Un ritorno che ha la forma del cambiamento, non fosse altro che per la lingua, che per la prima volta è l’italiano.
Wrongonyou torna sulle scene con Mi sbaglio da un po‘, prima anticipazione del nuovo album in uscita a ottobre.
Il titolo del brano è un gioco di parole che prende ispirazione dal nome d’arte di Marco Zitelli (vero nome di Wrongonyou): la canzone è stata scritta a quattro mani insieme a Zibba e prodotta da Katoo, ed è una liberatoria dichiarazione d’amore.
“A volte mettere da parte l’ego può solo che aiutare sia in una relazione ma anche nell’individualità di ciascuno: mettersi in discussione può solo che essere una svolta! All’interno del brano c’è uno special fatto con un coro gospel che in verità sono semplicemente io che ho sovrainciso 28 volte la mia voce e che dice “a volte è facile, a volte è difficile, ma io ancora credo in noi” . Mi sbaglio da un po’ è la prima canzone che ho scritto per questo disco ed è anche l’unica canzone che ho traslato dall’inglese all’italiano. Proprio per questo, ho voluto che fosse la prima ad inaugurare questo nuovo percorso!”.
Come ha lui stesso affermato, la scelta di scrivere e cantare in italiano è stata dettata al cantautore dalla voglia di togliere ogni filtro al racconto delle sue storie.
Il prossimo 2 febbraio uscirà Le cose, il nuovo album di Zibba. Un disco ricchissimo, non solo in termini musicali, ma anche per gli ospiti che sono stati invitati a prendervi parte. Da Marco Masini ad Alex Britti, passando per Erica Mou e Chantal, il parterre è davvero fitto e di provenienza molto diversa. Non ultima, Elodie, che duetta con Zibba sulle note di Quando stiamo bene, un pezzo in cui cantautorato e atmosfere nu soul si legano svelando un’anima profondamente urban sotto la produzione di Mace. Per Zibba ed Elodie si tratta di una collaborazione rinnovata, dopo che lo scorso anno avevano cantato insieme in L’amore basterà, canzone contenuta nel primo album dell’ex allieva della scuola di Amici.
Spesso non ci pensiamo, ma quando guardiamo le stelle stiamo in realtà guardando qualcosa che non c’è più, o che comunque appartiene al passato, perché quella luce prima di essere visibile a noi ha percorso una strada lunga diversi anni, talvolta migliaia. Per il suo ultimo singolo, Ylenia Lucisano ha utilizzato questa immagine e in forma di metafora l’ha applicata per descrivere quello splendore che vediamo negli altri, ma che spesso non è altro che il riflesso – o meglio il Riverbero – di qualcosa che c’era. Perché l’uso dell’immagine del cielo stellato per descrivere questa situazione? Parte tutto dalla mia passione per il cielo notturno. Non sono un’esperta di astri, ma le stelle mi fanno ripensare al cielo della mia terra, la Calabria, perché a Milano è difficile poterle vederle bene, l’ho detto anche in altri brani. È una luce che continuiamo a vedere anche dopo che queste stelle sono morte. Quindi è qualcosa legato in generale ai ricordi o solo alle storie d’amore? Nel brano il riferimento è a una storia d’amore che finisce, ma è una situazione che si può presentare nella vita di tutti i giorni, legato anche ai semplici ricordi delle persone che abbiamo intorno e di cui conserviamo memorie passate, che si sono spente con il tempo, ma a cui ci siamo legati. Tu che rapporto hai con i ricordi? Mi lascio molto condizionare, non riesco a restare indifferente e a slegarmi con facilità da quello che è stato. Il passato è un elemento presente in tante delle mie canzoni. Mi piace l’uso dell’immagine che hai usato per il video del brano. Tra l’altro, alla regia c’è un nome speciale. Hyst, cioè Taiyo Yamanouchi. L’ho conosciuto tramite alcuni amici rapper, perché anche lui è un rapper, oltre che regista. Mi erano piaciuti alcuni suoi lavori e l’ho contattato alcuni mesi fa, quando dovevo presentare il brano per Area Sanremo (Riverbero è stata poi selezionata tra gli otto finalisti, ndr). Avevamo solo sei giorni giorni di tempo, lui si è fatto in quattro e siamo riusciti a realizzare una prima versione, poi con più tempo abbiamo aggiunto delle scene fino ad arrivare al risultato definitivo. Dello styling si è invece occupata Corinne Piervitali, la compagna di Hyst. Non è la prima volta che lavoro con artisti orientali, e vedo certe affinità tra loro e noi calabresi, non so, forse per la mentalità. Hai già collaborato, tra gli altri, con Zibba e Pacifico, e recentemente hai duettato con il rapper milanese Peligro: sogni qualche altra collaborazione in particolare? Con Francesco De Gregori. Sogno un suo brano scritto apposta per me, anche se so che è un’utopia perché lui difficilmente scrive per altri. Ho avuto l’occasione di aprire alcuni suoi concerti in passato e lo considero già un bel regalo. Per il nuovo album hai deciso qualcosa? Sono già passati tre anni dal primo, per cui i cambiamenti sono tanti, ho fatto esperienza, ho un approccio mentale diverso. Sto lavorando con nuovi musicisti e un nuovo produttore. Voglio mantenermi sulla scia del folk, ma con suoni nuovi, internazionali. L’idea di partecipare a un talent non ti ha mai sfiorata? Ho fatto alcuni provini in passato, perché le strade vanno tentate tutte, ma mi sono resa conto che non era la mia strada. Stavo già iniziando a lavorare al disco e ho preferito crearmi una mia identità piuttosto che farmene appiccicare una da altri ed essere etichettata come una uscita da un talent. Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione? Ribellione è libertà, senza ricorrere alla violenza e a mezzi eccessivi. Parte tutto dentro di noi, cambiando noi stessi cambiamo anche quello che abbiamo attorno. La ribellione è pacifica.
BITS-CHAT: “Sono i dettagli a fare la differenza”. Quattro chiacchiere con… Elodie
La prima cosa che si nota in Elodie dopo alcuni minuti di chiacchierata è la sua determinazione. Nonostante abbia mosso ancora pochi passi nel mondo della musica, sembra avere già le idee molto chiare su quello che vuole, e anche di fronte ad alcune domande non proprio accomodanti non si lascia scomporre e risponde tranquillamente senza mai perdere di vista il tuo sguardo. D’altronde, è reduce da Sanremo, lei che ancora meno di due anni fa si esibiva nei piccoli locali e un batter d’occhio si è ritrovata catapultata sul palco più insidioso e osservato d’Italia. Un battesimo del fuoco che non poteva che rafforzarla. La sua Tutta colpa mia si è piazzata ottava e il suo bilancio di questa esperienza è più che positivo. Ora è uscito il suo primo album, che ha lo steso titolo: un disco di 13 brani firmati da alcuni degli autori più rilevanti della nuova scena italiana, come Zibba, presente nel duetto di Amarsi basterà, Federica Abbate e Amara. Tante influenze tra pop e soul, da sempre il suo mondo di riferimento (ma ricorda che andava a scuola con i Kool & The Gang nelle cuffie), con l’utilizzo di strumenti registrati in presa diretta e qualche sorpresa dal sapore atipico, come La cosa che rimane. Un disco femminile nell’anima, che in qualche modo prosegue il percorso già iniziato con il primo EP uscito la scorsa primavera. E il 26 aprile sarà la volta dell’Alcatraz di Milano.
Domanda iniziale quasi d’obbligo: Sanremo, com’è andata? Benissimo, mi sono proprio divertita: la definirei un’esperienza liberatoria, la rifarei cento volte. Pensi che il Festival ti abbia aiutata in qualcosa? Ho acquisito più sicurezza, perché dai locali sono passata in breve tempo allo studio di Amici e poi all’Ariston. Poi ho imparato a non prendermela troppo per i giudizi che leggo in giro: all’inizio fanno male, poi ci ridi su, ma bisogna imparare. Dopo tutto, questo lavoro l’ho scelto io. Tra le critiche, alcuni dicono che ci sono troppe somiglianze tra te ed Emma. Indubbiamente entrambe abbiamo un approccio viscerale e raccontiamo le cose in maniera forte, ma io era già così prima di arrivare ad Amici e conoscere Emma. I nostri progetti però sono costruiti in modo completamente diverso, perché io arrivo dal pop-soul, lei dal pop-rock. Adesso è il momento dell’album. Un disco con le firme di tanti autori! Fortunatamente sì, autori importanti: è arrivato tanto materiale tra cui scegliere, ma non è stato molto difficile fare la scrematura dei pezzi. Gli autori sono quasi tutti uomini, ma l’album ha una forte visione femminile: come lo spieghi? Chi più di un uomo può apprezzare la donna? E poi penso che sia soprattutto una questione di sensibilità, non di una visione maschile o femminile. Voglio farmi portavoce per le ragazze che non trovano un senso, un obiettivo e hanno bisogno di sentirsi utili: la dignità e il rispetto sono valori in cui credo molto, perché noi donne dobbiamo guadagnarci le cose con un po’ più di fatica. Un elemento che voglio che arrivi alla gente è che sono una donna forte, pur avendo molte fragilità, alcune evidenti anche fisicamente. Mi sento una guerriera e voglio affrontare i miei limiti. Sembra abbastanza evidente che al centro di tutto il disco ci sia l’amore: perché? Perché l’amore è l’unica cosa che mi fa alzare dal letto la mattina. Di cosa avrei potuto parlare se non di sentimenti? Non sono ancora abbastanza adulta per parlare di vita, ma mi sento aperta verso le persone. Però l’amore non è da intendere solo come quello tra due compagni, quello semmai arriva alla fine: prima bisogna saper amare se stessi. L’amore è impegnativo, vedere le cose negative è facile, mentre è faticoso essere felici, perché richiede lavoro, va costruito.
Tra i brani che portano una firma femminile c’è La verità, scritto da Amara. Si sente un’atmosfera diversa: è messo apposta alla fine dell’album? Sì, è come una riflessione detta tra i denti, e mi è sembrato giusto per la chiusura. Amara è una fuoriclasse, è spirituale, ha un bel cervello, e quando ti arriva un brano così non puoi che restare senza parole. Tu non hai mai provato a scrivere una canzone? No, non penso di esserne capace. Ho un quaderno su cui ogni tanto scrivo delle cose, quello che penso, ma per ora nessuna canzone. Magari in futuro, ma adesso mi limito a scrivere le mie frustrazioni. E tra i grandi autori della canzone italiana, chi vorresti scrivesse per te? Fossati, mi piacerebbe tanto, perché non è mai banale. Parla dell’amore con parole che non sapevo nemmeno esistessero.
Considerando il tuo amore per il mondo del soul, l’assenza di brani in inglese è un po’ strana. E’ una scelta o semplicemente non c’era il pezzo giusto? Non ho voluto cantare in inglese, è troppo semplice. Senza passare per tradizionalista, voglio cantare nella mia lingua. Sono italiana, parlo italiano, perché dovrei cantare in inglese? L’italiano è molto più difficile, più ampio, ha un peso diverso, e lo conosco meglio dell’inglese. In Giorni bellissimi canti “uno sbaglio ti illuminerà”. Credi nel valore degli errori? Come no, sono fondamentali! Da incosciente, ne ho fatti tantissimi e sono convinta che, senza arrivare a commettere colpe gravi, nella vita ci si debba sempre buttare. I fallimenti ci sono, ma ci sia rialza e si va avanti, possibilmente circondati dalle persone giuste. Il vero fallito è quello che non fa niente. E’ vero che “l’universo è nei dettagli”, come dici in Sono pazza di te? Facciamo tutti la stessa vita, la differenza sta proprio nei dettagli. Sono una grande osservatrice, mi piace il genere umano e guardo molto le persone, il modo in cui muovono gli occhi, mi parlano, e facendo questo lavoro sto conoscendo tante persone diverse.
Nel video di Tutta Colpa Mia c’è quella scena in cui metti in bocca un pesciolino d’oro: cosa c’entra con la canzone? Ha un significato particolare, ma non si può dire. In realtà il pesce era attaccato a una collanina che non si poteva togliere, per cui è stato un po’ complicato… Tutto il video è molto particolare, mi sono affidata a loro e io ho soltanto dovuto fare il playback. Questa volta è andata così infatti è pieno di significati. Il 26 aprile ti aspetta il live all’Alcatraz di Milano: cosa vedremo? Prima di tutto vedrete me! (ride, ndr) Parlando seriamente, ci stiamo lavorando: potrebbe esserci Loredana Bertè e altri ospiti, ma non c’è ancora niente di sicuro. Potrei anche fare delle cover in inglese, chissà… Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione? Semplicemente, penso che la ribellione sia seguire il proprio istinto senza ascoltare quello che gli altri vorrebbero da te. Mi sembra positivo, io ho sempre fatto così. Penso di essere una brava persona, no?