Among The Waves In The Sky è il tema portante di Tra le onde, nel cielo, il docu-film di Francesco Zarzana presentato all’ultimo Festival di Cannes e che racconta la tragedia che ha colpito la Nazionale Italiana di nuoto nel 1966.
A interpretare il brano è Eleonora Mazzotti, cantante ed attrice che già da un po’ di anni si divide tra musica, teatro (musica soprattutto) e radio (conduce il programma Coffee & Chips in diretta ogni mattina su Radio Italia Vision).
Un amore, quello per la musica, nato dopo aver ascoltato la voce di Giorgia – con la quale ha avuto modo di duettare nella trasmissione Il treno dei desideri – e che l’ha portata poi a lavorare anche con Michael Baker, music director e batterista di Whitney Houston.

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Come si è concretizzato il progetto di questo brano?

Tutto è arrivato in maniera molto naturale: un anno fa mi sono trovata in studio con gli autori Francesco Zarzana e Lorenzo Maiani per comporre il tema della colonna sonora di Tra le onde, nel cielo e ho sentito l’esigenza di dire la mia, prima con il testo e poi con la linea melodica. Di fatto, è la mia prima colonna sonora ed è stato un grande onore presentarlo al Festival di Cannes e poi sentirlo trasmesso su Rai Storia. Poi il produttore inglese Eliott Cohen ha voluto produrre il brano e siamo quindi ritornati in studio per riarrangiarlo e dargli la forma che ha adesso, con quel bel respiro internazionale.

Il brano sembra avere degli spunti quasi lirici: qual è stato il tuo percorso di formazione?

Sono partita con lo studio del canto leggero a 16 anni, forse un po’ tardi se pensiamo ai talent di oggi. La mia insegnante, Elena Ferilli, è stata una figura fondamentale, quasi una guida spirituale, perché chi intraprende lo studio del canto deve affidarsi completamente al maestro, è lui che ti plasma. Nel mio caso, l’impostazione che ho ricevuto ha subito anche un po’ di influenza lirica, poi ho approfondito il soul e l’r’n’b, per arrivare infine al teatro, dove mi sono concentrata sul musical. Ho studiato con Francesca Taverni, ora con Mattia Inverni, ho seguito masterclass, e ho unito la recitazione, perché mi sono resa conto che mi piace sperimentare in linguaggi diversi, sempre restando nell’ambito della musica. A questo si è aggiunta, ormai quattro anni fa, l’esperienza in radio. Sono stati anni molto formativi, in cui sono cambiata molto: adesso sento la vera Eleonora, sento venir fuori il mio vero respiro vocale. Credo sia giusto dare alla voce tutto lo spazio che può prendersi, purché il virtuosismo non sia fine a se stesso, ma all’emozione, come in questo caso.
Come ti sei approcciata alla canzone?
Sono una persona positiva, e ho voluto mettere questa positività all’interno di una canzone che parla di persone non più al nostro fianco. Anche nei momenti più grigi dobbiamo cercare la spinta per andare avanti: senza farci troppe illusioni, credo che essere felici si può.
Questa è la prima volta che firmi il testo di un tuo brano: ti senti più a tuo agio con la scrittura in inglese?
Mi è venuto naturale scrivere in inglese, è stato tutto molto fluido e naturale. Non so può aver influito l’aver lavorato con Michael Baker, anche se in un brano in italiano, ma con un metodo americano. Forse in futuro mi cimenterò con la lingua, e allora vedremo come andrà.
Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
Sono cresciuta con il soul americano, in particolare con Whitney Houston, poi mi sono avvicinata anche all’r’n’b. Amo il cantautorato italiano e le voci delle grandi interpreti, su tutte quella di Mia Martini. Penso che nessuno di no abbia un solo genere di appartenenza, semmai ci sono generi che ci accompagnano in alcuni momenti della vita.
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Restando nell’ambito delle colonne sonore, c’è un regista con cui ti piacerebbe collaborare per la musica di un film?
A dir la verità non ci ho mai pensato: anche in questo caso mi piacerebbe sperimentare e provare con film di generi diversi. Soprattutto però, mi piacerebbe dedicarmi al doppiaggio cantato dei cartoni animati, mi ha sempre affascinato molto ed è difficile perché richiede un lavoro particolare, ci si deve calare in un personaggio e poi c’è la questione del labiale.
Tra i musical invece c’è un classico che a cui vorresti prendere parte?
Avrei un elenco troppo lungo! Oltre ai classici, ci sono in giro tante nuove produzioni interessanti. Mi piace l’idea di calarmi in contesti molto diversi uno dall’altro: ultimamente ho preso parte a musical a tema religioso, come San Pietro Music Opera e La Lauda di Francesco con le musiche di Branduardi, e mi sono resa conto della modernità di quelle storie che potevano apparire molto lontane da noi, mano interpretato anche Velma Kelly in Chicago, in un contesto completamente diverso. Il bello del teatro è proprio la possibilità di mettersi in gioco.
Among The Waves In The Sky è presente anche nello spettacolo teatrale In A Better World giusto?
Esatto, è uno spettacolo che porterò in tour per tutto il 2017 ed è finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del progetto LADDER (Local Authorities as Drivers for Development Education and Raising Awareness). Abbiamo debuttato a Parigi e andremo in giro per l’Europa, con alcune date anche in Italia. Al centro ci sono temi forti, come la povertà e l’immigrazione. 
Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione?
Ribellione per me è provare ad essere felici ogni giorno, essere ciò che si è giorno dopo giorno. È lì che sta la difficoltà, perché ci può essere l’exploit, magari anche determinante, ma il segno più permanente lo lasciano le azioni compiute quotidianamente. I risultati arriveranno magari dopo, ma alla lunga ripagano.

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