BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
L’esordio di Charlotte Bridge porta dritti al centro di una nuvola, o al centro di una foresta immersa nella nebbia di un crepuscolo di novembre. Tutto è vago, indistinto, morbido, spesso malinconico nelle cinque tracce che danno vita all’omonimo primo EP di questa italiana trapiantata in Lussemburgo.
Il mondo di Charlotte – che all’anagrafe è Stefania – è ricoperto da un dreampop soave, in cui l’elettronica mostra il suo volto più dolce, arricchita qua e là da un po’ di folk.
Tutto è rarefatto, candido, onirico, come le luce del sole filtrata dalla foschia, i ritmi si fondono come gocce di pioggia sulle foglie, cadenzati come lampi apparsi all’orizzonte, mentre la voce racconta di voglia di cambiare, di felicità e abbattimento, e di una vita che non chiede altro di lanciarsi sull’infinito, fino all’incantevole conclusione di Deadline.
È tutto bellissimo.
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