#MUSICANUOVA: Cortese, “SPID”

#MUSICANUOVA: Cortese, “SPID”

“La notte per me è sempre stata il tempo ideale per la poesia, un tempo sospeso, nascosto, aspettato per tutto il resto della giornata. D’altronde questa canzone parla di un amore che sboccia a notte inoltrata e fiorisce all’alba. Un ‘ti amo’ detto di notte è più magico perché più vicino alla dimensione del sogno, è come dirlo per la prima volta in una canzone che ti svegli il giorno dopo ancora stordito, poco consapevole delle conseguenze di ciò che hai detto ma fiero di averlo fatto”.

Tanto affascinante quanto impenetrabile è la mente della persona a cui è dedicato SPID, il nuovo singolo di Cortese. Una power ballad indie, romantica e ispirata, prodotta da Molla.

Una dichiarazione d’amore esplicita e ostinata alla ricerca di un qualche codice, una verifica a due fattori o un hacker per riuscire ad entrare in quel cervello come fosse una macchina digitale e decodificarne le informazioni per rivelarne le emozioni e i sentimenti.

La location in cui si svolge la storia è un posto della notte, un vecchio bar aperto 24 ore, a pochi chilometri dal mare.

Dimmi come si sta nella tua testa?
Forse serve lo spid
Come ci si entra?
Ha la verifica a due fattori il tuo cuore
Mi serve un hacker per il tuo cervello
E non ho armi per la guerra che hai dentro
Quindi mi fermo e ti parlo ti parlo

E t’amo ormai
Maledetto sto cuore!
è un profilo aperto
E dimmi che poi
un tuo sguardo soltanto
può fermare un po’ il tempo
e parlarmi di noi
Guarda come si sta nella mia testa
Ci sono stelle cadenti
e una spiaggia deserta
C’è un bar aperto 24 ore
A pochi km dalla tua pelle al mare
E non ho difese per il caos qui dentro
Quindi mi fermo e ti guardo soltanto
E t’amo ormai
Maledetto sto cuore!
è un profilo aperto
E dimmi che poi
un tuo sguardo soltanto
può fermare un po’ il tempo
e parlarmi di noi
Che poi se dovessi svegliarmi domani
E scoprire che un sogno
mi ha raccontato di noi
Io dormirei ancora e ancora un po’
Solo per ritrovarti
e salutarti l’ultima volta
sotto un’insegna a neon

#MUSICANUOVA: Epoca22, “Visualizzare”

#MUSICANUOVA: Epoca22, “Visualizzare”

Uno scorcio post moderno raccontato attraverso gli stilemi della new wave: si presenta così Visualizzare, il nuovo singolo del progetto Epoca22.

L’arpeggio dell’introduzione, freddo e vacuo, mette in scena la vita “senza senso” del protagonista del brano. A volte monotona; a volte accorata, la voce fa da narratore esterno alla vicenda; senza giudicare la sorte dello sventurato Uomo contemporaneo.

Morbosità patologia e asettica razionalità sono le caratteristiche del protagonista del brano – un uomo qualunque; un signor Nessuno della società contemporanea – e sono il risultato dell’ambiente che lo circonda: un mondo fatto di solitudini e dominato dal caso in cui i desideri sembrano scaturire da riviste pornografiche; droghe e voyeurismo.

Nella descrizione di questo quadro apocalittico, nell’aridità di questa umanità scarnificata, l’emotività di questo “ultimo sguardo sul mondo” riporta al ricordo di una corsa infantile; alla luce che filtra da una porta finestra di una casa materna prima dell’accecante salto verso l’esterno; verso un “balcone abbacinante” che si fa simbolo di potenza vitale nella sua massima espressione: l’attimo prima della sua cessazione.

Quello di Epoca22 è un canto di strada che racconta, per simboli, di città deturpate; di divisioni e disuguaglianze; di violenza e povertà, ma anche di speranza e redenzione. La band è composta da Gianluca Durno (voce e chitarra), da Mario Tovani (chitarra e cori); Dennis Santacroce (basso) e Sebastiano Pucci (batteria).

#MUSICANUOVA: Leonardo Zaccaria, “non c’è speranza per un cuore andato a male”

#MUSICANUOVA: Leonardo Zaccaria, “non c’è speranza per un cuore andato a male”

“Penso che tutto ciò che succede nel mondo e nella società in cui viviamo influisca direttamente sul modo in cui ci rapportiamo alle persone. Mi sono reso conto che tutto ciò mi provoca paura e varie difficoltà ad aprirmi a nuove relazioni. È come se portassi con me un sentimento di disillusione. Ultimamente parlando di questo argomento a cena con un mio amico gli ho chiesto ‘Ma tu in cosa credi?’ e lui mi ha risposto ‘Nelle persone, se non credo più nelle persone cosa rimane?’. Così ho capito che, forse, questa canzone non deve essere soltanto una richiesta di essere lasciati da soli ma deve esprimere anche il bisogno di raccontarsi e condividere il proprio dolore con qualcun altro”.

non c’è speranza per un cuore andato a male racconta la difficoltà di essere ottimisti e aperti alle relazioni, in un mondo che ci invia segnali sempre meno incoraggianti.

Il nuovo singolo di Leonardo Zaccaria anticipa il nuovo progetto di canzoni inedite.

La produzione del brano, curata da Michele Canova gioca con le influenze shoegaze rock e post punk, solo alcune delle sfumature dell’EP in uscita a maggio.

#MUSICANUOVA: Paolo Santo, “L’età d’oro”

#MUSICANUOVA: Paolo Santo, “L’età d’oro”

Si intitola L’Età d’oro il primo singolo di Paolo Santo, all’anagrafe Paolo Antonacci.

Il singolo è un chiaro statement di personalità indie-pop, dove Paolo mostra tutte le sue sfumature artistiche attingendo anche dal sound anni ’90.

Negli ultimi anni, in veste di produttore, da dietro le quinte, Paolo ha contribuito alla scrittura di alcune delle canzoni più ascoltate in Italia, collezionando oltre 60 dischi di platino.

Tra gli ultimi successi su cui ha posto la firma ci sono Sinceramente di Annalisa, I P’ ME, TU P’ TE di Geolier e Apnea di Emma presentate sul palco dell’Ariston, ma sono legate al suo nome anche Viola di Salmo e Fedez, Bellissima e Mon Amour di Annalisa, Extasi di Fred de Palma e La Dolce vita di Tananai, Fedez e Mara Sattei.

3D: il 19 aprile esce “Empirìa”, un album alla ricerca della bellezza

3D: il 19 aprile esce “Empirìa”, un album alla ricerca della bellezza

Un viaggio attraverso un’esperienza: vedere con i propri occhi la creazione di qualcosa, in questo caso non tangibile, destinato a durare in eterno.

Un omaggio alla bellezza, quella di fare musica.

Empirìa è nato da un bisogno di esplorare, sfidare e catturare l’essenza più pura della musica che ho sempre fatto. La mia risposta all’insaziabile fame di autenticità, è emozione e melodia. Con questo album, ho voluto creare un riflesso sincero del mio viaggio personale, il mio inno alla bellezza musicale attraverso l’esperienza”.

Con questo manifesto di intenti, il produttore 3D ha annunciato l’arrivo del suo nuovo album, EMPIRÌA, in uscita il 19 aprile, con cui si propone di rappresentare la bellezza dell’arte musicale attraverso l’esperienza accumulata durante la sua carriera.

Anticipato dai singoli Experience feat. Jesto e Coming out feat. Achille Lauro, l’album è disponibile in pre-order e pre-save al link https://columbia.lnk.to/Empiria.

Il nuovo progetto sarà composta da 12 brani che uniscono stili e influenze differenti, e che vedranno la partecipazione di artisti del calibro di Achille Lauro, Nayt, Gemitaiz, Clementino, MadMan, Mezzosangue, Danno, Brusco, oltre a uno straordinario inedito postumo con Primo Brown.

Ma 3D ha voluto coinvolgere anche i nomi più promettenti della nuova generazione, per dar vita a un prodotto che attraversi generi ed epoche, lasciando al pubblico un masterpiece che segni un momento significativo per gli amanti della cultura hip hop e per coloro che apprezzano l’arte nella sua forma più pura ed espressiva.

Questa la tracklist:

“Vite da sogno” feat. Nayt
“Coming Out” feat. Achille Lauro
“Fuori controllo” feat. Primo, Grandi Numeri
“La guerra dei mondi” feat. Nayt, Danno
“Boom” feat. Leslie
“Ambientalista” feat. Dani Faiv, MadMan, Vegas Jones
“Tutte quelle volte” feat. Clementino, Brusco
“Zanza o canaglia” feat. 8blevrai
“69” feat. Gemitaiz
“War zone” feat. Kira
“Nevada” feat. Mezzosangue, Shari, Nayt
“Experience” feat. Jesto

Il progetto grafico del disco si ispira ad una rivisitazione dell’opera “Sensitiva” di Miquel Blay ed esprime la volontà di 3D di fondere talento, creatività e un profondo rispetto per la storia della musica e dell’arte.

Condividendone il significato più profondo, sia l’opera dello scultore spagnolo che quella di 3D vogliono rappresentare la bellezza dell’arte attraverso l’esperienza accumulata durante la propria carriera.

3D è un produttore, sound engineer e DJ romano. Storicamente legato al celebre Bunker Studio, che, fondato nel 2005, è diventato un luogo di incontro e di ispirazione per giovani talenti del rap capitolino.

Ha pubblicato tre album, dimostrando versatilità e capacità di creare sonorità innovative: “BlackJack”, “21 Motivi” e “Top”. Il producer, in ognuno di essi, ha mostrato una diversa evoluzione artistica e ha catturato l’attenzione del pubblico con il suo stile unico e originale.

Nel 2013, ha fondato VNT1, una prestigiosa etichetta discografica indipendente, diventata sinonimo di eccellenza e di qualità musicale, grazie alle ultime pubblicazioni, e i relativi successi, di Nayt.

#MUSICANUOVA: PUGNI, “Spigoli”

#MUSICANUOVA: PUGNI, “Spigoli”

Dopo la disarmante sincerità del brano d’esordio Orchestra di silenziPUGNI torna con Spigoli, una canzone che parla di amore, o perlomeno del tentativo di amarsi.

“Stavo attraversando un periodo difficile in una relazione molto importante” racconta Pugni, “un momento in cui le reciproche parti oscure stavano venendo a galla, fino a rendere impossibile l’incastro dei diversi pezzi. C’è sempre il rischio di farsi del male con le parti più spigolose delle nostra personalità: nessuno spigolo può essere veramente smussato a certi livelli di profondità. Non resta che ribaltarli, trasformare gli spigoli in angoli, in cantucci caldi dove nascondersi insieme.

La scrittura di Lorenzo Pagni, di giorno psicologo e di notte artista, non si ferma mai a una visione superficiale, ma scava in profondità e nella complessità dei legami umani, mettendosi a nudo con rara onestà e introspettività.

Nei suoni e nelle parole di Spigoli riecheggia il mare: i protagonisti del pezzo sono in balía dei loro sentimenti e, come naufraghi, affrontano le tempeste della relazione.

La canzone si muove come una marea: da una quiete e dolcezza iniziali, l’intensità e la tensione aumentano fino a esplodere in un finale tempestoso, sporco e liberatorio, una sorta di orgasmo emotivo in cui si fondono eros e thanatos per poi chiudersi in un abbraccio finale, una carezza che porta con sé la consapevolezza del distacco imminente.

BITS-RECE: Bartolini, “TILT”. Il tempo passa, la musica salva

BITS-RECE: Bartolini, “TILT”. Il tempo passa, la musica salva

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

C’è un momento cruciale che attraversa la vita di ognuno: il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Una tappa inevitabile, che ogni essere umano vive a modo suo: per alcuni arriva prima, per altri più tardi; alcuni cercano e sospirano questo traguardo fin da quando sono bambini, altri non si rendono neppure conto di averlo già raggiunto, Altri ancora, semplicemente, lo subiscono e lo vivono come qualcosa a cui è impossibile sfuggire, anche se ne avrebbero volentieri fatto a meno.

Giuseppe Bartolini – in arte semplicemente Bartolini – sembra appartenere a quest’ultima categoria, per sua stessa ammissione: “Dopo Forever [il suo secondo album, ndr], ho scelto nuovamente il mio vissuto come punto di partenza del racconto, ma in una chiave differente e più profonda. Dove Forever descriveva il mio rifugio ideale attraverso le sensazioni della mia adolescenza e delle mie origini, TILT racconta il momento di inevitabile confronto con la vita adulta e con ciò che la definisce: la musica, una relazione e anche la stessa città di Roma. Un delicato equilibrio, una pila di bicchieri che a volte riesco a tenere in piedi e altre no”.

Ecco, TILT, scelto come titolo del suo nuovo lavoro, fa riferimento proprio a questo passaggio, questo cambiamento umano e personale.

Per raccontarlo, il cantautore calabrese si è rifatto alle sonorità indie e rock di chiara matrice anni ’90, dalla cui maglie sbucano qua e là anche rimandi alla vecchia scuola dell’r’n’b.

L’elemento interessante dell’album è la sua impostazione su un doppio livello, una caratteristica che accomuna ogni traccia.
Un primo livello, più immediato, è costituito dalla musica, dalle sonorità.
TILT è un disco musicalmente vivace, luminoso, arioso, leggero. I brani si rincorrono scorrevoli uno dopo l’altro senza inciampi e senza lasciare vuoti. Per farsene un’idea basta ascoltare pezzi come ADHD o Paris McDonald’s, oppure Chicco, in cui insieme a Tripolare Bartolini rende omaggio al tempo felice della fanciullezza.

Basta però soffermarsi un attimo sulle parole dei testi ed ecco emergere il secondo livello del disco, quello più profondo e personale. Dentro alle parole di TILT si nascono infatti i pensieri di un ragazzo che si affaccia per la prima volta alla vita con uno sguardo adulto e una maggiore consapevolezza. Ci sono le paure, le ansie, le delusioni, gli equilibri precari da tenere insieme. C’è persino spazio per alcune riflessioni sulla morte, come in Ultima volta e Cimitero.

Proprio questo doppio livello di lettura, se da una parte conferisce ai brani maggiore spessore, dall’altra permette di metabolizzare anche i racconti più difficili.

Significativo che l’unico momento di completa malinconia venga riservato all’ultima traccia, Heath Ledger, una sorta di dichiarazione d’intenti posta però in finale d’opera:

“Volevo solo non farmi male
tornare a casa per respirare
Ormai non so più come respirare
Nel loro specchio solo vuoto
perché mi lasci solo
Fanculo questo gioco…”

#MUSICANUOVA: Caspio, “Cinico”

#MUSICANUOVA: Caspio, “Cinico”

Si intitola Cinico il nuovo singolo di Caspio, primo estratto dal prossimo album, in uscita alla fine del 2024.

Un brano di stampo rock anni ‘90 che riflette sulla nostra incapacità di dire di no a un mondo che sembra volersi prendere tutto di noi: il tempo, lo spazio, il futuro.
Crediamo di essere davvero liberi, ma non lo siamo mai fino in fondo se continuiamo a collezionare rimpianti.

Nonostante sia musicalmente diverso dalle passate pubblicazioni, il nuovo singolo rappresenta di fatto l’anello di congiunzione con il precedente EP fugit (pubblicato due anni fa).
Il disco si chiudeva infatti con il brano non è la fine, dove si ripete infatti lo stesso riff di Cinico.

“La mia storia musicale inizia con l’adolescenza, quando ormai gli anni ‘90 stavano volgendo al termine. Ma gli anni ‘90, a quel punto, c’erano stati, eccome se c’erano stati!
Così, legati un po’ al passato, io e la mia musica siamo perennemente fuori, non di tendenza. Proprio per tornare a quelle che considero le mie radici, oggi chiudo con l’elettronica e torno all’essenziale, al grunge, al rock, alla musica suonata davvero, talvolta distorta, talvolta pure imprecisa.
Lo faccio nel tentativo di raccontare la mia generazione e per rivolgermi a quelle successive, per raccontare a tutti di quel futuro tanto promesso ma che non arriva mai, per raccontare un mondo tutt’altro che perfetto che, però, ti chiede di esserlo.”

BITS-RECE: Comete, “Lividi”. Maledetto cuore, benedetta notte

BITS-RECE: Comete, “Lividi”. Maledetto cuore, benedetta notte

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

E siamo stati tante cose messe insieme male
Forse non siamo stati disegnati bene
Come un grande quadro in un museo un po’ vuoto
Dove non passa nessuno 

E siamo stati lampi e tuoni
In mezzo a temporali estivi
Che durano poco vanno via veloci
Ma fanno i peggio casini
(da “Lampi e tuoni”)

Quanto sarebbe più leggera, più lieve, la vita se il cuore non ci si mettesse sempre a complicare le cose? Quanto potremmo stare meglio? Ce lo diamo sempre…

Ma senza tutte quelle meravigliose complicazioni saremmo davvero più felici? Senza considerare che, senza le turbolenze del cuore, i cantautori sarebbero pressoché disoccupati e noi avremmo molte meno canzoni d’amore con cui farci compagnia.

E che dire della notte, quella fetta del giorno così magica e misteriosa, in cui tutto, oltre che più silenzioso, si fa più lento e più piccolo. È proprio quello il momento in cui noi siamo davvero “noi”, il momento in cui ci parliamo con più sincerità, e in cui molte delle cose che pensavamo di esserci lasciati alle spalle si ripresentano nitide davanti a noi.

Ecco, senza la tribolazioni del cuore e senza l’abbraccio paziente e consolatorio della notte probabilmente non ci sarebbero stati nove capitoli di Lividi, il nuovo album di Comete. Un disco in cui il cantautore ha raccolto nove istantanee di vita “scattate” nel corso degli ultimi due anni.

Come è facile intuire, si tratta perlopiù di immagini dipinte con toni in minore, elaborate tra ricordi nostalgici, riflessioni sugli errori commessi, storie che hanno preso destini insperati, qualche rimorso, qualche rimpianto. O anche solo una passeggiata in una sera di primavera, quando è maggio, ma la felpa ci sta ancora bene.

“Oggi è davvero un bel giorno è uscito pure il sole
Di quelle giornate che voglio soltanto cantare
E se ti penso lo so che poi ti voglio sentire
E se ti voglio sentire poi ti voglio abbracciare
E poi ti voglio mangiare
sì, come la cena di Natale”
(da “Peccato!”)

Quella di Comete – al secolo Eugenio Campagna – è una poetica crepuscolare, illuminata da bagliori tenui e gentili.
Da una parte ci sono i racconti dei dolori del cuore e della mente, dei lividi che la vita senza volerlo ti lascia addosso, ma in fondo c’è uno spazio aperto alla speranza, alla voglia di tornare a sorridere.

Perché se la notte è fatta per guardarci dentro e per fare la conta di tutte le botte prese, è anche vero che la vita ci aspetta dopo, alla luce del sole.

“Oggi è stato un giorno senza senso
Di pioggia di rumori e con un nodo nella gola
Stretto, stretto, stretto, stretto, stretto
Pensavo di morire poi invece è tornato il sole”
(da “Lividi”)

 

BITS-RECE: La Sad, “Odio La Sad”. La vita in punk-rock

BITS-RECE: La Sad, “Odio La Sad”. La vita in punk-rock

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

Dopo anni di overdose hip-hop e trap, declinati in tutte le possibili varianti possibili, l’exploit mainstream de La Sad – in grandissima parte merito dell’esperienza sanremese – è arrivato roboante come un fulmine a ciel sereno.

A memoria, era più o meno dai tempi di Domani smetto degli Articolo 31  – anno 2002 – che un progetto italiano anche solo vagamente orientato al punk non si guadagnasse l’attenzione del grande pubblico.

In effetti, la prima sensazione che si prova ascoltando le tracce di Odio La Sad, il nuovo album del trio formato da Theø, Plant e Fiks, è quella di un leggero spaesamento: sembra di essere riportati indietro nel tempo, ai primi anni ’00, quando era il punk-rock a farla da padrone tra i giovanissimi. Blink 182, Avril Lavigne, Sum 41, i riferimenti della memoria corrono a quei nomi, che per molti sono oggi sinonimo dei tempi felici dell’adolescenza.

Anche la loro estetica, fatta di chiome fluo, borchie, outfit neri in similpelle, attingendo a quell’immaginario emo così spiccato, appare oggi lontana, fuori moda, decisamente diversa da quello su cui oggi investe il mercato discografico.

E l’impressione è che l’intento dei nostri sia esattamente questo: arrivare di traverso, da dove nessuno guarda.

Partiamo col dire che Odio La Sad è un album centratissimo. Un disco coerente, compatto, solido, che pone al centro un messaggio forte e chiaro. Un messaggio che non chiede troppe interpretazioni o troppi giri di parole per essere compreso. Si parla di emarginazione, di dolore, di quel senso di smarrimento e di solitudine che almeno una volta nella vita prende tutti, ma che si può trasformare in una voragine tenebrosa se non si ha la forza e la capacità di guardare altrove, e si finisce per caderci dentro.

La Sad dà voce a chi ha sempre pensato di non averla, a chi nella vita si è sempre sentito un vinto, un perdente, e – peggio – è sempre stato convinto di non aver diritto a una possibilità.

Non c’è alcun obiettivo di rivalsa incattivita, di vendetta o di dimostrare qualcosa; è il gesto di chi si libera di tutto l’odio che sente dentro, di chi non permette al passato di uccidere il futuro. Nasce anche da questo intento il titolo del disco e dell’omonima traccia di apertura.

nei brani di Odio La Sad si parla di odio subìto, di amori tossici, di mancanza di fiducia, di ansie e di insicurezze, di dipendenze, persino di suicidio giovanile, come in Autodistruttivo, il brano portato coraggiosamente su palco di Sanremo.

La Sad canta per gli “stropicciati”, per i tutti i diversi, per chi non ha ancora trovato una strada o l’ha magari persa, per chi si chiede se abbia senso tutto sommato restare a bordo, fino alla fine di questo viaggio nel mondo.

Tra i momenti più emozionanti dell’album c’è sicuramente Maledetta vita, una dichiarazione d’amore al mondo cantata insieme ai Pinguini tattici nucleari. Un brano di una bellezza limpida come la luce che arriva dopo un lungo buio.

Funziona molto bene il duetto con Rose Villain in Non lo sai e poi c’è l’indovinata accoppiata con Rettore, una che punk non lo è forse mai stata musicalmente, ma nell’anima sì, sempre. Rivoluzionaria, disturbatrice, innovatrice, insieme a lei La Sad rivisitano un pezzo iconico e ironico come Lamette.

A chiudere il disco è Fuck The WRLD: vengono tirate in ballo l’anarchia, la libertà, la lotta alla società e alla classe politica, ma si fa davvero fatica a cogliere in questo brano l’autentica spinta eversiva che il punk per natura dovrebbe avere. Ed è proprio qui, dove il gruppo sempre voler alzare un po’ di più l’obiettivo, che si intravede il limite.

Perché, non dimentichiamolo, stiamo pur sempre parlando di punk-rock, che è cosa ben diversa dal punk.
E non sarebbe male se il prossimo passo del progetto La Sad si giocasse proprio su questo terreno. Passata la voglio di ribellione di gioventù, sarà tempo di crescere.