BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
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Forse il suo nome non vi dice ancora niente, ma questa ragazza va tenta d’occhio, perché si candida a diventare una delle più promettenti stelle nel futuro dell’r’n’b.
Stiamo parlando di Kelela, americana con sangue etiope nelle vene e idee molto chiare in testa.
Attiva sulle scena già da qualche anno, dopo alcuni EP che hanno attirato l’attenzione del pubblico e dopo essere stata coinvolta in progetti importanti come quello di Solange, lo scorso ottobre ha pubblicato il suo album di debutto, Take Me Apart, una combinazione perfetta di alternative r’n’b ed elettronica.
Per capirci, Kelela è figlia di quell’r’n’b che anni fa ha reso grande una come Janet Jackson, solo che appartiene almeno a una generazione successiva, e il suo suono compie un balzo in avanti con produzioni più azzardate in favore di una fusione di stili ammaliante e un po’ più lontana dal panorama mainstream (su tutti, Arca, genio contemporaneo dell’elettronica).
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Quella di Kelela è una seduzione sonora fatta di bassi felpati, spirali di sintetizzatori e linee melodiche flessuose e una voce ipnotica come poche altre.
Nei testi la ragazza ci va giù abbastanza dura, nel segno di un femminismo sfrontato in cui ben poco testa del romanticismo e si afferma la figura di una donna non solo indipendente, non solo delusa dalle promesse dell’amore, ma anche fieramente spudorata, lei pantera dalla pelle d’ebano che si muove nell’industria discografica.

Se con Lemonade Beyoncé ha gridato al mondo il suo manifesto femminista con toni qualche volta bellicosi, con Take Me Apart Kelela lo sussurra, ci incanta e ci fa cadere nella sua tela fatale.

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