BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
Brian Eno è uno di quegli artisti che appaiono sempre troppo grandi per essere racchiusi dentro alle scatole delle parole. Personalità e genio mentale come il suo sfuggono alle catalogazioni, al tempo, alle mode, e rischiano di far apparire banale ogni tentativo di inquadrarli.
Accade proprio questo per Reflection, il nuovo album del musicista inglese: già il concetto di album per questo lavoro non funziona, perché non si tratta di una raccolta di canzoni, bensì di un’unica traccia di 54 minuti. Non una novità per lui, che già in passato aveva pubblicato lavori simili, come Thursday Afternoon dell’85 e Neroli del ’93.
Un lavoro “ambient”, dove il termine sta a indicare un preciso tipo di musica, pensato dal suo autore come infinito e fluido, un continuo e incessante divenire di suoni sempre uguale a se stesso eppure sempre diverso, proprio come quando si guarda un fiume.
Un concetto musicale quasi filosofico, se si aggiunge il fatto che per Eno la musica ambient dovrebbe avere il preciso compito di stimolare le parole e il pensiero (da qui il titolo) di coloro che la ascoltano, quasi come un sottofondo, diventandone a tutti gli effetti parte integrante.
Infine, Reflection è un album di musica che il suo stesso creatore definisce “generativa”, basata cioè su gruppi di suoni e frasi assemblati seguendo determinate regole probabilistiche, modificati e poi fissati solo quando l’autore ne è perfettamente soddisfatto.
Tutto troppo astratto? Può darsi, ma il risultato è qualcosa di assolutamente magnifico e di una bellezza universale; verrebbe quasi da scomodare l’aggettivo mistico, se non fosse che di trascendentale qui dentro c’è davvero poco, nessuna verità rivelata, nessuna presunzione di avvicinare il divino, ma solo – si fa per dire – lo splendore di creare note utilizzando terrene strumentazioni elettroniche.
Ad accompagnare il progetto anche un’ omonima app molto avanguardia progettata per Apple TV e iOS, in grado di creare, anzi generare, una versione dell’album potenzialmente infinita con tanto di immagini, anch’esse generative, seguito ideale di The Ship, il progetto audio-sonoro rilasciato alcuni mesi fa.
Non si può, non si riesce a spiegare diversamente cosa sia Reflection: lo si può solo ascoltare, abbandonandocisi dentro e lasciando che a parlare siano i pensieri.
È proprio Brian Eno a chiedervelo.