L’idea di rimettere mano a L’ombrello e la macchina da cucire di Battiato girava in testa a Fabio Cinti già da un po’, addirittura da prima che prendesse forma l'”adattamento gentile” di La voce del padrone, progetto che ha visto la luce lo scorso anno ed è valso al cantautore il conferimento della targa Tenco per il miglior interprete.
Ma il pungolo di “adattare” anche quell’altra opera del maestro Battiato, con i testi che portavano per la prima volta la firma del filosofo Manlio Sgalambro, non gli deve mai essere uscito di mente, al punto che con un post su Facebook ha annunciato la realizzazione di alcuni brani, di cui uno già reso disponibile online: si tratta diFornication, versione in inglese e adattata di Fornicazione.
Nello stesso post, Cinti ha anche annunciato di aver completato il suo nuovo album di inediti.
Lele Battista che remixa Fabio Cinti che riadatta un pezzo di Franco Battiato. Succede nella nuova versione – decisamente dance oriented – di Il sentimiento nuevo firmata Lele Battista, cantautore e produttore milanese attivo sulla scena italiana fin dagli anni ’90 con il gruppo La Sintesi.
Il remix parte dall'”adattamento gentile” realizzato da Cinti: lo scorso anno il cantautore laziale ha infatti rimesso mano con quartetto d’archi, pianoforte e voce all’intero album La voce del padrone di Battiato. Il lavoro di Cinti è stato pubblicato in primavera ed è valso la vittoria della Targa Tenco come “Miglior interprete di canzoni”.
Il remix è il primo di una serie che varrà pubblicata nei prossimi mesi.
Impresa ardua rimettere mano a un capolavoro, soprattutto quando a crearlo è uno dei cantautori più raffinati del panorama italiano. Un’impresa che non sembra però aver intimorito Fabio Cinti, che ad aprile pubblicherà una personale rivisitazione de La voce del padrone, l’album-capolavoro di Franco Battiato del 1981. Un disco entrato a tutti gli effetti tra le pagine indelebili della musica italiana con brani come Bandiera bianca, Cuccurucucù e Centro di gravità permanente.
Cinti, che negli anni ha avuto in più occasioni l’opportunità di collaborare con Battiato, ne proporrà una rilettura per sei strumenti (quartetto d’archi, pianoforte e voce), un “adattamento gentile”, come lo definisce lui.
“Nel 1981 Franco Battiato aveva trentasei anni, Giusto Pio cinquantacinque. Affrontano quindi la produzione di uno degli album più importanti della storia della musica leggera – italiana e non solo – con una maturità e un bagaglio culturale e professionale non indifferenti. E questo, sezionando La voce del padrone per studiarlo ai fini di questo adattamento gentile, si sente. Ognuna delle sette canzoni è un concentrato di capacità di scrittura e di arrangiamento, la meta di un affinamento che è maturato nel corso della produzione dei dieci album precedenti (senza contare le canzoni degli esordi). L’assoluta novità del linguaggio dei testi e le relazioni tra melodia, armonia e ritmo, trovano finalmente una compiutezza formale nella totalità dell’album che lo renderà un riferimento costante e importante non solo nella produzione futura di Battiato stesso, ma di gran parte del cantautorato pop e meno pop. La voce del padrone è una scuola, una grammatica assoluta le cui regole sono perfettamente riconoscibili quando applicate alla composizione o all’arrangiamento di un brano. Attorno al motore quasi sempre pulsante della sezione ritmica e alle ormai famosissime melodie, sono architettati in modo molto sapiente gli arrangiamenti di archi, di sintetizzatori, di chitarre e cori. Ed è proprio da questi ultimi che ho deciso di partire per realizzare il mio adattamento, senza rinunciare però neanche alle figure ritmiche della batteria o alle celebri sequenze. Attraverso un ascolto specifico, una sorta di ricerca, ho trovato quella che dal mio punto di vista è la chiave che apre alla tipica percezione emotiva che si ha quando si ascolta questo album: i contrappunti che alcuni sintetizzatori tessono attorno alla voce, le melodie che si sviluppano sotto i temi, l’interpretazione precisa del cantato su alcune poliritmie, le armonizzazioni, le strutture stesse delle canzoni che spesso, pur completamente al servizio della lunghezza del verso e quindi asimmetriche, risultano di facile comprensione. Assegnando queste parti ai sei strumenti che ho scelto per l’adattamento – il quartetto d’archi, il pianoforte e la voce -, distribuendo i timbri e cercando di riprodurre quella tipica sensazione ritmica anche in assenza di strumenti che la marcano, risaltano melodie sorprendenti che nelle versioni originali sono al servizio di quell’emotività di cui parlavo e che qui, invece, di tanto in tanto, hanno un posto di maggior rilievo. Non ho mai avuto nessun interesse nell’eseguire una versione o produrre una cover, di questo album – né di nessun altro album di Battiato -, perché affronto quelle composizioni come si trattasse di musica classica: si possono e si devono eseguire le parti, anche con altri strumenti, senza modificarne la scrittura. Questa è la scelta che ho fatto e da qui le regole che mi sono imposto. Infine, ho affidato la realizzazione della copertina e del progetto grafico a Lorenzo Palmeri che, in merito, dice: «Lavorare alla copertina de La Voce del Padrone, per altro una delle mie copertine preferite di sempre e ovunque, è ad un tempo un onore e una sfida impossibile. L’impianto grafico di Francesco Messina, la bellissima foto di Roberto Masotti sono per me inscindibili dal contenuto del disco che ha cambiato il corso della musica italiana. Ho fatto un timido tentativo di ripensarla da capo, ma ogni via risultava al mio sguardo inadeguata, fuori posto, quasi blasfema, sbagliata. Da questi pensieri è scaturita l’idea della citazione linguistica, di un omaggio all’eccellenza giocato ironicamente sulla scomposizione, sulla presenza e sull’assenza, sullo spostamento, cercando di rispettare e rinnovare la volontà di sorpresa, il piccolo shock che toccò il cuore degli italiani. Come recita il sottotitolo del disco, “un adattamento gentile”.» Il Maestro Franco Battiato ha tracciato un arco indelebile, quasi visibile, che parte dal feto sulla copertina di Fetus e arriva allo spavento dell’attraversamento del Bardo, dove si apprestano a liberarsi le nostre anime. La voce del padrone, per vicinanza temporale tra la mia età di oggi e la sua di allora e per una curiosa coincidenza numerica (’81 – ’18) è l’album che segna anche la mia esistenza in quell’arco“.
Inoltre, il 3 aprile su Musicraiser avrà inizio la campagna di crowdfunding a sostegno del tour di Fabio Cinti, mentre è già fissato l’appuntamento dal vivo il 16 giugno a Milano, presso la Palazzina Liberty.
Eccole qua, le magnifiche 30 del 2017. Arrivati a fine anno, fare un bilancio musicale degli ultimi 365 giorni resta un gioco divertente e spietato, a cui anche stavolta non ho voluto sottrarmi nonostante qualche difficoltà. Ovviamente, si tratta di una selezione parziale e soggettiva: questa non è la classifica di vendita o degli streaming registrati o delle visualizzazioni dei video, ma semplicemente la classifica di BitsRebel, stilata con gusto e giudizio totalmente personali. 30 canzoni scelte e ordinate tra quelle pubblicate durante l’anno, tra mainstream e panorama indipendente, nella scena italiana e internazionale, tra singoli e brani rimasti nascosti all’interno degli album. Ecco allora il 2017 secondo BitsRebel. Stay Rebel, forever! 30. Lady Gaga, The Cure
29. Angelo Sava, Merlo 28. Fabri Fibra, Fenomeno 27. Pula +, Addio a modo mio 26. Sophie, It’s Okay To Cry 25. Fabio Cinti, Amore occasionale
24. Taylor Swift, Look What You Made Me Do 23. Samuel, La luna piena 22. Fiorella Mannoia, Siamo ancora qui 21. Francesco Gabbani, Occidentali’s Karma 20. Giso featuring Romina Falconi, Solo sesso
19. Mannarino, Un’estate
18. Francesco Gabbani, Spogliarmi
17. Noemi, Autunno
16. Nina Zilli, Il mio posto qual è
15. L’aura, Il pane e il vino
14. Ilaria Porceddu, Sette cose
13. Brooke Candy, Living Out Loud
12. Amara, Grazie
11. Arca, Piel
10. unòrsominòre., Varsavia Un’aria greve, nuvolosa e desolante fa da sfondo a questo brano in cui riferimenti storici e letterari si accumulano in un denso flusso di pensieri. Una canzone maestosa che avanza lenta e inesorabile, partorita nell’underground nostrano dalla mente di Emiliano Merlin, celato dallo pseudonimo di unòrsòminòre., e che meriterebbe un posto di riguardo nel moderno cantautorato italiano.
9. Fergie, Love Is Pain Se ascoltando Love Is Pain avrete (o avete avuto) l’impressione che qualcosa vi suonasse famigliare, non siete proprio fuori strada, perché anche se nei crediti ufficiali non se ne fa menzione la canzone è una sorta di omaggio a Prince. “Il dolore è amore e l’amore è dolore”, canta Fergie, e lo spettacolo è tutto lì, negli occhi e nelle orecchie.
8. Miley Cyrus, Malibu (Lost Frequencies Remix) Quando il remix fa meglio dell’originale. Il country-rock dell’album version di Malibu mi aveva lasciato un po’ l’amaro in bocca, ma poi tra i remix ufficiali è spuntata fuori questa versione house firmata Lost Frequencies: leggerissima e semplicemente magica.
7. Fabrizio Moro, Pace Un grido disperato di aiuto, una preghiera levata altissima, e nello stesso tempo un manifesto di intenti e di speranza. Fabrizio Moro ha messo in Pace tutta la carica viscerale di cui è capace, regalandoci un momento di autentico amore.
6. Christaux, Surreal Christaux, ovvero Clod, ovvero la metà maschile degli Iori’s Eyes, quest’anno ha pubblicato Ecstasy, un album di pop elettronico dal profilo magniloquente, barocco e liturgico. Tra i momenti più struggenti e paradossalmente più scarni, Surreal si fa strada con la sua melodia disarmante e accecante.
5. Noemi, I miei rimedi Per il suo nuovo album, in arrivo presumibilmente appena dopo Sanremo, Noemi sembra aver optato per l’elettropop. La sua versione di I miei rimedi dei La Rua (ma inizialmente proposto a lei per Sanremo 2016) ha il graffio giusto per parlare delle disillusioni e degli equivoci con cui troppo spesso ci difendiamo inutilmente dai colpi dell’amore. E il video è una delizia.
4. Baustelle, Amanda Lear Primo singolo estratto da L’amore e la violenza, Amanda Lear non è semplicemente un omaggio all’icona degli anni ’70 e ’80, ma soprattutto un esempio di pura poesia “bianconiana” con la sua patina di malinconia, il racconto di qualche amore vissuto di sfuggita e un pungente profumo di vita. I Baustelle sono e restano una certezza.
3. Brooke Candy, Volcano Se il pop ha un volto sporco e cattivo, non può che essere quello di Brooke Candy. Il 2017 sarebbe dovuto essere l’anno del grande salto verso il mainstream, ma i disaccordi con la Sony hanno bloccato l’uscita del suo primo disco. Lei però si è rimessa al lavoro e ha riesumato Volcano, un pezzo che aveva da un po’ nel cassetto: il risultato è una seduzione tra pop elettronico e rap, con un testo che esplode di metafore incandescenti.
2. Romina Falconi, Cadono saponette Nessuno in Italia sa fare pop come Romina Falconi, mescolando ironia e spietata verità. In Cadono saponette tutto questo è evidente: chi altro avrebbe il coraggio di dirvi che “il pessimismo in amore può far bene”? Eppure sappiamo tutti quanto sia maledettamente vero. Perché almeno una volta tutti ci siamo piegati… alle regole della vita.
1. Miley Cyrus, Younger Now Diciamolo pure, la svolta country di Miley Cyrus non ha particolarmente convinto il pubblico e Younger Now, il suo ultimo album, ha fattoregistrare numeri piuttosto miseri. Resta il fatto che la titletrack è una delle cose che sprizzano più gioia tra quelle sentite quest’anno: un inno al cambiamento e un manifesto di rinnovata giovinezza. Mi è entrata nelle orecchie ad agosto e non ci è mai uscita, marchiando definitivamente il mio 2017.
La playlist dei brani è disponibile a questo link.
“Così si cambia linguaggio, come quando cambi nazione, bisogna che ti adatti a parlare la lingua del posto, altrimenti nessuno ti capisce. E forse in questo momento, nella mia nazione mi sento un po’ straniero. Ho intuito che mi si capiva poco, o che erano in pochi a capirmi e quelli che lo hanno fatto però, o lo fanno, sono sempre molto emozionati. Perciò mi sono detto che probabilmente sarebbe stato giusto allargare lo sguardo e tendere l’orecchio, essere più diretto, preoccuparmi di essere capito senza rinunciare al contenuto, essere, in fondo, più libero dalla musica stessa, usarla, e non essere usato, estremizzando il rispetto per essa”.
Con queste parole Fabio Cinti presenta il suo ultimo singolo, Amore occasionale, in anteprima su Rockit. E in effetti, il primo elemento che colpisce all’ascolto è la grande distanza tra queste sonorità dai profumi quasi tropicali e i brani densissimi di Forze elastiche, l’album pubblicato un anno fa. Lì il cantautorato di Cinti si muoveva in un disco sofisticato e colto, musicalmente piuttosto articolato, che lascia ora posto al genere più democratico per definizione, il pop. Una mossa coraggiosa, perché cambiare – in qualsiasi direzione – implica sempre una ripartenza (se non a volte un ritorno sui propri passi), che altro non fa che mostrare la grande versatilità di questo artista raffinatissimo e dall’animo gentile. Approdare al pop e concedersi a una dimensione più leggera non significa però rinunciare alla propria essenza, ed ecco che il testo di Amore occasionale si riempie di letture, riferimenti più o meno immediati e forse anche più o meno volontari, dettagli preziosi e inaspettati (gli sguardi incattiviti nei caffè). Leggerezza, ma con coerenza insomma. Assieme a Cinti, alla nascita del brano hanno preso parte Lele Battista, Leziero Rescigno e Paolo Benvegnù: “Li ho chiamati gli “Avengers”, come gli eroi della Marvel, perché l’impresa mi sembrava davvero eroica! Hanno capito perfettamente l’esigenza e ci siamo divertiti moltissimo nel produrre un brano come questo che era nato esattamente come gli altri ma che è stato “cresciuto” in modo totalmente diverso. Non è importante per me (per noi) sapere qual è il genere: siamo nel pop? Probabilmente sì, ma il punto è un altro, è lo spostamento, il cambiamento…”.
Ad accompagnare la canzone un video – delizioso – diretto da Giulia Grotto.
“A chi non è mai capitato di alzare lo sguardo al cielo e perdersi nell’azzurro o nel blu della notte? Non abbiamo mai pensato ad un album come una raccolta di canzoni sconnesse tra loro. Lo vediamo più come un manifesto artistico. Un manifesto di ciò che uno vuole. DOOE è una raccolta di immagini, odori, panorami mozzafiato e ricordi. È anche una raccolta di emozioni personali, raccontate tramite storie quasi idilliache viste però in una chiave moderna. Ulisse si è trasformato nel Maggiore Tom, il mare si trasforma nello spazio sconfinato, ma la ricerca della verità, il mistero della vita, restano. Il tutto è amalgamato dal tema della natura, della terra, da ciò che siamo.”
I The Wise presentano così il loro primo album, Dooe, prodotto da Fabio inti e Paolo Benvegnù per Marvis Labl e pubblicato grazie a una campagna di MusicRaiser. La band, nata nel 2012 e nota al pubblico per la partecipazione a X Factor nel 2014. Ad alimentare il loro mondo sonoro sono artisti come Kings of Leon, Kings of Convenience e Bon Iver, e più in generale i colori diafani e le atmosfere uggiose del new folk, tra chitarre e scie elettroniche. L’album è anticipato dalle sonorità (e dal video) “lunari” del singolo Crystal.
Il video ufficiale c’è, e lo vede impegnato a guardare la TV in bianco e nero in una stanza d’albergo, quando gli viene consegnata una misteriosa scatola da torta…. Ma per Mondo in vetrina, nuovo estratto da Forze elastiche, Fabio Cinti ha pensato anche a un altro video: quello in cui alla sua TV passano le foto di Facebook. Le mie foto, ma anche le tue, proprio di te che stai leggendo, e di chiunque altro. Un video personalizzato che si può guardare seguendo questo link. “La dualità dell’esistenza individuale tra virtuale e reale rappresentata in un momento imprecisato della vita, in un tempo che è insieme reale e irreale, tra ossessione e immaginazione, alla ricerca – forse senza successo – di regole perdute”. C’era chi diceva “le regole son morte”, invece erano storte e non se ne accorgeva.
“Quello di Perturbamento è uno dei testi centrali dell’album, tra quelli che più ne descrive il clima e l’argomento trattato in generale: la coscienza di essere vivi in questo momento, non nel passato, non nel futuro. È perciò indispensabile non sottrarsi al presente, alle sue insidie e alle sue possibilità, riappropriandosi anche del passato al quale, con la nuova coscienza, possiamo guardare con un sorriso. Tutta la vita vissuta conta, spesso ti è sembrato che il tempo davanti fosse infinito e che mai sarebbe arrivato il tuo momento. E invece ora è arrivato, e improvvisamente sai bene che è incominciato tutto da qui, ma fin dal primo respiro. E se in passato non avresti mai detto di dover affrontare proprio tutto, adesso è arrivato il momento di farlo, di bagnarsi sotto un temporale senza nessuna preoccupazione.”
Così Fabio Cinti descrive Perturbamento, il singolo che anticipa il nuovo album Forze elastiche, prodotto da Paolo Benvegnù e in arrivo il 20 settembre.
Fra gli ospiti presenti, anche Nada e The Niro.
“…no, non essere così distante, non prepararti al temporale, lascia che ogni goccia ti colpisca, sarà un sollievo poterti asciugare”