Radio Italia Live – Il Concerto: a Milano, la musica è stata più forte

La musica è più forte logo
Alla vigilia dell’evento del 18 giugno di piazza Duomo, Radio Italia aveva invitato tutti i radioascoltatori e tutti coloro che sarebbero andati in piazza ad indossare una maglietta bianca.
“La musica è più forte” è stata l’iniziativa nata per rispondere al clima di queste giornate.
“Noi, ci siamo e vogliamo dare un segnale forte, positivo, di unione, di gioia e di condivisione – ha dichiarato il Presidente e fondatore di Radio Italia Mario Volanti – Ci piacerebbe che la piazza fosse bianca in segno di rispetto per tutti i recenti accadimenti ma anche per unirci tutti insieme ancora più degli anni scorsi! La musica è più forte, ci sarà sempre e sarà sempre e per tutti pace, purezza e libertà.”

E così pare proprio essere stato: piazza Duomo a Milano è stata protagonista di un’immensa festa animata dai più importanti nomi della musica italiana… e non solo!

#MUSICANUOVA: L’Introverso, Tutto il tempo

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Lo hanno messo in apertura al loro ultimo album, Una primavera, e lo hanno scelto come ultimo singolo di questo importante capitolo discografico.

I milanesi L’Introverso hanno rilasciato il video (che si sono girati da soli) di Tutto il tempo.
Un pezzo rock potente, nei suoni e nelle parole. Una di quelle canzoni che quando arrivano non chiedono il permesso di entrare, ma ti si buttano addosso e ti graffiano sul cuore.

Provo un po’ d’invidia per la faccia delle statue
Indifferente a ciò che accade attorno.
Io ho deglutito l’ansia e so bene che cos’è
Di notte non si scappa mai da sé.
Ecco, ci siamo, abbiamo fatto fuori ciò che eravamo.
E ormai quel che so è che mi prendo tutto il tempo che ora ho.

Enzo Dong ai Magazzini Generali di Milano il 12 maggio

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Venerdì 12 maggio
Enzo Dong fa tappa a Milano e sarà lo special guest live d’eccezione dei Magazzini Generali (via Pietrasanta 16).

Considerato come uno dei migliori rapper della nuova scena italiana e contemporanea e molto seguito dagli amanti del genere, Enzo Dong ripercorrerà alcuni dei brani che lo hanno consacrato quale idolo nel nuovo rap, dalla recente hit Italia Uno, a Higuain e Oi ma’.

I biglietti disponibili in prevendita su mailticket al seguente link o acquistabili direttamente in loco.

Evento in collaborazione con:
Snapout | https://www.facebook.com/wearesnapout
Satamorte streetwear, new collection ss17 | https://www.facebook.com/Satamorte

Apertura porte ore 23:30
Ingresso gratuito entro la mezzanotte
Dopo mezzanotte ingresso a 10 € incluso un drink, 15 € incluse due consumazioni (con tessera universitaria)

BITS-REPORT: Marco Masini, Milano, Teatro Linear Ciak, 7 maggio 2017

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Ci sono concerti che servono come promemoria, come bigliettini da appiccicare alla parete o segnalibri da puntare tra le pagine per fermare una frase, un momento, un ricordo. Concerti che non sono importanti non solo in quanto eventi, ma perché si presentano come pietre miliari per segnare la strada fatta finora, misurare il peso e la lunghezza degli anni trascorsi.

Con la tournée di Spostato di un secondo, Marco Masini ha fatto incontrare bene tutti i passaggi della sua storia, partendo dagli stimoli elettropop dell’ultimo album per arrivare ai classici degli anni ’90, quelli forse più tormentati e duri, che hanno fatto di lui uno dei più efficaci interpreti della rabbia e della disperazione.
A febbraio, in partenza per Sanremo, aveva assicurato che questo tour sarebbe stato dedicato soprattutto ai fan più veraci, quelli della prima ora, e che un buono spazio sarebbe quindi stato lasciato a pezzi un po’ meno prevedibili.
Uno in fila all’altro sono così passati in rassegna Ti vorrei, Ci vorrebbe il mare, Malinconoia, Un piccolo Chopin, Cenerentola innamorata, fino ai più recenti Ma quale felicità, Tu non esisti, Spostato di un secondo, Una lettera a chi sarò e la sua rivisitazione di Signor tenente.
Spazio ovviamente anche alle immancabili colonne di una discografia di tutto rispetto, da Disperato (solo chitarra e voce, con tanto di video in diretta Facebook) a T’innamorerai, L’uomo volante, Bella stronza e Vaffanculo. Quasi trent’anni di musica ben riassunto in circa due ore.
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Sono dell’idea che un concerto ha funzionato davvero bene quando ti fa tornare a casa con la voglia matta di riascoltare le canzoni dell’artista: io il giorno dopo ho ascoltato solo Masini.

L’intera gallery della serata è disponibile a questo link (foto di Luca Marenda).

Francesco Renga: partito da Milano “Scriverò il tuo nome Live Palasport 2017”

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Dopo il debutto del 5 maggio al Mediolanum Forum di Assago, il Scriverò il tuo nome Live Palasport 2017 di Francesco Renga proseguirà con cinque concerti nei principali Palasport italiani, toccando città dove Francesco si esibirà per la prima volta: il 16 maggio sarà al Palapartenope di Napoli, il 18 maggio al Nelson Mandela Forum di Firenze, il 20 maggio al Pala Alpitour di Torino e il 22 maggio alla Unipol Arena di Bologna.
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I live saranno resi ancora più speciali dalla partecipazione di Elodie, con cui Francesco Renga proporrà live il brano Così diversa, mentre a Firenze e Bologna per l’occasione saranno ospiti Giorgio Panariello e Luca Carboni.

L’intera gallery della serata è disponibile a questo link (foto di Luca Marenda).

Ave Cesare, il potente esordio di Laioung

02 Laioung (WEB)Madre sierraleonese, padre pugliese e un carisma fuori dal comune. Laioung, il cui nome d’arte deriva dalla fusione delle parole “lion” e “young”, è nato nel 1992 a Bruxelles, il suo vero nome è Giuseppe Bockarie Consoli, ed è l’astro nascente e già il punto di riferimento della scena trap italiana.
Il rapper, trapper e producer pubblica ora il suo disco d’esordio, Ave Cesare – veni, vidi, vici con 8 inediti e per la prima volta in fisico (2 cd con 18 brani).
L’album include Giovane Giovane, featuring di Izi e Tedua, Quello che voglio, e l’ultimo singolo Vengo dal basso, con la partecipazione di Guè Pequeno.
Nell’album trovano spazio anche un omaggio a Pino Daniele in Fuori (Je so pazz) e un Petrolio, che racconta danni provocati dal petrolio all’ambiente e l’importanza di sviluppare una coscienza ecologista, temi molto lontani da quelli solitamente proposti dal genere.
Cresciuto in una famiglia di artisti (nonno paterno tenore, madre cantante, rapper e straordinaria performer dal vivo, un padre con un passato da sassofonista-flautista in gruppi progressive anni ’70 e uno zio cantautore blues-soul), Laioung vive in continuo movimento fra Bruxelles, Parigi, Londra, il Canada e varie città italiane – tra cui Milano, sua base attuale, che cita a più riprese nel disco – e si definisce dunque un cittadino del mondo, tratto che si riflette sia nei suoi testi sia nei suoni e ritmi che produce.
_DSC7744col.jpgNella sua musica, Laioung riesce a distillare diversi generi e a incrociare differenti culture nell’intento di produrre un sound originale e lanciare un messaggio positivo. Un mix di personalità, consapevolezza, rivalsa, spocchia ma anche romanticismo veicolato da ritmi urbani con bassi di impatto e melodie distorte dall’autotune che hanno il sapore di un r’n’b quanto mai contemporaneo.
Oltre a mettere in campo la sua storia personale, ricca di esperienze e all’insegna del multiculturalismo, Laioung dà voce alle seconde generazioni, parlando di quartieri metropolitani occidentali ma anche di Africa, rivendicando la possibilità concreta di farcela partendo dal basso e senza contare su appoggi esterni, dando vice e sostanza ad un modello positivo per i tantissimi giovani di G2.
Laioung è membro fondatore di RRR Mob, il primo collettivo musicale nato in Italia interamente composto da ragazzi di seconda generazione, meticci o figli di immigrati. Due membri di RRR Mob, Momoney e Isi Noice, sono altri due ospiti in di un disco che è il biglietto da visita di una nuova personalità artistica, con una forza che arriva da una storia di vita vissuta che in Italia non si era mai sentita prima.
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CD 1
Giovane Giovane Ft. Izi, Tedua (Prod. Laioung)
Senza Nessun Dubbio (Prod. Laioung)
Petrolio (Prod. Laioung)
6.000 € (Prod. Laioung)
Poco Ma Sicuro (Prod. Laioung)
Don Vito (Prod. Larry Joule & Laioung)
La Nuova Italia (Prod. Laioung)
Quanto Ci Tieni (Prod. Laioung)
Veri Per Sempre (Prod. Laioung)
CD 2
Vengo Dal Basso Ft. Guè Pequeno (Prod. Laioung)
Quello Che Voglio (Prod. Laioung)
Gente Sveglia (Prod. Laioung)
48 ORE Ft. Momoney e Sedrick (Prod. Laioung)
Fuori! (Je So Pazz) (Prod. Laioung)
Andrea Bocelli (Prod. Laioung)
Milano City Gang feat. Isi Noice (Prod. Laioung)
Porta Venezia (Prod. Laioung)
Soluzioni (Prod. Laioung)

BITS-REPORT: Tinie Tempah, il ciclone rap venuto d'oltremanica. Milano, Magazzini Generali, 1 aprile 2017

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Fino a qualche giorno fa, quello di Tinie Tempah era per me poco più di un nome. Forse è una di quelle ose che non si dovrebbero dire, ma è inutile che stia qui a raccontare cose che non sono: sapevo dell’esistenza di questo rapper inglese, ma non avevo ascoltato mezza nota di quello che aveva fatto. Avevo intercettato solo il singolo radio killer Mamacita, uscito la scorsa estate.
Poi mi è capitata l’occasione di assistere al suo concerto ai Magazzini Generali di Milano lo scorso 1 aprile, e, caspita, che rivelazione!
Un live filatissimo, forse un po’ cortino, ma sicuramente ad altissimo tasso di decibel e di coinvolgimento, tra hip hop e urban nelle loro innumerevoli declinazioni. Sul palco il ragazzo si è dato un gran fare e ha tirato fuori una capacità scenica da vero mattatore, riempiendo per bene l’ambiente con la sua presenza.
Peccato per l’affluenza non proprio alle stelle, perché un concerto così avrebbe meritato molta più attenzione e sicuramente avrebbe fatto ancora più effetto in una location a più alta capienza, ma chi c’era ha assistito a una potente celebrazione rap.
E dopo aver passato in rassegna molti dei suoi singoli e parecchie anticipazioni del nuovo album, l’ultima parte della serata si è trasformata in una specie di mini rave e l’elettronica ha dato a tutti a tutti la buona notte.
Tinie Tempah, segnatevelo.
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L’intera gallery è disponibile a questo link (foto di Luca Marenda).

BITS-CHAT: "Interpreto Maria nel Poema della Croce di Alda Merini e Giovanni Nuti". Quattro chiacchiere con… Daniela Poggi

Daniela Poggi è un’artista che non si risparmia. Teatro, cinema, televisione, e poi passione per lo sport e tanto impegno civile, la sua è una vita ricca, piena di interessi che uniscono la donna e l’attrice. Da diversi anni, a guidarla c’è anche una fede salda, un rapporto con Dio iniziato come una promessa e divenuto con il tempo un bisogno interiore.

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ph. Marta Lispi

Il prossimo 6 aprile, nella speciale cornice della Basilica di San Lorenzo alle Colonne di Milano (ore 21, ingresso libero fino a esaurimento posti), l’artista ricoprirà il ruolo di Maria in Il poema della Croce. Lo spettacolo è basato sull’omonima opera di Alda Merini pubblicata per la prima volta nel 2004, i cui testi trovano naturale completamento nelle musiche di Giovanni Nuti, che per molti anni ha lavorato a strettissimo contatto con la poetessa.
Un lavoro che racconta il momento più tragico della vita di Cristo sulla Terra in dialogo con la madre: un messaggio di impatto emotivo manifestato attraverso i versi di una delle più rivoluzionarie poetesse del nostro tempo, reso ancora più efficace dalla forza della musica.
Ad accompagnare lo spettacolo sarà un’orchestra di 7 elementi, mentre accanto a Daniela Poggi ci sarà Giovanni Nuti nel ruolo del Figlio.17457663_10210582749063299_2038271475840774012_n
Come le è arrivata la proposta di prendere parte al Poema della Croce?
È stato Giovanni Nuti a contattarmi, attraverso una cara amica. Voleva riportare in scena lo spettacolo e ha fatto il mio nome per la parte di Maria e sono stata molto lusingata. Mi ha fatto ancora più piacere perché stavo già lavorando a Vengo a te Maria, uno spettacolo di musica e poesie incentrato proprio sulla figura della Vergine, in cui portavo in scena anche alcuni testi di Alda Merini. Ricoprire nuovamente quel ruolo mi ha reso quindi molto felice.
Ha avuto modo di conoscere personalmente Alda Merini?
Purtroppo no, è una conoscenza solo letteraria. La conoscevo da tempo, ma ho avuto modo di indagarla ancora più a fondo in occasione di un altro spettacolo di alcuni anni fa, Le ultime sette parole di Cristo in croce, in cui ho raccolto poesie di vari autori, tra cui le sue. È una donna che mi sempre affascinata e impaurita, mi ha regalato emozioni infinite nella sua femminilità e nella sua solitudine. Era molto vicina a noi donne.
Perché l’ha impaurita?
Ha avuto una storia molto forte, nella vita e nell’anima, ha vissuto tutto in maniera molto viscerale. Immaginare come ha sofferto, come si è trovata sola, come ha cercato di gridare aiuto, mi mette paura. Ha sempre avuto il coraggio di dire la verità, anche sulla concezione che aveva della fede e di Dio. È una poetessa che ha il potere di metterti in discussione, fa cadere le certezze che pensavi di aver costruito. Forse se i suoi pensieri fossero stati di un uomo li avrei interpretati in maniera differente, ma essendo donna li sento molto più vicini a me.
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Che rapporto ha con la poesia?
Da bambina non amavo imparare le poesie a memoria, nessuno mi ha mai insegnato a capirle nel modo giusto, per cui ho sempre avuto un rapporto piuttosto altalenante. Però mi affascinano, perché dietro ai testi c’è il vissuto del poeta. Emily Dickinson, forse anche per le sue vicende personali, mi ha sempre ispirato molto, insieme a Neruda. Spesso invece mi capita di leggere testi che non mi trasmettono nulla, come se bastasse mettere delle frasi in versi per definirsi poeti. La poesia, quella vera, è un viaggio dentro l’anima, fa vibrare corde speciali.
Con la fede invece come si pone?
Sono stata educata in una famiglia cattolica, ma quando ero più giovane non ero molto praticante, pur avendo sempre avuto un amore molto forte verso Dio. Poi nel ’91 mi padre si è ammalato di tumore, e ho chiesto a Dio un miracolo. Speravo che potesse guarire, ma quando ho capito che era impossibile ho chiesto almeno che non soffrisse, promettendo che avrei iniziato ad andare a messa ogni domenica. Forse è una promessa po’ infantile, ma da allora l’ho mantenuta e con il tempo si è trasformata in una necessità interiore di ritrovarmi con la comunità, ricevere Dio e ascoltare la sua parola. Durante la settimana mi riempio di paure e domande che ogni volta si risolvono ascoltando il Vangelo e l’omelia. Viviamo una vita pesante, caotica, che ci appesantisce, e per me la messa domenicale è diventata il momento per ripartire più forte.
Al di fuori del lavoro lei è una persona piena di interessi, dallo sport all’impegno sociale, alla difesa degli animali, e si nota una grande voglia di raccontarsi, è d’accordo?
Lei dice? Non ci avevo mai pensato, ma se questa è la percezione che do mi fa molto piacere. Mi ritengo una privilegiata a fare questo lavoro, un mestiere che amo e che richiede anche una certa onestà intellettuale e un grande rispetto per il pubblico. Mi piace raccontare quella che sono, senza oltrepassare i limiti del privato ovviamente, per cui se mi impegno con l’Unicef in favore dei bambini in Africa o contro il lavoro minorile o se mi spendo per i diritti degli animali e contro la vivisezione, la strage delle balene in Norvegia e l’uso degli animali nel circo è giusto che gli altri lo sappiano. Non lo faccio per me, ma per una giusta causa, e se il mio nome può fare qualcosa io non posso che esserne fiera. È una missione che cerco di portare avanti aderendo alle campagne di sensibilizzazione e ogni giorno nelle piccole azioni, anche semplicemente parlandone.
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Tra il 2013 e il 2015 è stata anche Assessore alla Cultura, alle Politiche giovanili, Pari opportunità e Diritti degli animali del Comune di Fiumicino. Che bilancio può fare di questa esperienza?
Sono stati due anni e mezzo molto impegnativi e faticosi, ma anche molto gratificanti, in cui ho conosciuto persone meravigliose, con grande voglia di fare. Ho visto dall’interno come ci si dovrebbe muovere in politica e ho capito che non è il mio modo di fare: dovrebbe cambiare la mentalità, si dovrebbe pensare solo al bene degli altri, la cultura dovrebbe essere considerata una strumento di crescita, invece si sono perse l’etica e la lungimiranza. Non credo che lo rifarei, preferisco fare politica nel privato, dando il buon esempio da cittadina.
C’è un obiettivo lavorativo che le piacerebbe raggiungere?
Il musical. Mi piacerebbe cimentarmi nel canto e nel ballo, tenendo conto naturalmente che non sono cantante e ballerina, e poter mostrare un’immagine diversa, ironica, buffa. Spesso gli altri vedono in me una donna molto sicura, mentre in realtà ho molte fragilità e insicurezze.
La conduzione televisiva non le manca?
Sì, devo dire che mi avrebbe fatto piacere avere qualche occasione in più, anche per programmi meno impegnativi di Chi l’ha visto?, che è stata comunque un’esperienza meravigliosa. Tornando a quello che dicevamo prima, a me piace parlare con la gente, cerco il confronto, e la conduzione ne offre la possibilità perché ci sono gli ospiti, si può immaginare il pubblico dietro la telecamera, si possono esprimere pensieri. Oggi mi rendo conto che la televisione è molto cambiata, ma, come si dice, Never say never!
Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dà al concetto di ribellione?
La ribellione è cercare di portare avanti se stessi al di là delle imposizioni dall’esterno. Ci si ribella al sistema: io sono, io penso, io dico, ribellarsi è dichiarare di essere se stessi. Mi ribello a quello che non trovo giusto, per me e per gli altri, nell’ottica del rispetto sociale, mi ribello alla vendita delle armi e allo sfruttamento minorile, e di conseguenza la mia vita sarà vissuta in accordo con queste idee.

BITS-REPORT: Tra hip hop e Versace. Emis Killa live all'Alcatraz di Milano. 20 marzo 2017

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Dunque, facciamo un paio di conti: quando è iniziata la stagione d’oro dell’hip-hop in Italia? Quando, cioè, da genere di periferia e dei sobborghi, il rap è salito fino all’attico più esclusivo della musica italiana? Se non sbaglio, era circa il 2012, quindi cinque anni fa abbondanti. Da allora tanto è cambiato: la quantità di rapper che sono nati o emersi dall’underground è incalcolabile, tanti hanno fatto il botto, altrettanti sono durati il tempo di un paio di singoli, altri ancora sono rimasti a galla cambiando pelle e cedendo ai richiami delle radio e del mainstream.
Tra i primi nomi che si sono fatti strada nella nuova generazione dei rapper c’era anche quello di Emis Killa.
L’hip-hop, si sa, è il genere sporco per antonomasia, quello poi nudo e più crudo che ci sia, e i rapper sono i ragazzacci più tremendi che si possano incontrare. Almeno in teoria. E almeno nella scena indipendente. E almeno in America, dove si sparano e si scazzottano per davvero. Perché se guardiamo quello che succede qui da noi, spesso il confine tra il rapper e la popstar da giornaletto teen è davvero sottilissima.

Non però Emis Killa. Lui teen idol non lo è, e non lo è mai stato. Lo ha detto più volte, e lo dimostra adesso che sta portando in tour le canzoni del suo ultimo album, Terza stagione. In questi cinque anni, Killa avrebbe potuto concedersi ai duettoni pop, ai tormentoni balneari, ai testi gigioni, ma non lo ha fatto quasi mai, e quando è successo è stato il primo a riconoscerlo.

Quello andato in scena all’Alcatraz di Milano il 20 marzo, oltre a essere una delle due anteprime del tour vero e proprio (la seconda è fissata all’Atlantico di Roma per il 27 marzo), è stato un concerto hip-hop senza ruffianate, una raffica di brani sparati fuori uno dopo l’altro senza troppi giri di parole. Pur griffato da capo a piedi e con la collanona di Versace di ordinanza, Emis Killa ha dato in pasto al suo pubblico rime fredde e sanguigne, racconti di vita di un ragazzo cresciuto sulla strada e catapultato d’un tratto sotto i riflettori.
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In un allestimento scarno e ispirato al ring e con una band totalmente al femminile, il ragazzone di Vimercate ha guidato uno show che più che ad un concerto assomigliava a tratti a un rave organizzato tra amici. Tanti gli ospiti chiamati sul palco, da Maruego a Coez, da RRR fino a Jake La Furia, vera sorpresona.
In scaletta soprattutto i brani dell’ultima album, ma non potevano mancare i successi più spudorati, le parentesi melodiche, la quota pop, come Maracanà: avrebbe voluto evitarla, è stato un brano composto su commissione, lo dice senza problemi, ma al solo pensiero di non averla in scaletta il manager ha visto rosso. E quindi eccola, quasi in chiusura, a far sussultare tutta la sala, perché in fondo gli è stata subito perdonata. Subito dopo, il momento topico, con Non è facile, uno dei manifesti musicali di questo artista rimasto fedele a se stesso negli anni.

Per affondare bene i denti nella carne avrebbe forse potuto giocarsela fino in fondo con pezzi come 3 messaggi in segreteria o Su di lei, che invece non ci sono stati, ma quello che si è visto è il giusto compromesso di un rapper che senza perdere la faccia ha imparato a convivere tra la strada e i riflettori. Tra il cemento e Versace.
La gallery della serata è visibile a questo link (foto di Luca Marenda).

Sono nata il 21 a primavera: martedì 21 marzo a Milano una serata nel ricordo di Alda Merini

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Sono nata il ventuno a primavera

ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.

Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.


Martedì 21 marzo
, ricorrenza del compleanno di Alda Merini e in concomitanza della Giornata Mondiale della Poesia istituita dall’UNESCO, il cantautore Giovanni Nuti darà vita allo spettacolo Sono nata il 21 a primavera presso il Teatro San Lorenzo alle Colonne di Milano (Corso di Porta Ticinese 45, ore 21 – ingresso 20 €, ultimi posti disponibili).

La serata è dedicata alla memoria dell’indimenticabile poetessa milanese: “Sono felice di rendere omaggio ad Alda nel giorno del suo compleanno e nel ‘suo’ quartiere – dice Giovanni Nuti – Oggi compirebbe 86 anni e sono certo che Lei, che mi diceva ‘quando i poeti muoiono, poi nessuno più li ricorda’, sarebbe contenta di sapere che la sua memoria e la sua opera sono più vive che mai. Con ‘il nostro canzoniere’, le canzoni che sono nate dai versi che mi dettava, faremo festa e musica in suo onore”. 
Per 16 anni legato ad Alda Merini da un sodalizio che la poetessa definiva “matrimonio artistico”, Nuti sarà accompagnato da una band di quattro elementi (José Orlando Luciano, pianoforte e tastiere – Massimo Germini, chitarra – Simone Rossetti Bazzaro, violino – Emiliano Oreste Cava, batteria) in uno spettacolo emozionante e coinvolgente.
Il concerto, prodotto da Sagapò Music, è organizzato dal Centro Culturale delle Basiliche, in collaborazione con Francesco Bombelli.
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