BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
Ci sono tantissimi, probabilmente infiniti modi di fare pop. E le Fifth Harmony, tornate per il nuovo album in una formazione a quattro dopo l’abbandono di Camila Cabello, hanno scelto di restare più o meno fedeli a se stesse, infarcendolo di r’n’b, più qualche passaggio di hip hop, tanto per variare un po’.
Quando si parla di loro, o delle Little Mix, si scomoda quasi sempre il “girl power”, e il pensiero non può non correre ai gloriosi anni ’90, quando la scena era occupata da band come Spice Girls e All Saints. Gente che in quel periodo spadroneggiava nel pop, dettandone le regole e scrivendone pagine divenute fondamentali. Da allora a oggi di cose ne sono cambiate parecchie, e il “girl power” – se mai esiste ancora – è passato dalle mani delle band a quelle delle soliste, che sono le vere protagoniste del pop dei giorni nostri: Katy, Rihanna, Gaga, Miley, Taylor e via dicendo.
Oggi le poche band rimaste devono accontentarsi di fare da sfondo al panorama musicale, soprattutto se, come le Fifth Harmony, pubblicano un disco di un’inutilità vergognosa: un campionario di cose sentite, risentite e ripetute, senza lo sforzo di provare almeno a rendere più interessante il tema.
Non bastano gli ammiccamenti sexy, non bastano i ritmi affettati, non bastano nemmeno i featuring con Gucci Mane (per quanto Down sia l’unico momento salvabile). Tutta roba già vista. Fosse almeno divertente…
Ci sono milioni di modi di fare pop, e le Fifth Harmony hanno scelto il più insipido.
Il girl power era un’altra cosa.
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