3D: il 19 aprile esce “Empirìa”, un album alla ricerca della bellezza

3D: il 19 aprile esce “Empirìa”, un album alla ricerca della bellezza

Un viaggio attraverso un’esperienza: vedere con i propri occhi la creazione di qualcosa, in questo caso non tangibile, destinato a durare in eterno.

Un omaggio alla bellezza, quella di fare musica.

Empirìa è nato da un bisogno di esplorare, sfidare e catturare l’essenza più pura della musica che ho sempre fatto. La mia risposta all’insaziabile fame di autenticità, è emozione e melodia. Con questo album, ho voluto creare un riflesso sincero del mio viaggio personale, il mio inno alla bellezza musicale attraverso l’esperienza”.

Con questo manifesto di intenti, il produttore 3D ha annunciato l’arrivo del suo nuovo album, EMPIRÌA, in uscita il 19 aprile, con cui si propone di rappresentare la bellezza dell’arte musicale attraverso l’esperienza accumulata durante la sua carriera.

Anticipato dai singoli Experience feat. Jesto e Coming out feat. Achille Lauro, l’album è disponibile in pre-order e pre-save al link https://columbia.lnk.to/Empiria.

Il nuovo progetto sarà composta da 12 brani che uniscono stili e influenze differenti, e che vedranno la partecipazione di artisti del calibro di Achille Lauro, Nayt, Gemitaiz, Clementino, MadMan, Mezzosangue, Danno, Brusco, oltre a uno straordinario inedito postumo con Primo Brown.

Ma 3D ha voluto coinvolgere anche i nomi più promettenti della nuova generazione, per dar vita a un prodotto che attraversi generi ed epoche, lasciando al pubblico un masterpiece che segni un momento significativo per gli amanti della cultura hip hop e per coloro che apprezzano l’arte nella sua forma più pura ed espressiva.

Questa la tracklist:

“Vite da sogno” feat. Nayt
“Coming Out” feat. Achille Lauro
“Fuori controllo” feat. Primo, Grandi Numeri
“La guerra dei mondi” feat. Nayt, Danno
“Boom” feat. Leslie
“Ambientalista” feat. Dani Faiv, MadMan, Vegas Jones
“Tutte quelle volte” feat. Clementino, Brusco
“Zanza o canaglia” feat. 8blevrai
“69” feat. Gemitaiz
“War zone” feat. Kira
“Nevada” feat. Mezzosangue, Shari, Nayt
“Experience” feat. Jesto

Il progetto grafico del disco si ispira ad una rivisitazione dell’opera “Sensitiva” di Miquel Blay ed esprime la volontà di 3D di fondere talento, creatività e un profondo rispetto per la storia della musica e dell’arte.

Condividendone il significato più profondo, sia l’opera dello scultore spagnolo che quella di 3D vogliono rappresentare la bellezza dell’arte attraverso l’esperienza accumulata durante la propria carriera.

3D è un produttore, sound engineer e DJ romano. Storicamente legato al celebre Bunker Studio, che, fondato nel 2005, è diventato un luogo di incontro e di ispirazione per giovani talenti del rap capitolino.

Ha pubblicato tre album, dimostrando versatilità e capacità di creare sonorità innovative: “BlackJack”, “21 Motivi” e “Top”. Il producer, in ognuno di essi, ha mostrato una diversa evoluzione artistica e ha catturato l’attenzione del pubblico con il suo stile unico e originale.

Nel 2013, ha fondato VNT1, una prestigiosa etichetta discografica indipendente, diventata sinonimo di eccellenza e di qualità musicale, grazie alle ultime pubblicazioni, e i relativi successi, di Nayt.

Swing, orchestra e brillantina. Achille Lauro inaugura il “1920”

Big party, paillettes, black swing, gessati, Chicago, vecchi Gangster italo-americani, Rodolfo Valentino… Dopo gli sfoghi punk-rock di 1696 e il tributo alla dance di 1990, Achille Lauro sorprende ancora e si fionda dritto negli anni ’20 per quello che viene ufficialmente pubblicato come un side project, ma nella realtà è l’ultima tappa di un sensazionale percorso musicale come in Italia non se ne vedano da tempo.

1920 – Achille Lauro & The Untouchable Band prende ispirazione dal desiderio di leggerezza nato durante il Proibizionismo dei primi anni del ‘900 e dalle atmosfere musicali che proprio in quegli anni hanno trovato le loro radici.
“Gli anni ruggenti, li chiamano. I roaring Tweenties raccontano un’epoca di liberazione, sfogo, reazione, evoluzione. Sono gli anni del primo dopoguerra, della fine dell’influenza spagnola, di una breve e meravigliosa parentesi in cui l’umanità ha trovato sconsolato riparo. Come un sogno, gli anni ’20 sarebbero svaniti presto, ma si sarebbero portati dietro il dolceamaro della nostalgia.”


Otto tracce, tra brani inediti e riedizioni in pieno ritmo jazz anni ‘20, un dialogo tra passato e presente, l’improvvisazione più ricercata. Cover, come My Funny Valentine, Tu vuò fa’ l’americano e Jingle Bell Rock; inediti, tra cui Piccola Sophie, Pessima e Chicago; riedizioni, come Cadillac 1920 e Bvlgari Black Swing. Achille Lauro aggiunge al progetto la collaborazione di importanti artisti del panorama musicale italiano: Gigi D’Alessio, colonna portante della musica italiana; Izi e Gemitaiz, affermate star del mondo urban; Annalisa, ormai al fianco di Achille Lauro dall’incredibile esibizione sul palco dell’Ariston e nella rivisitazione di Sweet Dreams.
E proprio il nuovo duetto con Annalisa in Jingle Bell Rock è il primo singolo estratto.

In 1920 – Achille Lauro & The Untouchable Band Achille Lauro si reinventa ancora una volta dedicandosi anche alle partiture per l’orchestra e per i cori: “Sono tornato completamente cambiato da questo viaggio negli anni ’20. La mia concezione di fare musica è sconvolta, tutto ciò che pensavo prima si è capovolto. Inizialmente mi concentravo solo sulla mia ossessione di seguire da vicino tutti i minimi dettagli del lavoro; oggi, grazie a questa trilogia ‘69 – ‘90 – ‘20, ho capito che è stato tutto solo l’entrée di quello che sto per proporre”.
Il progetto è per l’artista la prima esperienza di produzione di un intero album live, realizzato con la Untouchable Jazz Band, guidata dal Maestro Dino Plasmati. Partecipazioni d’eccezione, quali quella del maestro Israel Varela alla batteria, o del maestro Flavio Boltro alla tromba, impreziosiscono la già favolosa performance della LJP Jazz Band, che vanta eccellenti musicisti della tradizione jazz e swing.

Un’orchestra di ottoni, piano, chitarre e bassi colora il black and white anni ‘20, un party alla Grande Gatsby, interamente dal vivo, che unisce alla tradizione della musica jazz l’esperienza di una band di musicisti dal valore artistico unico e l’estro folle dell’artista più discusso degli ultimi anni, che questa volta adatta a sua immagine una big band, scrive parti e dirige un quartetto di coristi.

Il progetto sarà raccontato da Achille Lauro lunedì 14 dicembre, ore 19:00, durante l’evento Feltrinelli Live, lo spazio digitale di laFeltrinelli che ospita i protagonisti della musica e della letteratura nel proprio spazio digitale. Chi acquisterà 1920 – Achille Lauro & The Untouchable Band su lafeltrinelli.it, IBS.it e i punti vendita laFeltrinelli entro il 14 dicembre, otterrà infatti il codice per accedere e assistere a un incontro esclusivo di 45 minuti con l’artista, con anche la possibilità di chiedere qualche curiosità sul nuovo progetto.

Achille Lauro riparte dal “16 marzo”

“Cari amici,
sono nuovamente qui a scrivervi, in un periodo in cui scrivere è uno dei pochi modi che abbiamo di tenere vivo il contatto umano.
Oggi vi parlo di un sentimento comune a tutti.
Qualcosa di così irreale da diventare affascinante.
Così affascinante che me ne sono avvelenato.
Nel mese dei nuovi amori,
il mese in cui ognuno torna da chi non lo starà cercando più.
È una tempesta dentro me.
È ciclica.
Perdere tutto per inseguire un’illusione.
Oggi sono senza costume, senza trucco, innamorato di un ricordo.
Vi presento il nuovo me.
Ve lo affido.
Grazie
A presto”



Neanche due mesi dopo aver sconvolto la liturgia sanremese con le imaginifiche esibizioni sulle note di Me ne frego, Achille Lauro volta completamente pagina e riparte da un nuovo brano, 16 marzo, il primo primo pubblicato per Elektra Records, l’etichetta di cui è anche direttore creativo.

Un vero e proprio nuovo inizio, lontanissimo dalla carica rock/dance del singolo precedente: il brano si presenta infatti come una power ballad intima, melodica e struggente, un nuovo passo nella crescita artistica di uno dei nomi più influenti e sorprendenti degli ultimi anni.

“Ho sempre curato con attenzione maniacale tutto ciò che riguardasse la mia musica: dalle parole dei miei brani, alla direzione delle produzioni musicali, all’immaginario visivo, ma soltanto adesso assaporo la libertà di forgiare la musica a mia immagine e somiglianza. Sono mesi che non dormo. Sono ossessionato dal creare. Ho trovato “il me” che ho sempre cercato. In questi giorni di isolamento, che mi hanno costretto ad un processo introspettivo e di meditazione profonda, ho trovato la forza creare arte e dare vita a questo brano, 16 marzo, che descrive l’attuale urgenza simbiotica di raccontare una nuova fase della mia eterna rinascita con un nuovo linguaggio, libero e liberato. Mai come questa volta sento la mia musica così mia” aveva dichiarato Achille Lauro nell’annunciare per la prima l’arrivo del nuovo brano.

Achille Lauro sta trascorrendo questo periodo con Gow Tribe, che con lui ha prodotto 16 marzo: “È come se lo avessimo già fatto. Già sentito. Sempre esistito. A volte c’è qualcosa di mistico. Sembra che le canzoni si compongano da sole, che abbiano un’anima propria o che ce le stiano donando dal cielo” – così viene descritta la fase di creazione del brano. Il racconto poi prosegue: “È un momento particolare. Intimo. Ultraterreno. Il vestito che dovrà avere questo brano è quello che eravamo. Nostalgico come il passato. È come ripensare a quando si aveva 9 anni. Qualcosa di talmente inesistente ormai, da diventare affascinante. Talmente affascinante da avvelenarmi. Era solo una lettera per lei”.

“Carillon”, il folgorante incontro di Nahaze e Achille Lauro


Nathalie Hazel Intelligente, in arte Nahaze.
Un forse non ancora conosciuto ai più, ma che promette già molto bene. Ne è un’evidente testimonianza Carillon, che vede la giovane artista inglese collaborare con Achille Lauro.
Il suo nome d’arte nasce dalla fusione del nome di battesimo con quello della nonna materna Hazel: cresciuta in una famiglia amante della musica, ha avuto la possibilità di vivere la sua passione, fino a decidere di intraprendere la carriera di cantante e autrice.
La perfetta conoscenza di inglese e italiano le permette di scrivere brani che miscelano perfettamente le due lingue, in una fusione che musicalmente sembra renderla una lingua sola. A questo si aggiunge la voglia e la capacità di uscire dagli schemi dei generi all’insegna della contaminazione.

Prodotto da Boss Doms, Carillon e masterizzato a Las Vegas da Luca Pretolesi, il brano è stato pubblicato da Elektra Records/Warner Music, storica etichetta americana che ha scelto Nahaze come prima firma per la prima pubblicazione nel nostro paese.

Immersi in scenari astratti e simbolici, nel videoclip troviamo un dialogo costante con Nahaze, Achille Lauro e Boss Doms, unici attori all’interno del film che ruota intorno alla ricerca della luce.

Achille Lauro senza sosta: dopo il rock di “1969”, arriva la dance di “1990”

Vulcanico Achille Lauro!
Dopo la fortunata partecipazione a Sanremo e a neanche 6 mesi dall’uscita di 1969, l’artista romano è già ponto a inaugurare una nuova era discografica.
Con la consueta strategia del messaggio diretto rivolto alla stampa, Lauro ha annunciato l’uscita in radio del nuovo singolo, Delinquente, ma soprattutto ha anticipato i suoi prossimi progetti: dopo il samba-trap di Pour l’amour e il rock di 1969, la prossima svolta del rapper e cantautore sembra che sarà… la dance!
Il nuovo album ha già un titolo, 1990, un tributo al decennio glorioso della italo-dance, ma anche l’anno di nascita di Lauro.

“Ciao,
sono felice di scrivervi di nuovo. Continuo a ringraziarvi per quello che è stato fatto per me quest’anno, è così incredibile che, anche se dovesse interrompersi, comunque vi sarei debitore per sempre.
Sono successe tante cose. 1969 è stato un disco apprezzato da tantissime persone, comprese voi. Da oggi è in radio Delinquente, un brano punk / rock and roll a cui personalmente sono molto legato perché lo considero parte fondamentale dell’anima dell’album. Poi il tour, che parte ‪il 3 ottobre da Firenze e arriva a Roma (per due date), Milano, Bologna, Venaria Reale e Napoli. Con me ci saranno anche degli amici, dei colleghi e ovviamente sempre Boss Doms. E poi un grande onore, aprire il Premio Tenco ‪il 17 ottobre.
Ma tutto questo lo avete visto sui miei social, lo sapete già.
Vi scrivo per dirvi una cosa nuova.
Avrei potuto continuare su questa strada e ricalcare all’infinito lo stesso sound. Ma la mia mente va altrove.
Quello che ci imprigiona in qualcosa ci fa scomparire.
Il tempo è un’illusione.
Il senso d’amore, il senso del nulla.
Questa piccola poesia ci accomuna.
A volte ho paura di accorgermi un giorno di aver sbagliato, di aver perso del tempo che non tornerà, di aver trascurato le cose importanti per vivere una vita che non esiste.
Mi sto fidando di voi.
Siete i primi a cui svelo che sto fondendo tutto in un unico insieme.
Non esiste più nulla per me, i generi musicali sono solo gabbiette per topi.
Pop, punk, rock, grunge, musica contemporanea.
Sono un’unica cosa.
Sto tornando con un’anima intima, malinconica, che è parte della vita.
Sto prendendo i ricordi di quando ero bambino, che sono la parte migliore di noi, quella che forse tutti nascondono.
Quel dolce rimpianto che ci lega profondamente.
Sono nato nel ‘90.
Ricordo che da bambino, e poi da adolescente, la musica che ascoltavo creava emozioni talmente forti da diventare oggi un ricordo a tratti malinconico.
Erano gli anni delle boy band, la musica dance anni ‘90 dominava i dancefloor di tutto il mondo, con quel suo sound inconfondibile e quel suo spirito libero ed euforico, emblema di una giovinezza spensierata. Erano gli anni in cui sono comparsi i ‪Daft Punk, Corona, gli ‪Eiffel 65 e Gigi D’Agostino solo per citarne alcuni. Alla fine del 2017, dopo aver scritto Rolls Royce e quasi l’intero album 1969, i ricordi d’infanzia e della mia adolescenza mi hanno portato alla mente le sonorità anni ‘90 e la musica dance. È così che a gennaio 2018 abbiamo buttato giù il primo brano ispirato a ‪La Bouche.
Da lì il passo è stato breve e abbiamo iniziato a scrivere la musica che ascolterete nel futuro disco, chiaramente rivista a mio modo ed in chiave estremamente intima e autoriale.
Cosa vi sto svelando?
1990 sta arrivando.
Il prossimo passo mi vedrà volare negli U.S.A. per completare questo lavoro che mi auguro possa piacervi tanto quanto Rolls Royce.
Intanto un’anteprima del nuovo mood ve la svelerò durante questo tour. Spero ci sarete e che mi accompagnerete anche in questa nuova prova.
Spero di non deludervi.

Achille Lauro”

1969, Achille Lauro trasforma Milano in un raduno hippie


Achille Lauro
è capace di tutto, anche di riportare Milano indietro nel tempo, fino al mitico 1969.
La città è infatti il set del video che ha dato il titolo all’ultimo album dell’artista romano: diretta da Mattia Di Tella, la clip vede protagonista il ballerino Marcello Sacchetta, che si aggira per le strade milanesi griffato da capo a piedi in pieno stile Sixty, fino ad arrivare a un megaraduno hippie a cui prendono parte anche Achille e l’immancabile Boss Doms. Parte del video è stata infatti girata durante il flower party che si è tenuto il 24 giugno al Bar Bianco, dove sono arrivati centinaia di fan che hanno trasportato Parco Sempione indietro nel tempo, agli anni ’60 e ’70.

A ottobre Achille Lauro arriverà nei club con il Rolls Royce Tour. Queste le date confermate:
3 ottobre al Tuscany Hall di Firenze
4 ottobre all’Atlantico Live di Roma
7 ottobre al Fabrique di Milano
10 ottobre al PalaEstragon di Bologna
11 ottobre al Teatro Concordia di Venaria Reale (TO)
13 ottobre alla Casa della Musica di Napoli

Nell’attesa del tour, quest’estate Achille Lauro si esibirà in alcuni festival italiani: 18 luglio al Festival delle Invasioni di Cosenza, 25 luglio all’Udine Vola di Udine; 27 luglio al Gruvillage Festival di Grugliasco (TO); 10 agosto all’Arena di Rimini a Rimini; 15 agosto al Festival Anime Note di Noci (BA); 17 agosto al Castello Pasquini di Castiglioncello (LI); 21 agosto a La Versiliana di Marina di Pietrasanta (LU); 6 settembre al Wake Up Festival di Mondovì (CN).

I biglietti per tutte le date del tour, prodotto da Friends & Partners, sono disponibili in prevendita su www.ticketone.it e nei punti vendita abituali. Per info www.friendsandpartners.it.

Wake Up: pop ed elettronica a Mondovì con Subsonica e Achille Lauro. Anteprima ad Asti


Il 6, il 7 e il 14 settembre sarà al centro Mondovì della nuova edizione di Wake Up, il festival di musica elettronica e pop che da quattro anni fa ballare e cantare il Nord–Ovest italiano.
Anche in questa edizione, con la produzione più grande mai avuta, Wake Up porterà sul palco della Mondovicino Arena (Piazza Mondovicino, 1) una serie di concerti di alcuni dei cantanti e deejay più seguiti del momento.
I primi artisti confermati che saliranno sul palco durante i tre appuntamenti sono Subsonica, Achille Lauro, Ilario Alicante, Martin Garrix, J-Ax + ARrticolo 31 e BoomdaBash.

“Crescere è l’unico obbiettivo che ci siamo dati e che continueremo a perseguire quest’anno e negli anni futuri – afferma Giacomo Caramelli, responsabile marketing – La produzione di quest’anno sarà la più grande mai avuta dall’inizio di questa avventura. Siamo felicissimi di regalare alla città un evento a cui parteciperanno appassionati da tutta Italia ed Europa”.

Wake Up non è solo un contenitore di musica, ma anche di dibattito: non mancheranno infatti i Talk Show pomeridiani assieme al giornalista e dj radiofonico Massimo Cotto, dedicati ad approfondimenti sui linguaggi digitali e all’incontro con influencers e personaggi web di tendenza.

A luglio e ad agosto, al Parco Commerciale Mondovicino (Piazza Giovanni Jemina, 47), si terrà Anteprima Wake Up 2019, una serie di live gratuiti che anticipano i grandi concerti di settembre. Ad animare le serate estive saranno Luca Carboni, Baby K e Giusy Ferreri.
Inoltre il 10 luglio, Anteprima Wake Up arriverà per la prima volta oltre i confini della provincia di Cuneo fino ad Asti (Piazza Cattedrale) per l’evento con DeejayTime, Eiffel 65 e Cristina D’Avena, realizzato in collaborazione con AstiMusica.

“Siamo arrivati alla quarta edizione – dichiara Graziano Gabbio, patron della manifestazione – quest’anno avremo ben 4 anteprime e usciremo dai confini della provincia di Cuneo per partecipare ad Astimusica con un evento targato Wake Up. Grazie invece al Main Sponsor Mondovicino Outlet Village, le anteprime di luglio a Mondovì vedranno esibirsi tre grandi artisti del panorama della musica pop italiana. Sarà un’estate piena di ritmo, vi aspettiamo”.

Questo il programma degli eventi da luglio a settembre (il calendario in aggiornamento):

Anteprima Wake Up 2019
10 luglio, Asti
(Piazza Cattedrale), ore 21.00 – Evento a pagamento: DeejayTime (dj set con Albertino, Fargetta, Molella e Prezioso) – Eiffel 65 – Cristina D’Avena

18 luglio – Mondovì (Parco Commerciale Mondovicino), ore 21.00 – Evento gratuito
Luva Carboni
25 luglio – Mondovì (Parco Commerciale Mondovicino), ore 21.00 – Evento gratuito: Baby K
1 agosto – Mondovì (Parco Commerciale Mondovicino), ore 21.00 – Evento gratuito: Giusy Ferreri

Wake Up 2019
6 settembre – Mondovì (Mondovicino Arena), ore 21.00 – Evento a pagamento: Subsonica – Achille Lauro – Ilario Alicante
7 settembre – Mondovì (Mondovicino Arena), ore 21.00 – Evento a pagamento: Martin Garrix (dj-set)
21 settembre – Mondovì (Mondovicino Arena), ore 21.00 – Evento a pagamento: J-Ax + Articolo 31 – BoomdaBash

È possibile acquistare i biglietti di WAKE UP 2019 e della serata ANTEPRIMA WAKE UP 2019 ad ASTI sui circuiti TicketOne e Ciaotickets o presso i rivenditori autorizzati (tutte le informazioni al link: www.wkup.it/tickets).

Tutte le informazioni su come raggiungere il festival e sui parcheggi sono disponibili all’indirizzo www.wkup.it/info.

Rap, rock e malinconia: il “1969” secondo Achille Lauro


Facendo un giro veloce per il web e la carta stampata, accanto al nome di Achille Lauro si troveranno molto probabilmente le definizioni di rapper o trapper. Ad ascoltare il suo ultimo album però, a cominciare da quella Rolls Royce che tanto scalpore ha suscitato a Sanremo, verrebbe da dire che ci troviamo piuttosto davanti a un rocker amante di certe sonorità vintage.
La definizione più calzante alla sua arte la dà però direttamente lui: “Sono sempre stato un outsider per ogni etichetta che mi è stata data e per ogni genere che ho affrontato”. Outsder nel rap, outsider nella trap, outsider nel rock, outsider nella musica. E, probabilmente, anche outsider anche nello stile di vita.
Chi ha seguito la carriera di Lauro dagli esordi non ha potuto non rendersi conto che ogni suo lavoro è nato infatti all’insegna di una trasformazione, un’evoluzione, un cambiamento verso direzioni talvolta inaspettate e spiazzanti: dalla trap degli inizi alle contaminazioni samba ed elettroniche del precedente lavoro Pour l’amour, pubblicato solo lo scorso anno, per l’artista romano è ora tempo di approdare a una nuova soluzione sonora, quella del rock, sviluppata nell’album che rischia di essere per lui quello della consacrazione verso il grande pubblico, 1969, prodotto da Fabrizio Ferraguzzo e dal fido Boss Doms.

“E’ stato l’anno dell’allunaggio, l’anno del primo cuore artificiale, l’anno di Woodstock, e più in generale questo titolo vuole essere un omaggio a un periodo musicale che ci ha dato un’importante eredità viva ancora ancora oggi”. Il groove “grasso” e rockeggiante di Rolls Royce era già un più che evidente manifesto di quello che sarebbe l’album, ma ora che il disco ha visto la luce si colgono tutte le sfumature di questo nuovo percorso: “Sono già al lavoro su altri due album molto diversi, ma questa nuova veste vorrei portarla avanti e svilupparla fino in fondo: sono al posto giusto nel momento giusto. Per me ogni album è come un nuovo ristorante in cui si possono assaporare gusti diversi: questa volta ho scelto di innovare andando a ripescare i suoni del passato, soprattutto dagli anni ’60 e ’70. Ho guardato a icone immortali, che appartengono a tutti, come Elvis, James Dean, Jimi Hendrix, Marilyn, e le ho messe in copertina”.

“Nonostante mi piaccia cambiare continuamente, il filo comune di tutti i miei album sono l’anima e la scrittura che ci metto, e questo è un elemento che anche i fan della prima ora sanno riconoscere”, afferma Lauro. Diametralmente opposta al mood scanzonato di Rolls Royce o della titletrack c’è la malinconia del nuovo singolo C’est la vie, messa al secondo posto anche nel disco, o del brano posto in chiusura, Scusa: “Non so se dovrei dirlo, ma dopo aver inciso 1969, la canzone, mi sentivo come Rino Gaetano. Ci sono due macro-sensazioni che animano tutto l’album, la leggerezza e la malinconia. L’esperienza costruisce la vita di una persona, e nel mio caso ci sono dei vuoti interiori che vengono a galla, una malinconia personale che ho voluto affrontare. Penso che questo album sia per me anche il disco della responsabilità: sono diventato artigiano del mio successo e sento di avere delle responsabilità anche verso la mia famiglia”.
Se i versi dei brani restano scanditi dalle barre del rap, Lauro sa trovare soluzioni personali per scardinare con ironia sorniona gli stereotipi del genere: e così non si contano i riferimenti al lusso delle Cadillac e delle Rolls Royce, delle Ferrari Black, delle Cabrio, di Hollywood, affiancati da una pioggia di francesismi disseminati praticamente in ogni brano con lucido disordine, passando per le autocitazioni (“Ave Maria Nino D’Angelo / ti compro Castel Sant’Angelo” di Zucchero, che recupera BVLGARI).
Spazio anche per un omaggio alla Città Eterna con Roma: “Ho voluto fare un featuring con Simon P, un amico che non ha avuto la fortuna di trasformare la musica in un lavoro, ma che è un bravissimo autore”), mentre Coez presta la voce in Je t’aime.

Un’ultima considerazione va alle polemiche sui presunti riferimenti alla droga contenuti in Rolls Royce: “Sono sempre stato per la libertà di espressione e credo che un artista non debba essere preso come capro espiatorio per quello che va male nella società. L’arte e l’educazione sono due cose diverse. Le polemiche sulla canzone mi hanno procurato dispiacere perché dopo il primo ascolto dei brani avevamo ricevuto dei feedback positivi dalla stampa e siamo partiti motivati per il Festival. Quando ho voluto essere esplicito su certe tematiche lo sono stato senza troppi problemi: chi ha visto nel brano dei riferimenti alla droga probabilmente non ha mai vissuto davvero il problema, perché non è una questione che si può affrontare con superficialità”.

Il 7 giugno parte il Welcome Rolls Royce Tour, che porterà Lauro in giro per la penisola fino a otobre: “Il tour deve essere uno specchio dell’album. Sarà un grande show”.

Achille Lauro si mette a nudo in “C’est la vie”

“Un semplice tentativo di fermare uno stato d’animo, come una fotografia che immortala un momento.
La scelta tra l’abbandono e l’abbandonarsi a qualcuno.
La visione cinica dell’amore, visto come il dare a qualcuno la possibilità di ucciderti e sperare che non lo faccia.
C’est la vie è il mio nuovo singolo e lo affido a voi”.

Con un comunicato firmato di suo pugno, come già aveva fatto nei giorni scorsi per annunciare il titolo e svelare la cover del nuovo album, Achille Lauro ha annunciato l’uscita del nuovo singolo, C’est la vie, secondo estratto da 1969 dopo Rolls Royce.
E se il brano sanremese si muoveva sul groove di un rock vintage, C’est la vie prende una via ben diversa e si sposta su atmosfere più raccolte, ennesima dimostrazione dell’eclettismo di uno degli artisti più imprevedibili della scena attuale.

Svelata anche la tracklist dell’album, in uscita il 12 aprile:
Rolls Royce
C’est la vie
Cadillac
Je t’aime (feat. Coez)
Zucchero
1969
Roma (feat. Simon P)
Sexy Ugly
Delinquente
Scusa

Sanremo ribalta le previsioni e dà l’ennesimo schiaffo a Loredana


Non il superfavorito Ultimo, e nemmeno Il Volo. Non Irama, non Cristicchi e nemmeno l’impegnato Silvestri, ma Mahmood. L’outsider arrivato a Sanremo non per scelta di Baglioni, ma di diritto per aver vinto Sanremo Giovani lo scorso dicembre ha sbaragliato la concorrenza e ribaltato ogni pronostico, aggiudicandosi la vittoria della sessantanovesima edizione del Festival con Soldi.
Solo fino a un paio di giorni fa ci avrebbero scommesso in pochissimi, e invece l’impossibile è accaduto.
Quella di Mahmood è stata un’ascesa lunga e tutta in sordina: persino ancora dopo il duetto con Gue Pequeno di venerdì sera (quasi) nessuno aveva capito la reale portata del brano: un pezzo r’n’b con tanto di inserti orientaleggianti e alcuni versi in arabo, interpretato da un ragazzo di origini italo-egiziane che fa rimare ramadan con champagne. Una vittoria politica secondo alcuni, che ci vedono un segnale di ribellione verso la deriva razzista e xenofoba presa negli ultimi mesi dal Governo: difficile dire se sia stata davvero questa la spinta che ha permesso a Soldi di scalare la classifica, ma di certo si può dire che Mahmood non partisse favorito. Ancora semisconosciuto al grande pubblico, nonostante avesse già calcato il palco dell’Ariston nel 2016 tra le Nuove proposte, nonostante faccia musica già da qualche anno e nonostante ci sia la sua firma su alcuni dei successi degli ultimi mesi. Eppure è successo. Battuto Ultimo, che conferma così la regola secondo chi entra papa esce cardinale (e stando ai racconti dalla sala stampa pare non averla presa benissimo…), e battuti i tre ragazzoni del Volo, che in una seconda vittoria forse un po’ ci speravano.
Quest’anno invece il voto delle giurie del Festival ha dato spazio al “nuovo”, sotto tutti i punti di vista: o meglio, a far vincere Mahmood è stato soprattutto il voto delle due giurie presenti a Sanremo – la giuria d’onore e la giuria dei giornalisti – , perché al televoto Soldi ha raccolto poco più del 14% di preferenze.

Il più grande dispiacere di questo epilogo festivaliero è stato però il quarto posto di Loredana Bertè, che a questo festival teneva in maniera particolare – ha detto che sarebbe stata la sua ultima partecipazione – e lo aveva portato avanti egregiamente, conquistandosi un’ondata di amore dal pubblico. Il pezzo c’era, lei pure. Almeno il podio sembrava finalmente assicurato, e invece ci è arrivata a un soffio, ironia del destino. E dispiace che i giornalisti non le abbiano assegnato neanche il Premio della Critica, intitolato a sua sorella Mia Martini: un riconoscimento che lei voleva conquistare e che si sarebbe meritata, non fosse altro come segno di riscatto per tutte le delusioni che il Festival le ha riservato negli anni. E invece niente, Sanremo non si è smentito neanche stavolta e ha rifilato a Loredana l’ennesimo schiaffo. Dispiace proprio tanto. Per la cronaca, il Premio della Critica lo ha vinto Daniele Silvestri. L’unica consolazione è stata la rivolta della platea dell’Ariston all’annuncio del suo quarto posto: il Leone e la Palma non ci sono, ma l’amore della gente sì, quello c’è tutto, e speriamo che Loredana cambi idea e decida di tornare al Festival nei prossimi anni.

Si potrà invece dire soddisfatto Achille Lauro, che torna a casa dopo essersi guadagnato un’onorevolissima nona posizione: probabilmente non ha mai pensato di poter vincere, ma di certo è stato tra quelli che da questa partecipazione ci hanno guadagnato di più in termini di visibilità, oltre al fatto di aver offerto una bellissima performance e aver portato un po’ di allucinata follia sul palco di Sanremo. Stesso discorso per gli Zen Circus di Appino, che nella classifica finale si sono fermati un po’ più giù, ma pazienza: così tanto indie al Festival non si era mai sentito.
Una parola infine per Arisa: nella sua ultima esibizione era in evidente difficoltà, forse per una febbre che l’ha debilitata e le ha provocato qualche défaillance vocale. Con uno sforzo enorme è arrivata fino alla fine, sciogliendosi poi tra le lacrime: la delusione si sarà fatta sentire, ma Arisa ha dato una lezione di grande professionalità.

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Cala quindi il sipario sulla sessantanovesima edizione del Festival di Sanremo, una delle più noiose a mia memoria: una conduzione piatta, che non ha messo in giusto rilievo i talenti schierati sul palco; serate interminabili, con le esibizioni degli artisti che a lungo andare si perdevano tra la stanchezza del pubblico e le lunghissime ospitate. Baglioni pare si sia già reso conto che 24 canzoni sono troppe: se mai l’anno prossimo toccherà ancora a lui, ha dichiarato che le porterà a 20. Infine, musicalmente parlando, su 24 brani in gara, non è ancora ben chiaro quanti ne sopravviveranno nella memoria del pubblico anche dopo il ciclone del Festival: la sensazione è di aver ascoltato tante potenzialità male espresse con pochi momenti di vero stupore.

E poi, una volta per tutte, basta con gli ospiti italiani sul palco del festival. Perché è troppo comodo snobbare la gara di Sanremo e poi prestarsi alla ben più comoda marchetta di un quarto d’ora e ciao. Baglioni non ha voluto gli stranieri (ah, i tempi di Madonna ed Elton John!!) e ha privilegiato gli ospiti italiani: forse il motivo è puramente economico, forse è una ruffianata per acchiappare qualche spettatore in più. Sta di fatto che se sei italiano non vai al festival da superospite, sia che tu “super” lo sia davvero, sia che tu sia solo l’ultimo idolo del teenager. Se sei un artista italiano, e dici di amare tanto Sanremo (oh, ce ne fosse uno che dica di essere andato lì solo per promozione!), fai il favore di metterti in gara con i tuoi colleghi, ti fai una settimana di iper-sbattimento e rischi anche di finire ultimo nella classifica. Ma almeno ne esci pulito e un po’ più onesto.
Non succederà mai, ma chissà: dopotutto, la vittoria di Mahmood ci dice che tutto può succedere, e allora io anche in questo cambiamento un po’ ci spero.

Bye bye Sanremo.