BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
COPERTINA (6)

Per me i Cranberries sono stati e restano sinonimo di adolescenza. Della prima adolescenza per la precisione, quella degli anni delle medie, quando inizi a prendere coscienza di chi sei e di cosa vuoi, e la curiosità ti porta a spingerti sempre un po’ più in là anche con le scoperte musicali. Tra questi ascolti, ci sono stati anche loro, con pezzi ormai indelebili come Zombie e Dreams.
La gran parte della carriera della band irlandese si è sviluppata lungo tutti gli anni ’90 e proprio quest’anno ricorre il venticinquesimo anniversario dalla pubblicazione del primo album, quel Everybody Else Is Doing It, So Why Can’t We? che li ha portati alla fama mondiale con il loro rock macchiato di toni celtici, cupi e malinconici. Poi, dopo tanta musica e qualche album, con l’arrivo del nuovo millennio le cose hanno iniziato a prendere pieghe diverse, le strade di sono divise, riavvicinate, allontanate ancora e oggi si intrecciano di nuovo.
Per festeggiare le nozze d’argento dell’esordio, Dolores ha infatti richiamato a raccolta i compagni per dar vita a Something Else, un lavoro di vecchi successi riarrangiati e tre nuovi inediti. Un’idea nata a Dolores quasi per caso alcuni anni fa dopo una serata di musica a Limerick insieme alla Irish Chamber Orchestra.
E infatti, nel rimettere mano al vecchio repertorio, i Cranberries hanno optato per l’ausilio di un’orchestra da camera. Ed eccole allora qui le rocce del passato che riaffiorano dalle acque di qualche torrente selvaggio: Linger, Dreams, Zombie, Ode To My Family, Just My Imagination e altre, rinnovate con un animo più folk e meno rock, ma con addosso lo stesso odore di brughiera e di pioggia che avevano tanto colpito il me ragazzino.
La voce di Dolores è ancora tutta lì, pura e vibrante come l’acqua di un stagno in cui venga lanciato un sasso. Non c’è proprio tutto quello che ci si aspetterebbe – mancano purtroppo due pezzi come Promises e Daffodil Lament, autentico diamante nascosto della produzione del gruppo – ma c’è la sorpresa di You & Me.
Buoni gli inediti, tutti carichi dell’autentico spirito della band, a cominciare dal singolo Why, anche se il migliore è The Glory.
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Non sono più gli anni ’90, non lo sono più da un bel pezzo, e guardarsi indietro può destare uno scomodo senso di nostalgia, ma per chi ha conosciuto i Cranberries riascoltarli adesso sarà un po’ come riaprire la porta di una casa accogliente, con il legno che crepita nel camino e qualche vecchia storia da ascoltare. Per chi non li ha mai conosciuti sarà invece un’ottima occasione per farsi una bellissima camminata in brughiera, e sentire com’è bello avere la pioggia sul viso.

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