SOPHIE: fuori due nuove tracce. A settembre arriva l’album postumo

SOPHIE: fuori due nuove tracce. A settembre arriva l’album postumo

Sono stati svelati due nuovi brani dall’attesissimo album postumo della producer SOPHIE, in uscita il prossimo 27 settembre.


Le due nuove tracce – che seguono la pubblicazione del primo singolo singolo Reason Why, con Kim Petras e BC Kingdom – si intitolano Berlin Nightmare (feat. Evita Manji) e One More Time (feat. Popstar) e offrono uno sguardo approfondito di quello che ci si può aspettare dall’album.

Creato dalla stessa SOPHIE e da alcuni dei suoi più cari collaboratori, il disco, il cui titolo sarà proprio SOPHIE, era quasi completato quando l’artista è morta tragicamente in Grecia, ed è stato poi portato a termine con amore proprio da suoi collaboratori.

SOPHIE uscirà tramite su etichetta Transgressive e Future Classic il 27 settembre 2024, ed è già disponibile in preordine.

Questo nuovo lavoro sarà il seguito del rivoluzionario album debutto, OIL OF EVERY PEARL’S UN-INSIDES, pubblicato nel 2018, e della compilation di singoli PRODUCT, uscita nel 2015.

Cinque canzoni (più una) per ricordare Sinéad O’Connor a un anno dalla morte

Cinque canzoni (più una) per ricordare Sinéad O’Connor a un anno dalla morte

Il 26 luglio2023 ci lasciava improvvisamente Sinéad O’Connor.

Interprete, autrice, musicista, nonostante difficili vicende personali e una carriera non sempre fortunatissima, la sua indole ribelle e la sua voce chiarissima l’hanno resa una delle icone degli anni ’90. La sua fama è legata soprattutto a Nothing Compares 2 U, ma la sua discografia è colma di episodi non meno preziosi, che meritano di essere riscoperti.

Sfogliando tra i suoi album, ne proponiamo cinque (+1 bonus):

1 – Troy, dall’album “The Lion and the Cobra”. Il suo primo singolo. Epico, drammatico, incandescente. Si parla della fine di un amore, una preghiera che volge in dichiarazione di guerra. 6 minuti e mezzo attraversati da una tensione compatta. La voce di O’Connor splende, il suo canto è limpidissimo e violento allo stesso tempo.

2 – The Emperor’s New Clothes, dall’album “I Do Not Want What I Haven’t Got”. Siamo al secondo album, quello che ha dato a O’Connor la grande notorietà. Nel brano manifesta insofferenza verso le pressioni da parte del pubblico e non nasconde i timori per come potrebbe cambiare la sua vita. A posteriori, una profezia.

3 – Why Don’t You Do Right?, dall’album “Am I Not Your Girl?”. Ormai interprete pop-rock affermata, al terzo disco O’Connor compie una virata e propone una raccolta di cover in chiave jazz, tra cui questa. Il disco è tra i meno conosciuti della sua discografia, ma resta la testimonianza di un’artista che non ha mai avuto paura di lasciare la strada già tracciata.

4 – No Man’s Woman, dall’album “Faith & Courage”. È il singolo di lancio del quinto album, pubblicato dopo alcuni anni di silenzio. O’Connor si presenta come una combattente fiera e indipendente, e il rock è la sua arma.

5 – Take Me to Church, dall’album “I’m not Bossy, I’m the Boss”. Arriviamo all’ultimo disco, pubblicato nel 2014. Il brano è un flusso di coscienza ininterrotto e impetuoso, un fiume di parole che sembrano voler cancellare il passato, alla ricerca di redenzione e perdono. Da qualche anno la sua voce è più increspata di un tempo, ma le sue corde emotive sono sempre tesissime.

Bonus: Special Cases. Un brano dei Massive Attack a cui Sinéad ha prestato la voce. Anno 2003; il gruppo inglese pubbica l’album “100th Window” e sceglie questo brano come singolo di punta. Ci troviamo nei territori del trip-hop e la voce di O’Connor è il velluto perfetto per rivestire quelle atmosfere oscure.

Katy Perry: fuori in digitale “Womans’ World EP”, ma il singolo non funziona

Katy Perry: fuori in digitale “Womans’ World EP”, ma il singolo non funziona

Doveva essere uno dei grandi ritorni discografici dell’anno, ma – almeno per il momento – l’accoglienza riservata a Katy Perry e al suo nuovo singolo Womans’ World è stata piuttosto tiepida, sia da parte della critica che dei fan.

A 6 giorni dall’uscita infatti il video conta su Youtube meno di 10 milioni di views, mentre gli stream su Spotify ammontano a poco più di 8 milioni. Numeri davvero irrisori se rapportati a quelli di altri colleghi e se si tiene conto della rilevanza del nome di Katy Perry sulla scena mondiale.

Tutto questo si accompagna a recensioni ben poco lusinghiere da parte della stampa.

L’impressione è che la cantante sia rimasta troppo fedele alle sonorità delle sue fortunate produzioni del passato, proponendo una formula di “bubblegum pop” troppo scontata, senza riuscire a confezionare un altro banger dotato della stessa forza di Firework, Roar o Dark Horse, giusto per citare tre punte di diamante della discografia perryana.

Se Womans’ World poteva forse andare bene per riempire la tracklist di un album di un’artista di seconda fila qualche anno fa, oggi non può essere il singolo di punta per il nuovo progetto di Katy Perry.

Gli anni ’10 sono musicalmente lontani anni luce, e neanche le deludenti performance dei precedenti album Witness e Smile sembrano essere servite a Katy per capire che era necessaria un’evoluzione sonora, anche solo per dimostrare di essere cresciuta, insieme al suo pubblico.

Nell’attesa di capire cosa riserverà il nuovo album, 143, in arrivo il prossimo 20 settembre, è uscito in digitale Womans’ World EP, con 5 nuove versioni del brano: la base musicale, la versione extended, un remix, la versione speed up e la versione solo vox.

Coldplay: un’iniziativa speciale per l’ambiente in occasione dei concerti italiani

Coldplay: un’iniziativa speciale per l’ambiente in occasione dei concerti italiani

In occasione dei quattro concerti dei Coldplay allo stadio Olimpico di Roma previsti per il 12, 13, 15 e 16, fino a sabato 20 luglio è attiva un’iniziativa per i fan della band promossa da Warner Music Italy in collaborazione con lo store romano Discoteca Laziale (via Giolitti 263).


“Rispettare l’ambiente oggi conviene di più” è lo slogan alla base di questa operazione che, nella politica ambientalista promossa dalla band, invita i fan a portare una bottiglia di plastica vuota nel negozio romano e, preordinando il nuovo album Moon Music, in uscita il 4 ottobre, si avrà uno sconto del 20% su tutto il catalogo dei Coldplay disponibile nello store e sul preorder delle ristampe EcoRecords in uscita a settembre.

Insieme alle innovative misure di sostenibilità adottate dai Coldplay durante l’attuale tour – che finora ha prodotto il 59% in meno di emissioni di CO2 rispetto al precedente tour negli stadi – la band si è impegnata a fondo per rendere la pubblicazione fisica di Moon Music il più sostenibile possibile.

Questo sarà il primo album al mondo pubblicato in LP EcoRecord rPET da 140 grammi: ogni copia contiene nove bottiglie di plastica PET riciclata recuperate dai rifiuti post-consumo. In questo modo si eviterà la produzione di oltre 25 tonnellate metriche di plastica vergine e si otterrà una riduzione dell’85% delle emissioni di CO2/kg nel processo di produzione rispetto al vinile tradizionale da 140 grammi.

Inoltre, la band ha collaborato con il partner di lunga data The Ocean Cleanup per creare un ulteriore formato: l’LP Notebook Edition EcoRecord rPET. L’rPET di questa edizione è composto per il 70% da plastica di fiume, intercettata da The Ocean Cleanup nel Rio Las Vacas, in Guatemala, per evitare che raggiunga il Golfo dell’Honduras e l’Oceano Atlantico.
Le edizioni in CD saranno le prime al mondo a essere pubblicate su EcoCD, creato con il 90% di policarbonato riciclato, proveniente da flussi di rifiuti post-consumo. Ciò consentirà di ridurre le emissioni di CO2/kg di almeno il 78% e di evitare la produzione di oltre cinque tonnellate metriche di plastica vergine.

Nel tentativo di ridurre gli sprechi, la prima edizione di Moon Music (sia EcoRecord rPET LP che EcoCD) sarà strettamente limitata e prodotta con specifiche più elevate rispetto alle edizioni future. Tutti i prodotti EcoRecord rPET LP della prima edizione saranno numerati singolarmente.

Moon Music è disponibile per il pre-ordine in quattro formati fisici, tutti contrassegnati come Prima Edizione, con tutti i prodotti EcoRecord rPET LP numerati singolarmente:

  • Standard EcoCD
  • Standard Numbered EcoRecord rPET LP
  • Notebook Edition EcoCD
  • Notebook Edition Numbered EcoRecord rPET LP+ EcoCD

L’edizione Notebook (EcoCD e EcoRecord rPET LP) è disponibile in un libro cartonato rilegato. Il libro è una replica fedele del taccuino di studio originale di Chris Martin, con 28 pagine di appunti inediti, testi e illustrazioni del processo di scrittura e registrazione dell’album.

L’edizione Notebook include anche note vocali e demo aggiuntive dalle sessioni di registrazione dell’album, fornendo una visione speciale dello sviluppo della musica.

Tutti i formati sono disponibili per il pre-ordine sul negozio ufficiale della band, con un numero limitato di versioni autografate, all’indirizzo store.coldplay.com.

Le Orme: in arrivo uno special box in CD e vinile e 5 titoli in ristampa

Le Orme: in arrivo uno special box in CD e vinile e 5 titoli in ristampa

A partire dal 26 luglio 2024, Warner Music Italy, nell’ottica della valorizzazione degli artisti storici anche attraverso i loro lavori più recenti, contribuirà a dare nuova vita a cinque titoli di uno tra i gruppi più rappresentativi ed influenti della storia del progressive non solo italiano, Le Orme.

Si parte con un’uscita imperdibile: Le Orme & Friends, un maestoso cofanetto su etichetta Hi_QU Music e distribuzione Warner Music in preorder al link https://bio.to/LeOrmeandFriends, disponibile in due diversi formati: box Limited Edition numerato (composto da due vinili singoli colorati, rosso trasparente e blu trasparente, e un doppio vinile nero) e triplo CD.

Si tratta del più recente lavoro del gruppo, l’ultima opera del loro percorso in cui compaiono alcuni dei musicisti storici.

Un progetto ambizioso e straordinariamente ricco, che ripercorre il lungo viaggio del gruppo: un’opera per lo più corale che vede riuniti alcuni tra i musicisti più importanti della storia del gruppo (Tony Pagliuca, Tolo Marton, Francesco Sartori, Jimmy Spitaleri e Fabio Trentini) e molti ospiti che hanno collaborato con lorotra cui Osanna, Le Folli Arie, Mangala Vallis, The Trip con Nico di Palo, I Monkey Diet e i Tal Neunder (questi ultimi usciranno con il loro primo album L’albero della vita in cd, vinile e digitale, il 26 luglio sempre distribuzione Warner Music Italy).

Tre ore di musica in cui si esplorano diversi mondi artistici, come è nel DNA del gruppo fin dagli esordi. Un incontro che ha dato degli esiti sorprendenti: il primo volume dal titolo, Le Orme, mostra il gruppo nella sua essenza; il secondo volume, Old Friends, riabbraccia gli amici di sempre; infine, New Friends,  con gli incontri dei nuovi compagni di viaggio.

Questa la tracklist completa:

Volume 1 “Le Orme”: Ouverture; Acqua di luna; Ferro e fuoco; Lucciole di vetro; L’alba della partenza; Rosa dei venti; Caigo

Volume 2 “Old friends”: L’indeciso (Tony Pagliuca & Le Orme); Partire (Tony Pagliuca & Le Orme); Adamo dove sei (Le Orme & Tony Pagliuca); Prologo (Le Orme & Tony Pagliuca); Fly fly my friends (Le Orme & Tony Pagliuca); The waiting (Le Orme feat. Tolo Marton); If I could go back (Le Orme feat. Tolo Marton); Valzette (Le Orme feat. Tolo Marton); La mia musica (Le Orme feat. Jimmy Spitaleri); Al mito Orme (Le Orme feat. Francesco Sartori)

Volume 3 “New Friends”: Il mio Capitano (feat. The Trip & Nico Di Palo); Prog garden Medley (feat. Osanna); Salto nel buio (feat. Le folli arie); The Mask (feat. Mangala Vallis); 21.12.12 (feat. Mangala Vallis); Just You and Me (feat. Moongarden); Sirima (feat. Tal Neunder); Tango Zoppo (feat. Divae Project); La città sottile (feat. Divae Project); Lava bollente (feat. Alex Carpani); È Nata Una Stella (feat. Sezione Frenante); Sleeping Sand, Silent Cloud (feat. Monkey Diet)

Dopo Le Orme & Friends sarà la volta de La via della seta, che verrà ripubblicato sia in vinile che in CD alla fine di settembre. Si tratta del primo lavoro senza Aldo Tagliapietra.
Le Orme nella formazione di Michi Dei Rossi e Jimmy Spitaleri, registrarono nel 2011 un concept album con testi di Maurizio Monti, prodotto da Enrico Vesco e con Guido Bellachioma come Art Director.

Ad ottobre verrà ripubblicato Felona e Sorona 2016; seguiranno poi Classicorme e Live in Pennsylvania.

Protagonisti della grande era del rock made in Italy e autori del primo album di progressive italiano, Le Orme rappresentano il punto di incontro tra la magniloquenza del nostro prog e le aspirazioni più pop del cantautorato italico.

La loro avventura ha trovato espressione e spazio nella produzione di entrambe. Il gruppo veneziano, prima di diventare un’icona del prog, è stato uno dei primi esempi di pop psichedelico. Le Orme sono anche la dimostrazione che il prog rock può sposarsi con la poesia e con le sonorità classiche.

Mariah Carey: arriva in digitale l’edizione per i 25 anni di “Rainbow”. Da ottobre anche in vinile

Mariah Carey: arriva in digitale l’edizione per i 25 anni di “Rainbow”. Da ottobre anche in vinile

In occasione del mese del Pride arriva in digitale Rainbow: 25th Anniversary Expanded Edition (Legacy Recordings), l’edizione speciale del settimo album di Mariah Carey, uscito 25 anni fa, il 2 novembre 1999.

Rispetto alla versione originale, la riedizione del disco contiene tracce alcune inedite, le hit amate dai fan, esibizioni dal vivo, remix e altre chicche, compresa una registrazione di Rainbow’s End prodotta da Mariah Carey e David Morales e due nuovi remix di Jermaine Dupri e David Morales.

Rainbow: 25th Anniversary Expanded Edition sarà disponibile dal 18 ottobre anche in versione vinile, un doppio LP con dischi illustrati arcobaleno.
Il pre-order del vinile è disponibile a questo link.

Rainbow presenta due dei singoli numero uno di Mariah, Heartbreaker ft. Jay-Z e Thank God I Found You ft. Joe e 98 Degrees.
L’album ha debuttato al #2 della classifica Billboard 200 ed è certificato 3 volte Platino negli Stati Uniti, 4 volte Platino in Giappone e 3 volte Platino in Canada.
Ha venduto oltre 10 milioni di copie a livello globale ed è stato ascoltato in streaming oltre 1 miliardo di volte in tutto il mondo.

La pubblicazione di Rainbow: 25th Anniversary Expanded Edition arriva dopo altri due importanti anniversari che hanno visto coinvolta l’artista donna con più dischi venduti al mondo e con un catalogo ampio e senza tempo: Butterfly 25 e Music Box 30.

In concomitanza con la release deel’album, è uscito anche lo speciale merchandising per il Pride. La collezione online è disponibile ora per i fan, esclusivamente nel negozio ufficiale Amazon di Mariah Carey.

Digital Tracklist

Heartbreaker (feat. Jay-Z)
Can’t Take That Away (Mariah’s Theme)
Bliss
How Much (feat. Usher)
After Tonight
X-Girlfriend
Heartbreaker (feat. Da Brat & Missy Elliott) (Remix)
Vulnerability (Interlude)
Against All Odds (Take A Look At Me Now)
Crybaby (feat. Snoop Dogg)
Did I Do That?
Petals
Rainbow (Interlude)
Thank God I Found You (feat. Joe & 98°)
Rainbow’s End **
How Much (feat. Usher) (So So Def Remix) **
Thank God I Found You (Make It Last Remix) (feat. Joe & Nas)
Against All Odds (Take A Look At Me Now) (feat. Westlife)
There For Me **
Thank God I Found You (Mariah Only Version) **
Love Hangover/Heartbreaker- Live at VH1 Divas 2000
Can’t Take That Away (Mariah’s Theme)- Live at VH1 Divas 2000 **
Bliss (Acapella) **
There For Me (Acapella) **
Heartbreaker/If You Should Ever Be Lonely (Junior’s Heartbreaker Club Mix)
Can’t Take That Away (Mariah’s Theme) (Morales Revival Triumphant Mix)
Against All Odds (Take A Look At Me Now) (Pound Boys Main Mix)
Rainbow’s End (David Morales Extended Mix) **

Vinyl Tracklist

LP 1

Side A

Heartbreaker (Feat. Jay-Z)
Can’t Take That Away (Mariah’s Theme) **
Bliss
How Much (Feat. Usher)

Side B

After Tonight
X-Girlfriend
Heartbreaker (Feat. Da Brat & Missy Elliott (Remix)
Vulnerability (Interlude)
Against All Odds (Take A Look At Me Now)

LP 2

Side C

Crybaby (Feat. Snoop Dogg)
Did I Do That?
Petals
Rainbow (Interlude)
Thank God I Found You (Feat. Joe & 98°)
Rainbow’s End **

LP 2

Side D

Thank God I Found You (Feat. Joe & Nas) (Make It Last Remix)
Against All Odds (Take A Look At Me Now) (Feat. Westlife)
How Much (Feat. Usher) (So So Def Remix) **
Can’t Take That Away (Mariah’s Theme) (Live at VH1 Divas 2000) **
Love Hangover/Heartbreaker- (Live at VH1 Divas 2000)

 

**Nuove tracce

#BITS-RECE: Sethu, “tutti i colori del buio”. La fine è l’inizio

#BITS-RECE: Sethu, “tutti i colori del buio”. La fine è l’inizio

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit

“ho visto un ragazzo stanco
sopra il tetto di un palazzo
quando i tuoi sogni muoiono
non sai dov’è che volano
ma sta con la faccia all’angolo
perché i ragazzi non piangono
c’è una canzone in radio
ma ora noi non cantiamo”

(da ragazzi perduti)

 

Questo album avrebbe anche potuto non vedere mai la luce. Ma questo album è anche la testimonianza di una salvezza.

Per capire da dove nasce dobbiamo fare un passo indietro, a Sanremo 2023, quando Sethu si presenta al grande pubblico con il brano Cause perse. Al termine della kermesse la classifica parla chiaro, l’artista savonese è ultimo. Poteva andare meglio, ma tutto sommato per lui non è stato un dramma, se non fosse che nella testa di Sethu iniziano a prendere forma domande sul senso di fare musica, sugli obiettivi non raggiunti, sulle aspettative da soddisfare, sulla necessità – agli occhi degli altri – di capitalizzare a ogni costo l’esperienza sanremese per trasformarla in una svolta, come l’anno prima era stato per Tananai, e ancora prima per Vasco.

Ecco che il dopo-Sanremo si rivela una voragine, psicologicamente parlando: è il ritorno alla realtà, il ritorno a fare musica solo per la propria missione personale, con le sole proprie forze. Si (ri)affacciano la depressione, l’ansia da prestazione, le paranoie, una latente tendenza a una bassa autostima. In una parola, arriva la crisi. Sethu si allontana anche da Jiz, suo gemello di sangue e di musica, dal momento che è insieme a lui che nascono le sue canzoni.
Poi, per entrambi, la decisione salvifica di (ri)entrare in terapia. E lì, dove c’era solo buio, torna la luce; lì, dove c’era solo nero, tornano a distinguersi i colori. tutti i colori del buio, appunto, quelli che daranno poi il titolo al disco della rinascita e della salvezza.

E a proposito del titolo, si tratta di una diretta citazione del film Tutti i colori del buio di Sergio Martino. Ma tutto il disco è costellato da citazioni che spaziano da Baudelaire, CCCP e persino Club Dogo.

Si badi però che questo è un disco cosparso pur sempre da un’aura e da un mood fuligginosi: la tinta predominante è quella del nero, con la differenza che grazie alla terapia Sethu ha saputo coglierne le numerose sfumature.

L’artista savonese parte da sé, parte dalla propria vicenda personale, ma è chiaro che quello che racconta in questi brani è lo scenario che attanaglia un’intera generazione. Brani come per noia, i ragazzi perduti, troppo stanchi – l’unica traccia a non essere stata composta in quest’ultimo anno – o problemi sono pennellate fosche e violente che tratteggiano un panorama ampio.

“siamo troppo stanchi per la nostra età
e tutto questo un giorno ci ucciderà
non puoi darmi l’aria che mi manca
sciolgo mille pillole dentro l’acqua
non sto bene portami via
quando la notte era nostra e tu eri mia”

(da troppo stanchi)

“sono magro fino all’osso amici nelle foto
la metà ti vuole morto l’altra ti vorrebbe fottere
mi compro casa nuova così la riempio di vuoto
però qui non siamo a scuola un problema non lo risolvo
sognavo troppo da piccolo
ora mi sveglio in un incubo
e in gola mi è rimasto un nodo
che nessuno scioglierà”
(da problemi)

Si risente, ovviamente, anche l’eco dell’esperienza sanremese, che irrompe in sottopressione (non mi avranno mai), brano dal titolo eloquente, mentre verso la fine, in triste vederti felice, c’è spazio anche per una confessione spesso censurata: l’incapacità di provare felicità nel vedere qualcuno a cui siamo – o siamo stati legati – che è riuscito ad andare avanti, cambiare orizzonti, prospettive, obiettivi, mentre noi ci sentiamo ancora al punto di partenza, gli stessi che eravamo prima, aggrappati ai ricordi di quelli che eravamo.

tutti i colori del buio è un disco fosco, dicevamo, depresso anche nel senso clinico del termine, ma è anche l’occasione per gettare uno sguardo approfondito sull’oscurità, per riuscire a scorgervi impercettibili sfumature. Ed è per questo che, in mezzo a questa nerissima tempesta, non si possono non cogliere i segnali di una promessa di serenità: “ma forse un giorno dalle lacrime farai crescere gli alberi dove tu salirai per stare bene / e forse un giorno senza pillole vedrai volare gli angeli e anche tu riuscirai a stare bene” canta ancora Sethu in i ragazzi perduti.

Perché, lo abbiamo detto fin dall’inizio, questo disco è anche la storia di una salvezza, quella portata dalla terapia e dal prendersi cura della salute mentale, tema sempre più attuale e su cui Sethu vuole gettare luce.

In fine, per concludere, una notazione di stile per nulla secondaria per il sottoscritto: se vi accingerete all’ascolto dell’album, non fatevi ingannare dal volto del vampiro della copertina, né tantomeno dall’estetica profondamente dark dell’artista, e neppure dalle primissime note d’organo in apertura.
Seppure questo è un album dall’umore nero, le sue atmosfere sonore poco hanno a che fare con l’immaginario gotico: qui a predominare è un’impronta molto meno lugubre e molto più “sporca”, che ha molta più familiarità con il punk, e addirittura con il breakbeat.

Anche questa, dopo tutto, è una notevole sfumatura di buio.

 

 

 

BITS-RECE: Michelangelo Vood, “Non c’è più tempo”. Nonostante tutto, sperare ancora

BITS-RECE: Michelangelo Vood, “Non c’è più tempo”. Nonostante tutto, sperare ancora

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

Lasciate ogni speranza, o Voi che ascoltate. Perché in questo disco di speranza ce n’è davvero poca.

In compenso, c’è tanto, tantissimo cuore, e tanta, tantissima poesia. Questo è uno di quei dischi fatti prima di tutto di parole, di pensieri, di riflessioni, di confidenze, e solo dopo di musica e melodie.
E non perché la musica sia secondaria, ma perché qui più di tutto emerge un’urgenza di scrivere, di buttare fuori un mondo di paure, di ansie, di aspettative disattese, di promesse che qualcuno là fuori non ha mantenuto.

Non c’è più tempo, album d’esordio di Michelangelo Vood, è un bilancio di vita alla soglia dei 30 anni, un resoconto di pagine parecchio disilluse. Perché avere 30 anni oggi non è facile, e può fare paura. Anzi, ha sempre fatto paura, perché i 30 anni hanno sempre rappresentato una sorta di punto di non ritorno.

Ne L’ultimo bacio, pellicola diventata simbolo di una generazione, Gabriele Muccino aveva tratteggiato magnificamente la crisi dei trentenni: ma lì era diverso, molto diverso. Erano i primissimi anni ’00, e i trentenni di allora soffrivano soprattutto per la fine della loro “età dell’oro”, quella fatta di spensieratezza e di mancanza di grandi responsabilità.

Ma chi ai 30 anni ci arriva oggi si trova davanti uno scenario ben più complesso. Certo, ognuno vive la propria età e il proprio presente a modo suo, ma che avere 30 anni oggi sia una sorta di sciagura non è difficile crederlo, anche per chi – come il sottoscritto – ci è già passato da un po’.

Quello che Michelangelo Vood ha fatto nel suo primo album è stato mettere a fuoco il quadro della sua generazione e consegnarcelo con i tratti nitidi e sensibili della sua scrittura.

“Siamo nomadi, figli dei dollari, del Millennium Bug, di una madre in provincia sola”, canta in Millennium Bug, un brano-manifesto su cui domina una malinconia che fa stringere il cuore. E poi prosegue: “Chissà se è questo che volevo quel giorno di novembre solo dentro a un treno, che corre verso nord”.
In quanti questa domanda se la saranno fatti?

Lasciare la provincia, lasciare gli affetti, i genitori, raggiungere la metropoli, tenere accesi i sogni e i progetti, nonostante tutto. E poi veder finire un amore, sentirsi vulnerabili, ma avere la forza di riconoscerlo, e poi, inspiegabilmente, sentir nascere una forza che ti spinge avanti. Ancora, nonostante tutto. Istinto di sopravvivenza? Incoscienza? O forse un barlume di speranza?

C’è proprio così tanta vita raccolta nei brani di Non c’è più tempo. E Michelangelo Vood la racconta senza pudore. O meglio, con il pudore di chi sa dare peso alle parole, e riesce a volgere in poesia anche la notte più nera.

Non c’è più tempo è un album disarmante, sicuramente uno dei dischi più pessimisti che mi siano capitati tra le orecchie negli ultimi tempi. Pur nella sua infinta delicatezza, in certi momenti è un disco capace di aprirti buchi in fondo al cuore.

Ma è un disco che fa bene, perché ci ricorda che siamo umani. E quando intorno a noi vedremo solo macerie sarà probabilmente la nostra umanità a salvarci, a farci andare avanti ancora una volta, a farci pensare che forse di tempo ne è avanzato ancora un po’. Che non tutto è perduto.

E quindi forse non era vero quello che ho scritto all’inizio, che non c’è speranza. C’è e ci sarà sempre.
Ci sarà il tempo della paura, il tempo della delusione, il tempo dell’abbandono, il tempo dello smarrimento. E ci sarà il tempo per sperare ancora.
Ci sarà sempre tempo.

BITS-RECE: Anitta, “Funk Generation”. Corto, sporco e cattivo

BITS-RECE: Anitta, “Funk Generation”. Corto, sporco e cattivo

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una mancata di bit.

Lo dico tranquillamente: non avevo nessuna valida ragione per ascoltare questo disco. Conosco discretamente l’artista, non vado particolarmente matto per il suo genere e nessuno mi ha commissionato la recensione. Se l’ho ascoltato – e ora ne scrivo, visto che ci ho investito del tempo – è perché scorrendo la tracklist in Spotify sono rimasto colpito dalla durata media delle canzoni.

Più che album, Funk Generation di Anitta è una scatola di cartucce.

Una raffica di 15 proiettili veloci come schegge, sparati a perdifiato, in neanche 40 minuti.

Si fa giusto in tempo a prendere confidenza con quella carica di bollenti ritmi carioca che tutto è già finito.

Il sesto album della star brasiliana più famosa al mondo (in questi anni almeno) nasce come un tributo al funk delle favelas: “Funk Generation incarna ogni sfumatura di questo genere musicale 100% brasiliano che ha plasmato il mio percorso sia come persona sia come artista”, ha dichiarato Anitta. “Il funk è radicato nella cultura di coloro che vivono nelle favelas brasiliane, da cui provengo, e spesso è stato ingiustamente giudicato come privo di valore artistico, persino associato alla criminalità organizzata. Riflette il classismo e il razzismo presenti nella nostra società. Io faccio parte di una generazione che ha abbracciato il ritmo, è uscita dalle favelas e ha conquistato il Brasile”.

Uno scopo più che nobile insomma, non fosse che terminato l’ascolto dell’album si fa fatica a dire cosa ne resta in testa a parte il bada bum bada bum bada bum. Tutto risulta così frenetico e i pezzi sono così – diciamolo – “simili” tra loro che distinguerli uno dall’altro diventa il vero esercizio dell’ascoltatore. Tra l’altro, sono di una lunghezza imbarazzante, che raramente ho visto in altri album: su 15 tracce totali, solo una supera i 3 minuti, e ben tre restano addirittura sotto i 120 secondi. Per dire, ci sono artisti che inseriscono nei propri album degli “Interlude” più lunghi. Già faccio fatico a farmi andare bene le mini-canzoni da 2 min e un tot che vanno di moda ora, figuriamoci se vedo un timing di 1.23 min…

Più che un manifesto funk, questo lavoro è un mosaico in cui le singole tessere si mangiucchiano a vicenda, si confondono, si appiattiscono pur nel loro fragore.

Se l’intento era far sentire il calore delle notti lungo le strade di Rio, la missione è stata centrata, così come è indubbio che volenti o nolenti ci si ritrovi a ondeggiare le spalle spinti da un esercito di percussioni che non lascia scampo. Ma soprattutto, Funk Generation è un’intricata selva di folklore carioca sporchissima, sudaticcia, lussuriosa e lussureggiante di contaminazioni urban, hip-hop, elettroniche, che sono poi la vera anima dell’album.

A un certo punto, in Ahi, spunta fuori pure Sam Smith, che qui però non centra proprio nulla e, anzi, appare pure un tantino a disagio nonostante la svolta dirty degli ultimi anni.

Da segnalare la citazione di Lose My Breath delle Destiny’s Child nel brano di apertura, che non a caso si intitola Lose Ya Breath. Un tocco gustoso, va detto.

Per il resto, è un po’ tutto come in una sveltina: focoso, travolgente, senza vera passione. E una volta finito passi a fare qualcos’altro.

Il 30 agosto esce “Ritual”, l’epopea cerimoniale di Jon Hopkins

Il 30 agosto esce “Ritual”, l’epopea cerimoniale di Jon Hopkins

Devozionale, illuminante ed educativo.
Il nuovo album di Jon HopkinsRITUALin uscita il 30 agosto via Domino,è un’epopea cerimoniale di 41 minuti costruita su subwoofer cavernosi, ritmi ipnotici e un gioco melodico trascendente.
Teso, coinvolgente e infine trionfale, è il culmine di temi esplorati nel corso di 22 anni di carriera e rappresenta la controparte cinetica di Music For Psychedelic Therapy del 2021.

Un’opera unica che si sviluppa in otto capitoli, il nuovo progetto dell’artista inglese è caratterizzato da profondità e contrasti. Prendendo come ispirazione la cerimonia, la liberazione spirituale e il viaggio dell’eroe, attinge a un’energia antica e primordiale.


Parlando di RITUAL, Hopkins spiega: “Non ho idea di cosa sto facendo quando compongo. Non so da dove arriva e dove sta andando, ma non sembra che abbia importanza. So solo quando è finito. Tutto ciò che posso fare è sentire la mia strada fino alla fine, poi cercare di analizzare retrospettivamente ciò che potrebbe accadere e cercare di capire qual è il suo scopo. Ciò che è chiaro è che questo ha la struttura di un Rituale. Io so cos’è questo rituale per me, ma per voi sarà qualcosa di diverso. È importante non essere prescrittivi.”

E continua: “Sembra uno strumento, forse addirittura una macchina, per aprire portali nel mondo interiore, per sbloccare cose nascoste e sepolte. Cose che sono tenute al loro posto dalla tensione del corpo. Non sembra quindi “un album”, ma piuttosto un processo da seguire, qualcosa che lavora su noi stessi. Allo stesso tempo, sembra che racconti una storia. Forse è la storia del processo che sto attraversando e che stiamo attraversando tutti. Forse è anche la storia della creazione, della distruzione e della trascendenza. Forse è la storia dell’archetipo del viaggio dell’eroe”.

Ad anticipare l’album è la traccia RITUAL (evocation), accompagnata da un videoclip mozzafiato realizzato da Dave Bullivant in collaborazione con Hopkins, che vede l’esibizione dell’artista di corde aeree Bryony Louise Fowler.

Con la partecipazione dei collaboratori di lunga data Vylana, 7RAYS, Ishq, Clark, Emma Smith, Daisy Vatalaro e Cherif Hashizume, RITUAL è stato realizzato nella seconda metà del 2023, ma i semi iniziali sono stati gettati nel 2022, quando Hopkins è stato incaricato di comporre la musica per l’esperienza immersiva Dreamachine a Londra, creata da Collective Act in collaborazione con un team di artisti, scienziati e filosofi, nell’ambito di Unboxed: Creativity in the UK
Il progetto, che ha avuto fin dall’inizio un carattere cerimoniale, è stato il lavoro embrionale di RITUAL.

Nella realizzazione dell’album, Hopkins è partito da un brano creato per Dreamachine, originariamente concepito attraverso un progetto di ricerca e sviluppo finanziato dal governo britannico con il sostegno di EventScotland e del governo scozzese, di Creative Wales e del governo gallese, del Consiglio comunale di Belfast e dell’esecutivo dell’Irlanda del Nord.

Tracklist:

1. part i – altar
2. part ii – palace / illusion
3. part iii – transcend / lament
4. part iv – the veil
5. part v – evocation
6. part vi – solar goddess return
7. part vii – dissolution
8. part viii – nothing is lost