#MUSICANUOVA: Aurora, “Some Type of Skin”

“Mi hanno sempre detto che avrei dovuto costruirmi una specie di pelle. Ho sempre lasciato che mi fondessi troppo con il mondo, senza sapere davvero dove finisce il mondo e dove inizio io. Questa canzone urla il troppo che c’è. Ed è deliziosa. Essere umani è davvero delizioso, anche se è più di quanto ognuno di noi possa gestire. Mio Dio, è molto”.

Some Type of Skin è il nuovo singolo di Aurora: il brano è un concentrato di elettro-pop in cui l’artista ha voluto mostrare il suo conflitto tra la vulnerabilità e il suo bisogno di resilienza emotiva.

Il singolo è accompagnato da un video musicale che Aurora ha co-diretto con Kaveh Nabatian (The Barr Brothers): “Kaveh si sente come una strana anima gemella proveniente da un altro mondo. Quando le nostre menti si scontrano è sempre meraviglioso. È stato meraviglioso unire le menti ancora una volta, dando vita alla solitudine – visivamente”.

I Subsonica rilasciano il nuovo singolo “Universo”
… e lo fanno remixare a te!

Universo è il cuore pulsante di questo ultimo album. – raccontano i Subsonica – È un brano, forse più di tutti, frutto di quel processo “combinatorio” che  sta alla base della nostra ricerca. Partendo da una texture di Boosta che introduce la canzone, passando per un beat da club, siamo arrivati a una melodia scritta a più mani che gioca a graffiare in modo dissonante la veste armonica. L’idea è stata quella di un ponte tra passato e futuro, tra orchestre e vocalità senza tempo e sperimentazioni futuristiche.”

È arrivato in radio Universo, nuovo singolo estratto dal decimo album dei Subsonica Realtà Aumentata.

L’uscita del singolo è accompagnata anche dal videoclip che vede alla regia Gabriele Ottino e Akasha, girato a Torino in ALTEC, il centro d’eccellenza internazionale per i servizi aerospaziali.

Insieme al nuovo singolo, e in attesa di partire per il nuovo tour dal prossimo 3 aprile, per sottolineare la natura dance del brano la band ha pubblicato anche l’omonimo EP, che comprende il brano originale e tre remix a cura di Indian Wells (al secolo Pietro Iannuzzi), del collettivo Ivreatronic (Marco Foresta, Enea Pascal, Fabio Fabio) e del collettivo Bufufer, che opera nello stesso studio Andromeda dove è stato registrato anche l’album.

Ma le novità non finiscono qui. Anzi, la vera chicca per i fan – ma non solo – è un’altra: per l’occasione la band ha infatti lanciato anche una speciale iniziativa, “Universo Remix Contest”, per permettere a tutti di realizzare il proprio remix del brano: la traccia più convincente verrà inserita in seguito nell’EP.

Come fare? Clicca qui per avere tutti i dettagli e partecipare al contest. Hai tempo fino al 15 aprile per presentare il tuo remix.

#MUSICANUOVA: centomilacarie, “notte vodka”

“Qualche estate fa tornando da una serata con gli amici ho sentito l’improvviso bisogno di urlare fino a sfondarmi la gola, tirando fuori tutto il marciume nel quale mi sentivo immerso. Quella stessa notte, come dentro a un freestyle, mi sono attaccato al piano su cui erano appoggiati i bicchieri ormai vuoti.

Avevo 17 anni, era tutto magico e possibile, ed è nata questa canzone.”

notte vodka è un urlo lacerante che diventa lo strumento per canalizzare una profonda vulnerabilità, provata al suo estremo da un giovanissimo centomilacarie rincasato dopo una notte passata con gli amici, in una sessione solitaria con il suo pianoforte.

E’ un’esperienza condivisa di emozioni universali, un flusso di coscienza che attraverso il graffio della voce e la sequenza di immagini evocate dal testo risuona in chiunque abbia vissuto un momento in cui si è sentito perso.

Dopo essere stato voce coprotagonista insieme a Salmo del singolo di Mace Non mi riconosco, centomilacarie si conferma tra le penne capaci di trovare nuove parole, nuove atmosfere e chiavi di lettura per raccontare un disagio emotivo generazionale, un’angoscia che trova così il suo esorcismo.

#MUSICANUOVA: Kimera, “Artico”

Artico vuole raccontare ed esplorare il luogo dove abitano emozioni e sentimenti che si sono congelati perché non possono essere rivelati ad un’altra persona . Un po’ come una condanna, l’Artico traccia una linea dritta, un muro che divide due vite che non potranno mai esistere “insieme”.

Inseguire una chimera significa perseguire sogni irrealizzabili, ma per Kimera è una spinta che guida la sua musica. Una musica creata per rompere l’illusione del sogno, per poter abbracciare la paura e la bellezza che si può trovare solo nei luoghi inaspettati della mente.

“Muro”, RBSN e Marco Castello tra il jazz e la Sicilia

Dall’incontro tra RBSN e il cantautore Marco Castello è nato qualcosa di magico: si intitola Muro, anche se il suo destino sembra più quello di unire che di dividere.

Un botta e risposta sfaccettato di blues, tra chitarre feline e un piano rhodes vellutato, in cui l’anima riflessiva di RBSN e quella ironica di Marco Castello danno vita a un affascinante intreccio sonoro e poetico.

Nata tra le jam di una sessione di registrazione intima e comunitaria in una casa sugli scogli a Scilla nel novembre del 2022, Muro rappresenta la fusione tra due mondi creativi unici, tra un’anima forgiata da un respiro musicale internazionale e anglofono e un cuore ancorato in Sicilia: un mix sonoro influenzato dal nuovo jazz made in Uk e dall’elettronica contaminata dei club di Londra e Leed, raffinato anello di congiunzione tra la scena psych/soul italiana e quella oltreconfine e che al tempo stesso fa propria quella freschezza e l’immediatezza comunicativa del mondo pop.

Muro è la prima uscita discografica di ODD Clique, giovane collettivo nato a Roma per celebrare e diffondere ovunque la sua ricca scena musicale dal respiro internazionale.

Muro è disponibile anche in uno speciale vinile, insieme a un’altra traccia, fruibile in anteprima nel formato fisico. Una canzone diversa eppur complementare, il suo ideale lato B: Babanero.

Qui il link per l’acquisto del vinile.

An old fool
Or a friend in disguise
You say you’re hurt
Well brother
So am I
Where have you been
accusi è o stissu
Whatever you say
Ci riss u craunaru
What is that you seek
Non ci ricemu nienti e si la cantare
Is this Love you feel?
Facemu accussi
Or is it pain?
I liccumarei
How long will it take?
Su tutti li toi
To stop being the same
E li camurrie
Do you remember?
sulu cazzi mei
Find the empty space
Parru cu ttia
E parru co muro
Cuteddu ca nun tagghia
E pani ruru
Iaddu ca canta quannu fa scuru
Nun s’abbaia ca minchia ro pupo
ucca non parra
I Was feeling alone
Si chiama cucuzza
I think I’m at peace now
Sarausana iè
I was catching a vibe
Santa Luciuzza
But i ain’t got the money
Quanti ni sai
And I ain’t feeling alright
E Quanti ni voi
I think that i’m leaving
U sciecco è cunnutu
alone in the rain
Rissi lu voi
Why am I so Strange ?
Faremo accussi
Do you wanna comply?
I liccumarei
with a different disguise
Su tutti li to
You say i talk too hard
E li camurrie
that i took it too far
Sulu cazzi mei
still i get shit done
Is this Love you feel?
Facemo accussi
Or is it pain?
I liccumarei
How long will it take?
Su tutti li to
To stop being the same
E li camurrie
Do you remember?
Sulu cazzi mei
Find the empty space
Maddiri chibboi
I didn’t know you back then
Ava ameni
But i know you by now
Sempre ammanzu e vai
and i’d still take the blame
Vengniu cu ttia
perhaps she was right
E te ne vai?
I ain’t got shit to say

L’amore al tempo del liceo nel nuovo singolo di Mercvrio

L’amore ai tempi del liceo è quel condimento sui ricordi della vita di ognuno di noi: il primo innamoramento, i primi sentimenti, i primi momenti insieme.

Ricambiato o no, ognuno di noi ha vissuto quel momento ed è proprio la malinconia e il romanticismo di quegli istanti il cuore  del nuovo singolo di Mercvrio, che lascia i suoi ricordi in Liceali.

Mercvrio è il progetto musicale da solista di Davide Attili, un normale essere di forma umanoide cresciuto cantando e suonando in gruppi hard rock, metal e free jazz pop indogiapponese nei locali della capitale.

Nato a Roma il 19/9/1991, che se lo si legge al contrario è ancora  19/9/1991, alle ore 19:09, il che accende di mistero questa faccenda del 19 se consideriamo quanto segue: il numero di verso e di capitolo nel Corano in cui un angelo annuncia a Maria la nascita di Gesù è 19:19. Coincidenze? Forse. Il fatto che abbia scelto come nome d’arte il termine romano con cui si indicava proprio la divinità “messaggera” degli dei è ancora una coincidenza? Forse si, forse no, ma ad essere sincero in realtà si. Ma tutte queste coincidenze sommate insieme non  fanno forse una prova? Ma una prova di cosa? Tutto rimane ancora avvolto nel mistero.

La “Tenerezza” della rabbia secondo Amalfitano e Bianconi

Cosa ci fa litigare, odiare, dare di matto, dire cattiverie anche se ci si vuole bene?
Spesso è qualcosa che va oltre i singoli episodi della vita, qualcosa che non può essere spiegato tramite la psicanalisi, il carattere o l’oroscopo.
Qualcosa che non capisci anche se provi a risalire alle cause.

Quanta tenerezza fa l’essere umano quando si trova in una situazione del genere? Mentre litiga e odia, con la consapevolezza che – in realtà – ci si vuole bene.

Mentre si avvicina sempre di più il 22 marzo, data di uscita del suo nuovo album, dopo il primo, folgorante incontro in Fosforo, Amalfitano fa nuovamente coppia con Francesco Bianconi per il singolo Tenerezza.

 

“Orchestra di silenzi”, l’urgenza di scrittura di Pugni

Ho capito chi sono veramente quando ho smesso di raccontarmi per quello che credevo di essere.
Orchestra di silenzi è un invito ad abbandonare l’immagine che abbiamo di noi stessi per aprirci al cambiamento, alla trasformazione e all’evoluzione. Nasciamo partendo da un nucleo meraviglioso e fragile, cresciamo aggiungendo strati protettivi che, nel tempo, si induriscono come roccia.
È anche un invito al maschio, figlio sano del patriarcato (di cui mi sento pienamente parte), ad abbandonare l’immaginario dell’uomo forte, stabile, a cui non è concesso aprirsi troppo perché fuori luogo, fuori ruolo.

Orchestra di silenzi è il singolo d’esordio di Pugni.
gni nota è intenzionale, ogni parola ponderata. Gli echi grunge si intrecciano con il pop in un modo che va oltre la mera fusione di suoni, ma piuttosto si trasforma in un’esperienza narrativa. Le liriche sono dense di significato, mentre la struttura e la voce si svelano come un viaggio emozionale nella rabbia e nella bellezza, sfidando le convenzioni e portando avanti il concetto di autenticità nella musica pop contemporanea.

Il singolo, che anticipa l’album d’esordio dell’artista previsto per ottobre 2024, esce non a caso l’8 marzo.
Racconta il cantautore: “La piaga della violenza sulle donne è spesso uno specchio della violenza, fisica e psicologica, a cui sono stati sottoposti gli uomini durante la crescita. Il patriarcato esercita sul maschio una pressione insostenibile che rischia troppo spesso di esplodere in rabbia e violenza. C’è sicuramente necessità di denunciare, ma anche di rieducare, comprendere e curare.
In questo giorno così importante, faccio la mia piccolissima parte dicendo che non è possibile curarsi guardandosi allo specchio. Il “ce la faccio da solo” è l’ennesimo tentativo di mantenere un’immagine di sé costruita su principi vecchi e malati.
Puoi smettere di orchestrare i tuoi mostri nascondendoti e rimanendo in silenzio. Non c’è da
vergognarsi. Parlane, confrontati, fatti aiutare. Non sarai meno uomo per questo.
Questa incapacità di trattare le emozioni porta alla necessità di nasconderle nei cessi delle feste e dei concerti, dove le droghe abbondano come sedativi e diversivi alla libera espressione di sé.
Dentro questo pezzo c’è anche il significato del mio nome d’arte: Pugni, oltre ad essere un gioco di parole col mio cognome, è il ricordo di un periodo in cui la rabbia e l’aggressività mi impedivano di cogliere la complessità e la bellezza di tutti i vari colori emotivi che non mi permettevo di usare per dipingere i miei giorni.
Questo pezzo è nato in studio, di pari passo con la produzione. Assieme a Kendo abbiamo cercato di esprimere una sensazione di liberazione, come una corsa in riva al mare dopo essere stati incarcerati per anni.
È probabilmente il mio pezzo preferito, quello che mi fa urlare fuori i blocchi emotivi.

 

Lorenzo Pagni, in arte Pugni, nasce a Pisa il 19/06/1993.
Si avvicina allo studio della musica a 11 anni, suonando la batteria come primo strumento, che nel corso degli anni sostituisce con la chitarra per poter avere più possibilità espressive, ma per anni la sue principale attività è lo sport. Passa le giornate in canoa, sorretto dall’acqua e circondato dagli alberi del suo caro fiume Arno, ripetendo e affinando lo stesso gesto milioni di volte.
La musica rimane sempre con lui, ma è una cosa troppo bella che non riesce a concedersi totalmente. Col tempo, però, si accorge di quanto sia ampio il divario tra i suoi desideri e le sue azioni quotidiane.
Le sue canzoni rimangono segretamente nascoste in camera sua per anni, nel frattempo Pugni inizia a lavorare nei locali notturni come barman, musicista e dj e recupera la mondanità e il divertimento perso durante l’adolescenza, forse pure troppo.
Nel 2020 saluta il fiume, il mare e i pescatori per spostarsi a Torino.
È qua che Pugni inizia a esprimersi per quello che è.
L’incontro con Danny Bronzini (Jovanotti, Willie Peyote, Venerus), suo concittadino trasferitosi a Torino, è determinante nel proprio percorso di crescita artistica e nell’adozione di una visione matura del processo creativo.
Parallelamente all’attività di musicista, Lorenzo si laurea in psicologia e inizia a lavorare come psicologo in una clinica psichiatrica, dove ascolta storie di vita al limite del credibile.
La complessità delle persone che incontra gli fornisce il materiale emotivo per scrivere, che diventa non solo una necessità espressiva, ma un vero e proprio strumento terapeutico con cui poter esorcizzare il dolore.

“Vorrei”, l’antidoto ai rimorsi di Samuspina

Manifesto di un ventenne immerso in un mare di dubbi, alla ricerca di una serenità capace di placare il caos dei pensieri che lo assillano, Vorrei è il viaggio verso un porto sicuro, un percorso interiore che sembra finalmente trovare una risoluzione attraverso le note di questa canzone.

Con un ritmo serrato, sonorità dreamy e avvolgenti, Samuspina affida ancora una volta alla musica, desideri, pensieri, sogni e speranze di un’intera generazione, quella che non vuole più aspettare di sentirsi pronta, ma vivere pienamente e agire senza perdersi nei meandri dei propri complessi.

Un invito a saper riconoscere e fissare il proprio sguardo negli occhi della persona da cui tornare, qualsiasi cosa accada.

Se mi fossi
guardato meglio
se avessi aperto gli occhi
solo per vedere cosa c’è fuori
guardarti meglio e dirti non siamo soli ma
se fossi stato più forte della guerra e dei soldi
solo per dirti c’è dell’altro la fuori
un milione di ragioni
ma tu non le noti
ma

Se avessi il doppio del coraggio e la metà dei complessi
verrei da te
solo per dirti una cosa
solo per dirti che

Vorrei fare casino senza fare rumore
una canzone senza sapere le note
fare l’amore senza fare le prove

Ma vorrei
fare la pace senza usare pistole
gridare ti amo senza usare la voce
andare piano si ma fare veloce
con te

Gli avanzi dell’amore in “Due morsi” di Michelangelo Vood

Due morsiDove sei mi hai lasciato a metàMi scordiTra gli avanzi di 2 giorni faE non è cambiato nienteTi spogliDue morsiE te ne vai
Giocavamo a non ridere e tu non vincevi maiTi ho cercato per tutta la notte fino alle sei
Sotto la luna na na naCantare prova sa sa saCi provo a non amarti, anziA non vederti mai

«L’atmosfera sospesa di Due morsi riflette gli strascichi di un amore finito, ma che fatica a tramontare nell’animo di chi l’ha vissuto. Il sentimento di abbandono si fa strada nel protagonista, sale la delusione di esser stato lasciato “come gli avanzi di 2 giorni fa”.

Lo sconforto si trasforma in una preghiera, in una disperata fuga notturna alla ricerca dell’altra persona. Ma lì fuori non c’è nessuno, solo la Luna a farci compagnia», racconta Michelangelo Vood.

«É il secondo singolo tratto dal disco, è un’altra tessera del puzzle che ci condurrà al mio primo lavoro discografico. Con una sfumatura di romanticismo diversa rispetto al precedente singolo 2000 anni, questo è un brano che si muove in un contesto urbano costellato di immagini vivide e quotidiane, vicine alle esperienze vissute da ognuno di noi».

Michelangelo Vood, nome d’arte di Michelangelo Paolino, è un cantautore originario della Basilicata. Vood non è solo il cognome della madre, alla quale egli dedica il suo percorso artistico, ma anche un richiamo alla parola “wood” (bosco), omaggio alla natura selvaggia e incontaminata della sua terra.

Dopo aver preso parte ad alcuni dei principali festival italiani nell’estate 2023, Michelangelo Vood è al lavoro sul suo primo disco di inediti in uscita nel 2024.