Orgoglio rap per amare se stessi. Quattro chiacchiere con… Mondo Marcio


Sul fronte del rap italiano, Mondo Marcio è uno dei rappresentanti della “vecchia scuola”, uno di quelli cioè che sono emersi prima che l’hip-hop diventasse un brand declinato in ogni forma possibile. Erano da poco passato il 2000 quando Gian Marco Marcello si è fatto conoscere al grande pubblico, e in quel periodo il rap respirava ancora l’aria della strada e si faceva ascoltare solo dai veri ammiratori, restando piuttosto lontano dalla patina stilosa del pop.
Se da allora molte cose sono evidentemente cambiate, il nuovo album di Mondo Marcio è invece una ferma e fiera rivendicazione di chi continua a fare rap con lo stesso spirito di un tempo, senza guardare alle convenienze, alle mode passeggere o al successo facile. Anticipato da alcuni brevi video-documentari, UOMO! – questo il titolo -, è un atto d’amore verso se stessi, un’orgogliosa presa di posizione di chi si è guadagnato tutto ciò che ha e una celebrazione dell’imperfetta natura dell’individuo.

Questo disco sembra segnare uno spartiacque, non solo nella tua carriera, ma anche nella tua vita. C’è stato un momento o un evento che ti ha fatto capire che per te si chiudeva una fase e se ne apriva una nuova?
Sì, lo status quo della musica e della cultura in generale in Italia nel 2019.

Cosa si nasconde dietro a quel punto esclamativo del titolo?
Un’ attitudine, quella di fare le cose credendoci davvero, e non per moda o convenienza.

In più punti, l’album sembra anche l’occasione per manifestare uno scatto d’orgoglio e di rivincita. È un’impressione corretta? I tuoi messaggi a chi sono rivolti oggi?
È stata una necessità. Di carattere non sono uno spocchioso, ma questi anni mi hanno insegnato che non ti viene riconosciuto quello che hai fatto, bensì quello che dici di avere fatto. Nessuno ti riconosce i tuoi meriti, e visto che ho i fatti dalla mia parte, non ho fatto altro che riportarli. A volte un po’ di ego serve!

Angeli e demoni si impreziosisce della partecipazione di Mina, artista alla quale avevi dedicato l’intero album Nella bocca della tigre e con cui sei tornato a lavorare in Se mi ami davvero: cosa apprezzi più di tutto in lei?
Mina è una persona incredibile, ancora prima di essere un’artista unica. Mi ha insegnato a mettere la libertà artistica, e la mia integrità, prima di qualsiasi altra cosa. Credo che alla base del rapporto con lei ci sia una forte intesa artistica.

Tra le presenze all’interno del disco c’è anche Milano: oggi che rapporto hai con la città?
È la città che nel bene e nel male mi ha cresciuto, sarà per sempre nel mio cuore.

Citando Neil Young, nella sua ultima lettera Kurt Cobain aveva scritto “È meglio ardere in un’unica fiamma piuttosto che spegnersi lentamente”. All’opposto, tu invece dichiari che “non è la fiamma che brucia più alta, ma quella che brucia più a lungo”. Puoi dire che è questo il pensiero in cui ti ritrovi di più?
È un verso di DDR, e in La canzone che non ti ho mai scritto dico “una fiamma che brucia così forte era destinata a estinguersi”. In entrambi i casi sottolineo il rischio di bruciare troppo forte, anche in natura le stelle che muoiono prima sono quelle che brillano di più. Ho sempre visto la vita come una maratona più che uno sprint.

Nella scena rap odierna c’è qualcosa in particolare cui non ti senti rappresentato?
Alcuni artisti mettono i soldi prima della musica: io ho sempre ragionato al contrario.

Guardandoti indietro ai primi anni in cui facevi musica, in cosa pensi di essere cambiato soprattutto?
Sono più consapevole dell’ambiente nel quale lavoro, del mondo dell’intrattenimento in generale. Certe cose non te le possono insegnare, le devi vivere.

Il disco si apre e si chiude con la stessa domanda, “dopo di te chi ci sarà?”. Che risposta ti sentiresti di dare?
Non è una domanda che ha bisogno di una risposta, tutto il disco è un’intera forma di autoanalisi, e la domanda è una di quelle ricorrenti che ogni artista si pone.

In un momento storico e sociale dove l’umanità sembra più predisposta all’odio, alla chiusura e all’egoismo, che cosa ti fa sperare ancora nella natura umana?
La musica!

Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione?
In una società che guadagna dalle nostre insicurezze, amare noi stessi è il vero atto di ribellione.

BITS-CHAT: Musica per salvarsi. Quattro chiacchiere con… Simone Da Pra

Foto Simone Da Pra_b (1)
Ogni dolore non ha spiegazione, e per ogni dolore non siamo mai preparati. Anche per quelli inevitabili, quelli che sappiamo che la vita ci sbatterà in faccia prima o poi: quando arrivano, il colpo si fa sentire.
A noi resta la possibilità di elaborarli per trarne qualcosa di buono. Qualcosa che a volte ha il suono e le parole della musica.
Così ha fatto Simone Da Pra.
Nel 2001, la morte di sua madre, avvenuta per mano di un uomo che non accettava il rifiuto alle sue avances.
Una tragedia a cui Simone, all’epoca adolescente, ha saputo reagire con il rap.
Il suo esordio nella musica è datato 2002 sotto lo pseudonimo Oxi. Dopo alcun lavori e collaborazioni con Ensi, Raige e Mondo Marcio, nel 2015 pubblica l’EP Libero, il primo firmato con il suo vero nome: all’interno, anche Potrei essere proprio lei, brano contro la violenza nato dalla sua tragedia familiare e realizzato con il patrocinio di Amnesty International, e L’amore è amore, manifesto contro le discriminazioni.  

Oggi, dopo un periodo difficile e la morte del nonno, Simone torna a dar voce alla musica con Passerà.
Foto Simone Da Pra_b
Vorrei partire dal titolo del tuo ultimo singolo, Passerà: va inteso come una presa di coscienza o come una speranza per te stesso?

Nasce come una speranza, in senso che se non credi possibile una cosa, quella non potrà accadere per puro caso o magia nera. Ma farei un passo indietro per capire meglio come sono andate le cose. Venivo da un brutto periodo, la perdita di mio nonno che per me è stato l’unica vera famiglia che abbia mai conosciuto. A quel momentaccio, come se non bastasse, si sono aggiunti ed amplificati i soliti problemi che mi portavo avanti da un’intera vita: a casa mia non si è mai parlato, non ho mai visto nessuno darsi un bacio, un abbraccio e purtroppo con qualcuno in particolare ho sempre avuto un pessimo rapporto; ed è proprio qui il punto, è una vita che mi sento deriso con battutine poco intelligenti a tavola e umiliato a parole, parole che oggi ho smesso di sopportare andandomene di casa perché purtroppo certe persone non cambieranno mai. Oggi vedo la cosa in maniera diversa, oggi ho la forza di guardare avanti ma in quel periodo non era così. In quel periodo quelle stupide parole sono state la ciliegina sulla torta, sono arrivato ad odiarmi. Avevo perso l’appetito, il sonno, le motivazioni e la speranza.

Nonostante questo non sia per te un vero e proprio esordio, possiamo considerare questo singolo come un nuovo inizio?
Questo singolo è a tutti gli effetti un nuovo inizio: Passerà è cadere 100 volte e rialzarsi 101. Guardare avanti, ricominciare a vivere e sognare. Artisticamente parlando poi c’è da dire che sono inattivo da tre anni, stare così tanto tempo nelle sabbie mobili decreta la morte di un artista, la gente si dimentica che esista e quindi anche sotto questo aspetto è un “ricominciare da meno di zero”, con più voglia e determinazione che mai.

E’ stato più difficile elaborare il dolore o scegliere di condividerlo con il pubblico mettendolo in musica? Non hai mai avuto paura di scoprirti troppo?
La paura mi ha sempre bloccato, in tutto. La paura uccide! In questa vita ho avuto paura di guardare in faccia la realtà dopo la perdita di mia madre, ho avuto paura di essere troppo diverso dagli altri, ho avuto paura di quella persona che non mi ha mai accettato e per anni mi ha soltanto sminuito ferendomi a parole. La paura stava ogni giorno dietro l’angolo e io lentamente soffocavo. La musica mi ha fatto scoprire così tanto che, al posto di questo singolo inizialmente, era previsto un mini album dal titolo Nudo, poi è nata questa canzone e ha cambiato un po’ le carte in tavola, musicalmente come nel privato.

Pensi di poter dire che la musica ti ha salvato la vita?
La musica mi ha salvato la vita più volte, per me scrivere è terapeutico, non importa se la gente vorrebbe più canzoni in cui si parla di patatine fritte, zucchero a velo, capelli colorati o erba pipa. Io non gli darò mai tutto questo, io scrivo per raccontare qualcosa, qualcosa che abbia senso di essere raccontato.
Simone Da Pra_cover singolo Passerà_b
Le sonorità del brano, che vedono anche il lavoro di Big Fish e Marco Zangirolami, sembrano ricondurre a uno stile ibrido, tra il rap e il nuovo cantautorato melodico. Ti trovi d’accordo? Chi sono i tuoi artisti di riferimento, quelli con cui sei cresciuto?
Sono cresciuto con una miriade di artisti a partire dai Sottotono e gli Articolo 31 fino ad arrivare a Fabri Fibra che in adolescenza mi ha sconvolto la vita, io volevo essere lui! (ride, ndr). Oggi non mi cambierei con nessuno al mondo, forse proprio perché per la prima volta non mi sento di assomigliare a nessuno e anche se la strada è ancora molto lunga trovo non ci sia niente di più bello dell’essere se stessi in un mondo di fotocopie. So benissimo comunque che dovrò lavorare molto su me stesso per migliorarmi.

Possiamo aspettarci presto un nuovo album?
Mi piacerebbe molto mettere insieme più pezzi ed avere un album tutto mio ma andiamo con calma, uno scalino alla volta, da qualche giorno a questa parte sento il richiamo alla scrittura, appena sarò un po’ più libero una di queste notti scriverò. Vediamo cosa ne uscirà. Mi piace pensare ad un nuovo singolo.

Qual è, oggi, il più grande augurio che fai a te stesso?
Stare bene, lasciare andare completamente le ansie, le paure e le persone negative. Non dimenticare mai più quanto valgo. Sorridere, vivere.

Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione?
Ti ribelli quando qualcosa non va, quando sei messo alle strette o incatenato a qualcosa, ti ribelli quando ti vuoi bene, altrimenti te ne freghi e vivi passivamente, imbalsamato come questo nostro Paese che non cambia mai. Mi piace il termine “ribelle”, mi ci ritrovo molto. La ribellione è libertà.