Sfera Ebbasta: a fine ottobre parte il tour

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Mentre il disco continua macinare successi stazionando altissimo nelle principali classifica di vendita e streaming, Sfera Ebbasta ha annunciato le prime date del suo tour, che prenderà il via il 29 ottobre da Brescia per toccare poi molte città italiane (e non solo, da momento che è in vcalendario una data anche a Lugano) fino all’inizio di marzo.

Di seguito il calendario confermato finora:

OTTOBRE
29/10 – BRESCIA – LATTE PIÙ – special guest TEDUA
31/10 – PIACENZA – COMOEDIA 
31/10 – LODI – ZII GAETANO

NOVEMBRE
1/11- SAN BENEDETTO (AP) – BB
5/11- ROMA – BRANCALEONE 
12/11- VOGHERA (PV) – MOM.A
19/11- COMO – MADE CLUB
26/11- NONANTOLA (MO) – VOX CLUB – special guest IZI

DICEMBRE
3/12 – BARI – DEMODÈ 
7/12 – PARMA – CAMPUS INDUSTRY MUSIC – special guest TEDUA
9/12 – TORINO – CHALET
10/12 – NAPOLI – CASA DELLA MUSICA
17/12 – CAGLIARI  – COCÒ
21/12 – CATANIA – INDUSTRIE 
23/12 – PORTO POTENZA PICENA (MC) – SKY CLUB
27/12 – BERGAMO – DRUSO

GENNAIO
07/01 – FIRENZE – VIPER THEATRE
14/01 – LUGANO – STUDIO FOCE 
21/01 – SENIGALLIA (AN) – MAMAMIA – special guest TEDUA

MARZO
3/03 – MILANO – MAGAZZINI GENERALI

Sfera Ebbasta, l’importanza di (non) essere rapper

Ciabatte di gomma e calze bianche, un paio di (finti) denti d’oro, capelli rossi e occhiali Gucci: Sfera Ebbasta non è un rapper e quello che fa non è rap. Lo ripete lui stesso più volte durante l’incontro con la stampa tra le pareti della Universal per presentare il suo nuovo lavoro.

O meglio, magari rapper lo è per quelli che ascoltano “quella musica”, perché in fondo è più semplice parlare di rap e rapper, ma lui in quella figura non ci si sente. Il nuovo album, che poi in realtà è il primo disco ufficiale, perché il precedente XDVR era stato rilasciato in free download sul suo sito, arriva sul marcato sotto i marchi della più potente major mondiale e di Def Jam, label americana specializzata in hip hop e r’n’b che da poco si è aperta anche al mercato italiano (se si esclude una breve parentesi intorno al 2000).

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Il disco si intitola semplicemente Sfera Ebbasta e come in passato vede la produzione del compagno di avventure Charlie Charles: “Il lavoro tra me e Charlie è diviso perfettamente a metà: le sue basi senza i miei versi non sarebbero un cazzo e i miei versi senza la sua musica non sarebbero un cazzo”.

Tra le note di prestigio del progetto, il featuring con SCH in Cartine Cartier, superstar del rap francese: “È stato lui a contattare me, e faccio fatica a rendermi conto che tutto questo stia succedendo”.

Sfera Ebbasta racconta tanto della periferia di Cinisello Balsamo (si veda alla voce Ciny), grande comune a nord di Milano dove Gionata Boschetti è nato e cresciuto, ma parla anche d’amore, naturalmente secondo la visione di un ragazzo di 24 anni che non si dedica esattamente al pop.
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Il motivo per cui Sfera non si sente fino in fondo parte della scena rap italiana è che lui non fa semplicemente rap, ma trap, un sottogruppo del genere che in Italia non è mai stato particolarmente seguito o comunque non ha mai raggiunto certi livelli di notorietà: “La scena rap italiana era ormai tutta fatta da copie di copie di copie, tutti i rapper erano indistinguibili uno dall’altro. Poi siamo arrivati noi, siamo esplosi, e adesso tutti vogliono fare quello che facciamo noi, diventando così nostre copie. La nuova scena di cui faccio parte non rientra nel rap perché non ha quelle ideologie, non cerchiamo la rima a tutti i costi nei testi e anche nel look non cerchiamo una determinata immagine, tutto cambia: anni fa chi faceva rap si distingueva perché andava in giro ci i pantaloni larghi, oggi saranno 10 anni che non vedo un rapper vestirsi così”. 

Qualcuno vedendo la tracklist si è chiesto come mai nel disco non ci sono i featuring con i grandi nomi dell’hip hop italiano – primo fra tutti Marracash, fondatore di Roccia Music, il collettivo di cui Sfera fa parte – e come mai vi sia un numero così ridotto di canzoni, un po’ anomalo per un album rap: “Questa è la tipica mossa del rapper medio italiano: ti guadagni un po’ di notorietà e allora per far vedere che sei arrivato nel disco ci metti i featuring con quelli più grandi. Questo forse era quello che il pubblico si aspettava, e proprio per questo non l’ho fatto. Non sono un rapper, sono un’altra cosa. I featuring con i grandi arriveranno, adesso voglio che chi compra quest’album lo faccia perché sono io, non per il nome dell’ospite. Per quanto riguarda il numero delle tracce, ho preferito pubblicare meno canzoni piuttosto che fare un disco di cui non fossi davvero soddisfatto. Questo è il mio disco, sono io che decido, nessuno può dirmi cosa devo fare”.

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Certo il coraggio e la sicurezza di sé sono virtù che non gli mancano, come quando ammette candidamente di non essere portato per lavorare, doversi alzare ogni mattina e sentirsi dire cosa fare, ma di aver considerato la musica il suo unico obiettivo.

Ma oggi che ha pubblicato un album con una major, che i ragazzi per strada lo riconoscono, che i suoi video fanno milioni di visualizzazioni su YouTube, nella sua vita va tutto liscio? Non sono arrivati anche nuovi problemi?
“Beh, more money, more problems, come dice Jay Z. O forse non era lui?”
“Era Notorious”, lo corregge una giornalista in sala.
“Ah già, Notorious! Ecco, lo vedete che non sono un rapper?”