccati negli arrangiamenti e li ha riuniti in un nuovo album, Now.
Now è la serata con il tuo migliore amico, un bicchiere di vino a stomaco vuoto, la tua macchina ferma in tangenziale, un ricordo a cui non pensavi da anni che arriva senza chiedere il permesso alle cinque di mattina, quando hai perso il sonno.
Dentro a Now ci sono tutte le strade d’Europa che ho attraversato in questi anni: Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda, Scozia, Inghilterra, Polonia, Estonia, Lettonia, Finlandia, e tutte le nuove strade che arriveranno.
Spero ci sarete anche voi.”

BITS-CHAT: Sbaglio, ergo sum. Quattro chiacchiere con… Pellegatta

pellegattaNon si diventa busker, lo si nasce: l’anima dell’artista di strada la devi avere dentro, perché devi essere pronto a suonare, magari per ore, incontrando i volti frettolosi della gente, nella canicola di luglio o tra il freddo di gennaio. E per tutto questo essere bravo a suonare e cantare non basta. Manuela Pellegatta ne sa qualcosa. Anzi, più di qualcosa.
Nata nella provincia milanese, prima di arrivare alla musica è passata attraverso la Scuola di Scenografia dell’Accademia di Brera, un’esperienza a teatro e una laurea in Giurisprudenza. Poi però il richiamo della musica e della strada si è fatto troppo forte e anziché varcare la soglia dello studio legale, Pellegatta si è infilata il suo cappello, ha imbracciato la chitarra e si è messa a suonare nelle vie del centro di Milano. 
Un’esperienza artistica e personale che le ha portato numerosi incontri che hanno trovato riflesso in alcuni dei suoi brani. La conoscenza con il produttore Paolo Iafelice, già al lavoro con De André e Ligabue, si è concretizzata in Tre minuti di sbagli, il suo primo album. Un disco luminoso e leggerissimo, pur intriso di ricordi e di vita.
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Dunque, sei arrivata a dedicarti completamente alla musica dopo la laurea in Giurisprudenza: una scelta a dir poco coraggiosa. Cosa ti ha portato a compierla? E come mai ci sei arrivata solo dopo aver completato gli studi?

Probabilmente avevo bisogno di fare quel percorso, sentivo l’esigenza e la curiosità di entrare in quel mondo completamente diverso dal mio. Mi è servito.
Quando hai iniziato gli studi, come immaginavi il tuo futuro?
In realtà non ci pensavo molto, vivevo giorno per giorno, perché era tutto nuovo. Zero aspettative.
Anche quella di Giurisprudenza è stata però una scelta compiuta dopo un’esperienza all’Accademia di Belle Arti di Brera e la recitazione: la vocazione per l’arte quindi era già manifestata… perché anche in quel caso hai deciso di lasciare?
Perché un professore, dopo un bellissimo lavoro sullo scenografo Josef Svoboda, scenografo Cecoslovacco, mi ha consigliato di uscire da quel “monastero” e poi perché prendevo stranamente tutti 30 in tutte le materie.
Nessun pentimento oggi?
E perché dovrei? Ho un sacco di bei ricordi, l’unica cosa che mi sono sempre portata dietro è l’ansia da prestazione quando mi fanno delle domande… Ti posso garantire che quando sei seduto per sostenere l’esame di Diritto Civile per la terza volta non è facile contenere tutta l’ansia.
L’esperienza del buskin cosa ti ha lasciato? La porterai avanti ancora? È perché secondo te in Italia quest’attività è vista con “sospetto” rispetto a quanto succede all’estero?
Sì, la porterò avanti perché mi fa star bene, è una meditazione con la chitarra, sono nella mia bolla di energia. In Italia non è vista con sospetto, ci si avvicina lentamente ad ascoltare nelle piazze la musica, a volte però capisco che ci sono situazioni in cui gli artisti sono eticamente scorretti, non riescono a inserirsi perché alzano i volumi senza pensare che bisogna creare un’atmosfera piacevole e non interagire in modo aggressivo. Senza aspettativa.
Quanti “3 minuti di sbagli” ci sono stati nella tua vita?
Tantissimi! In quei minuti cerco la risposta giusta che non sono mai riuscita a dire nel momento giusto alle persone che mi hanno rivolto determinate domande.
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Credi nell’importanza e nell’insegnamento degli errori?
Sì, ma anche viversi l’errore fa bene alla salute soprattutto all’Ego.
Mi sembra che una frase che sintetizza bene l’album sia “mi sono persa eppure sto meglio”: cosa vuol dire per te perdersi? Non ti fa un po’ paura?
È da quando sono piccola che sogno di essere un’ape ed entrare e uscire dalle finestre per vedere le cose secondo più prospettive. No, non mi fa paura, sai cosa mi fa paura? Stare in casa davanti al computer per ore.
Puoi spiegare il significato di Drinking Sea Water?
Ho scritto questo brano prima in italiano, Bevo Acqua di Mare, poi l’ho tradotta in inglese con la cantautrice americana Rachel Mascetta. Ognuno di noi ha un’idea ben precisa del vantaggio o meno di voler andare via da un paese, e credo che fin quando una persona non vive personalmente una tragedia e sia costretta a fuggire altrove non potrà mai capire per davvero la sofferenza di tutte le persone che stanno affrontando questo disagio.
Ho letto che suoni la chitarra…. al contrario: è vero?
Si, è vero! Diciamo che la suono secondo un’altra prospettiva, in modo istintivo, con sonorità che mi piacciono. Quando ero piccola prendevo la chitarra di mio fratello e iniziavo a imitarlo a specchio.
Il prossimo anno sarai protagonista di Milestone, un documentario del regista afghano Amin Wcahidi: puoi già dire qualcosa? Di cosa si tratta?
È un documentario che sta crescendo con me. Amin Wahidi, vincitore del Premio Città di Venezia 2014 e Carpine D’Argento nel 2015 per il cortometraggio l’Ospite, si avvicina a una realtà sconosciuta come l’arte di strada. Da due anni mi sta inseguendo con la sua telecamera e a breve ci sarà il montaggio.
Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione?
Ribellione vuol dire tanta testa sulle spalle e piedi per terra, saranno cose già dette ma per inseguire il proprio spirito ribelle bisogna avere molto coraggio.