Compositore, performer, produttore musicale, regista. Ma soprattutto, Mike Shinoda era una metà portante dei Linkin Park insieme a Chester Bennington. Fino a quando, nel luglio dello scorso anno, la depressione ha portato il cantante della band a commettere il suicidio, lasciando un vuoto improvviso e incolmabile nel mondo della musica.
Nei mesi successivi la morte di Chester, Mike si è immerso nell’arte per cercare di superare il dolore: si è rintanato nella sua casa di Los Angeles, senza un’idea precisa di cosa fare, e ha incominciato a scrivere, a registrare, a dipingere. A gennaio ha pubblicato il Post Traumatic EP, contenente 3 nuovi brani, ognuno dei quali espressione potente e sincera di un dolore nudo e crudo, accompagnati da video registrati, dipinti ed editati in modo amatoriale.
Dopo la pubblicazione dell’EP, Shinoda ha continuato a comporre musica, fino ad arrivare a dar vita a Post Traumatic, l’album in uscita il 15 giugno.
Un disco che non poteva non essere estremamente personale e che, nonostante il titolo, non parla solo di dolore: “È un viaggio per allontanarsi dal dolore e dalle tenebre”, un album sulla guarigione.
“Chi ha subito un’esperienza simile, spero possa sentirsi un po’ meno solo. Gli altri, spero si possano sentire grati di non averla vissuta”.
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