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“Senti che bello, lascia suonare! Lascia suonare!”

Inizia così, con la voce di Lucio sospesa quasi in un’eco della memoria, Starter, l’inedito contenuto nella raccolta Duvudubà: quattro dischi (disponibili anche in versione in triplo LP) per un totale di 70 brani presi dallo sterminato repertorio di uno dei più “irregolari” poeti della canzone italiana e rimasterizzati dai nastri originali.
L’operazione rientra nelle celebrazioni per il 75esimo anniversario dalla nascita di Lucio Dalla e arriva a un anno dalla pubblicazione della Legacy Edition di Come è profondo il mare
Un anno nel quale, ricorda Stefano Patara, responsabile delle sezione Legacy di Sony Music, si è lavorato intensamente al fianco della Fondazione Lucio Dalla per rimasterizzare e ripubblicare tutti gli album di Dalla con particolare attenzione alla ripulitura dei suoni, senza dimenticare Almeno pensami, il brano ancora inedito del repertorio di Lucio portato a Sanremo da Ron.
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Nella tracklist di Duvudubà, il cui titolo riprende un frammento del testo nonsense della sigla di Lunedi Film, composta ed eseguita proprio da Lucio Dalla, trovano posto pietre miliari come 4/3/1943, Quale allegria, Disperato erotico stomp, Marco, L’anno che verrà, Ciao, Caruso, Canzone, Piazza Grande, Attenti al lupo, solo per citare i titoli più celebri. E Poi ancora rarità come Il mago pipo-pò, Amamus Deus, Unknown Love, e un booklet di 60 pagine con racconti e immagini per ripercorre la carriera unica e inimitabile del cantautore bolognese.
“Lucio era tutta anima. Era fantasioso, picaresco, colto, curioso”, dichiara Walter Veltroni, a lungo legato da un rapporto di amicizia con Lucio Dalla e che del cantautore traccia un lucido e appassionato ritratto. “E’ stato per la musica quello che Felini è stato per il cinema. Ha portato nella musica il fumetto, il cinema, lo sport, la coscienza italiana, la speranza, il jazz, il fado. Era più di un cantautore, era un vero intellettuale, e come tutti gli intellettuali era circondato da persone che lo seguivano: amava condividere. Era anche imprevedibile, irregolare, timido e sfrontato, uno dei più grandi bugiardi, perché inventava favole che non esistevano, ma non importa, erano vere lo stesso. Non era un tipo da muri, ma da ponti. Era libero in tutto, anche nelle idee politiche: pur avendo scelto da che parte stare, la sua curiosità lo portava a guardare la realtà da tutti i punti di vista”.

“Negli anni ’70 Bologna viveva una situazione molto movimentata dal punto di vista politico e io appartenevo all’area più estrema della sinistra”, racconta il regista Ambrogio Lo Giudice, “ma Lucio mi ha insegnato a girare intorno alle cose, perché lui era il contrario dell’integralismo”.
A proposito del lavoro per Starter, il regista dichiara: “E’ stato difficile girare il video, perché mancava l’artista. Ho deciso di girare per le strade di Bologna, facendo ascoltare il brano ai passanti e ai negozianti: tutti appena sentivano la voce di Lucio, provavano una grande emozione”.
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Quando il brano è stato recuperato era praticamente già chiuso, Lucio aveva fatto in tempo a finirlo: Tullio Ferro, che con Dalla aveva già lavorato in passato, è intervenuto soprattutto sul mixaggio dei suoni e ha aggiunto la parte di sax, che non è suonata da Lucio, ma che è stata inserita visto il suo amore per gli strumenti a fiato. Si tratta perciò di un brano appartenente all’ultima fase della produzione del cantautore, forse uno dei pezzi che sarebbero dovuti entrare in un album già in lavorazione nel 2012, quando Lucio Dalla è improvvisamente scomparso.
E’ solo degli inediti riscoperti negli archivi bolognesi dell’artista: altri usciranno probabilmente nei prossimi anni, ma si esclude la possibilità di un intero album postumo. Molte cose sono solo abbozzate e troppo lontane dalla forma definitiva che avrebbero dovuto avere, e non renderebbero giustizia alle intuizioni geniali di un eterno cantautore-bambino.

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