Giovanni Nuti: “Nel ‘Poema della Croce’ l’imperfezione di Gesù è il suo amore per tutti”


Dieci anni fa, il 1 novembre 2009, ci lasciava Alda Merini, una delle personalità più dirompenti della letteratura italiana del ‘900: la “poetessa dei Navigli”, come la ricordano in tanti, la “poetessa della gioia”, come lei stessa desiderava essere ricordata.
Sono state numerose le manifestazioni organizzate a Milano in questi giorni per ricordare l’anniversario: evento conclusivo del programma di celebrazioni del decennale sarà una nuova rappresentazione del Poema della Croce, che si terrà nella suggestiva cornice della Chiesa di San Marco lunedì 18 novembre con il patrocinio dal Comune di Milano e dell’Arcidiocesi e promosso dall’Associazione Alda Merini.
L’opera, con i testi della stessa Merini e le musiche di Giovanni Nuti, che con la poetessa ha lavorato a strettissimo contatto per 16 anni, rivivrà in un allestimento completamente rinnovato curato da Beppe Menegatti.
A Carla Fracci sarà affidato il ruolo di Maria, che fu interpretato proprio da Alda Merini nel Duomo di Milano nel 2006.

“Carla Fracci è la poetessa della danza”, afferma Giovanni Nuti, “Il suo linguaggio è stato quello del corpo, con cui ha dato voce alla bellezza. Il percorso è lo stesso di quello compito dalla poesia, cambia solo la forma. Ho pensato a lei in questo ruolo rileggendo una poesia che Alda Merini le aveva dedicato, in cui scriveva Tu sei l’amore / tu sei il sentimento / tu sei illogica come la ragione / tu sei leggera come la follia. È perfetta, perché nel Poema della Croce Maria è folle, la sua follia la aiuta ad accettare la scelta di Gesù per dimostrare che la morte non esiste. Per Alda Merini Carla Fracci è amore, come Maria è amore nel Poema della Croce”.

Qual è il significato profondo del Poema della Croce?
“Un salmo della Bibbia recita Chi semina nelle lacrime raccoglierà nella gioia. Il senso del Poema è proprio questo, far capire che Dio sa ‘trasformare le lacrime in vino dolce’, come si recita nell’opera. Ed è proprio questo che Alda Merini ha fatto con la sua poesia, trasformare il dolore in gioia. Un messaggio che non passa mai di moda e che forse oggi è necessario rimarcare più che mai”.

Sembra che parlare di dolore sia più semplice che parlare di gioia.
“Basta guardarsi intorno, non si parla che di dolore, siamo nel dolore. La maggior parte delle persone è focalizzata sul dolore e sull’odio. Dobbiamo invece capire che il messaggio di Gesù è quello di trasformare le lacrime in vino dolce per tutta l’umanità: il suo è un amore incondizionato rivolto a tutti, anche a coloro che non credono e che forse non ne sarebbero meritevoli. L’amore di Gesù è in comunione con i forti e con i deboli, il suo perdono e la sua accoglienza sono per tutti, anche se oggi parlare di accoglienza sembra proibito”.

L’impressione è che anche la Chiesa talvolta non riesca a far arrivare questo messaggio di amore universale. Perché?
“Credo che ci sia un problema di educazione, c’è il timore che si vada sul peccato, e nel momento in cui si contempla il peccato si contempla anche la paura. Dio viene visto come colui che punisce, ma Dio non deve far paura: Gesù, che nella Trinità diventa Dio, accoglie tutti, non giudica. Dio è solo amore, e ama tutti indipendentemente delle scelte che possiamo compiere. Ecco perché il messaggio del Poema della Croce tocca ogni persona, anche coloro che non credono in Dio”.

Esistono davvero persone capaci di fare a meno di un contatto con il soprannaturale? Anna Maria Canopi, benedettina del monastero di clausura di Orta San Giulio, affermava che anche chi si professa ateo in realtà idealizza un proprio Dio a cui rivolgersi.
“È proprio così, a ognuno viene naturale allinearsi a un elemento spirituale, e quando si prova gioia nell’osservare la natura e il mondo si sta gioendo di qualcosa che non è terreno. Nella natura tutto è spirito, lo aveva scoperto Einstein: qualsiasi oggetto è energia, quindi spirito. Ha solo vibrazioni più basse, non percepibili”.

Nell’opera viene anche sviluppato l’amore tra la madre e il figlio: che tipo di amore è?
“Un amore talmente umano in cui chiunque può riconoscersi. Gesù e Maria si presentano per quello che sono anche con i loro difetti. E qui ritorna Alda Merini, che invitava ad abbracciare i propri difetti. I veri giusti sono gli imperfetti: Gesù stesso è imperfetto, Gesù è come noi, è fragile, e lo stesso è Maria. Sono due figure umane con un amore incredibile che sgorga dai loro cuori: i difetti diventano pregi.

In questi anni hai più volte riproposto il Poema della Croce: pensi di averne colto nel tempo dei messaggi nuovi?
“Siamo tutti in continua evoluzione, e un testo che tratta un messaggio così potente offre sempre qualcosa di nuovo, probabilmente tra 20 anni scoprirò ancora qualcosa che non sono riuscito a cogliere. Nel Poema della Croce c’è una maestria incredibile. Per questa nuova rappresentazione ho analizzato attentamente il testo insieme a Beppe Menegatti, regista che proviene dalla scuola di Visconti, facendo un lavoro che spesso gli attori non fanno più, ma che è stato molto utile”.

Cosa ti piacerebbe che le nuove generazioni cogliessero nel Poema della Croce?
“L’accettazione e l’importanza dell’unicità di ognuno, che è un elemento straordinario: la bellezza sta nelle emozioni, non nell’adesione a un canone, anche se i valori della società sono all’opposto e viene insegnato solo a primeggiare sugli altri. Ognuno di noi è un capolavoro di Dio. Il Poema della Croce mostra anche che la vera morte è la morte dell’Ego, perché l’amore è eterno e il messaggio della Croce è la rinascita”.

Oggi, a dieci anni dalla morte di Alda Merini, quale pensi che sia la sua più importante eredità?
“È difficile dirlo, perché la sua è un’eredità davvero grande e sta nella sua poesia. Dentro alla sua poesia c’è introspezione, analisi, un lungo percorso che passa anche dal dolore per poi abbandonarlo. Credo che il suo più importante insegnamento sia che il nostro destino è quello di essere felici. Alda sapeva cogliere la preziosità in un bicchier d’acqua: se si riesce a cogliere la preziosità in una cosa così piccola, quanto si può essere felici nell’osservare tutto quello che ci circonda?”

Giovanni Nuti e Carla Fracci saranno accompagnati da un’orchestra di 15 elementi e 5 cantori diretti dal maestro Daniele Ferretti, con la partecipazione di Sabrina Brazzo e Andrea Volpintesta, alcuni danzatori della compagnia Jas Art Ballet, e l’attore Jonathan Lazzini.
I proventi della serata (biglietti 80€, 50€, 30€ – TicketOne) saranno interamente devoluti per progetti di ricerca e assistenza di AIM – Istituto Besta e di Lega Italiana Sclerosi Multipla.

Un regalo per Alda Merini: Giovanni Nuti presenta “Le posate degli angeli”


“Sono nata il 21 a primavera…” recita l’incipit di una delle più famose poesie di Alda Merini.
La celebre poetessa dei Navigli ricordava infatti spesso di essere nata il 21 marzo, giorno che segna l’arrivo della primavera.
Proprio in occasione del compleanno di Alda Merini Giovanni Nuti presenta il video del brano Le posate degli angeli, registrato live dal teatro Dal Verme di Milano il 20 ottobre 2017 in occasione della presentazione de Il muro degli angeli, il doppio CD di duetti contenuto nel cofanetto Il Canzoniere di Alda Merini – Accarezzami musica (Nar International/Sagapò).

Ad interpretare il brano, insieme a Giovanni Nuti, i Piccoli Cantori di Milano, sotto la guida della loro direttrice Laura Marcora: un coro di voci infantili che esiste dal 1964, composto da bambini tra i 5 e i 14 anni, che vanta tantissime collaborazioni importanti.
La musica del brano Le posate degli angeli è di Giovanni Nuti con l’arrangiamento di Stefano Cisotto (ottimizzazione video Marco Rossetti).

A proposito del brano, Giovanni Nuti scrive: “Nel testo Alda Merini dice che ‘la minestra degli angeli è un bacio che sfiora le labbra…’ – perché pensava che il bacio fosse nutrimento spirituale e ‘la parte più pura dell’amore’. E’ San Paolo che raccomanda di salutarsi con il bacio che è il fondamento della pace tra fratelli. Gli angeli sono sempre stati importanti nella poetica e nella produzione di Alda Merini. Ne sono testimonianza la sua predilezione per il poeta Rilke e i suoi ‘angeli tremendi’ e il volume da lei intitolato ‘La carne degli angeli’.
Alda sentiva le presenze angeliche anche nella vita quotidiana. ‘Siamo tutti circondati da angeli’ mi diceva spesso. Avvertendo la loro vicinanza, si sentiva al sicuro. Quando posava le sigarette accese sul bordo del portacenere o del suo comodino per svolgeva altre attività, io le dicevo ‘Alda, hai lasciato la sigaretta accesa, fai attenzione!’. ‘Non preoccuparti’ – mi rispondeva prontamente – ‘ci sono gli angeli che si occupano di me!’ Gli angeli alle nostre tavole – continua Nuti – sono portatori d’amore. Quando ci facciamo attraversare dall’amore non ci sentiamo più soli, non siamo più in lotta l’uno contro l’altro e usciamo dalla competizione della vita. L’amore e la protezione degli angeli alimentano la nostra creatività, e ci danno la forza per superare ogni difficoltà. In un momento come quello che stiamo vivendo, in cui sentiamo tutto ‘il peso del mondo’ e abbiamo lo spirito appesantito, ecco che gli angeli ci portano la leggerezza e la gioia. Alda Merini è stata indubbiamente un angelo per me perché con lei ho condiviso la gioia del creare insieme.
Per questo non mi stancherò mai di proporre le canzoni del nostro ‘canzoniere’ e anzi le voglio far conoscere a un pubblico sempre più vasto. Tra i vari progetti c’è anche quello di portare in Spagna e in Francia e precisamente a Parigi lo spettacolo Mentre rubavo la vita con Monica Guerritore. Stiamo facendo tradurre alcune canzoni dello spettacolo in francese. Forse non tutti lo sanno, ma è stata la Francia per prima a candidare al Nobel Alda Merini.
Un’altra cosa a cui tengo molto è il nuovo allestimento del Poema della Croce, l’opera sacra che io e Alda abbiamo composto, lei per i testi e io per la musica e rappresentato insieme. Ora ci sarà Carla Fracci nel ruolo recitante di Maria che fu di Alda, con la regia del marito Beppe Menegatti”.

Foto di Larry Gelmini

Il pifferaio di Hamelin, l'omaggio di Giovanni Nuti, Fabio Concato e Lucia Bosè ad Alda Merini

Merini-Nuti. Ph. Giuliano Grittini
Lo scorso 20 ottobre, in occasione dell’uscita del cofanetto Accarezzami musica, Giovanni Nuti ha voluto ricordare Alda Merini con una serata speciale al teatro Dal Verme di Milano, riproponendo dal vivo molti dei brani nati dalla lunga collaborazione con l’indimenticata poetessa milanese.

Un evento che ha visto l’entusiastica partecipazione di numerosissimi ospiti del mondo della musica e dello spettacolo, riuniti nel segno dell’amicizia e dell’amore per Alda.
Tra di loro, Monica Guerritore, con cui Nuti porta in teatro da alcuni anni lo spettacolo Mentre rubavo la vita, Rita Pavone, Omar Pedrini, Grazia Di Michele, Dario Gay, Andrea Mirò, Fabio Armiliato, Marco Ferradini, il coro dei Piccoli cantori di Milano, Daniela Poggi e Carla Fracci. Durante l’evento è stato reso omaggio anche a Daniela Dessì e Mariangela Melato.
Cofanetto ext cover
Tra i momenti più intensi della serata, il duetto che ha visto protagonisti accanto a Nuti Fabio Concato e Lucia Bosè in Il pifferaio di Hamelin, brano incluso nel cofanetto nel doppio album di inediti Il muro degli angeli, e di cui viene ora reso disponibile il video dell’esibizione.
Un brano che racconta la storia di un’amante velenosa e di un amato vilipeso, e nel quale non è difficile ritrovare i ricordi del manicomio, esperienza disumana vissuta da Alda: lì, tra quelle mura crudeli, la sofferenza sembrava vietare ogni forma di amore.

Alda Merini, quando la poesia spacca i muri

Merini-Nuti. Ph. Giuliano Grittini
“Prima di venire / dai un calcio al muro di fronte / perché lì dentro c’è la spia / che ha guardato in faccia il mio amore”.
Recitano così alcuni versi di Prima di venire, bellissima poesia di Alda Merini che Giovanni Nuti ha trasformato in un’altrettanto intensa canzone.
Si parla di un muro. Elemento così poco poetico, che nelle parole della poetessa dei Navigli trova però un suo posto preciso. Perché la poesia di Alda era esattamente questo, una continua convivenza di corpo e anima, dimensione terrena e spirituale, desiderio e rinnegamento, potenza e tenerezza.
E in questo universo brulicante di vita, anche i muri trovano la loro ragione di essere. Per Alda Merini i muri non erano solo quelli del palazzo fatti di mattoni, ma erano anche quelli tremendi fatti delle sbarre del manicomio. Un’esperienza drammatica, che lei però non si è mai rifiutata di raccontare anche nei suoi aspetti più crudi, e dalla quale ha trovato linfa per alimentare i suoi versi urlanti di amore.
Conoscevo già, e avevo imparato ad amare, la forza di Prima di venire, forse uno degli episodi che preferisco in assoluto, insieme a Il bacio, tra quelli musicati da Nuti all’interno del canzoniere meriniano, ma recentemente mi è capitato di riascoltarla dal vivo, e le sue parole mi sono risuonate dentro con una vibrazione nuova.
L’occasione è stata la serata Alda Merini – Il Concerto del 20 ottobre al teatro Dal Verme di Milano: evento più che speciale a scopo benefico a favore dei City Angels, svoltosi proprio nella giorno della pubblicazione di Accarezzami musica, il ricchissimo cofanetto contenente quasi tutta la produzione di Alda Merini realizzata insieme a Giovanni Nuti con l’intervento di altri numerosi artisti, insieme al DVD del Poema della Croce interpretato nel Duomo di Milano il 13 ottobre 2006 da Nuti e dalla stessa Merini.
Cofanetto ext cover
L’emozione della serata era palpabile nell’aria, anche per la presenza di ospiti come Omar Pedrini, Grazia Di Michele, Daniela Poggi, Carla Fracci, Rita Pavone, Lucia Bosè, Fabio Concato, Marco Ferradini, Andrea Mirò, Dario Gay, Fabio Armiliato e il coro dei Piccoli Cantori di Milano, che si sono alternati sul palco accanto a Giovanni Nuti e Monica Guerritore, protagonisti dello spettacolo Mentre rubavo la vita.
Spazio anche per un ricordo di Daniela Dessì.
Una serata che non ha solo celebrato la voce della più grande poetessa italiana, ma che è stata anche e soprattutto un trionfo di bellezza: la forza di quella poesia era lì, sviscerata in scena sotto le forme più diverse, declinata sotto i toni del dolore, della tenerezza, della commozione, e dell’amore. Della sua vita, Alda diceva di averla vissuta fino in fondo, anche nella sua parte più infernale, e che proprio per questo doveva essere ricordata come la poetessa della gioia. E c’è da credere che sia stato così.
La sua è una poesia che annulla le distanze e che mette a nudo un’anima profondamente umana e contemporaneamente tesa all’infinito. Una poesia capace di infrangere le convenzioni, ribaltare i moralismi, annullare i pregiudizi, perché autentica e disarmante.
Una poesia capace di spaccare i muri con il solo soffio della parola.
E quella sera ha raccolto tutti in un caloroso abbraccio.
L’evento Alda Merini – Il Concerto sarà riproposto il 23 ottobre al teatro Sistina di Roma e il 2 novembre al Teatro Duse di Bologna: tutte le serate avranno finalità benefica.