BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
Non ho mai scritto degli One Direction. Solo una volta, qualche anno fa: scrivevo per un altro portale web e la richiesta della recensione era arrivata dal caporedattore. Per il resto, la band inglese l’ho sempre evitata come la peste. Atteggiamento snob e poco professionale? Può darsi, ma tant’è.
Con la medesima linea di pensiero, avrei anche evitato di parlare del debutto solista di Harry Styles, se non fosse che di questo album hanno parlato tutti bene, troppo bene. E quando dico tutti non mi riferisco a magazine e blog destinati al pubblico teen, ma parlo dei principali organi di informazione musicale. Possibile che il primo album di un ragazzino di una boy band venga accolto con tanto entusiasmo? Qualcosa decisamente non mi quadrava, e con pensiero sono andato ad ascoltarmi Sign Of The Times, il primo singolo.
Beh, gente, se anche voi eravate tra quelli che vedevano in Styles l’ennesimo bambolino pop insipido, sappiate che dovete fare almeno un paio di passi indietro e rivedere le vostre convinzioni.
Non solo Sign Of The Times è una ballata di stupefacente magnetismo, ma l’intero disco è una sorpresa continua. Roba che se queste canzoni le avesse cantate un Robbie Williams o un Sam Smith saremmo tutti qui a osannarle senza se e senza ma. Intendiamoci, tra questo disco e il capolavoro c’è un buon tratto di strada, ma vi sfido a restarne indifferenti durante l’ascolto.
Nei suoi primi dieci brani firmati con il suo nome, Styles lascia da parte il pop facilone da stadio per cimentarsi con il soft rock, il folk e il country, e anziché riempirli di friccicorii e coriandoli li cosparge di toni crepuscolari, spesso malinconici, e addirittura vicini all’universo indie, con un effetto destabilizzante non da poco per chi – come me – ha sempre visto in lui solo un faccino da poster.
Davanti a tutto ciò, le domande che mi ronzano in testa sono almeno due: dov’è stato fino a ieri il vero Harry Styles? E come reagiranno le migliaia di fan sparse nel mondo di fronte a un così repentino salto stilistico? Il punto è che se questa è la via che il ragazzo ha scelto di seguire, non gli sarà difficile scrollarsi da dosso i pregiudizi del pop e farsi amico anche il pubblico della più conveniente scena rock.
Insomma, pare esserci vita oltre la band. Una vita completamente nuova.
Non ci credete, vero?