Dopo il mini EP di debutto Libera tutti, Nyno torna con il singolo Da solo.
Un grido di rabbia ma anche un messaggio di speranza.
Sai che odio restare da solo
tu sei un salto nel vuoto, vieni a prendermi al buio
non c’è più nessuno
Musica piena di ricordi e desiderio di un futuro migliore: in Da solo, Nyno grida le sue paure, mette a nudo la sua rabbia e ci fa i conti. Attraverso i suoni sporchi del brano il giovane artista, classe 2004, parla dei sentimenti che ha prova.
La cover del singolo è creata dall’intelligenza artificiale, rielabora un QR Code e riporta al sito di Nyno che si presta a diario personale in cui poter trovare pensieri, idee, disegni per entrare a far parte del suo mondo.
Antonio Costa, in arte Nyno, nasce a Palermo nel 2004 ma la sua prima casa si trovava in un piccolo paese nelle vicinanze. Dopo aver cambiato abitazione più di 4 volte in 5 anni, all’età di 14 anni Nyno e i genitori, sperando di trovare un futuro migliore all’estero, decidono di trasferirsi in Inghilterra.
Nyno si ritrova ad affrontare improvvisamente difficoltà all’interno delle dinamiche sociali e familiari createsi: “La scuola è sempre stata motivo d’ansia a causa del bullismo che ricevevo, ho sempre scritto di getto cercando di far uscire la parte più fragile di me per descrivere con i miei occhi quello che vivevo; sentivo che anche il mio corpo avesse bisogno di trovare uno sfogo o un modo per poter dire come mi sentivo.”
Nella scrittura ha trovato una forma di terapia: “Non sempre ci poniamo le domande giuste, e quando scrivo riesco a farlo.” Nyno nasce 1 anno fa, ma dopo una gestazione durata tutta una vita.
Basta Poco è il nuovo singolo di Cucina Sonora e N.A.I.P: un brano minimalista composto da due note, pochi suoni e poche parole.
Il brano nascondedietro una considerazione apparentemente semplice una riflessione più profonda, sottolineando il senso di frustrazione e di fallimento di chi non riesce a fare una cosa per la quale serve un minimo sforzo o poco impegno, per la quale basta poco.
Le liriche di N.A.I.P., ispirate dai testi di Elio, Colapesce e Franco Battiato, vengono completate da una strumentale vicina al mondo di Mr. Oizo e Jacques, minimale nelle melodie e nelle armonie ma potente nella cura dei suoni e nella follia, rendendo così il nuovo brano un tormentone da fischiettare in qualsiasi luogo e contesto. Basta poco, a tutti gli effetti.
Cucina Sonora è un pianista e producer: nel suo mondo non c’è differenza tra analogico e digitale, classico ed elettronico come dimostra il suo album “Evasione” (2017) il cui singolo estratto è stato remixato da Francesco Farfa su Toys for Kids. Dopo un tour di oltre 60 date in italia e all’estero, firma con la label INRI e pubblica (2022) l’album “Notte”.
Basta poco Per saltare Basta poco Per salutare Basta poco Per girare La testa, un video, un familiare Basta poco Per annuire Basta poco Per ri-annuire Basta poco Per piacere Senza dire per piacere E basta Basta poco Per non saltare Basta poco Per non salutare Basta poco Per non girare La testa, un video, un familiare Basta poco Per non annuire Basta poco Per non ri-annuire Basta poco Per non piacere Allora dico E basta Vivi vivi per davvero Non vivi non vivi per davvero Guarda questo cielo L’hai guardato il cielo o no? L’hai non guardato il cielo o no? Non l’hai non guardato il cielo o no? Non l’hai non guardato il non cielo o no? E basta. E basta.
“Mi hanno sempre detto che avrei dovuto costruirmi una specie di pelle. Ho sempre lasciato che mi fondessi troppo con il mondo, senza sapere davvero dove finisce il mondo e dove inizio io. Questa canzone urla il troppo che c’è. Ed è deliziosa. Essere umani è davvero delizioso, anche se è più di quanto ognuno di noi possa gestire. Mio Dio, è molto”.
Some Type of Skin è il nuovo singolo di Aurora: il brano è un concentrato di elettro-pop in cui l’artista ha voluto mostrare il suo conflitto tra la vulnerabilità e il suo bisogno di resilienza emotiva.
Il singolo è accompagnato da un video musicale che Aurora ha co-diretto con Kaveh Nabatian (The Barr Brothers): “Kaveh si sente come una strana anima gemella proveniente da un altro mondo. Quando le nostre menti si scontrano è sempre meraviglioso. È stato meraviglioso unire le menti ancora una volta, dando vita alla solitudine – visivamente”.
“Universo è il cuore pulsante di questo ultimo album. – raccontano i Subsonica – È un brano, forse più di tutti, frutto di quel processo “combinatorio” che sta alla base della nostra ricerca. Partendo da una texture di Boosta che introduce la canzone, passando per un beat da club, siamo arrivati a una melodia scritta a più mani che gioca a graffiare in modo dissonante la veste armonica. L’idea è stata quella di un ponte tra passato e futuro, tra orchestre e vocalità senza tempo e sperimentazioni futuristiche.”
È arrivato in radio Universo, nuovo singolo estratto dal decimo album dei Subsonica Realtà Aumentata.
L’uscita del singolo è accompagnata anche dal videoclip che vede alla regia Gabriele Ottino e Akasha, girato a Torino in ALTEC, il centro d’eccellenza internazionale per i servizi aerospaziali.
Insieme al nuovo singolo, e in attesa di partire per il nuovo tour dal prossimo 3 aprile, per sottolineare la natura dance del brano la band ha pubblicato anche l’omonimo EP, che comprende il brano originale e tre remix a cura di Indian Wells (al secolo Pietro Iannuzzi), del collettivo Ivreatronic (Marco Foresta, Enea Pascal, Fabio Fabio) e del collettivo Bufufer, che opera nello stesso studio Andromeda dove è stato registrato anche l’album.
Ma le novità non finiscono qui. Anzi, la vera chicca per i fan – ma non solo – è un’altra: per l’occasione la band ha infatti lanciato anche una speciale iniziativa, “Universo Remix Contest”, per permettere a tutti di realizzare il proprio remix del brano: la traccia più convincente verrà inserita in seguito nell’EP.
“Qualche estate fa tornando da una serata con gli amici ho sentito l’improvviso bisogno di urlare fino a sfondarmi la gola, tirando fuori tutto il marciume nel quale mi sentivo immerso. Quella stessa notte, come dentro a un freestyle, mi sono attaccato al piano su cui erano appoggiati i bicchieri ormai vuoti.
Avevo 17 anni, era tutto magico e possibile, ed è nata questa canzone.”
notte vodka è un urlo lacerante che diventa lo strumento per canalizzare una profonda vulnerabilità, provata al suo estremo da un giovanissimo centomilacarie rincasato dopo una notte passata con gli amici, in una sessione solitaria con il suo pianoforte.
E’ un’esperienza condivisa di emozioni universali, un flusso di coscienza che attraverso il graffio della voce e la sequenza di immagini evocate dal testo risuona in chiunque abbia vissuto un momento in cui si è sentito perso.
Dopo essere stato voce coprotagonista insieme a Salmo del singolo di Mace Non mi riconosco, centomilacarie si conferma tra le penne capaci di trovare nuove parole, nuove atmosfere e chiavi di lettura per raccontare un disagio emotivo generazionale, un’angoscia che trova così il suo esorcismo.
Artico vuole raccontare ed esplorare il luogo dove abitano emozioni e sentimenti che si sono congelati perché non possono essere rivelati ad un’altra persona . Un po’ come una condanna, l’Artico traccia una linea dritta, un muro che divide due vite che non potranno mai esistere “insieme”.
Inseguire una chimera significa perseguire sogni irrealizzabili, ma per Kimera è una spinta che guida la sua musica. Una musica creata per rompere l’illusione del sogno, per poter abbracciare la paura e la bellezza che si può trovare solo nei luoghi inaspettati della mente.
Dall’incontro tra RBSN e il cantautore Marco Castello è nato qualcosa di magico: si intitola Muro, anche se il suo destino sembra più quello di unire che di dividere.
Un botta e risposta sfaccettato di blues, tra chitarre feline e un piano rhodes vellutato, in cui l’anima riflessiva di RBSN e quella ironica di Marco Castello danno vita a un affascinante intreccio sonoro e poetico.
Nata tra le jam di una sessione di registrazione intima e comunitaria in una casa sugli scogli a Scilla nel novembre del 2022, Muro rappresenta la fusione tra due mondi creativi unici, tra un’anima forgiata da un respiro musicale internazionale e anglofono e un cuore ancorato in Sicilia: un mix sonoro influenzato dal nuovo jazz made in Uk e dall’elettronica contaminata dei club di Londra e Leed, raffinato anello di congiunzione tra la scena psych/soul italiana e quella oltreconfine e che al tempo stesso fa propria quella freschezza e l’immediatezza comunicativa del mondo pop.
Muro è la prima uscita discografica di ODD Clique, giovane collettivo nato a Roma per celebrare e diffondere ovunque la sua ricca scena musicale dal respiro internazionale.
Muro è disponibile anche in uno speciale vinile, insieme a un’altra traccia, fruibile in anteprima nel formato fisico. Una canzone diversa eppur complementare, il suo ideale lato B: Babanero.
An old fool Or a friend in disguise You say you’re hurt Well brother So am I Where have you been accusi è o stissu Whatever you say Ci riss u craunaru What is that you seek Non ci ricemu nienti e si la cantare Is this Love you feel? Facemu accussi Or is it pain? I liccumarei How long will it take? Su tutti li toi To stop being the same E li camurrie Do you remember? sulu cazzi mei Find the empty space Parru cu ttia E parru co muro Cuteddu ca nun tagghia E pani ruru Iaddu ca canta quannu fa scuru Nun s’abbaia ca minchia ro pupo ucca non parra I Was feeling alone Si chiama cucuzza I think I’m at peace now Sarausana iè I was catching a vibe Santa Luciuzza But i ain’t got the money Quanti ni sai And I ain’t feeling alright E Quanti ni voi I think that i’m leaving U sciecco è cunnutu alone in the rain Rissi lu voi Why am I so Strange ? Faremo accussi Do you wanna comply? I liccumarei with a different disguise Su tutti li to You say i talk too hard E li camurrie that i took it too far Sulu cazzi mei still i get shit done Is this Love you feel? Facemo accussi Or is it pain? I liccumarei How long will it take? Su tutti li to To stop being the same E li camurrie Do you remember? Sulu cazzi mei Find the empty space Maddiri chibboi I didn’t know you back then Ava ameni But i know you by now Sempre ammanzu e vai and i’d still take the blame Vengniu cu ttia perhaps she was right E te ne vai? I ain’t got shit to say
L’amore ai tempi del liceo è quel condimento sui ricordi della vita di ognuno di noi: il primo innamoramento, i primi sentimenti, i primi momenti insieme.
Ricambiato o no, ognuno di noi ha vissuto quel momento ed è proprio la malinconia e il romanticismo di quegli istanti il cuore del nuovo singolo di Mercvrio, che lascia i suoi ricordi in Liceali.
Mercvrio è il progetto musicale da solista di Davide Attili, un normale essere di forma umanoide cresciuto cantando e suonando in gruppi hard rock, metal e free jazz pop indogiapponese nei locali della capitale.
Nato a Roma il 19/9/1991, che se lo si legge al contrario è ancora 19/9/1991, alle ore 19:09, il che accende di mistero questa faccenda del 19 se consideriamo quanto segue: il numero di verso e di capitolo nel Corano in cui un angelo annuncia a Maria la nascita di Gesù è 19:19. Coincidenze? Forse. Il fatto che abbia scelto come nome d’arte il termine romano con cui si indicava proprio la divinità “messaggera” degli dei è ancora una coincidenza? Forse si, forse no, ma ad essere sincero in realtà si. Ma tutte queste coincidenze sommate insieme non fanno forse una prova? Ma una prova di cosa? Tutto rimane ancora avvolto nel mistero.
Cosa ci fa litigare, odiare, dare di matto, dire cattiverie anche se ci si vuole bene?
Spesso è qualcosa che va oltre i singoli episodi della vita, qualcosa che non può essere spiegato tramite la psicanalisi, il carattere o l’oroscopo.
Qualcosa che non capisci anche se provi a risalire alle cause.
Quanta tenerezza fa l’essere umano quando si trova in una situazione del genere? Mentre litiga e odia, con la consapevolezza che – in realtà – ci si vuole bene.
Mentre si avvicina sempre di più il 22 marzo, data di uscita del suo nuovo album, dopo il primo, folgorante incontro in Fosforo, Amalfitano fa nuovamente coppia con Francesco Bianconi per il singolo Tenerezza.
“Ho capito chi sono veramente quando ho smesso di raccontarmi per quello che credevo di essere. Orchestra di silenzi è un invito ad abbandonare l’immagine che abbiamo di noi stessi per aprirci al cambiamento, alla trasformazione e all’evoluzione. Nasciamo partendo da un nucleo meraviglioso e fragile, cresciamo aggiungendo strati protettivi che, nel tempo, si induriscono come roccia. È anche un invito al maschio, figlio sano del patriarcato (di cui mi sento pienamente parte), ad abbandonare l’immaginario dell’uomo forte, stabile, a cui non è concesso aprirsi troppo perché fuori luogo, fuori ruolo.”
Orchestra di silenzi è il singolo d’esordio di Pugni.
gni nota è intenzionale, ogni parola ponderata. Gli echi grunge si intrecciano con il pop in un modo che va oltre la mera fusione di suoni, ma piuttosto si trasforma in un’esperienza narrativa. Le liriche sono dense di significato, mentre la struttura e la voce si svelano come un viaggio emozionale nella rabbia e nella bellezza, sfidando le convenzioni e portando avanti il concetto di autenticità nella musica pop contemporanea.
Il singolo, che anticipa l’album d’esordio dell’artista previsto per ottobre 2024, esce non a caso l’8 marzo.
Racconta il cantautore: “La piaga della violenza sulle donne è spesso uno specchio della violenza, fisica e psicologica, a cui sono stati sottoposti gli uomini durante la crescita. Il patriarcato esercita sul maschio una pressione insostenibile che rischia troppo spesso di esplodere in rabbia e violenza. C’è sicuramente necessità di denunciare, ma anche di rieducare, comprendere e curare. In questo giorno così importante, faccio la mia piccolissima parte dicendo che non è possibile curarsi guardandosi allo specchio. Il “ce la faccio da solo” è l’ennesimo tentativo di mantenere un’immagine di sé costruita su principi vecchi e malati. Puoi smettere di orchestrare i tuoi mostri nascondendoti e rimanendo in silenzio. Non c’è da vergognarsi. Parlane, confrontati, fatti aiutare. Non sarai meno uomo per questo. Questa incapacità di trattare le emozioni porta alla necessità di nasconderle nei cessi delle feste e dei concerti, dove le droghe abbondano come sedativi e diversivi alla libera espressione di sé. Dentro questo pezzo c’è anche il significato del mio nome d’arte: Pugni, oltre ad essere un gioco di parole col mio cognome, è il ricordo di un periodo in cui la rabbia e l’aggressività mi impedivano di cogliere la complessità e la bellezza di tutti i vari colori emotivi che non mi permettevo di usare per dipingere i miei giorni. Questo pezzo è nato in studio, di pari passo con la produzione. Assieme a Kendo abbiamo cercato di esprimere una sensazione di liberazione, come una corsa in riva al mare dopo essere stati incarcerati per anni. È probabilmente il mio pezzo preferito, quello che mi fa urlare fuori i blocchi emotivi.”
Lorenzo Pagni, in arte Pugni, nasce a Pisa il 19/06/1993.
Si avvicina allo studio della musica a 11 anni, suonando la batteria come primo strumento, che nel corso degli anni sostituisce con la chitarra per poter avere più possibilità espressive, ma per anni la sue principale attività è lo sport. Passa le giornate in canoa, sorretto dall’acqua e circondato dagli alberi del suo caro fiume Arno, ripetendo e affinando lo stesso gesto milioni di volte.
La musica rimane sempre con lui, ma è una cosa troppo bella che non riesce a concedersi totalmente. Col tempo, però, si accorge di quanto sia ampio il divario tra i suoi desideri e le sue azioni quotidiane.
Le sue canzoni rimangono segretamente nascoste in camera sua per anni, nel frattempo Pugni inizia a lavorare nei locali notturni come barman, musicista e dj e recupera la mondanità e il divertimento perso durante l’adolescenza, forse pure troppo.
Nel 2020 saluta il fiume, il mare e i pescatori per spostarsi a Torino.
È qua che Pugni inizia a esprimersi per quello che è.
L’incontro con Danny Bronzini (Jovanotti, Willie Peyote, Venerus), suo concittadino trasferitosi a Torino, è determinante nel proprio percorso di crescita artistica e nell’adozione di una visione matura del processo creativo.
Parallelamente all’attività di musicista, Lorenzo si laurea in psicologia e inizia a lavorare come psicologo in una clinica psichiatrica, dove ascolta storie di vita al limite del credibile.
La complessità delle persone che incontra gli fornisce il materiale emotivo per scrivere, che diventa non solo una necessità espressiva, ma un vero e proprio strumento terapeutico con cui poter esorcizzare il dolore.