Love Is Here To Stay: Tony Bennett e Diana Krall rendono omaggio ai fratelli Gershwin

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Tony Bennett
e Diana Krall celebrano il comune amore per la musica di George e Ira Gershwin collaborando nel nuovo album Love Is Here To Stay, in uscita il 14 settembre su etichetta Verve/Columbia Records.

Tony Bennett, che festeggia il 3 agosto il suo 92° compleanno, è amico di Diana da un ventennio. I due sono stati insieme in tour nel 2000 e hanno già registrato alcuni duetti, ma questo è il primo album completamente realizzato insieme.
L’uscita dell’album arriva a ridosso del 120° anniversario della nascita di George Gershwin, che cade il 26 settembre.

Danny Bennett, Presidente e CEO del Verve Label Group comment, ha così commentato il progetto discografico: “Quando Tony Bennett e Diana Krall cantano i brani dei Gershwin, raggiungono il perfetto equilibrio tra la qualità del canto e la consumata maestria del comporre. È una di quelle registrazioni che all’ascolto ti fanno pensare che tutto questo dovesse accadere – si trattava solo di portare questi due straordinari interpreti in studio e metter loro di fronte il songbook dei Gershwin.”

Love Is Here To Stay è stato registrato con il trio di Bill Charlap e il risultato è una delicata e sentita lettera d’amore per la musica dei Gershwin, per il loro esser stati fra i primi creatori della canzone americana.
Tra i duetti, Love Is Here to Stay, S’Wonderful, They Can’t Take That Away from Me e Fascinating Rhythm. Quest’ultima era stata la prima registrazione discografica mai realizzata di Bennett, ai tempi sotto il nome di Joe Bari: ora il pezzo viene rivisitato sotto forma di duetto. Due dei brani affrontati in duo non erano mai stati incisi dai due cantanti, My One and Only e I’ve Got A Crush on You.

L’album sarà pubblicato in CD, vinile, digitale e su tutte le piattaforme di streaming.
The Bill Charlap Trio vede Bill Charlap al pianoforte, Peter Washington al contrabbasso e Kenny Washington alla batteria.

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ph. Mark Seliger

Questa la tracklist:
‘S Wonderful
My One and Only
But Not for Me (Diana Krall solo)
Nice Work If You Can Get It
Love Is Here to Stay
I Got Rhythm
Somebody Loves Me
Do It Again
I’ve Got A Crush on You
Fascinating Rhythm
They Can’t Take That Away from Me
12. Who Cares? (Tony Bennett solo)

Tony Bennett: un album per festeggiare i 90 anni

Il traguardo dei 90 anni lo ha tagliato in agosto, ma per Tony Bennett e la festa continua: il 16 dicembre esce Tony Bennett Celebrates 90, in edizione standard e deluxe.
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L’edizione standard conterrà la registrazione dello speciale NBC Tony Bennett Celebrates 90: The Best Is Yet To Come, registrato al Radio City Music Hall il 15 settembre scorso con un parterre di ospiti che andavano da Lady Gaga a Stevie Wonder, da Michael Bublé a Andrea Bocelli e Kevin Spacey, e include anche le loro performance.
Inoltre,compaiono le esibizioni di Billy Joel e di Elton John, registrate in altre location. Sarà inoltre presente un ricco booklet con 28 pagine di contributi e tra gli altri hanno scritto l’ex presidente Bill Clinton, Martin Scorsese, Harry Bellafonte, Johnny Mandel, Bill Charlap and Everett Raymond Kinstler.

Tony Bennett Celebrates 90: The Deluxe Edition invece comprenderà il cd standard e altri due cd con performance rare in studio e dal vivo mai pubblicate.
Nel booklet, un approfondito ricordo decade-per-decade della vita e della carriera di Tony scritto da Will Friedwald.

Inoltre, esce in America Just Getting Started, il quinto libro di Tony, scritto insieme al giornalista Scott Simon, nel quale Bennett ringrazia tutte le persone che lo hanno influenzato nella vita: dai suoi genitori a Frank Sinatra, Duke Ellington, Ella Fitzgerald, Lady Gaga, Pablo Picasso, infine la città di San Francisco.

Tracklist (Standard Edition):
1. THE LADY IS A TRAMP/Lady Gaga
2. THE GOOD LIFE /Michael Bublé
3. AVE MARIA/Andrea Bocelli
4. AUTUMN LEAVES /Leslie Odom Jr.
5. I’VE GOT THE WORLD ON A STRING /Diana Krall
6. NEW YORK STATE OF MIND/Tony Bennett and Billy Joel
7. I CAN’T GIVE YOU ANYTHING BUT LOVE /Rufus Wainwright
8. A KISS TO BUILD A DREAM ON/k.d. lang
9. VISIONS /Stevie Wonder
10. LA VIE EN ROSE /Lady Gaga
11. CAN YOU FEEL THE LOVE TONIGHT/Elton John
12. THE VERY THOUGHT OF YOU / IF I RULED THE WORLD MEDLEY/Kevin Spacey
13. WHO CARES?/Tony Bennett
14. THE BEST IS YET TO COME/Tony Bennett
15. I LEFT MY HEART IN SAN FRANCISCO/Tony Bennett
16. I GOT RHYTHM/Tony Bennett
17. HOW DO YOU KEEP THE MUSIC PLAYING?/Tony Bennett
18. HAPPY BIRTHDAY/Stevie Wonder

Tracklist (Deluxe Edition):
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1. FASCINATIN’ RHYTHM Vocal by Joe Bari (Tony Bennett)
2. ST. JAMES INFIRMARY BLUES Vocal by Joe Bari (Tony Bennett)/The 314th Army Special Services Band Of the European Theatre
3. VIENI QUI (COME TO ME) Joe Bari (Tony Bennett) with Pat Easton
4. WE MUSTN’T SAY GOODBYE *
5. CLOSE YOUR EYES with The Pastels
6. A BLOSSOM FELL
7. SOMETHING’S GOTTA GIVE
8. WHATEVER LOLA WANTS
9. HEART
10. IMAGINATION* with Ralph Sharon, piano
11. IT’S A SIN TO TELL A LIE *
12. THE HEART THAT BROKE WAS MINE *
13. VANITY *
14. YOU CAN’T LOVE ’EM ALL
15. DAY DREAM with Herbie Hancock, piano; Stan Getz, tenor sax; Ron Carter, bass; Elvin Jones, drums, Bob Brookmeyer, trombone
16. I’VE WAITED FOR A WALTZ*
17. GOT THE GATE ON THE GOLDEN GATE *
18. THIS IS ALL I ASK * with John Bunch, piano
19. (I’VE GOT) BEGINNER’S LUCK * with The Ralph Sharon Trio
20. LOVE YOU MADLY *
(*denotes previously unreleased track)

CD 3
1. THE LADY’S IN LOVE WITH YOU
2. GEORGIA ROSE
3. LIMEHOUSE BLUES
4. I’VE GOT JUST ABOUT EVERYTHING I NEED
5. DON’T WAIT TOO LONG
6. PENNIES FROM HEAVEN
7. BLUE MOON
8. FROM THIS MOMENT ON
9. DON’T GET AROUND MUCH ANYMORE
10. COUNTRY GIRL
11. BROADWAY
12. DAYS OF LOVE
13. I’M WAY AHEAD OF THE GAME
14. QUIET NIGHTS OF QUIET STARS
15. FIREFLY
16. ONCE UPON A TIME
17. CHICAGO (THAT TODDLIN’ TOWN)
18. LULLABY OF BROADWAY

Se Lady Gaga abbandona la festa pop…

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Immaginatevi un palazzo con grandissimi saloni affrescati, uno di quei palazzi che di solito si usano nei film, insomma. E immaginate che dentro ci sia una grande festa, di quelle con centinaia di ospiti, musica, buffet presi d’assalto da mani bramose che sbucano da ogni lato, camerieri che fanno avanti e indietro con enormi vassoi pieni di bicchieri con ogni sorta di bevanda.

È una festa magnifica, di quelle proprio fighe, dove per entrare ti chiedono non solo l’invito, ma anche di esibire un certo dress code, e non è ancora detto che ti facciano passare. Un evento a cui tutti vorrebbero partecipare. Immaginate che questa sia la grande festa del pop, sì, proprio la musica pop, un gigantesco ritrovo di tutte le piccole e grandi star dello showbiz riunite a celebrare il più commestibile dei generi musicali, quello che invade le classifiche e intasa i canali radio.

Immaginatevi di essere davanti a quel palazzo per sbirciare un po’ chi arriva e di vedere, attraverso le sagome che vanno verso il portone, una ragazza che invece se ne sta andando. Esce, va via, torna a casa. È presto, la festa non accenna a finire, anzi, eppure lei saluta tutti e va verso il parcheggio.

Quella ragazza è Lady Gaga.

 

Perdonate l’impiego di questa metafora alambiccata, ma volevo cercare di spiegare al meglio la strada che, a mio modesto parere, Stefani Germanotta sta prendendo. 

Lady Gaga si sta allontanando dal pop, che detta così può sembrare un’indicibile tragedia o un’epocale minchiata, ma ora mi spiego.

Per anni Lady Gaga è stata abbondantemente nutrita dal pop, ci ha sguazzato dentro, ricevendone una fama e un successo superiori forse a ogni migliore aspettativa: quando ha esordito, nel 2008, i suoi primi due singoli Just Dance e Poker Face hanno entrambi superato i 7 milioni di copie vendute solo in America, poi nel 2009 Bad Romance ha dato al pop una sberla che da anni non riceveva più e il video è stato il primo a scuotere YouTube, prima che Youtube diventasse quello che è oggi. 

Se poi fate un giro nel quartiere e a un qualsiasi passante fate il nome di Lady Gaga, probabilmente vi risponderà che è quella con i costumi strani, quella vestita di bistecche, quella che cammina sui trampoli. Cioè, anche se non conosce le sue canzoni, la gente – tutta la gente – sa chi è Lady Gaga, perché Lady Gaga ha saputo incarnare, per un certo periodo, l’essenza stessa del pop, ovvero la capacità di arrivare dappertutto, e non necessariamente con la musica.

La stessa cosa potreste dirla con altrettanta sicurezza di Katy Perry o Rihanna?

Tra decine di aspiranti dive dello starsystem, Lady Gaga è emersa, si è fatta notare, in un mare di chiacchiericcio indistinto, lei è quella che ha urlato più forte per farsi sentire. E c’è riuscita. È stata la prima a cavalcare il web e a utilizzarlo in tutta la sua potenzialità come mezzo di comunicazione, ha costruito una delle prime fanbase e le ha dato un nome, i little monsters, è stata tra gli artisti che hanno ridato slancio ai videoclip, dopo che per anni se n’era perso l’interesse. 

Ma soprattutto, Lady Gaga ha abituato il suo pubblico all’eccesso, all’andare sempre oltre, con il rischio talvolta di non esserne lei per prima all’altezza. Quando nella primavera del 2011 è uscito Born This Way, il gaga-mondo ha raggiunto sotto tutti i punti di vista il culmine, con una presenza in scena talmente massiccia che ha reso il suo personaggio quasi indigesto, outfit assurdi, spesso imbarazzanti, esibizioni forzate. Tutto pur di esserci, ovunque. Fino al 2012, quando si è chiusa l’era Born This Way ed è iniziato qualcos’altro.

Quel qualcos’altro avrebbe portato ad Artpop, pubblicato nell’autunno del 2013.
Le premesse per un altro terremoto c’erano tutte, la collaborazione con Jeff Koons e Marina Abramović, il lancio dell’app, l’esibizione sull’abito volante. Eppure…
Eppure ci siamo tutti dovuti rendere conto che qualcosa era cambiato. Commercialmente parlando, quel disco è stato un mezzo fiasco, il primo vero fiasco di Gaga, e non senza motivo: quella musica non era ciò che il pubblico si aspettava. Se non è tracollato del tutto è perché i fan l’hanno comprato e se lo sono fatto piacere, ma il resto della gente l’ha evitato. D’altronde, chi dal pop vuole immediatezza e facilità non poteva non trovarsi disorientato davanti a quelle canzoni così slegate, caotiche e rumorose. Ecco, penso che sia da lì che Lady Gaga ha iniziato il suo lento allontanamento dal pop, proponendo qualcosa che forse appagava molto lei, ma non si incontrava con le aspettative generali.
E questo valeva per la musica come per l’immagine, perché si è sempre più capito che il tempo delle mascherate era finito. Nel bene e nel male.
Quando lo scorso febbraio ha ritirato il Golden Globe per la sua performance in American Horror Story, con quella messa in piega pareva sua madre. Lei, che 5 anni prima era andata a farsi cucire l’abito dal macellaio, si presentava agli eventi come una gran dama.

Per non parlare dell’operazione jazzistica con Tony Bennett, condensata in Cheek To Cheek: grande stoffa, ottima attitudine, perfetta combinazione di voci e generazioni a confronto, critica entusiasta, ma il mondo del pop era ancora più lontano. Certo, quell’operazione i suoi frutti li ha portati, perché lo zoccolo duro dei little monsters ha continuato a seguire la sua stella e in quel disco ha riscoperto una fetta di musica forse ignota, ma tra la Gaga di Bad Romance e quella della cover di Anything Goes c’è di mezzo una foresta nera. Se da una parte Madonna chiamava a duettare la trentenne Nicki Minaj per cercare l’attenzione dei teenager, Gaga prendeva per mano nonno Tony, che ha gloriosamente superato le 80 primavere, e anziché darsi al reggaeton si buttava sullo swing.

Adesso è arrivata l’ora del nuovo album, Joanne, atteso per il 21 ottobre: si sa che ci ha lavorato tanto Mark Ronson e che ci saranno collaborazioni anche con Beck e Florence Welch. Cosa ci dobbiamo attendere, francamente, non lo so, e ho un po’ paura di scoprirlo. Il primo assaggio di Perfect Illusion non è certo stato esaltante: una canzone senza spessore, musicalmente piatta, che appare più un pretesto per parlare della fine della storia con il fidanzato che non il vero ritorno di una delle più grandi popstar del decennio. A detta sua, la scelta di usarla come singolo di lancio è stata operata dalla casa discografica, specificando inoltre che il sound dell’album sarà piuttosto diverso. Che a voler essere malpensanti è un modo diplomatico per prendere le distanze in caso le cose si mettano male.

Anche il video sembra indicare intenzioni assai diverse dal passato: un simil-rave in un deserto californiano, lei che afferra il microfono, canta, balla, si dimena, e tutt’intorno una folla invasata in un montaggio da mal di mare. Stop.
I tempi dei mini-film di Paparazzi, Telephone e Alejandro sembrano risalire a millenni addietro. Anzi, sembrano appartenere a qualcun altro.
lady_gaga_joanneIl popolo giù in strada chiedeva una bomba pop, qualcosa che lo mandasse fuori di testa come fece a suo tempo Bad Romance, ma dall’alto del suo appartamento con vista su Central Park, Gaga ha optato per sonorità simil-rock e una canzoncina da prendere e mettere da parte dopo il terzo ascolto. Sono pronto a scommettere di non essere il solo ad aver storto il naso davanti al nuovo singolo.

Lady Gaga è un’artista di talento, di grandissimo talento, e mi pare indiscutibile che possa togliersi degli sfizi che molti colleghi possono solo sognare, ma davanti a un percorso musicale così indefinito non posso che chiedermi dove voglia andare a parare la Germanotta, e se sia davvero consapevole del grande rischio a cui sta andando incontro. Che abbia usato il pop dei primi anni per guadagnarsi celebrità e ora inizi a fare di testa sua? Possibile. Anzi, quasi sicuro.

Di solito in questi casi si usano frasi del tipo “lei vuole fare musica più impegnata, non vuole restare nel pop banale e facile”: a parte il fatto che ci sono infiniti modi di fare pop e di farlo bene, riconosco che sia legittimo cambiare strada, ed è ancora più legittimo alzare l’asticella per dimostrare di essere cresciuti, inerpicarsi per sentieri meno battuti, ma egoisticamente a me la Lady Gaga del periodo iper-pop, quella dei vari po-po-po, ma-ma-ma, Ale-Alejandro, inizia a mancare molto. E credo anche a molti dei suoi più fedeli seguaci, anche se forse non lo ammetteranno nemmeno sotto tortura.

Aspetterò allora con ansia l’uscita di Joanne, sperando in un miracolo che difficilmente arriverà.

Poi ho già sentito parlare di un nuovo album con Tony Bennett, forse il prossimo anno.

Nel frattempo, a palazzo, la festa del pop va avanti, e io vorrei tanto capire dove sta andando Lady Gaga…