E’ uscito, venerdì 23 Luglio, Downhill from Everywhere”, il nuovo album del celebre cantautore statunitense Jackson Browne, il primo da sei anni a questa parte.

Nonostante il suo successo, Browne non si è mai fermato, e come dimostra “Downhill From Everywhere”, sta ancora dandosi da fare dopo 15 dischi.
Registrato con una band che include Greg Leisz (Eric Clapton, Bill Frisell), Val McCallum (Lucinda Williams, Sheryl Crow), il bassista Bob Glaub (Linda Ronstadt, CSNY, John Fogerty), il tastierista Jeff Young (Sting, Shawn Colvin), e il batterista Mauricio Lewak (Sugarland, Melissa Etheridge), questo disco nasce da una vero processo collaborativo, guidato da una forte chimica all’interno del gruppo e dall’apertura comune verso nuovi suoni e idee.

Scritto prima della pandemia scoppiata nel 2020, “Downhill from Everywhere” sembra quasi presagire quello che sarebbe poi accaduto: tutte le canzoni del disco parlano di verità e giustiziarispetto e dignitàdubbio e desiderio, mantenendo però uno sprezzante ottimismo che sembra fatto su misura per questo periodo così turbolento.

Come la maggior parte del catalogo di Browne, “Downhill From Everywhere” è alimentato dalla ricerca – che sia di connessione, di uno scopo, di se stessi – ma vi è anche la necessità, ora più che mai, di riconoscere che il tempo passa, alzando così la posta in gioco.
E mentre questo concetto potrebbe suggerire una sorta di riflessione sull’invecchiare e sulla mortalità fatta da un’icona rock nei suoi primi 70 anni di vita, la verità è che Browne non sta semplicemente guardandosi allo specchio: canta di noi, di un mondo che sta rapidamente avvicinandosi a un punto di non ritorno a livello sociale, politico e ambientale. Aria pulita, acqua fresca, equità razziale, democrazia: tutto è a rischio e niente è assicurato.

So che mi resta ancora del tempo da vivere” afferma Browne ma ora che ho un fantastico nipote, sento ancora di più la responsabilità di lasciargli un mondo vivibile.”

Le tematiche affrontate nel disco sono spesso ampie ed esistenziali, ma Browne scrive in una scala più intima, tarandola sull’esperienza umana che è all’origine di tutto: sia che canti di un prete cattolico che attraversa i quartieri poveri di Haiti sulla sua motociclette o di una giovane donna messicana che ha rischiato tutto per inseguire una vita migliore al di là del confine, Browne riesce a farlo in una lingua emotivamente universale, una che riesca a far percepire il vecchio come nuovo, l’estraneo come familiare.

C’è una profonda corrente di inclusione che scorre attraverso questo disco” spiega. “Penso che l’idea di aprire se stessi a persone diverse da noi, sia la chiave per comprendere questo mondo”.
E sicuramente questa profonda empatia è stato il cuore di ogni lavoro di Browne da 50 anni a questa parte.

Definito da Rolling Stone come uno dei più grandi cantautori di tutti i tempi, ha iniziato scrivendo canzoni che sarebbero poi state portate alla ribalta da artisti del calibro di Nico, The Byrds Tom Rush, per poi iniziare la sua carriera solista nel 1972 con il suo grande omonimo classico.

Conosciuto per le sue hit che hanno definito un’era “Running On Empty” e “The Pretender”, come anche per ballad più personali come “These Days” e “In the Shape of a Heart”, Browne ha venduto più di 18 milioni di dischi solo negli Stati Uniti ed è stato inserito sia nella Rock and Roll Hall of Fame che nella Songwriters Hall of Fame.

Nel corso di tutta la sua carriera Browne ha sempre fatto dell’attivismo un elemento importante della propria vita e delle proprie canzoni, raccogliendo fondi e portando consapevolezza su tematiche socialipolitiche ambientali.

E anche in “Downhill from Everywhere” si parla di libertàredenzionediscriminazione legata alle relazioni omosessualiimmigrazionecrisi ambientali e umanitarieabuso della plastica disastri naturalitematiche esistenziali.

Io credo che la giustizia razziale, economica ed ambientale siano alla base di tutti gli altri problemi che stiamo affrontando oggi” spiega Browne. “Dignità e giustizia sono le fondamenta di tutto ciò che conta in questa vita”.

In nessun punto del disco si ha l’impressione che il cantautore stia predicando, facendo la ramanzina, moralizzando o mettendoci gli uni contro gli altri. Piuttosto, la chiamata all’azione è qui implicita come anche gli avvertimenti delle conseguenze di una nostra continua apatia. Browne fa affidamento su di noi  nel trarre le nostre conclusioni a partire dalla sua musica, nel congiungere i puntini giustapponendo tutte le immagini figurate che ci fornisce e nel riconoscerci nelle dettagliatissime rappresentazioni della vita moderna illustrate in “Downhill From Everywhere”.

Da cantautore vuoi cogliere le persone mentre sognano” spiega. “Vuoi trovare un modo di entrare nella loro psiche quando non ti vedono arrivare”.

Con “Downhill From Everywhere” Browne non solo ci coglie mentre stiamo sognando, ma ci sfida a sognare ancora più in grande. Le sue canzoni sono essenzialmente ritratti di persone, di luoghi, di possibilità che fanno appello alla nostra essenziale umanità, alla gioia, al dolore, all’amore , alla tristezzasperanza desiderio che legano noi tutti, non solo uno all’altro ma anche coloro che sono venuti prima di noi e le generazioni a venire.

Una curiosità: la bellissima immagine di copertina è una fotografia di Edward Burtynsky estratta dalla sua serie intitolata “Shipbreaking” e vede degli uomini lillipuziani impegnati nell’accurato processo di smantellare le loro enormi imbarcazioni arrugginite.

L’idea originale della serie fotografia nasce anni fa. Dopo il disastro della Exxon Valdez avvenuto nel 1989, diversi anni dopo vietarono la costruzione di petroliere a scafo singolo, poiché quelle a doppio scafo riducono la probabilità che si verifichino perdite.  Ho pensato: Non sarebbe interessante sapere dove vanno a finire queste enormi imbarcazioni una volta che è stato vietato il loro utilizzo? Sarebbe un interessante studio sull’umanità e sulla capacità di smantellare queste cose. Considero la demolizione di queste navi come il non plus ultra del riciclo. Si scoprì che la maggior parte del processo di smantellamento avveniva in India e in Bangladesh e così sono andato proprio lì.” racconta Burtynsky.

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