Mariah, Janet, Mary, Erykah. Ma anche Beyoncé, Rihanna, e Ariana.
La schiera delle “sorelle” che hanno fatto grande l’r&b contemporaneo da oggi si arricchisce a tutti gli effetti di un nuovo nome, quello di Ariana Grande.
Partita alcuni anni fa come nuova, folgorante stella del pop, Ariana ha fatto molto parlare di sé soprattutto per una voce che la metteva in diretta competizione con la Mariah Carey dei tempi d’oro (si vedano gli anni ’90) e ha più volte citato Madonna tra le sue icone, ma ha anche sempre tenuto un occhio puntato sull’r&b. Mai come negli ultimi album però ci si è avvicinata con tanta convinzione.
Nell’arco dell’ultimo anno, a pochi mesi di distanza, la ragazza ha sfornato non uno, ma due album, entrambi piazzati al vertice delle classifiche che contano, ma soprattutto – come si direbbe nel gergo tecnico – due dischi con le contropalle. Se con Sweetener, uscito ad agosto 2018 e inevitabilmente influenzato dalla tragedia del concerto di Manchester dell’anno precedente, la Grande ha inteso creare un punto di congiunzione tra quanto fatto fino a Dangerous Woman e quanto avrebbe fatto da lì in avanti, l’ultimo thank u, next è sicuramente il lavoro più ambizioso e spiazzante dell’artista, il suo vero e totale approdo con i piedi ben piantati nel terreno dell’r&b. Anzi, del contemporary r&b, giusto per fare i puntigliosi.
Come spesso succede, anche in questo caso si tratta di un album figlio del dolore, e nello specifico quello per la morte dell’ex Mac Miller, avvenuta nel settembre scorso. Un fatto drammatico che ha fatto da leva per la scrittura di un disco che ha visto la luce in pochissimi mesi e che forse verrà ricordato come una dei migliori prodotti dell’anno. Sicuramente, è una fiera celebrazione di r&b al femminile, come non se ne ascoltava da qualche tempo: con Mariah Carey, Janet Jackson e Mary J Blige ormai innegabilmente in parabola calante, con Erykah Badu latitante da troppo tempo, con Beyoncé concentrata un po’ sulla famiglia e un po’ sul progetto Carters insieme al consorte, l’unica da cui ci si poteva aspettare un album di r&b di risonanza globale – soprattutto dopo il percorso intrapreso con Anti – era Rihanna, che pare prossima all’uscita di un nuovo lavoro ma che al momento non è ancora uscita dal letargo. Un po’ a sorpresa, ecco che a riscattare il genere ci ha pensato Ariana Grande.

thank u, next è infatti un album solido, pieno di personalità e carattere, che passa con la stessa scioltezza dal dolore alla rabbia a celebrazioni di orgoglio. E pazienza per le accuse di plagio e le polemiche che si sono sollevate in seguito all’uscita del singolo 7 rings: se Ariana si sia davvero indebitamente appropriata di stilemi culturali che non le appartengono, facendoli passare addirittura per parodia, diventa un elemento di secondaria importanza di fronte all’ascolto di pezzi come imagine, con il suo arrangiamento torreggiante di archi e gli acuti virtuosistici, o gli echi old school di needy e fake smile; in bad idea è invece un’atmosfera urban pizzicata dalle chitarre a farla da padrone, e il pezzo acquista un tiro che non lascia scampo, mentre make up mostra una tonicità reggae.
Con la voce che si ritrova, la Grande non poteva poi privarsi dell’occasione di regalarci una ballatona, ed ecco la toccante ghostin, vellutata e notturna come il più limpido dei cieli stellati, ma pure la trappeggiante in my head non teme di sfidare le ottave. Quasi in chiusura, la titletrack è esattamente il brano che una decina di anni fa (o forse un po’ di più) ci saremmo aspettati da due maestre dell’urban come Janet Jackson o Mariah Carey, e invece ce lo ritroviamo interpretato da una che fino a un paio di anni fa pareva non averci niente a che spartire.

Volutamente ho tenuto il pezzo forte alla fine, e sto parlando di bloodline, sintesi perfetta di r&b, funk e reggaeton, sferzante e brioso quanto basta per sentirlo una volta e non farselo più uscire dalla testa.
Insomma, se non fosse abbastanza chiaro, Ariana Grande ci ha dato uno dei dischi urban di cui ci ricorderemo per i prossimi anni.

No comment yet, add your voice below!


Add a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *