Non era la prima volta che Romina Falconi si esibiva a Milano – e in passato ha avuto occasione di farlo anche in una location importante come quella dell’Alcatraz – ma il concerto del 16 maggio all’Apollo Club di via Borsi sembra aver segnato per la cantautrice romana un traguardo importante.
Un concerto arrivato dopo le tappe di Roma e Bologna, ma soprattutto dopo l’uscita del secondo disco, Biondologia: un concept-album sulle emozioni pubblicato a marzo, che ha messo ancora più in luce il talento di un’artista che fino ad alcuni anni fa il pop nostrano non aveva ancora conosciuto.
Quello all’Apollo è stato un live che senza troppi giri di parole si può definire un trionfo, con una calorosa partecipazione di pubblico a dimostrare una fiducia che Romina è riuscita a conquistarsi nel tempo, passo dopo passo, traguardo dopo traguardo, portando avanti un progetto discografico che pur muovendosi nel solco del pop più patinato si è sempre appoggiato sul circuito indipendente. Una scelta e una coerenza che finalmente sembrano portare risultati tangibili.

In un’ora e mezza di live, stretta in un corsetto nero e incorniciata da una chioma più platinata che mai, la Falconi ha messo sul palco tutta se stessa, proprio come si è sempre presentata nelle sue canzoni: si è mangiata la scena muovendosi con il passo esperto della diva, ha mostrato una femminilità sfacciata e passionale, ha rivelato le ferite e le cicatrici umane che ognuno di noi si porta dentro e tra un brano e l’altro ha dispensato le sue celebri e ficcanti pillole di filosofia verace: “Per me la dignità è come la sobrietà: non mi avranno mai!”; o ancora “Charlotte Brontë diceva che tra la dignità e la felicità preferiva essere felice. Io tra la dignità e la felicità preferisco bucare le ruote”, con buona pace del politically correct. Perché chi conosce Romina sa che dove c’è lei non possono esserci buonismi, retorica da cioccolatini e luoghi comuni.
Ironia tagliente, cinismo, rabbia, forse anche qualche “filo d’odio”, e poi dolore, fragilità dell’anima e nuda emozione, tutto questo ha preso vita durante la serata: bastava la citazione di un solo verso e la sala sapeva già quale sarebbe stato il prossimo brano, tra quelli più recenti ma anche tra quelli del passato, come Il mio prossimo amore – ormai diventato un vero manifesto “falconiano” – e Circe. Il pubblico è complice, solidale, e quella che si vede è una sincera dimostrazione di affetto reciproco tra un’artista che ha saputo trovare un linguaggio nuovo e personale per raccontare la vita e un pubblico che trova finalmente in Romina qualcuno in grado di dare voce anche ai pensieri più inconfessabili senza moralismi o censure e con la leggerezza dello “psico-pop”.

Questo è un concerto di Romina Falconi. Questa è una sana manifestazione di biondologia.

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