“A Star Is Born” supera il milione di copie vendute negli USA


Sono per le precisione 1 milione e 2.611 le copie ufficialmente vendute finora negli Stati Uniti da A Star Is Born, colonna sonora dell’omonimo film con protagonisti Bradley Cooper e Lady Gaga. A segnalare il dato è il sito della rivista Forbes.
Pubblicato lo scorso ottobre in concomitanza con la pellicola, il disco ha debuttato al primo posto della Billboard 200, restando al vertice per altre tre settimane non consecutive. Nel corso dei mesi l’album ha continuato a stazionare tra i primi posti della classifica, risultando in più occasioni al primo posto per il numero di copie realmente vendute nella settimana (ma si ricordi che la chart di Billboard tiene conto anche degli streaming).

Un successo sulla distanza quindi, rinvigorito negli ultimi mesi anche dai riconoscimenti ottenuti dal singolo Shallow ai Golden Globe, ai Grammy e, ovviamente, agli Oscar.

Per Lady Gaga si tratta del primo album che supera il milione di copie effettivamente vendute sul territorio americano dai tempi di Born This Way: con l’eccezione di Cheek To Cheek, tutti i suoi album hanno infatti ricevuto la certificazione di platino (ottenuta per il milione di copie registrate sommando vendita e streaming), ma a contribuire al risultato era stato anche il conteggio delle riproduzioni online. Lo stesso A Star Is Born era stato certificato platino alcuni mesi fa, ma le copie vendute tra fisico e digitale si aggiravano intorno alle 780 mila.
Ora il nuovo dato sancisce un reale successo di vendita.

Oltre la gloria. La stella di Lady Gaga al punto di non ritorno

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Se abbia qualche reale possibilità di vincere l’Oscar, come si mormora da giorni,  non lo so, e sinceramente non mi interessa neanche molto. Dopotutto, ci sono attrici entrate nella Storia che la statuetta dorata non se la sono mai portata a casa, anche dopo decenni di comprovato talento. Però di una cosa sono sicuro: che cioè con la prova offerta in A Star Is Born Lady Gaga ha dato tutto. Ci ha dato tutto. Tutto quello che si potrebbe chiedere a una popstar dei giorni nostri.

Sia chiaro, il film non è la cosa più bella che si sia vista in circolazione: è un ambiziosissimo prodotto di Hollywood. Melodrammatico ed enfatico quel tanto che piace agli americani, e forse un tantino troppo veloce nella prima parte, dove il profilo dei personaggi andava scavato un po’ di più. Ma se c’è una protagonista, è solo e soltanto Lady Gaga: la scena è tutta sua, dall’inizio all’ultimissimo primo piano.
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Io, lo dico senza problema, Lady Gaga la preferisco come cantante, e piuttosto che vederla in un filmone da botteghino avrei preferito che si fosse messa al lavoro per un nuovo album di pop sporco e sanguigno come lo fu nel 2009 The Fame Monster, forse il suo momento musicale più iconico e sconvolgete. Però non si può negare che sul grande schermo Gaga ci sa stare benissimo, a suo completo agio.
E anche questo è parte di uno personaggi saliti sull’Olimpo dello showbiz con un biglietto di sola andata.
Ryan Murphy l’aveva messa davanti alla macchina da presa nella quinta stagione di American Horror Story facendole vestire i panni lussuosi e spietati della Contessa, ed era stata una pioggia di apprezzamenti, con tanto di Golden Globe. Adesso è la volta di Bradley Cooper, che per il suo esordio da regista l’ha voluta accanto a sé nel quarto remake di un classicone del cinema in cui si sono cimentate anche Judy Garland e Barbra Streisand.
Guardi Gaga nel ruolo acqua-e-sapone di Ally e quasi ti dimentichi che è proprio lei quella che ha reso famose nel mondo le vertiginose scarpe Armadillo di Alexander McQueen. Lei è l’idolo dance di Poker Face e lei è quella del pop perverso di Bad Romance. Lei è quella che ha scandalizzato il mondo con un vestito di carne cruda. Ancora lei è quella che ai Grammy del 2011 ha fatto il red carper all’interno di un enorme uovo-incubatrice, per poi “rinascere” sul palco nella tanto discussa Born This Way. E infine è lei quella che ha saputo reinventarsi addirittura nel jazz conquistando la stima di un decano come Tony Bennett, che con Gaga ha volto fare un intero album, Cheek To Cheek.
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Look estremi talvolta al limite (e anche oltre) il kitsch, un immaginario spesso discutibile, scelte musicali non sempre a fuoco e qualche volta oggettivamente azzardate, ma sopratutto (e sopra a tutto) un talento che offre a Lady Gaga una gamma sterminata di possibilità, ponendola ben al di sopra di tutte le colleghe più o meno coetanee.
Se doveva ancora dimostrare qualcosa, lo ha fatto adesso, con una solida prova da attrice e con una colonna sonora che sa già di classico. Nel film, la performance di Shallow è una di quelle cose che rimbombano nel cuore.

Qualche anno fa, nel periodo più “barocco” della sua carriera, sotto chili di trucco e parrucco, cantava di essere on the edge of glory, “sul limite della gloria”. Oggi, con il viso quasi al naturale, ci dice che quel limite lo ha probabilmente superato, ci è finita dentro. Ed è salita così in alto che non toccherà più terra, come canta in Shallow. Sì d’accordo, il testo della canzone racconta di una storia d’amore, ma non è storia tanto diversa dalla realtà.
Non è superbia, è solo il destino dei grandi, quelli che hanno saputo accendere quella luce misteriosa alimentata dal talento e dalla fama per brillare come le stelle.

I’m off the deep end, watch as I dive in / I’ll never meet the ground / Crash through the surface, where they can’t hurt us / We’re far from the shallow now