Odio l’estate è il singolo che segna il ritorno sulle scene di Karter, nome d’arte del cantautore polistrumentista Andrea Biolcati Rinaldi, in collaborazione con Luca Urbani, amico e nome fondante dell’underground musicale degli anni ’90 con i Soerba.
Non solo un titolo, ma una dichiarazione di disagio, un sentimento nato da esperienze vissute nell’adolescenza. Lontano dall’immaginario spensierato che accompagna di solito questa stagione, con le sue sonorità elettroniche e cupe, il brano esplora l’ansia e il senso di oppressione che l’estate può portare.
Un nuovo singolo che arriva a ridosso delle prime giornate di luce, un anticipo di un nuovo disco.
Andrea Biolcati Rinaldi, in arte Karter, è un cantautore polistrumentista, classe ‘68, milanese di nascita e ferrarese di adozione. Fin da giovanissimo si appassiona alla musica intraprendendo a soli 13 anni il suo percorso e diventando poi parte di diverse band della scena locale, quali Radioluna, Lo stato delle cose, Olsen e Paradox.
Il suo stile spazia dal post-punk, new wave, shoegaze fino ad arrivare al pop rock. Tra il 1997 e il 2000 lavora come backliner nel tour “Metallo non metallo” dei Bluvertigo, vivendo da vicino l’esperienza dei grandi palchi e continuando a coltivare, in parallelo, la sua carriera artistica, pubblica ben tre album: Fiori elettrici, Vivendo di gioia riflessa e L’uomo vola la sua ombra a terra.
Versatchy (It’s Versace!) è il personalissimo omaggio di Protopapa a uno dei brand italiani più famosi al mondo.
Sonorità nu-disco, melodie e suoni della tradizione dance italiana traggono ispirazione dal mondo glamour con fare irriverente, accompagnato dalla voce di Tanzer che riprende la celebre frase di Donatella “Versatchy? It’s Versace!”, per poi interpretare e citare anche l’iconica Kate Moss – “This is Milan 1995…” – in un’intervista a Vogue.
Con questo nuovo singolo, Protopapa dà il via alla sua DISCOMAGIA, un viaggio che lo porterà ad esplorare mondi immaginifici attraverso “nuovi occhi” e gli permetterà di portare la sua musica in giro per l’Europa.
DJ e icona queer, che da oltre 10 anni infiamma i dancefloor di tutto il mondo, Protopapa è un punto di riferimento della musica elettronica e della nightlife italiana, di base a Milano.
Ha condiviso consolle con artisti come Hercules & Love Affair, Nicolas Jaar e Miss Kittin.
Come direttore creativo ha curato serate, festival e club negli ultimi 15 anni. Ha a cuore la comunità LGBTQIA+, della quale fa parte.
Ha collaborato con brand come: ETRO, Armani, DIOR, Dolce & Gabbana, YSL Beauty, Versace, Tommy Hilfiger, MTV, Moleskine, Rossella Jardini, Campomarzio70, Caruso, Simon Cracker, Camera Nazionale della Moda Italiana, Best Events Awards Italia…
Nel 2020 è uscito il suo primo singolo, Nina, diventata colonna sonora di sfilate e spettacoli.
Dal 2020 divide con Pierpaolo ilromantico Moschino la paternità della label FLUIDOSTUDIO, etichetta discografica con base a Milano nata con l’obiettivo di raccontare storie inconsuete ed eccezionali nel panorama musicale italiano e dare voce a chi non ha spazi per farlo.
L’etichetta discografica include infatti artistə molto diversə per generi, che spaziano dal pop al reggaeton, dall’elettronica alla disco, ma unitə da valori condivisi come l’inclusività, il sostegno alla cultura queer e alle minoranze, già radici dell’esperienza personale dei due founder.
FLUIDOSTUDIO crede nel valore educativo dell’espressione musicale.
Banco del Mutuo Soccorso: il nuovo album è “Storie invisibili”
Anticipato dal singolo Il mietitore, esce Storie Invisibili, il nuovo album del Banco del Mutuo Soccorso, in Italia e sul mercato internazionale (etichetta The Saifam Group).
Il nuovo album è l’ideale completamento di una trilogia dedicata all’esistenza umana iniziata con Transiberiana (2019) e proseguita con Orlando: le forme dell’amore (2022): un concept album con 12 storie individuali di personaggi comuni, donne e uomini reali fotografati in momenti delle loro vite, nelle loro vicende personali, o all’interno di periodi storici del genere umano, attraverso le quali poter parlare di tutti noi, spesso alludendo ai grandi temi dei nostri tempi.
L’idea di realizzare la trilogia è nata nel 2015, un anno molto duro per il Banco, con la scomparsa di Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese, e l’emorragia cerebrale che colpisce Vittorio Nocenzi.
Ma la storia del gruppo è destinata a rinnovarsi e a ripartire, con la voglia di progettare qualcosa di mai fatto prima: un racconto molto più ampio del solito, tre album collegati uno all’altro in modo da formare un quadro unico.
Racconta Vittorio Nocenzi: “Sento che la gente chiede di nuovo idee, sentimenti, prospettive a misura d’uomo … Viviamo in un mondo sempre più complicato, dove però dobbiamo trovare un posto anche per la parte più importante della nostra vita, i nostri ideali.
La poesia e la musica possono (preferirei dire devono) anche condannare quello che non si condivide! Sicuramente questo non cambierà la realtà delle cose, ma può far circolare un’idea diversa da quelle programmate e diffuse dal sistema globale… E io posso, con il mio lavoro, dare un contributo per spingere gli altri ad usare maggiore lucidità, o magari convincerli a vedere le dinamiche del nostro tempo ‘fuori dal coro’, perché ho sempre creduto nella necessità di punti di osservazione diversi fra loro, per cercare di avvicinarci alla verità delle cose. Ed allora ecco la voglia di progettare, come musicista, qualcosa che non avevo mai fatto prima: un racconto molto più ampio del solito, addirittura una trilogia, un quadro ispirativo unico ma articolato in tre parti ben distinte ed allo stesso tempo fortemente connesse fra loro”.
Storie invisibili è stato ideato dal leader e fondatore del Banco Vittorio Nocenzi, che firma musiche e testi, insieme a Michelangelo Nocenzi e Paolo Logli rispettivamente (così come per i due precedenti album).
“Storie invisibili” è disponibile nelle seguenti versioni: CD Digipack e Vinile giallo trasparente, entrambe in limited edition in 1000 copie di ogni formato, numerate e autografate da Vittorio Nocenzi, con libretto di 32 pagine il CD Digipack e di 16 pagine il vinile, contenente tutti i testi e commenti sull’album in italiano e in inglese. Sul mercato internazionale le due versioni escono in edizione standard con lo stesso libretto; in digital edition su tutti i portali digitali.
“Quando ho iniziato a lavorare su Bugatti sono partito dalla sua strumentale in modo particolarmente libero, senza imposizioni o direzioni precise da dare al pezzo.
Sapevo soltanto di volerci dentro un groove spezzato e veloce che portasse ad un immaginario frenetico, rapido, che corre nel buio come una Bugatti. L’ho immaginato come un brano da club ma anche da riprodurre mentre si sfreccia in auto. Sempre molto elettronico, vicino alla drum ‘n’ bass”.
Solo dammi un’ora per stare bene, ritornare qui dentro di me Come puoi vivere di giorno se dai tutta te stessa la notte? Non puoi, non puoi
Nel nuovo singolo Bugatti, GIMA appoggia su un tappeto di bpm acidi e frenetici una dichiarazione poetica alla ricerca di uno spazio per sé, per rallentare, anche solo per un momento, “per un’ora”. Prima di ributtarsi nel vortice.
BITS-RECE: Keyra, “Femmena”. Orgoglio urban made in Campania
BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit
Questo è quello che definirei un esordio promettente, e fossi in voi mi segnerei il nome di Keyra perché è facile che ne risentirete parlare.
Classe ’98, nata a Salerno, all’anagrafe Annapaola Giannattasio, arriva alla pubblicazione del suo primo EP dopo aver pubblicato una manciata di singoli con cui ha definito il proprio stile: un urban verace ambientato per le strade della sua città, con testi che rispecchiano i sogni e gli sfoghi di chi sta vivendo i proprio anni Venti.
Il titolo dell’EP – Femmena – è già una dichiarazione di orgoglio e di personalità, mentre le sei tracce che lo compongono raccontano il mondo agrodolce di una ragazza alle prese con relazioni sbagliate, rimorsi, storie da riparare, desiderio di dichiarare l’amore per sé stessa e volontà di affermare la propria indipendenza come donna. Anzi, come un femmena.
A prendersi maggiormente l’attenzione sono Femmena, personale rilettura del celeberrimo brano di Totò, Piccirè (“Non sono più una bambina, ma una donna. Il messaggio è: lasciami, lasciami cadere, che tanto mi so rialzare da sola”) e Tabi (“è il mio inno da Amazzone degli anni Venti”).
C’è parecchio potenziale inespresso, e questo mi fa sperare che Keyra ci darà belle soddisfazioni. Diamole il tempo.
“Non sono bravo a raccontare le mie sensazioni, preferisco comporle. E quando ho scritto Come si fa? ero genuinamente incazzato. Con me stesso, con gli altri e con quello che mi circondava.
L’ho scritta di getto perché, come le emozioni più sismiche, è esplosa all’improvviso”.
DJ e producer avellinese, classe ‘96, indicato da VEVO Italia come uno dei nomi della nuova scena elettronica italiana da tenere d’occhio, GIMA torna con un inno da club arrabbiato e malinconico, scandito da un interrogativo ciclico che chiede spiegazioni: come si fa ad amare qualcuno col cuore di un altro, a non smarrire la propria identità e nemmeno il legame che ci unisce.
L’interrogativo di chi sta vivendo i propri anni Venti con un senso di smarrimento verso il presente.
Per Jovanotti è tempo di ripartire: esce il nuovo album “Il corpo umano”
Nella carriera di un musicista ci sono ritorni che sono “più ritorni” di altri. Vuoi per un cambio di stile, o perché è sgorgata una nuova vena creativa, oppure per un evento personale che ha coinvolto l’artista. Insomma, non è vero che tutti i dischi sono uguali e che ogni comeback ha lo stesso peso dei precedenti.
Lo sa bene Jovanotti, che si prepara a dare al pubblico il suo sedicesimo album in studio.
Un lavoro che arriva a tre anni dal precedente Il disco del Sole, ma che soprattutto arriva dopo il grave incidente in bicicletta che ha visto Lorenzo Cherubini protagonista suo malgrado a Santo Domingo nel 2023, e che gli ha comportato non solo la rottura di bacino e clavicola, ma anche un’infezione batterica che gli “mangiucchiato” parte del femore. Quindi la riabilitazione per riacquistare la motilità delle gambe.
Un lungo e difficile periodo di fermo forzato, durante il quale ha letto moltissimo, da Gilgamesh ai poemi omerici, e che non gli ha impedito di tenere in movimento la mente e di iniziare a pensare. Proprio da lì, da quello stato di immobilità, è partita la scintilla da cui è nato il nuovo album, in uscita il 31 gennaio e il cui titolo non è certo casuale, Il corpo umano (volume 1).
L’occasione per presentarlo in anteprima arriva una sera piovosa di fine gennaio al Teatro Gaber di Milano: per Lorenzo è il primo, vero ritorno in scena davanti al suo pubblico.
Nonostante tutto, lo spirito del “ragazzo fortunato” è lo stesso di sempre, la sua innata vitalità è forse ancora più corroborata di un tempo: si muove senza sosta sul palco, salta, fatica a tenere ferme le gambe, non perde occasione per ballare, inizia a parlare ed è un fiume in piena, al punto che occorre impostargli un timer per le rispondere alle domande.
“Il titolo è nato prima delle canzoni, sono entrato in studio a realizzare i pezzi quando ho avuto il titolo e subito dopo l’idea della copertina dell’album. In pratica ho iniziato a costruire questo “edificio” partendo dal tetto. Il mio album si chiama Il corpo umano non solo perché è stato il mio personale campo di indagine e di battaglia dell’ultimo anno e mezzo, ma soprattutto perché il mio viaggio mi ha aperto panorami nuovi rispetto a questo argomento inesauribile.
Normalmente sentiamo di avere un corpo quando il corpo si rompe o si ammala, così come ci accorgiamo dell’aria quando ci viene a mancare, così come scopriamo che esiste il tempo quando alle cose che iniziano si affiancano quelle che finiscono e noi ci stiamo in mezzo.
Si tratta quindi, per me, di iniziare o proseguire con nuova consapevolezza un lavoro sul “sentire” il corpo, l’aria, la luce, le cose che iniziano, quelle che finiscono, il respiro, i cambiamenti in atto, il dolore, il piacere, la guarigione, l’amore, gli altri, la natura, l’epoca, la cura, le emozioni, le idee, il flusso dei pensieri. Diventare, continuare a diventare è impegno e sfida, fino all’ultimo attimo, a bordo di un corpo fragile e infinito, mutevole e unico, come la vita stessa.”
L’inguaribile ottimismo di Lorenzo lo porta a sdrammatizzare anche sulla scelta della copertina, che riprende l’Allegro chirurgo, un vecchio gioco probabilmente sconosciuto alla Gen z.
All’interno dell’album trovano posto 15 tracce, che accolgono le diverse anime di Jovanotti, da quella romantica a quella più scanzonata, e che sono il frutto di un lavoro realizzato con tre diversi produttori, ciascuno scelto per la propria identità: c’è Dardust, che firma i primi due singoli Montecristo e Fuorionda, ma anche la titletrack, una sorta di sirtaki che evolve in un mood dionisiaco,; c’è Michele Canova, il deus ex machina di innumerevoli successi italiani degli ultimi decenni; e c’è Federico Nardelli, che porta la sua visione più indie.
Tutti i pezzi del disco saranno accompagnati su Youtube da speciali visual girati alla Galleria Borghese di Roma, realizzate in un pomeriggio di chiusura settimanale avendo cura – sottolinea Lorenzo – di non sfiorare nessuna delle opere e impiegare luci di scena collaudate e approvate dalla soprintendenza.
E mentre Il corpo umano sta per arrivare tra le mani dei fan, Jovanotti sta già scaldando i motori per il Palajova, il nuovo tour in partenza a marzo: uno spettacolo che punta a superare il tradizionale
concerto. Le parole chiave nella progettazione sono state motown e street band, Prince and the revolution, romanticismo psichedelico. Non si tratta solo di musica, ma di un viaggio multisensoriale, una grande festa che unisce energia, emozioni e condivisione.
“Il concept dello spettacolo parte dall’idea di fioritura, e nasce da alcune esperienze che ho vissuto mentre pensavo al mio ritorno in scena. Tra tutte mi piace pensare ad una parola scritta da Etty Hillesum in una pagina dei suoi diari nei giorni più tragici della sua breve esistenza. Questa parola ha continuato per giorni a risuonare in me: “FIORIRE!”
La magia inizierà già al momento dell’ingresso: i palazzetti si trasformeranno in spazi unici, pensati per riflettere la visione che ha saputo rivoluzionare il mondo dei concerti.
Colori, simboli e dettagli che raccontano il suo universo accoglieranno il pubblico, creando un’atmosfera che è già di per sé un’esperienza. Ogni show sarà un incontro tra creatività e innovazione, dove la tecnologia non è solo un supporto, ma amplifica le emozioni, rendendo ogni attimo irripetibile.
Tutto sarà all’insegna della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente.
I biglietti sono disponibili su Ticketone. Tanti gli appuntamenti già sold out.
Ci sono sono situazioni che arrivano nella vita di ognuno come delle tappe obbligate.
Come per esempio la prima volta in cui si sperimenta la friendzone: ti piace una persona, fai di tutto per attirare la sua attenzione, poi, quando pensi di avercela fatta, capisci che per lui/lei sarete solo buoni amici.
E se all’inizio può sembrare un dramma, con il tempo impareremo a guardare a quell’incidente di percorso con un sorriso di compatimento per quanto eravamo ingenui… e un pizzico di vergogna.
Proprio come è successo a Prim.
“Avevo 17 anni, il ragazzo che stavo frequentando mi ha invitata al suo compleanno e si è rivelato essere un contesto in cui mi sono sentita come un pesce fuor d’acqua, malvista sia da amici che parenti. Quella situazione di disagio ha raggiunto il culmine quando è scoccato un bacio tra il ragazzo e un’altra invitata. L’epilogo è stato che lui mi ha infranto il cuore, io gli ho accidentalmente vomitato addosso dopo qualche brindisi di troppo”.
Dal ricordo di quella serata è nata Giriamo un porno, il nuovo singolo della cantautrice modenese: “Il brano è uno schiaffo di chitarre elettriche che sembrano divertirti fino a che non ti bucano lo stomaco. Le immagini frastornate del testo alleggeriscono la storia di una serata di cui ho un ricordo terribile, che adesso è un po’ più facile da raccontare con ironia”.
L’artwork del singolo prosegue il lavoro di ricerca che Prim ha svolto nell’archivio di famiglia anche per i precedenti singoli (Ho paura di morire e Colleghi borghesi), raccontando visivamente le proprie esperienze di vita attraverso le immagini dei ricordi dei suoi parenti.
L’immagine di Giriamo un porno è stata trovata nell’armadio della nonna ed è stata scattata dal padre di Prim sul set di un videoclip della madre, anche lei cantautrice. Il protagonista dello scatto è il suo vecchio tour manager.
Nel nuovo singolo VOODOOANSIAH “sputa” fuori veleno contro la società che abbandona gli ultimi e gli emarginati, coloro che non riescono a incasellarsi in nessuno schema preciso e rimangono estraniati dal mondo, senza la possibilità di farne davvero parte.
Uno sfogo in versi, un esercizio di stile che mostra un lato più urban e inaspettato dell’artista casertano.
Pregiudicati Spregiudicati
Tutti i miei amici inguaiati
Escono tardi rientrano tardi
Dio perdona quei bravi ragazzi
Penso alle mie tu pensa alle tue
Non ho mai chiesto a nessuno
La Fila ai bancomat dopo le due
Cavalli scattano formula uno
Due sessanta su un BMW
Così bianca guarda che luna
Spilli addosso fanno voodoo
Mi sono perso non torno più
Mi sento
Metà uomo
Metà bestia
Questa vita
Non è più la stessa
E menomale
Faccio differenza
Parla tanto a me non interessa
Ho l’ansia che mi sale
E una vita da rifare
Bambini per la calle
Sanno cosa fare
Milano come colpo grosso
Ho deciso di fare tutto ciò che posso
Leviamo l’amaro col rosso
Niente ha valore però tutto ha un costo
È così che va
Problemi con tutta l’autorità
Siamo gli sbagli della società
Me la godo perché so che finirà
Dopo si vedrà, l’odio accelera
Nessuno che dice la verità tu vuoi scommettere
Tutti che vogliono fare un giro sulla stessa giostra io voglio scendere
Ho l’ansia che mi sale
E una vita da rifare
Bambini per la calle
Sanno cosa fare