#MUSICANUOVA: Neimy, I’ve Learned

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La storia che c’è dietro alla nascita di questo brano parte nel 2016 e lega Italia e Stati Uniti.
Tutto inizia al primo concerto di The Chainsmokers a Milano: in quella serata, la youtuber Sofia Viscardi incontra i due DJ americani e ne viene fuori un’istantanea e reciproca simpatia.
I contatti continuano poi distanza su WhatsApp, fino a un secondo incontro nel backstage della data all’Ippodromo di Milano lo scorso luglio.
Sofia racconta ai due musicisti l’idea di Succede, il film tratto dal suo libro, e propone loro di produrre un brano inedito per la colonna sonora. The Chainsmokers accolgono l’idea con entusiasmo e, anche per la simpatia che nutrono nei confronti di Sofia, iniziano a lavorare su un nuovo pezzo, I’ve Learned, interpretato dalla voce della cantautrice svedese Neimy.
A distanza di 4 mesi, i due artisti si rendono conto però che, per una concomitanza non favorevole di tempi con i loro nuovi progetti musicali, non sarebbero stati in grado di produrre il brano rispettando la deadline.
La produzione del singolo passa allora nelle mani di Katoo, al secolo Francesco Catitti (già produttore di canzoni di Michele Bravi ed Elisa): il risultato è quello che si può ascoltare come tema principale e nei titoli di coda del film.

Oltre alla Radio Edit, ne esiste anche una versione acustica ufficiale.

The Cure, il più grande compromesso di Lady Gaga?

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C’è stato un tempo in cui il nome di Lady Gaga significava sorpresa, stupore e innovazione. Un tempo in cui l’emergente Lady Gaga assaliva il web e insegnava ai suoi più navigati colleghi a usare i social network e YouTube, dando il via alla nuova generazione di popstar. Un tempo in cui Lady Gaga faceva pop con la sua testa.

Un tempo che sembra lontano, oggi più che mai.
In quasi dieci anni di carriera, Lady Gaga ha raccolto successi, infranto record, è andata a sbattere contro flop clamorosi, è passata dal pop cattivissimo di Bad Romance al jazz con Tony Bennett, ha giocato a fare la nuova Madonna e ha imbracciato la chitarra per fare la country singer in Joanne. Ha fatto pezzi meravigliosi e pezzi da dimenticare, ma mai sembra essersi abbassata al compromesso come ha fatto con The Cure, l’inedito rilasciato a sorpresa pochi giorni fa in occasione della partecipazione al Coachella.


Dopo la (parecchio) spiazzante virata country di Joanne, sentendo The Cure in molti hanno parlato con un certo entusiasmo di un ritorno alle origini, un ritorno ai “tempi d’oro”. Ma siamo sicuri? Cioè, davvero The Cure si sistema sugli stessi binari sonori su cui hanno viaggiato alla grande Poker Face, Just Dance e Bad Romance? Non è che, piuttosto, si sta confondendo la presenza di un generico suono elettronico con un fantomatico ritorno all’ovile?
Poker Face e Bad Romance erano pezzi animati di vita propria, pezzi ruvidi, affilati, pop sporco e violento, The Cure è qualcosa di diametralmente opposto. È un pezzo di quiete tropicale, un downtempo tra EDM e r’n’b che di personale ha ben poco, e anzi sembra essere stato piazzato apposta in coda nell’imperante filone in cui si sono comodamente seduti artisti come Zara Larrson e a The Chainsmokers.
Forse per la prima volta, su un singolo di Gaga si insinua il dubbio del compromesso facile: una sensazione che non si era provata neanche ai tempi della rovente e usurata diatriba Born This Way/Express Yourself, perché lì tutto si muoveva su un attentissimo gioco di specchi e di provocazione.
Con The Cure Lady Gaga sembra aver voluto giocare troppo facile, e gratuitamente, assecondando ad occhi chiusi radio e web, forse alla ricerca di un pubblico (il più giovane) che non si era mostrato abbastanza interessato all’intimità di Joanne.
Resta poi da capire il motivo del rilascio di questo singolo, con un album pubblicato solo sei mesi fa, e se si tratti di una parentesi o del primo capitolo di un nuovo corso.
Una cosa è certa: se Lady Gaga voleva veramente tornare a casa, questa non è la strada più breve.

BITS-RECE: The Chainsmokers, Collage. Quando l'EDM diventa un gioco

BITS-RECE: radiografia di un in una manciata di bit.
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Non c’è dubbio che se andiamo a indagare i campioni del 2016 in campo musicale, Andrew Taggart e Alex Pall, meglio noti come The Chainsmokers, sono tra costoro. 
Dopo il grande botto con #SELFIE nel 2014, nell’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle i due DJ hanno macinato successi su successi, monopolizzando a lungo i piani alti delle classifiche di mezzo mondo con la loro EDM allo zucchero. Una furba combinazione di dance e pop che ha dato vita a pezzi come Don’t Let Me Down e Closer, e che si ritrova anche negli altri tre brani dell’EP Collage ognuno accompagnato da rispettivo featuring femminile.
Una ricetta sonora lontana dal far assaporare qualche novità, e che appare soprattutto come il gioco innocente di due amici che nella loro cameretta si sono messi a pigiare i pulsanti dei synth. Un gioco che però sembra funzionare alla grandissima, almeno per ora, e nell’effimero mondo del pop questo basta e avanza.