“Mi sbaglio da un po’”, la svolta in italiano di Wrongonyou


Un ritorno che ha la forma del cambiamento, non fosse altro che per la lingua, che per la prima volta è l’italiano.

Wrongonyou torna sulle scene con Mi sbaglio da un po‘, prima anticipazione del nuovo album in uscita a ottobre.
Il titolo del brano è un gioco di parole che prende ispirazione dal nome d’arte di Marco Zitelli (vero nome di Wrongonyou): la canzone è stata scritta a quattro mani insieme a Zibba e prodotta da Katoo, ed è una liberatoria dichiarazione d’amore.

“A volte mettere da parte l’ego può solo che aiutare sia in una relazione ma anche nell’individualità di ciascuno: mettersi in discussione può solo che essere una svolta! All’interno del brano c’è uno special fatto con un coro gospel che in verità sono semplicemente io che ho sovrainciso 28 volte la mia voce e che dice “a volte è facile, a volte è difficile, ma io ancora credo in noi” . Mi sbaglio da un po’ è la prima canzone che ho scritto per questo disco ed è anche l’unica canzone che ho traslato dall’inglese all’italiano. Proprio per questo, ho voluto che fosse la prima ad inaugurare questo nuovo percorso!”.

Come ha lui stesso affermato, la scelta di scrivere e cantare in italiano è stata dettata al cantautore dalla voglia di togliere ogni filtro al racconto delle sue storie.

BITS-RECE: Wrongonyou, [Re]Birth. Elettrofolk per cuori leggeri

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
Rebirth_cover b
Wrongonyou, ovvero Marco Zitelli, è un ragazzone romano classe 1990. Dopo i primi singoli rilasciati sul web alcuni anni fa e una rispettabile attività live in Italia e all’estero, è arrivato adesso al grande debutto discografico con [Re]Birth. Un disco in certo senso doppio, perché se da un lato raccoglie una manciata di nuovi brani, realizzati sotto la supervisione di Michele Canova, dall’altro riprende i singoli degli anni precedenti, i brani che più di tutti hanno segnato i primi momenti del suo percorso.
Birth e [Re]Birth, nascita e rinascita, appunto.

Innamorato tanto del folk quanto dell’elettronica, un po’ come Bon Iver, Wrongonyou li ha uniti per crearsi un proprio territorio sonoro, fatto di suggestioni gentili, dettagli sussurrati, colori crepuscolari, un immaginario carico di elementi della natura e riflessioni solitarie e intime. 
Valga per tutti l’esempio di un brano come Son Of Winter, emozionante confessione di padre sul letto di morte, con il grande rimpianto di non aver vissuto abbastanza a fondo. 
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Se sulla copertina Wrongonyou – anzi, sarebbe forse meglio dire Marco – ci appare protetto dall’abbraccio di un grande orso disegnato in bianco, la sensazione che abbiamo ascoltando le sue canzoni è proprio quella di trovarci davanti a un artista che ci mette a nudo il suo cuore e vola in alto, leggerissimo.