#BITS-RECE: Claudym, “Incidenti di percorso”.
La vita è una cosa seria, ridiamoci su!

#BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

“Mal di testa, penso troppo
Oggi non mi voglio alzare
Sono come una falena
Nel suo stadio larvale
Mi dimentico di bere il giusto
E lo ammetto mangio male
Frigo vuoto, orgoglio pieno
Non mi voglio mai aiutare
Provo a rendere poetico il disordine
Fare un po’ l’alternativa
Ma sono giorni che manco ti rifai il letto
Ma dai, chi vorresti fregare?”

(Claudym, Ragioni sbagliate)

“Se la vita ti offre dei limoni, tu facci una limonata”, recita più o meno così un celebre adagio. Ovvero, se la vita ti propina solo disgrazie e disagi, tu cerca di trarne il meglio e di farti amica la sorte.

Proprio questo detto era stato scomodato da alcuni critici e giornalisti quando si era trattato di recensire Lemonade, l’album di Beyoncé pubblicato nel 2016. Un album riconosciuto da subito come un manifesto epocale di orgoglio e indipendenza, ma che non risparmiava parecchie dosi di rabbia. Ecco, per restare nella metafora dei limoni, la signora Carter aveva preso i frutti che la vita le aveva offerto e ci aveva fatto una limonata decisamente acida.

Ben diversa è la ricetta seguita da Claudym, nome in ascesa del nuovo panorama italiano, che dopo un primo EP rilasciato nel 2022 arriva ora sul mercato con il primo album, Incidenti di percorso.

Un titolo molto eloquente, che mantiene la parola su quello che racconta: tradimenti, relazioni con maschi patriarcali, amicizie da salvare, propositi mancati, serate alcoliche… Un campionario di piccole e grandi sfighe quotidiane, episodi di una vita ordinaria, comune, fraterna.

Qui però c’è poco spazio per rabbia, rancore e grevi dolori. Piuttosto, la bevanda che Claudym ci serve ha tutto il gusto fresco e frizzantino del pop.

Un pop leggero e divertente che zampilla sbarazzino, vivace, ironico, sarcastico. Si gioca con le parole e con i beat, la musica vuole farci ballare, mentre le parole ci fanno sorridere delle nostre piccole miserie. A voler fare paragoni, si potrebbe pensare alla Rettore dei primissimi album, o – più recentemente – a Ditonellapiaga, giusto per restare in territorio nostrano.

A staccarsi dal generale mood giocherellone sono soprattutto brani come Joanne, dedicato a quell’amica con il cuore sempre inquieto, ed Ex, che descrive con grigio disincanto quei rapporti finiti ma che ancora si trascinano stanchi.

E poi c’è Ragioni sbagliate, il pezzo di apertura, punto di osservazione perfetto per affacciarsi sul mondo di Claudym.

Se volete invece farvi una bella scorpacciata di beat e bpm, li trovate in Trigger, proprio a metà del disco: un flashback diretto ad una festa dei primi anni ’00.

Segnatevi il nome Claudym ed evidenziatelo in colori fluo, perché lo risentirete…

Claudia Maccechini, in arte Claudym, è una cantante e illustratrice milanese.
La sua carriera musicale inizia con la pubblicazione dei primi brani, in lingua inglese, da indipendente.
Nel 2021 entra nel roster di Universal e inizia a scrivere in italiano. Scrive e compone personalmente le sue canzoni, nelle quali affronta tematiche molto intime e personali ma allo stesso tempo comuni alla maggior parte degli ascoltatori, fondendo il nuovo pop con tappeti elettronici dal retrogusto internazionale.

BITS-RECE: Francesco Bianconi Accade. Ovvero l’arte di bianconizzare

Mentre sul fronte Baustelle tutto resta silenzioso, Francesco Bianconi torna con il suo secondo lavoro da solista.

Dopo l’esordio nel 2020 con Forever, il cantautore toscano si mette ora alla prova con una raccolta di cover, Francesco Bianconi Accade. Il titolo, un po’ ironicamente e un maccheronicamente, prende spunto dalle performance live organizzate in streaming durante la pandemia: “accade” come traduzione di “happening”, nel senso di “ritrovo, evento”, ma anche come segno di qualcosa che nonostante tutto continua a muoversi, a esistere, ad accadere, appunto.

Dieci cover pescate nella musica italiana con l’unico criterio di avere tutte in sé almeno un “granellino” di Bianconi. E se per l’ascoltatore non è sempre facile scovarlo, questo granellino, una cosa è certa: insieme ai nuovi  arrangiamenti, la protagonista di questo disco è la voce di Bianconi, quella a cui ci ha sempre abituati fin dai primissimi esordi con i Baustelle.

Quella voce greve e sorniona, antica, volutamente aristocratica e rococò, solenne, in grado – volontariamente o no – di stendere un’ombra di decadenza su tutto quello che canta. E così accade qui.

Il cantautore si fa interprete e rivede ogni brano dalla sua prospettiva. In una parola, bianconizza.

Accade con i pezzi, non tra i più noti, scelti dal repertorio di due intoccabili come Guccini (Ti ricordi quei giorni) e Tenco (Quello che conta) e con l’omaggio ai Diaframma, band a cui molto devono i Baustelle (L’odore delle rose).

Quando rivede un classico come Domani è un altro giorno (a sua volta cover di The wonders you perform) Bianconi mette da parte l’interpretazione di Ornella Vanoni e aggiunge al brano un’aura quasi liturgica.

Ma questa è anche l’occasione per l’autore di farsi interprete di se stesso, e quindi ecco Io sono, scritta per Paola Turci, e poi La cometa di Halley e Bruci la città, portate al successo da Irene Grandi. Se nel primo caso la nuova formula funziona, negli altri due si sente perde purtroppo il luccichio e la forza delle versioni originali.

E poi c’è il vero colpo di teatro, l’eresia pop a cui Bianconi non ha voluto rinunciare, sicuramente non senza averci pensato con un mezzo sorriso.  Playa, ovvero il successone di Baby K di qualche estate fa. Ma dimenticatevi il reggaeton, il sole e le palme. In questo caso la bianconizzazione non si limita a trasformare, ma stravolge il mood della canzone. Il testo non cambia di una virgola, ma la leggerezza che tutti ricordavamo lascia il posto a una malinconia inedita, a dir poco sorprendente. Vincente la scelta di coinvolgere la stessa Baby K per il duetto: due poli opposti che escono dalle rispettive comfort zone per incontrarsi a metà strada. Poteva essere una collisione, è una rivelazione.

Anche questa è l’arte del bianconizzare.

“Canzoni d’Amore Nascoste”, 2 inediti nella nuova raccolta di Fabrizio Moro

“Come indica il titolo, questa è una raccolta di alcune canzoni d’amore che ho scritto durante il mio percorso. Ci sono le mie storie più importanti, quelle che sono rimaste irrisolte e quelle da cui sono nati i miei figli. Ci sono le storie che mi hanno fatto male e quelle che mi hanno migliorato come uomo. Ci sono tanti frammenti fondamentali del mio passato o fra queste parole, canzoni che sono rimaste sconosciute al grande pubblico e che ho voluto ri-arrangiare, ri-produrre e soprattutto ri-cantare con la vita accumulata fino ad oggi…canzoni d’amore nascoste parla di me, parla di tanti di voi, ma soprattutto parla d’amore”.

La nuova raccolta di Fabrizio MoroCanzoni d’Amore Nascoste, è disponibile in versione CD e vinile, in digitale e sulle piattaforme streaming. Prevista anche una special Edition a tiratura limitata e numerata, disponibile solo nello shop ufficiale. Il vinile sarà autografato e conterrà la riproduzione del manoscritto originale di “Nun c’ho niente”, una foto inedita e autografata e un’esclusiva bandana.
La accolta contiene 2 brani inediti, Nun c’ho niente e Voglio stare con te, e altre 9 canzoni ricantate, risuonate e con nuovi arrangiamenti, ed è stata anticipata a maggio dalla nuova versione di Il Senso di Ogni Cosa, pubblicato originariamente nel 2009. La copertina dell’album è firmata da Giada Domenicone.

Questa la tracklist:
Melodia di giugno
Domani
Nun c’ho niente (inedito)
Il senso di ogni cosa
Canzone giusta
Sangue nelle vene
Intanto
21 anni
Voglio stare con te (inedito)
L’illusione (sempre w l’amore)
Non è la stessa cosa

Da sempre molto attento alle tematiche sociali, Fabrizio Moro, attualmente è impegnato nella sceneggiatura di un film insieme al regista Alessio De Leonardis La trama è incentrata sulla vita di un pugile, a Roma, in un quartiere immaginario, che uscirà nelle sale cinematografiche nel 2021.

Foo Fighters: il nuovo album esce il 5 febbraio. Già disponibile il singolo “Shame Shame”

Uscirà il 5 febbraio in digitale, CD e vinile Medicine At Midnight, l’atteso nuovo album dei Foo Fighters.

Si tratta del decimo disco della band, che quest’anno ha festeggiato 25 anni di carriera. Prodotto da Greg Kurstin e dai Foo Fighters, registrato da Darrell Thorp e mixato da Mark “Spike” Stent, Medicine At Midnight racchiude in 37 minuti 9 tracce.

È già disponibile in digitale Shame Shame, il primo singolo che anticipa l’album.

Il 7 novembre la band, ospite dell’amico Dave Chappelle, ha trasformato il Saturday Night Live in una festa rock’n’roll eseguendo il brano per la prima volta dal vivo.

Questa la tracklist di Medicine At Midnight:

Making a Fire
Shame Shame
Cloudspotter
Waiting on a War
Medicine at Midnight
No Son of Mine
Holding Poison
Chasing Birds
Love Dies Young

I Foo Fighters si esibiranno in Italia il 12 giugno 2021 agli I-Days a Milano (per info: www.livenation.it/).

Francesco Bianconi, “Forever”. L’ambizione della malinconia

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

Quando il cantante di una band, che di solito ne è anche il frontman, decide di realizzare un progetto solista, la reazione che ne segue da parte del pubblico può essere di dispiacere, per vedere ormai segnato il destino del gruppo (perché 90 volte su 100 lo sappiamo come va a finire), o di curiosità per l’imminente nuovo progetto in arrivo. Talvolta questi due sentimenti si abbracciano, e quel che ne vien fuori è un misto di rimpianto ed eccitazione.

Così è stato per me, quando – ormai alcuni mesi fa – Francesco Bianconi ha annunciato l’uscita del primo progetto come solista. Io, che seguo i Baustelle da almeno una quindicina d’anni, non sapevo bene come prendere la notizia. A chiarirmi le idee non è bastata neanche l’uscita dei primi singoli, ma ho dovuto aspettare che Forever, questo il titolo del disco, vedesse la luce nella sua interezza. E adesso lo posso dire: qualunque sorte toccherà alla band, è una fortuna che Bianconi abbia deciso di realizzare un album come questo.

Forever è uno di quei dischi che hanno l’impronta dell’ambizione in ogni singola traccia, in ogni nota, in ogni sequenza di parole: un’ambizione alla bellezza e alla sfida del tempo, che poi è un po’ la stessa cosa, visto che il vero bello per sua natura non è scalfito dalle mode e dalle epoche.
Un’ambizione austera e discretissima, declinata sulle musiche da camera del quartetto d’archi Balanescu Quartet, spogliata delle ritmiche del basso e della batteria e con minimali utilizzi di elettronica. Quella che ne viene fuori è una tessitura elegante e profondamente malinconica, veste elitaria, ma perfetta, sulla quale si avvolgono le parole e il canto di Bianconi, che forse mai come adesso si lascia andare a un’introspezione sincera che comprende riflessioni spirituali, cinismo sfrontato, ironia velata.
Il buon Francesco non è certo una rivelazione, e anzi ormai sappiamo bene che nel cantautorato italiano il suo nome non ha più bisogno di presentazioni, ma per capirlo fino in fondo vale la pena dare almeno un ascolto a Il bene, L’abisso, alla splendida Zuma Beach o a Certi uomini. Una scrittura che passa dalla poesia più lirica a improvvisi squarci prosaici, che riesce a coniugare scandalo e pudore, sacro e laico.

Nei 40 minuti che compongono Forever non mancano poi selezionatissime incursioni, come quella di Rufus Wainwright, che canta anche in italiano i versi d’amore di “Andante”, o il canto struggente in arabo di Hindi Zahara in Faìka Llìl Wnhàr. E anche questo è un elemento di ambizione di Forever, volare sopra i confini geografici per farsi musica universale.

Se un giorno i Baustelle torneranno, li accoglierò a braccia aperte: nel frattempo mi soffermo ad ascoltare il passo lieve e malinconico di Francesco Bianconi.

Rettore: in arrivo il picture disc in vinile dell’album “Incantesimi notturni”


Buone news per i rettoriani all’ascolto.
Dal 20 luglio sarà infatti disponibile un’edizione speciale di Incantesimi notturni, l’album pubblicato da Rettore nel 1994, al cui interno trova spazio anche la ballad  Di notte specialmente, presentata quell’anno al Festival di Sanremo.
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Tale progetto, allora uscito solo in CD e musicassetta, verrà pubblicato il prossimo in vinyl edition e in 3 versioni: vinile nero, vinile colorato (blu trasparente), in arrivo il 20 luglio, e picture disc, in uscita poche settimane dopo.
Tutte le edizioni saranno a tiratura limitata e numerate sul retro copertina.

L’album sarà acquistabile sul sito www.zamusica.com e nei negozi che lo richiederanno.

Cinquant’anni di “Tea for the Tillerman”. A settembre una nuova versione dell’album di Yusuf/Cat Stevens

Tea for the Tillerman, l’album che nel 1970 ha segnato il successo di Yusuf / Cat Stevens, compie 50 anni.
Per festeggiare questo importante anniversario, il prossimo 18 settembre l’artista britannico pubblicherà una nuova versione del’album, Tea for the Tillerman², con nuovi arrangiamenti a distanza di mezzo secolo.

La nuova copertina dell’album illustra la stessa pittoresca scena Tea-Time dell’album originale, ma cinquant’anni dopo. Tillerman è tornato da una spedizione nello spazio e ha scoperto un mondo decisamente più oscuro. I due bambini stanno ancora suonando accanto a lui ma questa volta ascoltano in streaming la musica più recente e comunicano via FaceTime sui loro telefoni cellulari.

Il concept di Tea for the Tillerman² nasce da una conversazione tra Yusuf e suo figlio su come celebrare il cinquantesimo anniversario dell’album. Da lì l’idea di re-immaginare e ri-registrare le canzoni. Paul Samwell-Smith si è occupato della produzione nel Sud della Francia nell’estate del 2019 ai Fabrique Studios, vicino a St Remi. Lo studio ha una storia interessante, essendo stato in passato una fabbrica per tingere le prestigiose giacche rosse degli ussari di Napoleone, oltre ad essere sede di una delle più grandi collezioni di cinema classico francese e dischi in vinile. L’intera esperienza di registrazione è stata inoltre filmata.

“Anche se il mio cammino di cantautore non è limitato a Tillerman, le canzoni di quell’album mi hanno sicuramente definito ed hanno indicato la strada per il viaggio della mia vita misteriosa. Da quelle session originali ai Morgan Studios di Willesden nel 1970, Tillerman è cresciuto ed ha sviluppato la propria influenza sulla storia della musica e come colonna sonora per la vita di così tante persone. Come se il destino fosse in attesa di accadere, T4TT² sembra che il tempismo del suo messaggio sia arrivato di nuovo”. ha dichiarato Yusuf.
Molte delle 11 canzoni del Tillerman originale furono scritte da un Cat Stevens ventiduenne immerso nella sua Soho alla fine dei swinging sixties; ora vengono riproposte dopo una vita di introspezione e sono viste da una nuova prospettiva.

Tea for the Tillerman² vede Yusuf riunirsi con due dei personaggi chiave dell’album originale: il produttore Paul Samwell-Smith e il chitarrista Alun Davies. A loro si aggiungono il bassista Bruce Lynch, membro della band di Yusuf dalla metà degli anni ‘70, il chitarrista Eric Appapoulay e il polistrumentista Kwame Yeboah (percussioni e tastiere) che fanno parte dell’attuale live band di Yusuf; hanno inoltre partecipato alle registrazioni il chitarrista Jim Cregan, il tastierista Peter Vettese e David Hefti, che ha contribuito al sound di Yusuf dal vivo e in studio per quasi dieci anni, engineer delle session di registrazione.

Side A
Where Do The Children Play?
Hard Headed Woman
Wild World
Sad Lisa
Miles From Nowhere

Side B
But I Might Die Tonight
Longer Boats
Into White
On The Road To Find Out
Father And Son
Tea For The Tillerman

BITS-RECE: Populous “W”. Si scrive queer, si legge libertà

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

W come women, “donne”.
Come quelle ritratte sulla già iconicissima cover dell’album, opera del digital artist della scena queer berlinese Nicola Napoli. Come quelle che animano i featuring del disco. Come quelle che Populous ha scelto di celebrare nel suo quinto lavoro in studio. Donne libere, immaginate, immaginarie, archetipiche, donne al di fuori di ogni definizione, esattamente come la musica da sempre proposta dal DJ e produttore, all’anagrafe registrato come Andrea Mangia.

W è tutto questo, la celebrazione della libertà di essere e di esistere, la realizzazione di un sogno impossibile, l’incarnazione della cultura queer, ma anche l’esaltazione di una femminilità del tutto nuova.
Se in copertina assistiamo a un party utopico e impossibile a cui partecipano Grace Jones, Missy Elliott, Loredana Bertè, RuPaul, Aaliyha, Amanda Lear, Beth Ditto, Divine e M¥SS KETA, forse per celebrare l’avvento di un mondo matriarcale e in cui la femminilità stessa ha sciolto i nodi da ogni aspettativa e convenzione, dentro all’album questa libertà prende la forma di una rottura di genere, tra fusioni e contaminazioni inedite.
In appena 10 brani, Populous compie un giro del mondo raccogliendo le più variegate ispirazioni esotiche dal sud America, dal Medio Oriente, dall’Oriente più estremo, dalle ballroom degli anni ’90, e fonde il tutto in un pastiche ipnotico, psichedelico, seducente e incredibile, quasi come fosse la musica di una nuova liturgia underground.
Voguing, ritmi afro-samba ispirati a Vinicius de Moraes, cumbia, dream pop, house, ma chissà quanto altro ancora si annida tra questi beat camaleontici.

L’artista argentina Sobrenadar è l’ospite chiamata in Desierto, che apre l’album all’insegna di beat e atmosfere oniriche, poi le suggestioni del dream pop si stendono in Soy Lo Que Soy, la seconda traccia, intrecciandosi alle ritmiche latine e bassi di ispirazione dance-hall con il duo elettronico messicano dei Sotomayor.

La voce ammaliante della brasiliana Emmanuelle fa da guida nella sensualissima Flores no mar, altro momento in cui Populous fa incontrare psichedelia e ambientazioni tropicali, rendendo un personale omaggio agli afro-samba di Vinicius de Moraes.
Un vortice di ipnosi sonora pervade Fuera de mi, vera e propria celebrazione dell’estasi, dove a farla da padrona è la voce della producer argentina Kaleema.
Con la quinta traccia, HOUSE OF KETA, lo scenario cambia radicalmente, e dai paesaggi esotici e tropicali ci si ritrova catapultati nel mondo glamouroso di una ballroom al suono della glitch house in compagnia di M¥SS KETA, incarnazione dell’anima delle notti milanesi, ma sempre più anche icona globale di una femminilità rivoluzionaria, nonché da anni sodale di Populous. Insieme a lei fa la sua comparsa, direttamente dalla House of Gucci, anche Gorgeous Kenjii, performer, danzatore e coreografo, “madre” della scena voguing italiana. L’ispirazione del brano è arrivata il giorno dopo il Milano Pride 2019: come in un’immaginaria riunione della massoneria queer, Populous ha chiamato a raccolta il creative director Protopapa, il producer RIVA e il collettivo Motel Forlanini.

Cumbia e sapori tropicali miscelati a un’attitudine dub, danno vita alla strumentale Banda, a cui prende parte la producer di Buenos Aires Barda, mentre Petalo vede il featuring dei Weste. Quando arriva il momento di Out of space, con il featuring della polistrumentista giapponese Mayuko Hitotsuyanagi aka Cuushe, si vola in estremo Oriente per una una danza senza fine, in un immaginario giardino zen illuminato dall’alba.
Lisergica e minimale, Getting Lost suona come un invito a perdersi. A dare un tocco di grazia eterea con il canto è L I M, mentre la chiusura dell’album è nelle mani di Matilde Davoli e Lucia Manca, che presta la voce a Roma, omaggio all’omonimo film di Alfonso Cuarón.

Se il viaggio di W si chiude metaforicamente a Roma, quello musicale sembra non concludersi mai, esattamente come il messaggio pulsante che anima l’arte di Populous: liberazione dagli stereotipi, liberazione dalle categorizzazioni, liberazione dalle convenzioni.

 

BITS-RECE: Andrea Nardinocchi, “La stessa emozione”. La delicata leggerezza dell’essere

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

C’è una cosa che mi è sempre piaciuta particolarmente in quello che fa Andrea Nardinocchi, ed è una forma di gentilezza e un’innocenza che immancabilmente emerge – forse inconsapevolmente – nella sua scrittura e nel suo modo di cantare. Era così in Un posto per me, il singolo che lo ha lanciato nel 2013 ed è così ancora oggi che torna con il terzo album, La stessa emozione, il primo dopo cinque anni di relativo silenzio rotto solo da alcuni singoli.
Nardinocchi sa raccontare l’amore, la felicità, la rabbia e la delusione con incredibile trasparenza, e allo stesso tempo con una leggerezza non comune. Lo ascolti cantare ed è come se ogni volta lui voglia aprire completamente il suo mondo a te, affidandoti pensieri e confidenze come si farebbe con un amico, e lo fa nel suo linguaggio personale che come sempre comprende pop, nu soul, funk, r’n’b ed elettronica.

Prodotto dai Mamakass, La stessa emozione è il risultato di una gestazione lunga, in cui sono racchiusi gli ultimi tre anni “di trip” di Andrea, come ha lui stesso dichiarato.
Ad aprire l’album è Tutto perfetto, un piccolo manifesto di felicità quasi silenziosa, il funk illumina la già raggiante dichiarazione d’amore di Quando ti ho visto, mentre Droga gioca su un’efficace metafora. Ma a caratterizzare l’atmosfera del disco è soprattutto l’introspezione, che torna tra le righe di Ridicolo e di Sanremo amore scusa, racconto agrodolce in cui si incrocia l’esperienza sanremese del 2013 e la fine di una relazione, e poi ancora di Solo pensieri, Sono sicuro, fino ad arrivare alla conclusione di Ti voglio bene, dichiarazione di affetto sincera e senza retorica.

La stesso emozione è un disco dai toni sfumati e dal carattere defilato, che non si vergogna però di mostrare anche un certo lato agrodolce. E proprio per questo il ritorno di Nardinocchi fa ancora più piacere.

“KiCk i”: anche Bjork e Rosalía nel nuovo album di Arca

 


A tre anni dal suo omonimo album, Arca ha annunciato ufficialmente KiCk i, il suo nuovo album, in uscita in digitale il 26 giugno e in fisico (vinile/CD) il 17 luglio su XL Recordings. Prodotto e registrato da Arca, KiCk i definisce una nuova era caratterizzata da molteplici melodie per l’artista, cantante, DJ, performer e compositrice venezuelana.

Il nuovo lavoro vede anche la partecipazione di artisti internazionali come BjörkRosalía, Shygirl SOPHIE: è la prima volta che Arca invita collaboratori nel suo mondo, avendo precedentemente prestato il suo sound ad alcuni artisti avant-pop dell’ultimo decennio.

La copertina di KiCk a cura di Carlota Guerrero, Carlos Sáez e Arca
La copertina di KiCk i a cura di Carlota Guerrero, Carlos Sáez e Arca

Dopo la pubblicazione di Nonbinary, Arca ha condiviso anche il video del primo singolo tratto da KiCk iTime.
Il brano è stato presentato in anteprima nel settembre 2019 durante Mutant;Faith,una performance sperimentale in quattro parti tenutasi al The Shed, uno spazio per le arti performative a New York City.

KiCk i non è solo una celebrazione della gioia che Arca è riuscita a trovare nella sua vita, ma rappresenta anche il viaggio faticoso per trovarla. Le difficoltà nel riconciliarsi con il suo patrimonio venezuelano e la sua identità trans Latinx, emergono con il reggaetón e il pop en Español. Ma KiCk i non è solo un album pop, o un album sperimentale o ancora, semplicemente un mix tra i due, piuttosto è tutto in una volta. Il bubblegum convive con il noise rigido, la psichedelia elettronica, ballate, inni, risate, lacrime, passione ed espressioni di fede.

“Non voglio essere legata ad un genere,” afferma Arca, “non voglio essere etichettata come una sola cosa.” Il suo essere nonbinary non finisce con la sua identità di genere. Si tratta di una mentalità dove una cosa non deve essere solo una cosa, dove multipli significati, multiple realtà possono coesistere in un equilibrio sovrapposto. In questo spazio fatto di diversi stati, dove una cosa può essere un’altra, Arca ha scoperto un vasto campo di potere creativo intatto.

Questa la tracklist di KiCk i:

1. Nonbinary
2. Time
3. Mequetrefe
4. Riquiqui
5. Calor
6. Afterwards ft. Björk
7. Watch ft. Shygirl
8. KLK ft. Rosalía
9. Rip The Slit
10. La Chíqui ft. SOPHIE
11. Machote
12. No Queda Nada

Dal 17 luglio l’album sarà disponibile su vinile (LP singolo con copertina apribile e un booklet di 16 pagine contenente arte originale di Arca) e CD (in un ejector case nero).

 

Negli ultimi otto anni Arca si è creata il suo percorso attraverso lo spirito del tempo. Ogni volta che posiamo lo sguardo su di lei, la vediamo sotto nuove forme – scultrice del rumore, diva, filosofa, esperta di fashion, party girl, DJ, artista, pittrice. La sua mentalità non-binaria che le permette di avere infinite possibilità, si riflette nella sua incredibile serie di lavori che includono tre album e numerosi mixtape. Ha inoltre prodotto album per Björk, Kayne West, FKA twigs, ha composto musica per MoMA e Analogue’s Mega SG, ha presentato il party PREP+ di Frank Ocean e si è esibita con Labèque sisters alla sfilata autunno/inverno 2020 di Riccardo Tisci per Burberry.
Arca è anche pittrice (creando le sue copertine), modella (firmando con Elite) e innovatrice tecnologica (progettando alcuni dei suoi strumenti). Ma è la trasformazione in sè a rappresentare il suo lavoro più vero di sempre. Esempio di ciò è stata la sfaccettata performance Mutant;Faith, che ha ispirato il direttore artistico Alex Poots a definirla “un assaggio del futuro in cui spero”.

È sempre stato chiaro – almeno a coloro che hanno prestato attenzione – che questa metamorfosi si stava dirigendo verso qualcosa di nuovo e grandioso. Ora che anche l’ultimo velo è caduto, la crisalide si apre. Nasce così una nuova regina, mutante e splendida. Una donna trans latinx che sta ridefinendo il ruolo della diva per una nuova generazione.