“Natale”, gli auguri di Alda Merini e Giovanni Nuti

In questo Natale così diverso, fatto di divieti e distanze, arrivano gli auguri speciali di Alda Merini e Giovanni Nuti.

Il cantautore ha infatti musicato Natale, un testo che la poetessa milanese aveva scritto in occasione di uno dei suoi ultimi Natali. In questa festività  Nuti e Merini portano così il loro messaggio in musica e invitano ad aprire il cuore.

Continua il lungo sodalizio artistico del musicista con la grande poetessa, durato sedici anni in vita, ma che ha visto Nuti portare avanti il loro repertorio di poesia e musica anche dopo la sua scomparsa, grazie anche a importanti collaborazioni nel suo nome (tra tutte con Milva, Valentina Cortese, Monica Guerritore, Lucia Bosè, Carla Fracci).

Natale è stato composto al pianoforte da Giovanni Nuti nella sua abitazione ed è stato arrangiato per archi e suonato “a distanza” da Simone Rossetti Bazzaro, storico violinista al suo fianco in tanti concerti. Il brano è dedicato a tutti coloro che hanno sofferto in questa pandemia e a tutti gli artisti che da quasi un anno non possono più calcare i palcoscenici, ma non hanno smesso di scrivere, comporre, suonare, “distanti” fisicamente, ma vicini nel desiderio di fare musica e tornare ad emozionare ed emozionarsi.

Natale, testo di Alda Merini, musica di Giovanni Nuti, arrangiato per archi e suonato da Simone Rossetti Bazzaro presso Studio Bazzaro. Video © Sagapò snc. Foto: Giuliano Grittini, Larry Gelmini, Gianni Nalin, Leonardo Vecchiarelli, Francesco Prandoni, Giovanni Nuti.

Dario Gay e Mauro Coruzzi: il gossip si fa pop nell”Inno della pettegola”


L’arte del pettegolezzo è un volo leggero sulle vite altrui, niente a che vedere col gossip che intenzionalmente cerca il male. Ricordo una battuta della grande Anna Magnani che rivolgendosi al pianista che si dilungava con una lunga intro, disse che quelli erano pettegolezzi e di arrivare al sodo. Ecco: il pettegolezzo è un arpeggio di piano leggero. Non è una canzone nuova. È stata parcheggiata per un po’ nel cuore. Da subito ho “sentito” che fosse perfetta per la voce di Mauro. Un giorno, ho preso il telefono e gli ho detto che volevo fargli sentire una cosa, di persona. Ci siamo incontrati e sotto la pioggia, in macchina, al primo ascolto ha subito detto il suo sì. Un amore a primo ascolto, un abito che calzava a pennello”.

Così Dario Gay presenta Inno della pettegola, inedito pubblicato il 6 novembre sulle piattaforme digitali.
“Una sta lì tutta una vita a sparlare degli altri e che nessuno parli mai di me non sta mica bene, non fa mica tanto signora. Che nervi!”, prosegue ironico il cantautore.

Il brano, scritto dallo stesso Dario Gay su musiche di Giovanni Nuti è il primo singolo dell’inedita coppia composta dal cantautore e Mauro Coruzzi, ovvero Platinette. La collaborazione, che arriva dopo una lunga amicizia, segna anche l’inizio di un nuovo progetto artistico.

Il brano racconta in maniera giocosa e ironica una realtà quotidiana e vuole essere un omaggio all’attrice Franca Valeri, scomparsa recentemente, che con i suoi personaggi (tra i più noti la Sora Cecioni e la Signorina Snob) ha rappresentato in maniera surreale l’arte del pettegolezzo.

Così ha commentato Platinette: “Quando Dario mi ha proposto la canzone, ho subito pensato che potesse suonare come un omaggio a Franca Valeri non tanto per il ruolo della pettegola, ma perché il pettegolezzo andando di bocca in bocca sembra essere trasmesso per telefono, come le famose telefonate di Franca da la Sora Cecioni, a Cesira la manicure. La canzone ha al tempo stesso, un’ironia devastante sottolineando come, oggi più che mai, ci siano persone che del pettegolezzo fanno una ragione di vita, un’arma. Proprio di recente Papa Francesco, in occasione di un Angelus si è occupato di questo tema, affermando che “Sparlare di qualcuno “chiude il cuore” e che “Il chiacchiericcio è peggio del Covid”. Questa canzone, invece, ha il solo scopo di fare sorridere su chi inventa, architetta e pregusta piccole vendette che al massimo fanno venire disturbi di stomaco, come dice la canzone. A me il disturbo di stomaco, se mai lo avessi avuto, lo avrebbe fatto passare. L’importante è che il pettegolezzo non sia devastante ma sia leggenda: Inno della pettegola è già una leggenda”.

Nel video, supportato da Kare Design, compaiono in qualità di special guest personaggi dello spettacolo e del cinema tra cui Maria Giovanna ElmiGiancarlo MagalliAlessandra MontiMassimiliano RosolinoEmanuela Tittocchia e Melissa Gilardi, tik toker da 3 milioni di follower.

Giovanni Nuti: “Nel ‘Poema della Croce’ l’imperfezione di Gesù è il suo amore per tutti”


Dieci anni fa, il 1 novembre 2009, ci lasciava Alda Merini, una delle personalità più dirompenti della letteratura italiana del ‘900: la “poetessa dei Navigli”, come la ricordano in tanti, la “poetessa della gioia”, come lei stessa desiderava essere ricordata.
Sono state numerose le manifestazioni organizzate a Milano in questi giorni per ricordare l’anniversario: evento conclusivo del programma di celebrazioni del decennale sarà una nuova rappresentazione del Poema della Croce, che si terrà nella suggestiva cornice della Chiesa di San Marco lunedì 18 novembre con il patrocinio dal Comune di Milano e dell’Arcidiocesi e promosso dall’Associazione Alda Merini.
L’opera, con i testi della stessa Merini e le musiche di Giovanni Nuti, che con la poetessa ha lavorato a strettissimo contatto per 16 anni, rivivrà in un allestimento completamente rinnovato curato da Beppe Menegatti.
A Carla Fracci sarà affidato il ruolo di Maria, che fu interpretato proprio da Alda Merini nel Duomo di Milano nel 2006.

“Carla Fracci è la poetessa della danza”, afferma Giovanni Nuti, “Il suo linguaggio è stato quello del corpo, con cui ha dato voce alla bellezza. Il percorso è lo stesso di quello compito dalla poesia, cambia solo la forma. Ho pensato a lei in questo ruolo rileggendo una poesia che Alda Merini le aveva dedicato, in cui scriveva Tu sei l’amore / tu sei il sentimento / tu sei illogica come la ragione / tu sei leggera come la follia. È perfetta, perché nel Poema della Croce Maria è folle, la sua follia la aiuta ad accettare la scelta di Gesù per dimostrare che la morte non esiste. Per Alda Merini Carla Fracci è amore, come Maria è amore nel Poema della Croce”.

Qual è il significato profondo del Poema della Croce?
“Un salmo della Bibbia recita Chi semina nelle lacrime raccoglierà nella gioia. Il senso del Poema è proprio questo, far capire che Dio sa ‘trasformare le lacrime in vino dolce’, come si recita nell’opera. Ed è proprio questo che Alda Merini ha fatto con la sua poesia, trasformare il dolore in gioia. Un messaggio che non passa mai di moda e che forse oggi è necessario rimarcare più che mai”.

Sembra che parlare di dolore sia più semplice che parlare di gioia.
“Basta guardarsi intorno, non si parla che di dolore, siamo nel dolore. La maggior parte delle persone è focalizzata sul dolore e sull’odio. Dobbiamo invece capire che il messaggio di Gesù è quello di trasformare le lacrime in vino dolce per tutta l’umanità: il suo è un amore incondizionato rivolto a tutti, anche a coloro che non credono e che forse non ne sarebbero meritevoli. L’amore di Gesù è in comunione con i forti e con i deboli, il suo perdono e la sua accoglienza sono per tutti, anche se oggi parlare di accoglienza sembra proibito”.

L’impressione è che anche la Chiesa talvolta non riesca a far arrivare questo messaggio di amore universale. Perché?
“Credo che ci sia un problema di educazione, c’è il timore che si vada sul peccato, e nel momento in cui si contempla il peccato si contempla anche la paura. Dio viene visto come colui che punisce, ma Dio non deve far paura: Gesù, che nella Trinità diventa Dio, accoglie tutti, non giudica. Dio è solo amore, e ama tutti indipendentemente delle scelte che possiamo compiere. Ecco perché il messaggio del Poema della Croce tocca ogni persona, anche coloro che non credono in Dio”.

Esistono davvero persone capaci di fare a meno di un contatto con il soprannaturale? Anna Maria Canopi, benedettina del monastero di clausura di Orta San Giulio, affermava che anche chi si professa ateo in realtà idealizza un proprio Dio a cui rivolgersi.
“È proprio così, a ognuno viene naturale allinearsi a un elemento spirituale, e quando si prova gioia nell’osservare la natura e il mondo si sta gioendo di qualcosa che non è terreno. Nella natura tutto è spirito, lo aveva scoperto Einstein: qualsiasi oggetto è energia, quindi spirito. Ha solo vibrazioni più basse, non percepibili”.

Nell’opera viene anche sviluppato l’amore tra la madre e il figlio: che tipo di amore è?
“Un amore talmente umano in cui chiunque può riconoscersi. Gesù e Maria si presentano per quello che sono anche con i loro difetti. E qui ritorna Alda Merini, che invitava ad abbracciare i propri difetti. I veri giusti sono gli imperfetti: Gesù stesso è imperfetto, Gesù è come noi, è fragile, e lo stesso è Maria. Sono due figure umane con un amore incredibile che sgorga dai loro cuori: i difetti diventano pregi.

In questi anni hai più volte riproposto il Poema della Croce: pensi di averne colto nel tempo dei messaggi nuovi?
“Siamo tutti in continua evoluzione, e un testo che tratta un messaggio così potente offre sempre qualcosa di nuovo, probabilmente tra 20 anni scoprirò ancora qualcosa che non sono riuscito a cogliere. Nel Poema della Croce c’è una maestria incredibile. Per questa nuova rappresentazione ho analizzato attentamente il testo insieme a Beppe Menegatti, regista che proviene dalla scuola di Visconti, facendo un lavoro che spesso gli attori non fanno più, ma che è stato molto utile”.

Cosa ti piacerebbe che le nuove generazioni cogliessero nel Poema della Croce?
“L’accettazione e l’importanza dell’unicità di ognuno, che è un elemento straordinario: la bellezza sta nelle emozioni, non nell’adesione a un canone, anche se i valori della società sono all’opposto e viene insegnato solo a primeggiare sugli altri. Ognuno di noi è un capolavoro di Dio. Il Poema della Croce mostra anche che la vera morte è la morte dell’Ego, perché l’amore è eterno e il messaggio della Croce è la rinascita”.

Oggi, a dieci anni dalla morte di Alda Merini, quale pensi che sia la sua più importante eredità?
“È difficile dirlo, perché la sua è un’eredità davvero grande e sta nella sua poesia. Dentro alla sua poesia c’è introspezione, analisi, un lungo percorso che passa anche dal dolore per poi abbandonarlo. Credo che il suo più importante insegnamento sia che il nostro destino è quello di essere felici. Alda sapeva cogliere la preziosità in un bicchier d’acqua: se si riesce a cogliere la preziosità in una cosa così piccola, quanto si può essere felici nell’osservare tutto quello che ci circonda?”

Giovanni Nuti e Carla Fracci saranno accompagnati da un’orchestra di 15 elementi e 5 cantori diretti dal maestro Daniele Ferretti, con la partecipazione di Sabrina Brazzo e Andrea Volpintesta, alcuni danzatori della compagnia Jas Art Ballet, e l’attore Jonathan Lazzini.
I proventi della serata (biglietti 80€, 50€, 30€ – TicketOne) saranno interamente devoluti per progetti di ricerca e assistenza di AIM – Istituto Besta e di Lega Italiana Sclerosi Multipla.

Nuti e Guerritore al Teatro Antico di Taormina per i rifugiati. Ospite Carmen Consoli


La musica, con le potenti parole della più grande poetessa del secolo scorso, promuove i valori della solidarietà, dell’accoglienza e della convivenza pacifica per dare sostegno e protezione ai rifugiati che si trovano nei centri di detenzione in Libia.
Con questo spirito il CIR – Consiglio Italiano per i Rifugiati – ha scelto di dedicare ad Alda Merini un concerto speciale in programma per la Fondazione Taormina Arte Sicilia nel meraviglioso scenario del Teatro Antico di Taormina il prossimo 10 agosto, organizzato per raccogliere fondi da destinare al Programma Guardiamo Oltre le Frontiere.
Da sempre sensibile alle cause umanitarie e impegnata a combattere le ingiustizie, testimonial e madrina di tante campagne e iniziative di beneficenza, Monica Guerritore, con Giovanni Nuti, sarà la protagonista di una serata che farà della solidarietà la propria bandiera con lo spettacolo … Mentre rubavo la vita. Un concerto esclusivo in cui i due artisti cantano, accompagnati da una band di quattro elementi, gli appassionati, dolorosi e ironici versi della grande Poetessa.
Ad arricchire la serata un’ospite d’eccezione, Carmen Consoli.

“Nessuna donna resta indifferente davanti alla forza, all’energia libera, vitale, colorata, sensuale di Alda Merini – dice Monica Guerritore –. La musica di Nuti rende travolgenti i suoi testi. Io stessa ne rimango stupita. Al pubblico piacerà enormemente: ballerà, riderà e piangerà insieme a noi!”.

La serata si svolgerà sospesa tra cielo e mare, nella bellezza senza tempo del Teatro Antico, una bellissima “terrazza” proiettata sul quel Mar Mediterraneo nel quale troppe persone in fuga continuano a perdere la vita cercando migliori condizioni di vita. Il concerto vuole infatti accendere i riflettori su uno dei temi più attuali e tragici degli ultimi tempi.

Il CIR, come ha dichiarato il suo presidente Roberto Zaccaria, “vuole fornire con questo programma non solo assistenza alle persone più deboli che vivono in Libia, ma soprattutto protezione ai rifugiati che si trovano nel paese, anche all’interno dei centri di detenzione, affinché sia garantita la tutela dei diritti umani e affinché i soggetti più vulnerabili siano identificati, portati all’esterno e avviati ai corridoi umanitari verso l’Europa”.

Obiettivo principale della serata sarà, attraverso il linguaggio universale della musica e la popolarità di una delle artiste più amate in Italia, risvegliare e sensibilizzare di fronte a una questione di civiltà che riguarda tutti, sfruttando le potenzialità di un programma che, dal 2018 al 2020, si propone di rispondere concretamente e con tempestività ai bisogni primari di persone in grave emergenza.

Con questo concerto il CIR aspira ad assistere 400 rifugiati.

I biglietti sono disponibili online a questo link.

Testi delle canzoni: Alda Merini
Musiche: Giovanni Nuti
Testo e drammaturgia: Monica Guerritore
Video (a cura di): Lucilla Mininno
Regia: Mimma Nocelli

Musicisti:
José Orlando Luciano – pianoforte e tastiere
Tommaso Lega – chitarra
Simone Rossetti Bazzaro – violino
Emiliano Oreste Cava – percussioni e batteria

“Sei una frana”: il ritorno pop di Cosimo Picaro prodotto da Giovanni Nuti

Dopo le cover di Ma vie je t’aime e Pietre, Cosimo Picaro, giovane artista pugliese di origine e milanese di adozione, pubblica il suo primo singolo come autore e interprete, Sei una frana, un brano pop leggero e fresco… come un gelato in estate.
Sei una frana racconta una storia d’amore, che come spesso succede nasce da una “travolgente” simpatia, per trasformarsi in un legame sempre più stretto. Così che anche quando ci si lascia è inevitabile riprendersi.

Con un linguaggio ironico e romantico, Sei una frana vuole essere un inno alla spensieratezza, e un invito a lasciarsi andare all’amore con tutte le sue gioie e i suoi tormenti.
Prodotto da Giovanni Nuti per Sagapò Music (musica di Giovanni Nuti e Cosimo Picaro e testo di Aristea Canini), il brano è stato arrangiato e registrato da Stefano Cisotto presso Flamingo Recording Studio (masterizzazione: Claudio Giussani, Energy Mastering).
Hanno suonato: Stefano Cisotto (tastiere e programmazione computer); Massimo Germini (chitarra); Gino Zandonà (chitarra); Alice Frigerio e Michela Piana (cori); Stefano Cisotto (interventi vocali).

Un regalo per Alda Merini: Giovanni Nuti presenta “Le posate degli angeli”


“Sono nata il 21 a primavera…” recita l’incipit di una delle più famose poesie di Alda Merini.
La celebre poetessa dei Navigli ricordava infatti spesso di essere nata il 21 marzo, giorno che segna l’arrivo della primavera.
Proprio in occasione del compleanno di Alda Merini Giovanni Nuti presenta il video del brano Le posate degli angeli, registrato live dal teatro Dal Verme di Milano il 20 ottobre 2017 in occasione della presentazione de Il muro degli angeli, il doppio CD di duetti contenuto nel cofanetto Il Canzoniere di Alda Merini – Accarezzami musica (Nar International/Sagapò).

Ad interpretare il brano, insieme a Giovanni Nuti, i Piccoli Cantori di Milano, sotto la guida della loro direttrice Laura Marcora: un coro di voci infantili che esiste dal 1964, composto da bambini tra i 5 e i 14 anni, che vanta tantissime collaborazioni importanti.
La musica del brano Le posate degli angeli è di Giovanni Nuti con l’arrangiamento di Stefano Cisotto (ottimizzazione video Marco Rossetti).

A proposito del brano, Giovanni Nuti scrive: “Nel testo Alda Merini dice che ‘la minestra degli angeli è un bacio che sfiora le labbra…’ – perché pensava che il bacio fosse nutrimento spirituale e ‘la parte più pura dell’amore’. E’ San Paolo che raccomanda di salutarsi con il bacio che è il fondamento della pace tra fratelli. Gli angeli sono sempre stati importanti nella poetica e nella produzione di Alda Merini. Ne sono testimonianza la sua predilezione per il poeta Rilke e i suoi ‘angeli tremendi’ e il volume da lei intitolato ‘La carne degli angeli’.
Alda sentiva le presenze angeliche anche nella vita quotidiana. ‘Siamo tutti circondati da angeli’ mi diceva spesso. Avvertendo la loro vicinanza, si sentiva al sicuro. Quando posava le sigarette accese sul bordo del portacenere o del suo comodino per svolgeva altre attività, io le dicevo ‘Alda, hai lasciato la sigaretta accesa, fai attenzione!’. ‘Non preoccuparti’ – mi rispondeva prontamente – ‘ci sono gli angeli che si occupano di me!’ Gli angeli alle nostre tavole – continua Nuti – sono portatori d’amore. Quando ci facciamo attraversare dall’amore non ci sentiamo più soli, non siamo più in lotta l’uno contro l’altro e usciamo dalla competizione della vita. L’amore e la protezione degli angeli alimentano la nostra creatività, e ci danno la forza per superare ogni difficoltà. In un momento come quello che stiamo vivendo, in cui sentiamo tutto ‘il peso del mondo’ e abbiamo lo spirito appesantito, ecco che gli angeli ci portano la leggerezza e la gioia. Alda Merini è stata indubbiamente un angelo per me perché con lei ho condiviso la gioia del creare insieme.
Per questo non mi stancherò mai di proporre le canzoni del nostro ‘canzoniere’ e anzi le voglio far conoscere a un pubblico sempre più vasto. Tra i vari progetti c’è anche quello di portare in Spagna e in Francia e precisamente a Parigi lo spettacolo Mentre rubavo la vita con Monica Guerritore. Stiamo facendo tradurre alcune canzoni dello spettacolo in francese. Forse non tutti lo sanno, ma è stata la Francia per prima a candidare al Nobel Alda Merini.
Un’altra cosa a cui tengo molto è il nuovo allestimento del Poema della Croce, l’opera sacra che io e Alda abbiamo composto, lei per i testi e io per la musica e rappresentato insieme. Ora ci sarà Carla Fracci nel ruolo recitante di Maria che fu di Alda, con la regia del marito Beppe Menegatti”.

Foto di Larry Gelmini

A Giovanni Nuti il Premio Franco Enriquez – Città di Sirolo 2018

Ph. Kalicantus
ph. Kalicantus

Giovedì 30 agosto (ore 21,00), presso il Teatro Comunale Cortesi di Sirolo (Ancona), si terrà la cerimonia della XIV edizione del Premio Nazionale Franco Enriquez 2018: per una comunicazione e un’arte di impegno sociale e civile.
Fra i premiati di quest’anno, anche Giovanni Nuti nella categoria “poesia e musica”, sezione: raccolte, produzioni e recital.

Questa la motivazione con cui la prestigiosa giuria del Premio, coordinata dal Maestro Paolo Larici, Presidente del Centro Studi Drammaturgici Internazionali dedicato al grande regista Franco Enriquez, e composta da critici e scrittori del panorama nazionale e internazionale, ha deciso di premiare il cantautore toscano per la pubblicazione l’ottobre scorso del cofanetto Accarezzami musica – Il Canzoniere di Alda Merini e gli showcase del progetto realizzati in alcune città italiane:
Accarezzami musica – il Canzoniere di Alda Merini, un’opera vasta e colossale che raccoglie il frutto di un matrimonio artistico tra due grandi anime, Alda Merini e Giovanni Nuti. In questa raccolta discografica (prodotta da Nar International/Sagapò) e nei tre recital di presentazione (ci piace ricordare quello di Milano), la loro sinergia è stata capace di donarci pagine di straordinaria bellezza che scaturiscono da ogni singola nota e da ogni singolo verso. ‘La poesia è bellezza e la bellezza ci aiuta a vivere’ soleva dire la grande poetessa, una bellezza che dal vivo si trasforma in energia carnale e vitale che rapisce e di cui non si può fare più a meno”.

Ph. Giampietro Negroni
ph. Giampietro Negroni

Nelle precedenti edizioni del Premio, che hanno visto in giuria la presenza di buona parte del teatro Italiano e di molti artisti amici di Franco Enriquez, sono stati premiati artisti come Gianfranco De Bosio, Ferruccio Soleri, Umberto Orsini, Emanuele Luzzati, Pierluigi Pizzi, Elisabetta Pozzi, Paolo Graziosi, Ascanio Celestini, Maddalena Crippa, Maurizio Scaparro, Massimo Bubola, Gigi Cifarelli, Franco Cerri, Maria Paiato, Mariano Rigillo, Gabriele Lavia.

Durante la serata del 30 agosto tra gli altri premiati vi saranno anche Filippo Crivelli, Ennio Fantastichini, Luca Lazzareschi, Jacopo Gassman.
Giovanni Nuti si esibirà presentando alcuni brani del suo Canzoniere meriniano.

Sempre nella cornice del Teatro Comunale Cortesi di Sirolo, la sera precedente, il 29 agosto (inizio 21,30), Giovanni Nuti, accompagnato dalla sua band (Massimo Germini, chitarra; Josè Orlando Luciano, tastiere; Simone Rossetti Bazzaro, violino; Emiliano Oreste Cava, percussioni) terrà un concerto con una più ampia selezione dei brani composti con la grande poetessa (Produzione: Sagapò Music – Management: Musicando).
Info e prenotzioni: tel. 071 9330952 – 335 477618

L’infinito di Leopardi diventa musica con Fabio Armiliato e Giovanni Nuti

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Composti a Recanati nel 1819, i versi de L’infinito di Giacomo Leopardi diventano musica.
A quasi 200 anni dalla nascita della celebre poesia, Fabio Armiliato, tenore di fama internazionale, canta i versi leopardiani musicati da Giovanni Nuti, compositore noto per il suo “canzoniere“ realizzato con un’altra grande poetessa, Alda Merini.
Il brano, pubblicato dall’etichetta Sagapò, è disponibile dal 20 luglio in anteprima su iTunes e successivamente sugli altri stores digitali.

Scrive Fabio Armiliato: “Da sempre musica e poesia si uniscono per creare un connubio artistico ancora più elevato. Aver avuto l’opportunità di cantare L’infinito di Leopardi, cioè una delle massime espressioni poetiche e letterarie, grazie alla musica di un artista come Giovanni Nuti, mi ha riempito cuore e anima, facendomi provare un’esperienza unica e carica di emozioni. Come scriveva J.S. Bach ‘La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori’ e sono convinto che Leopardi nella sua genialità aveva già sentito l’Infinito della musica nelle sue stesse parole, guardando verso l’eterno, con gli occhi e il cuore di chi non si ferma alle cose terrene”.

Giovanni Nuti e Fabio Armiliato - Ph. Davide Santi
ph. Davide Santi

Presentato in anteprima il 24 marzo scorso presso la Sala Maffeiana del Teatro Filarmonico di Verona durante la manifestazione “Siamo fatti per l’Infinito” organizzata dall’Accademia Mondiale della Poesia, il brano è stato composto per l’occasione da Giovanni Nuti seguendo la grande tradizione liederistica che ha sempre realizzato il felice matrimonio di musica e poesia. Giovanni Nuti dichiara: “Ho accettato con ‘timore e tremore’ la proposta di Laura Troisi – direttore generale dell’Accademia mondiale della poesia – di musicare i versi de L’infinito di Leopardi. Confrontarsi con uno dei componimenti poetici più noti della letteratura mondiale richiedeva una dose di tracotanza e di incoscienza cui neppure tutti i miei anni di frequentazione e osmosi creativa con Alda Merini mi hanno preparato. Ho cercato di accostarmi con consapevolezza e umiltà a questa poesia, sgombro però di troppe letture e troppe interpretazioni, ‘come se’ la leggessi per la prima volta, in modo da far scaturire la mia musica dall’inesauribile ombra di silenzio del Canto leopardiano. Sono molto felice che l’amico Fabio Armiliato abbia accettato di interpretarlo, impreziosendolo con la sua straordinaria vocalità e la sua grandissima sensibilità interpretativa”.

Prodotto da Paolo Recalcati e Jose Orlando Luciano, che ne ha curato anche l’arrangiamento, L’infinito è interpretato da Fabio Armiliato con l’accompagnamento di Simone Rossetti Bazzaro al violino, Irina Solinas al violoncello e Jose Orlando Luciano al pianoforte.

Il pifferaio di Hamelin, l'omaggio di Giovanni Nuti, Fabio Concato e Lucia Bosè ad Alda Merini

Merini-Nuti. Ph. Giuliano Grittini
Lo scorso 20 ottobre, in occasione dell’uscita del cofanetto Accarezzami musica, Giovanni Nuti ha voluto ricordare Alda Merini con una serata speciale al teatro Dal Verme di Milano, riproponendo dal vivo molti dei brani nati dalla lunga collaborazione con l’indimenticata poetessa milanese.

Un evento che ha visto l’entusiastica partecipazione di numerosissimi ospiti del mondo della musica e dello spettacolo, riuniti nel segno dell’amicizia e dell’amore per Alda.
Tra di loro, Monica Guerritore, con cui Nuti porta in teatro da alcuni anni lo spettacolo Mentre rubavo la vita, Rita Pavone, Omar Pedrini, Grazia Di Michele, Dario Gay, Andrea Mirò, Fabio Armiliato, Marco Ferradini, il coro dei Piccoli cantori di Milano, Daniela Poggi e Carla Fracci. Durante l’evento è stato reso omaggio anche a Daniela Dessì e Mariangela Melato.
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Tra i momenti più intensi della serata, il duetto che ha visto protagonisti accanto a Nuti Fabio Concato e Lucia Bosè in Il pifferaio di Hamelin, brano incluso nel cofanetto nel doppio album di inediti Il muro degli angeli, e di cui viene ora reso disponibile il video dell’esibizione.
Un brano che racconta la storia di un’amante velenosa e di un amato vilipeso, e nel quale non è difficile ritrovare i ricordi del manicomio, esperienza disumana vissuta da Alda: lì, tra quelle mura crudeli, la sofferenza sembrava vietare ogni forma di amore.

La morte non è niente: il conforto in musica di Giovanni Nuti

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La morte è una tappa naturale della vita, ed è una delle poche, vere certezze che abbiamo, anche se di morte si preferisce non parlare mai, forse per paura, per un’educazione culturale o per un umano tentativo di esorcizzarla e allontanarla.
Succede così che quando la morte arriva e tocca da vicino la nostra vita non siamo quasi mai pronti ad accoglierla, e ne temiamo l’arrivo per noi stessi.
Una paura legata a una concezione della morte come un passo estremo, la fine di ogni cosa, soprattutto se a supportarci non c’è la fede in una vita anche al di là di quella del corpo.
Proprio da queste considerazioni si è mosso Giovanni Nuti per la realizzazione di La morte non è niente, brano il cui testo riprende le celebri parole del monaco Henry Scott Holland: un invito a considerare la morte solo come un passaggio, un cambiamento, ma non il fine ultimo di un’esistenza.
Il singolo sarà disponibile sulle piattaforme digitali da venerdì 8 dicembre, e ne verrà realizzata anche una versione fisica per chi ne farà richiesta.

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Come sei arrivato alla realizzazione di questo brano?

Sono venuto a contatto con molte madri che hanno perso i figli e mi hanno chiesto di mettere a disposizione la mia musica per sensibilizzare la gente al tema della morte e per questo ho pensato di musicare il bellissimo testo del monaco anglicano Henry Scott Holland La morte non è niente che erroneamente viene attribuito a Sant’Agostino, con la traduzione di Paolo Recalcati. Ne è uscita una canzone che mi auguro possa essere di conforto a tutti coloro che hanno perso un loro caro e che li aiuti a sentire che l’amore non muore mai.
Quello della morte non è certamente in tema molto frequente nelle canzoni. Hai provato a chiederti il motivo?
Il pensiero della morte crea da sempre in tutti un grande disagio. Non se ne parla. Viviamo in una cultura che evita l’argomento e poi quando siamo costretti per una perdita di un proprio caro, ed è una cosa che inevitabilmente capita a tutti, ci si domanda perché sia così spaventoso e doloroso. Per accettare l’idea della morte bisogna guardarla negli occhi affrontandone la paura e questo terrore scopriamo che ha tanto da insegnarci. Anch’io ho sempre rifiutato l’idea della morte e ho sempre allontanato qualsiasi pensiero legato a lei sino a che la vita me l’ha presentata e da lì si è spalancata la porta della consapevolezza.
Senti la vicinanza dei tuoi cari defunti?
Due anni fa ho avuto la dipartita prima di mia mamma e dopo quattro mesi quella di mio fratello. Ho iniziato a leggere libri sull’argomento, a documentarmi, volevo sapere cosa sarebbe successo quando uno “muore”. Volevo avere notizie dei miei cari perché il dolore è difficilissimo da gestire. E così sono arrivato ad avere messaggi dall’aldilà che sono dei grandi doni dal mondo spirituale. I nostri cari non ci abbandonano mai e continuano a vegliare su di noi. Il loro alto livello di vibrazione elimina la sofferenza. Sono piume dentro l’immensa luce del Divino. Se quando erano nei loro corpi ci amavano ora nel mondo spirituale ci amano ancora di più. Ho la consapevolezza che la vita continua dopo l’esistenza fisica. Il rapporto con chi è deceduto ci insegna ad amare ancora di più la vita apprezzando ogni giorno, ogni momento.
Recentemente è uscito Accarezzami musica, il cofanetto che raccoglie quasi per intero il canzoniere di Alda Merini che tu hai musicato. Che risposte hai avuto dal pubblico?
Migliori di ogni aspettativa, sia da parte del pubblico che della critica, solitamente piuttosto fredda nell’esprimere entusiasmo per progetti come questo. Sapevo che si trattava di un’opera importante, che raccoglie anni di lavoro, ma non pensavo che sarebbe andata così bene, anche in termini di vendite. Si dice spesso che la poesia non ha molto spazio nel mondo di oggi, invece questa accoglienza mi fa piacere anche perché dimostra la forza sempre attualissima delle parole di Alda.

A proposito di Alda, c’è un appuntamento in vista.
Sì, il 17 dicembre alla Casa delle Arti Spazio Alda Merini di via Magolfa a Milano faremo una serata in musica. Ci saranno alcuni ospiti, Grazia Di Michele, Marco Ferradini e Dario Gay, e ad accompagnarmi saranno Simone Rossetti Bazzaro al violino, Josè Orlando Luciano al piano ed Emiliano Oreste Cava alla batteria. Sarà un’occasione per ricordare Alda, in attesa di vivere i giorni delle feste. 

Sono passato solamente dall’altra parte:
come mi fossi ritirato nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Tra noi è tutto come prima, come eravamo lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che ti è familiare e che mi hai sempre dato
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Ridi sempre delle sciocchezze che ci facevano ridere,
ed apprezza le piccole cose che ci piacevano quando stavamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita ha ancora tutto il significato che ha sempre avuto:
La morte non è niente, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori
dai tuoi pensieri e dalla tua mente,
solo perché sono fuori dalla tua vista?
Ti sto aspettando, è solo un intervallo, sono dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.
La morte non è niente:
il tuo sorriso è la mia pace.
Musica di Giovanni Nuti.
Testo originale di Henry Scott Holland.
Traduzione di Paolo Recalcati.
Arrangiamento, tastiere e programmazione computer: Stefano Cisotto.
Violino e viola: Simone Rossetti Bazzaro.
Registrato presso Flamingo Recording Studio Milano.
Dipinto di copertina di Emiliano Alfonsi.
Foto di Alberto Roveroni.
Video di: Alberto Roveroni e Giovanni Nuti
Fotografia e Montaggio: Alberto Roveroni
Girato presso “LePark” MilanoMusica di Giovanni Nuti.