Se dovesse scegliere un’ambientazione per il suo nuovo lavoro, Roberta Giallo sceglierebbe un Medioevo post-atomico, oscuro, con una sola piccola luce come guida. Non ha caso, il titolo dell’album è L’oscurità di Guillaume.
Ma non lasciatevi ingannare: nessun riferimento all’anarchico svizzero James Guillaume. Al centro dei brani c’è una storia d’amore, vissuta però non con curve e luce con cui di solito si racconta questo sentimento, quanto piuttosto passando attraverso spigoli e buio.
Un disco che è anche la porta per entrare in un vero e proprio mondo di musica e immagini, in cui Roberta, artista bolognese molto più che cantautrice, si è ritagliata spazi perfettamente su misura, senza confini di generi e con un ringraziamento molto speciale da fare.
Vorrei partire chiedendoti qualcosa sul titolo dell’album, che mi ha incuriosito molto.
L’Oscurità Di Guillaume è un titolo oscuro e misterioso, proprio come la storia che racconta. Protagonisti di questa strana storia, che tra l’altro ho vissuto anni fa, siamo io e Guillaume, un ragazzo francese che ho incontrato un giorno a Bologna e con cui è partita un’intensa e singolare corrispondenza via web, che si è poi evoluta in un amore dal finale inaspettato e, ahimè, non lieto.
Musicalmente il disco è molto variegato, con spunti ricercati: come ci hai lavorato?
Sono partita dall’essenziale. La mia voce e il pianoforte, per rispettare al massimo la genesi delle canzoni, tutte ispirate, tutte intime, nate nella mia camera, nel “piccolo”. Mauro Malavasi, noto arrangiatore che ha fatto la storia della musica italiana, ha prodotto l’album e con gli arrangiamenti ha voluto abbracciare questa filosofia dell’essenziale, del non superfluo, del ricercato appunto. Per lui la storia da raccontare e le canzoni erano già importanti e dense, bisognava vestirle con rispetto, estrema cura e parsimonia di elementi, solo così accade la magia.
Tema centrale dell’album è l’amore, dipinto però con tonalità un po’ tormentate. Prima dicevi di esserti ispirata a un’esperienza personale: oggi nell’amore ci credi ancora?
E’ una storia personalissima che, vinta la timidezza, ho deciso di racchiudere in un disco, come una specie di scrigno-libro, con anche nascosti alcuni segreti, che forse un giorno svelerò. Un disco nato probabilmente dal dolore e dalle lacrime, che hanno trovato il modo di germogliare.
Cosa ha rappresentato nella tua vita Lucio Dalla?
L’incontro artistico più folgorante e fortunato che abbia mai fatto! Una specie di anno Zero nella mia vita. E’ l’artista al quale mi sento in assoluto più vicino, un po’ per affinità elettiva, un po’ per simpatia. Lucio è Lucio, inimitabile, irripetibile, un mago che gioca con tutti i colori: è folle, serio, leggero, irriverente, un alchimista.Da lui ho imparato che potevo dare sfogo alla mia anima cangiante con naturalezza, e senza curarmi troppo degli altri. Quando seppi che voleva conoscermi, e mi disse che voleva entrare nel progetto e coinvolgermi in alcuni progetti suoi, non potevo crederci e, soprattutto, non potevo non dedicargli questo album! Grazie Lucio per tutto quello che mi hai regalato e che siamo riusciti a realizzare insieme!
Ci sono altri artisti che ti hanno particolarmente influenzata?
Non saprei. E dico non saprei, perché tutto ciò che per me è bello probabilmente mi influenza. E fare un elenco è impossibile. Posso citarne alcuni, oltre a Lucio naturalmente: Beatles, Edith Piaf, Battiato…
Interessante anche la tua immagine e il tuo look: a cosa ti ispiri?
Non lo so, alle forme della natura e ai fumetti. A volte mi scambiano per un cartoon giapponese o per Betty Boop!
Oltre che cantautrice, sei performer teatrale, pittrice e scrittrice. C’è un ambito artistico che ti incuriosisce e che non hai ancora esplorato?
Il cinema. Vedremo…
Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concerto di ribellione?
La ribellione è la profonda consapevolezza di te stesso che ti porta a trovare il modo più giusto per combattere ciò che non ti va, ma con i tuoi mezzi, con le tue misure, con la tua testa! Diventare se stessi in un mondo che ci vuole omologati e spersonalizzati, è la più grande forma di ribellione, per me, oggi.
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