BITS-CHART: Le 30 canzoni del 2017 secondo BitsRebel

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Eccole qua, le magnifiche 30 del 2017.
Arrivati a fine anno, fare un bilancio musicale degli ultimi 365 giorni resta un gioco divertente e spietato, a cui anche stavolta non ho voluto sottrarmi nonostante qualche difficoltà. Ovviamente, si tratta di una selezione parziale e soggettiva: questa non è la classifica di vendita o degli streaming registrati o delle visualizzazioni dei video, ma semplicemente la classifica di BitsRebel, stilata con gusto e giudizio totalmente personali.
30 canzoni scelte e ordinate tra quelle pubblicate durante l’anno, tra mainstream e panorama indipendente, nella scena italiana e internazionale, tra singoli e brani rimasti nascosti all’interno degli album.
Ecco allora il 2017 secondo BitsRebel.
Stay Rebel, forever!
30. Lady Gaga, The Cure
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29. Angelo Sava, Merlo
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28. Fabri Fibra, Fenomeno
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27. Pula +, Addio a modo mio
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26. Sophie, It’s Okay To Cry
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25. Fabio Cinti, Amore occasionale
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24. Taylor Swift, Look What You Made Me Do
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23. Samuel, La luna piena
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22. Fiorella Mannoia, Siamo ancora qui
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21. Francesco Gabbani, Occidentali’s Karma
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20. Giso featuring Romina Falconi, Solo sesso

19. Mannarino, Un’estate

18. Francesco Gabbani, Spogliarmi

17. Noemi, Autunno

16. Nina Zilli, Il mio posto qual è

15. L’aura, Il pane e il vino

14. Ilaria Porceddu, Sette cose

13. Brooke Candy, Living Out Loud

12. Amara, Grazie

11. Arca, Piel

10. unòrsominòre., Varsavia
Un’aria greve, nuvolosa e desolante fa da sfondo a questo brano in cui riferimenti storici e letterari si accumulano in un denso flusso di pensieri. Una canzone maestosa che avanza lenta e inesorabile, partorita nell’underground nostrano dalla mente di Emiliano Merlin, celato dallo pseudonimo di unòrsòminòre., e che meriterebbe un posto di riguardo nel moderno cantautorato italiano.

9. Fergie, Love Is Pain
Se ascoltando Love Is Pain avrete (o avete avuto) l’impressione che qualcosa vi suonasse famigliare, non siete proprio fuori strada, perché anche se nei crediti ufficiali non se ne fa menzione la canzone è una sorta di omaggio a Prince. “Il dolore è amore e l’amore è dolore”, canta Fergie, e lo spettacolo è tutto lì, negli occhi e nelle orecchie.

8. Miley Cyrus, Malibu (Lost Frequencies Remix)
Quando il remix fa meglio dell’originale. Il country-rock dell’album version di Malibu mi aveva lasciato un po’ l’amaro in bocca, ma poi tra i remix ufficiali è spuntata fuori questa versione house firmata Lost Frequencies: leggerissima e semplicemente magica.

7. Fabrizio Moro, Pace
Un grido disperato di aiuto, una preghiera levata altissima, e nello stesso tempo un manifesto di intenti e di speranza. Fabrizio Moro ha messo in Pace tutta la carica viscerale di cui è capace, regalandoci un momento di autentico amore. 

6. Christaux, Surreal
Christaux, ovvero Clod, ovvero la metà maschile degli Iori’s Eyes, quest’anno ha pubblicato Ecstasy, un album di pop elettronico dal profilo magniloquente, barocco e liturgico. Tra i momenti più struggenti e paradossalmente più scarni, Surreal si fa strada con la sua melodia disarmante e accecante.

5. Noemi, I miei rimedi
Per il suo nuovo album, in arrivo presumibilmente appena dopo Sanremo, Noemi sembra aver optato per l’elettropop. La sua versione di I miei rimedi dei La Rua (ma inizialmente proposto a lei per Sanremo 2016) ha il graffio giusto per parlare delle disillusioni e degli equivoci con cui troppo spesso ci difendiamo inutilmente dai colpi dell’amore. E il video è una delizia.

4. Baustelle, Amanda Lear
Primo singolo estratto da L’amore e la violenza, Amanda Lear non è semplicemente un omaggio all’icona degli anni ’70 e ’80, ma soprattutto un esempio di pura poesia “bianconiana” con la sua patina di malinconia, il racconto di qualche amore vissuto di sfuggita e un pungente profumo di vita. I Baustelle sono e restano una certezza.

3. Brooke Candy, Volcano
Se il pop ha un volto sporco e cattivo, non può che essere quello di Brooke Candy. Il 2017 sarebbe dovuto essere l’anno del grande salto verso il mainstream, ma i disaccordi con la Sony hanno bloccato l’uscita del suo primo disco. Lei però si è rimessa al lavoro e ha riesumato Volcano, un pezzo che aveva da un po’ nel cassetto: il risultato è una seduzione tra pop elettronico e rap, con un testo che esplode di metafore incandescenti.

2. Romina Falconi, Cadono saponette
Nessuno in Italia sa fare pop come Romina Falconi, mescolando ironia e spietata verità. In Cadono saponette tutto questo è evidente: chi altro avrebbe il coraggio di dirvi che “il pessimismo in amore può far bene”? Eppure sappiamo tutti quanto sia maledettamente vero. Perché almeno una volta tutti ci siamo piegati… alle regole della vita.

1. Miley Cyrus, Younger Now
Diciamolo pure, la svolta country di Miley Cyrus non ha particolarmente convinto il pubblico e Younger Now, il suo ultimo album, ha fatto registrare numeri piuttosto miseri. Resta il fatto che la titletrack è una delle cose che sprizzano più gioia tra quelle sentite quest’anno: un inno al cambiamento e un manifesto di rinnovata giovinezza. Mi è entrata nelle orecchie ad agosto e non ci è mai uscita, marchiando definitivamente il mio 2017.

La playlist dei brani è disponibile a questo link.

BITS-RECE: unòrsominòre. Una valle che brucia + Analisi logica EP. Un flusso della coscienza

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.


Emiliano Merlin è il nome e la mente che si nasconde dietro al progetto unòrsominòre. (scritto esattamente così, con gli accenti e il punto finale). Musicista – e ricercatore di astronomia – veronese trasferitosi a Roma, dopo l’esordio con La vita agra nel 2012, nell’aprile 2017 ha pubblicato due nuovi lavori in contemporanea (a offerta libera su bandcamp nell’edizione digitale), l’album Una valle che brucia e l’EP Analisi logica. Due lavori che dovevano necessariamente restare separati vista la netta differenza di suoni e intenzioni che li caratterizza. Una differenza che, almeno nel mio caso, si porta dietro anche una netta distinzione di giudizio. Quanto l’album è sovraccarico di emozioni, tanto l’EP suona vuoto e pretestuoso.

E proprio da qui voglio partire. Le tre tracce di Analisi logica seguono quella ruvida natura indie rock che non sono mai riuscito a digerire, ma ancora di più quello che non riesco a digerire è la lezioncina morale – l’ennesima – che un cantautore si sente in diritto e dovere di rovesciare su di noi, povero popolo troppo impegnato tra selfie e aperitivi per capire come gira davvero il mondo. Un testo come quello di O tempora, il pezzo di apertura, pur con tutto il sarcasmo, suona come una versione riveduta, corretta e inacidita dell’Avvelenata di gucciniana memoria, con la differenza che in quel caso eravamo davanti a un testo e a un’intenzione di ben altra levatura, e soprattutto non c’era – o almeno non ci ho mai percepito – la voglia dell’autore di porsi su un livello più alto, ma semplicemente l’amara dichiarazione di non essere parte di un certo tipo di circo umano. Anzi, Guccini se la prendeva con quella frangia di critica seriosa di cui il nostro unòrsominòre. sembra proprio far parte. Là c’era il bersaglio della politica, qui di Instagram. E va beh, segno dei tempi. Apprezzabili comunque le numerose variazioni ritmiche della base, realizzate in un certosino lavoro di copia-e-incolla di sequenze.
Suonano meno retorici i due pezzi successivi, Épater le bourgeois e pezzali, che non riescono comunque a rendere veramente interessante il disco.
unòrsominòre. 3 (foto Michele Bergamini)
Come dicevo però, a fronte di un EP liquidabile, unòrsominòre. regala meraviglie con quello che un tempo si sarebbe chiamato LP, cioè l’album vero e proprio, Una valle che brucia. Undici tracce partorite da un lunghissimo e densissimo flusso di coscienza, musicalmente sospese tra chitarre e sintetizzatori.
Una valle che brucia è un disco inquieto, tormentato e spietato, capace di metterti a disagio nel suo essere nudo e sincero. Le riflessioni dei testi passano dalle considerazioni sulla presenza o assenza di Dio, ai gesti eroici di chi ha offerto la propria vita per il prossimo, fino a scontrarsi con la tragedia odierna dei migranti. Anche qui, non mancano episodi di critica sociale nell’era del web e dei tuttologi (Fare bene / Fare meglio).
Amaramente disillusa la preghiera atea di Hubris o Preghiera senza dio, violentissima e vivida la denuncia di Mattatoio, che si scaglia sull’uccisione degli animali per scopi alimentari. Dappertutto regna una tensione emotiva greve, plumbea e quasi liturgica, sulla quale si scolpiscono come diaspro testi densissimi.

Il capolavoro, unòrsominòre. lo realizza con Varsavia, brano ermetico e dall’atmosfera disagiante, grondante di riferimenti storici e letterari. Un monolite cantautorale ingombrante e apocalittico, nero e deserto come un campo di lava rafferma.

L’edizione fisica dei due lavori, disponibile su ordinazione via mail, consiste in una bustina di cartoncino riciclato, contenente i due cd, fotografie, e un codice per downloadare alcuni contenuti speciali (una raccolta di foto delle sedute di registrazione del disco, un libretto con i testi delle canzoni stampato nel formato degli articoli scientifici, con tanto di note a fondo pagina, e una versione alternativa di una delle canzoni del disco).