Something For Your M.I.N.D.: il debutto del collettivo Superorganism

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Sono in otto e arrivano da Londra, Giappone, Australia e Nuova Zelanda.
Sette di loro vivono insieme in una casa/studio a Homerton, nell’East London.
L’elemento comune che li unisce è una forte attitudine pop.

Il nome di questo collettivo è Superorganism.
La sua nascita risale a gennaio 2017, quando i ragazzi hanno scritto un brano e lo hanno mandato a Orono, un loro amico giapponese di un liceo nel Maine, che ha registrato le parti vocali.
E’ nata così Something For Your M.I.N.D., singolo di debutto dei Superorganism.

Per i membri del gruppo è stata una vera sorpresa quando Frank Ocean e Ezra Koenig dei Vampire Weekend hanno suonato il brano nei loro programmi radio.
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Un nome e un progetto da non perdere di vista…

BITS-RECE: Calvin Harris, Funk Wav Bounces vol. 1. La corte dei non-miracoli

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
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È sempre molto interessante quando un dj decide di svincolarsi dalla singola hit per dar vita a un intero album, cioè a un progetto corposo firmato con il proprio nome. È interessante perché difficilmente un dj può fare tutto da solo, ma è quasi sempre costretto a chiamare a raccolta un numero più o meno consistente di altri artisti per dare anima ai brani e, molto più banalmente, renderli più appetibili al vasto pubblico.
Solo un paio di anni fa, è stato meraviglioso vedere quanti nomi blasonati (su tutti, Kylie, Britney e Sia) hanno risposto alla chiamata del decano dell’elettronica, Giorgio Moroder, per il suo ritorno dopo anni di silenzio, e oggi è altrettanto stupefacente vedere che razza di riunione di star è stato in grado di radunare Calvin Harris per il suo Funk Wav Bounces vol. 1.
Una parata di nomi da far impallidire un festival, che però non ha dato a questo disco il piglio che ci si sarebbe aspettato. Insomma, una corte dei miracoli che di miracoli non ne fa.

Il disco spazia tantissimo tra i generi, dal pop all’hip-hop, al funk (tantissimo), e paradossalmente quello che manca più di tutto è proprio la dance, o, meglio, l’EDM. Il titolo sembra infatti alludere all’arrivo di futuri capitoli di una saga che probabilmente non avrà tra i protagonisti la house e l’elettronica. Ponderata scelta programmatica di Harris, è chiaro, ma a cosa serve schierare in campo gente come Frank Ocean, Pharrell Williams, Future, Snoop Dogg, Katy Perry e Nicki Minaj – ma l’elenco è molto più lungo – se poi il risultato è avere tra le mani una manciata di canzoni che, dance o non dance, potrebbe aver scritto e interpretato chiunque? Non c’è niente di veramente brutto in questo album, ma date le premesse qui non ci si può accontentare: qui dentro c’è un concentrato di fuoriclasse, ognuno nel proprio campo, che si sono accontentati di prestare il nome a qualcosa di mediocre, mentre da un album così, prodotto da un gigante come Harris e con ospiti come questi, sarebbero dovuti partire missili atomici.

A volte l’unione non fa la forza.