BITS-CHAT: Sognare, sognare, sognare. Quattro chiacchiere con… Gerardina Trovato

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La prima volta che l’Italia ha conosciuto Gerardina Trovato era il 1993: saliva sul palco di Sanremo tra le Nuove Proposte e cantava Ma non ho più la mia città. Una canzone di sogni e illusioni infrante, di una ragazza costretta ad ammettere alla sua città, Catania, si starle stretta, e che quindi saliva su un treno verso Roma, l’America, ma prima di tutto verso la musica. Parole interpretate con una forza viscerale che poche altre volte capita di ascoltare. Una forza viscerale che avremmo imparato a riconoscere in tutte le sue canzoni.

Il brano si piazzò secondo, dietro solo alla Pausini e il suo Marco che “se n’è andato e non ritorna più”.
Nel 1994 Gerardina Trovato è tornata a Sanremo con Non è un film, un brano di denuncia sugli orrori della guerra in Bosnia, e poi ci è tornata ancora nel 2000 con Gechi e vampiri. Tra un festival e l’altro, collaborazioni importanti (Vivere, incisa con Andrea Bocelli, ed E già insieme a Renato Zero), poi la partecipazione a Music Farm nel 2005, l’EP I sogni nel 2008 e nel 2011 una partecipazione nel brano I nuovi Mille del rapper napoletano Lucariello.

Poi il silenzio. Un silenzio quasi forzato per una malattia di cui solo recentemente ha scelto di parlare: una brutta depressione che le impediva di uscire di casa, comunicare con la gente, ma non di dedicarsi alla sua musica.

In questi anni infatti Gerardina ha scritto tanto e oggi ha voglia di tornare a farsi ascoltare. 

Il brano che rompe questo silenzio e segna il suo ritorno si intitola Energia diretta ed è l’apripista di un progetto discografico più ampio.
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Cosa ti ha ispirato a scrivere questo nuovo singolo?
Quando scrivi una canzone non ci deve essere per forza qualcosa che ti ispira: semplicemente, le canzoni vengono e basta, e così è stato per Energia diretta. Ho scritto tanti nuovi brani: ho scelto questo perché è piuttosto radiofonico, e parla d’amore. In passato ho mai scritto d’amore, lo sto facendo adesso.

Nel difficile periodo che hai vissuto in questi ultimi anni, c’è stato un momento in cui hai avuto paura di non riuscire più a tornare alla musica?
Sì, c’è stato questo momento: ero spaventata all’idea di non poter più scrivere e cantare. Per me fare musica vuol dire vivere.
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Hai mai pensato a come sarebbe stata la tua vita senza musica?
No, mai, mai! Ho incontrato la musica già da bambina.

Quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo della musica?
Con mia mamma: mi ha presentato alle selezioni per lo Zecchino d’oro, mi faceva cantare le canzoncine. Però non ho partecipato al concorso perché sono sempre arrivata solo in semifinale.

E di Sanremo invece che ricordo hai?
Un ricordo molto bello, soprattutto dell’ultimo, quando ho cantato Gechi e vampiri: ero me stessa, mi sentivo bene, era la terza volta che partecipavo per cui ero abituata a quella situazione. Avevo una canzone diretta, semplice ma non banale. Ho vissuto tutto come una passeggiata.

Nessuna preoccupazione per la gara?
No, assolutamente no! La paura l’ho sentita davvero nel secondo Sanremo che ho fatto, quando ho cantato Non è un film, perché era la prima volta che cantavo tra i big, e allora c’era lo stress, sentivo la competizione.

E che sensazione hai avuto invece quando ti sei presentata tra le Nuove proposte?
Di essere su un palco così importante non mi importava niente: io aspettavo solo il mio turno per cantare e quando stava per arrivare il verdetto per scoprire se ero passata non vedevo l’ora di andare a cena perché avevo fame. Ero giovane, era l’incoscienza che mi faceva vivere tutto così.

In alcune tue canzoni del passato – Sognare sognare, I sogni, ma anche Ma non ho più la mia città – si parla di sogni: oggi ai sogni ci credi ancora?
Si, certo che ci credo ancora! In questo momento sono concentrata solo sulla mia musica, e spero tanto che questo nuovo singolo vada bene, e che la gente abbia voglia di ascoltarlo.

Secondo te perché per un personaggio pubblico è difficile parlare delle proprie difficoltà? Da parte del pubblico c’è paura?
No, non penso sia per quello. Semplicemente, si tratta di questioni personali, che non devono per forza essere rivelate al pubblico. Chi affronta un momento di difficoltà vuole stare da solo. Oggi sui social tutti tendono a raccontare ogni aspetto della propria vita, ma io non sono d’accordo. Sono molto riservata su ciò che riguarda il mio privato.

Per il futuro cosa stai preparando?
Uscirà probabilmente un disco con alcuni inediti e dei vecchi successi riarrangiati, ma non so ancora quando. Per ora mi concentro sul singolo.

Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: cosa significa per te il termine “ribellione”?
La ribellione è la ribellione, come faccio a spiegartela?

Ma tu ti senti una ribelle?
Io sì, lo sono sempre stata.

BITS-CHAT: Imparare dal dolore. Quattro chiacchiere con… Antonella Lo Coco

La delusione che si trasforma in forza dopo la fine di una storia fatta di bugie. Parla di questo Non ho più lacrime, l’ultimo singolo di Antonella Lo Coco.
Un brano potente, che segna una virata verso sonorità rock, dopo i variegati colori pop dei suoi primi album. Ma Non ho più lacrime è anche il primo frutto dell’incontro tra Antonella e Fiorella Mannoia, che del brano ha scelto di curare la produzione.

Un brano che mette al centro il dolore, ma che si conclude con una dichiarazione di libertà. Perché dal dolore si impara sempre.
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Non ho più lacrime nasce dall’incontro con Fiorella Mannoia: come siete entrate in contatto? E come si è sviluppata l’idea di dar vita prima a questo singolo e poi all’album, che vedrà proprio la produzione di Fiorella?
Siamo entrate in contatto alla finale di X Factor nel 2012..in quell’occasione duettammo su una sua canzone. Successivamente Fiorella mi contattò perché aveva una bramo che riteneva perfetto per me: ci incontrammo per ascoltarlo insieme e da lì iniziammo il progetto. Proseguire oltre il brano è stata un’idea nata spontaneamente per dare una continuità al primo singolo. Sono felice di avere questa opportunità di lavorare con Fiorella e il suo team di lavoro soprattutto perché lavoreremo anche su alcuni brani da me scritti.

Il singolo sembra aprire un nuovo capitolo anche per quanto riguarda i suoni, che dal pop si spostano su un versante più rock: è così? L’album avrà questo taglio?
Assolutamente si. Le sfumature rock sono sempre state in me e finalmente posso tirare fuori al mia anima musicale. L’album è ben rappresentato dalle sonorità di Non ho più lacrime.

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Quali artisti, italiani e internazionali, vedi come punti di riferimento?
Negli anni i punti di riferimento sono cambiati e sono tanti. Gli spunti internazionali hanno influenzato molto la mia scrittura, ho sempre ascoltato molto Tori Amos, i Depeche Mode, i Muse.

Credi che sia vero che il tempo aggiusta le cose e cura dal dolore?
Credo che il tempo aiuti a essere più lucidi per poi affrontare le situazioni che la vita ci pone davanti. Ci sono vari tipi di dolore: il dolore per la fine di una storia d’amore è destinato a finire e a svanire con il tempo, il dolore per la perdita di una persona cara credo possa attenuarsi, ma mai finire.

In genere come ti poni di fronte alle situazioni dolorose: le affronti, pur sapendo a cosa porteranno, oppure cerchi il più possibile di evitarti di soffrire?
Il mio carattere e la mia indole istintiva mi portano sempre a prendere di petto tutte le situazioni, positive e negative, e quindi a vivere le emozioni fino in fondo nel bene e nel male.

Per quella che è stata la tua esperienza, cosa hai imparato dalle esperienze dolorose? Il dolore è in qualche modo terapeutico?
Le esperienze dolorose insegnano sempre qualcosa. Non credo che il dolore sia terapeutico, ma dal dolore si può imparare.

Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: cosa significa per te il termine “ribellione”?
Il mio soprannome da sempre è Ribella, quindi direi che di ribellione ne ho masticata. Una ribellione adolescenziale sana e costruttiva che mi ha sempre portato a raggiungere i miei obiettivi.

#NUOVAMUSICA: Mosche feat. Nevruz Joku, Talent

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“L’artista viene spesso messo nello stesso grande calderone di chi non ha la minima cognizione di cosa sia l’arte (intesa in tutte le sue accezioni) ma ha solo interesse ad apparire e a farsi plasmare per far ingrassare le major. Assistendo all’ennesima dimostrazione di un’Italia in cui non viene premiata la meritocrazia, l’unico posto dove far sentire la propria voce resta la strada”. 

Così le Mosche raccontano il loro nuovo singolo, Talent, che vede anche la partecipazione di Nevruz Joku, noto al pubblico per essersi guadagnato il terzo posto proprio grazie a un talent show, X Factor.

Il progetto Mosche nasce nell’ottobre 2014 a Roma e si manifesta come naturale bisogno di esprimere, come osservatori esterni, la disillusione che caratterizza gli inizi di questo secondo millennio. Le persone credono e cercano continuamente di sentirsi al centro del mondo, celebrando invece un isolamento ed una povertà spirituale potenti: non cercano mai dentro se stessi la causa del proprio malessere.
Attraverso un “ronzio” ad alto volume, le Mosche fanno luce sul “letame” attorno al quale volano e di cui sempre si sono per necessità nutrite.
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BITS-RECE: Blastema, Tutto finirà bene. Come mercurio tra le mani

Parto da una considerazione: i Blastema sono una delle band più incessanti che il panorama italiano possa annoverare nello scenario pop/rock/elettronico (fate voi, il genere è davvero poco importante).

Pur essendo presenti sulle scene dal 1997, li avevo conosciuti solo con il loro album precedente, Lo stato in cui sono stato, ed ero rimasto affascinato dalla potenza dei loro suoni, dalla loro musica così solida, granitica, tagliente, potente. In una parola, dalla loro identità, fattore non così scontato.

Per il nuovo album, Tutto finirà bene, hanno forse deciso di privilegiare un po’ la componente elettronica, ma sostanzialmente la cifra stilistica è rimasta la stessa: la prima immagine che mi è venuta in mente ascoltando questi brani è quella del mercurio. Avete mai visto muoversi una macchia di mercurio? Liquida, eppure densa, lucida, argentea, palpitante: ecco, la musica dei Blastema si muove così.

Impossibile da afferrare del tutto, ha in sé qualcosa di quasi seducente e viscerale, ti arriva addosso con tutta la sua carica quasi strisciando, ammaliante, come non ti aspetteresti. Elemento essenziale di tutto ciò, quasi in netto contrasto con la ruvidezza dei suoni, la voce limpida di Matteo Casadei (che tra l’altro è un frontman di carisma straordinario: vederlo sul palco è un’esperienza che difficilmente vi potrà lasciare indifferenti).

Nei loro i brani, i Blastema mettono rabbia, disillusione, ironia (spesso sardonica), ma anche speranza e, a modo loro, amore.

Eccellente l’apertura potentissima e superba di La parte pura, che va a contrastare, all’altro capo del disco, con Il destino del mondo, un pezzo intimo che Casadei rivolge alla figlia, ma che possiamo immaginare rivolto a tutti i piccoli occhi che riceveranno tra le mani il nostro futuro. Da segnalare Orso bianco, che racconta un po’ l’assurdità e il vuoto che ci ritroviamo intorno, e poi I morti, spiazzante, il pezzo con cui la band aveva inaugurato il nuovo capitolo della carriera, l’apocalittica Asteroide, Perle ai porci, crudele e sacrale e nello stesso tempo, Tornerai e Pastorale.

Per l’onesta musicale, per la voglia di non seguire la corrente, e semplicemente per esserci, lunghissima vita ai Blastema!

Santana in Italia a luglio

SANTANA torna in Italia per portare il suo nuovo tour, LUMINOSITY TOUR 2016, in quattro location importanti: il 13 a Cividale del Friuli, il 19 alla Cavea dell’Auditorium di Roma, il 20 all’Arena della Regina di Cattolica e il 21 all’Assago Summer Arena nel contesto della nuova rassegna Street Music Art.
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Santana ha venduto oltre 100 milioni di album e suonato per oltre 100 milioni di fan in tutto il mondo. Ad oggi ha vinto dieci GRAMMY® Awards e tre Latin GRAMMY® Awards. Ha vinto la cifra record di 9 GRAMMY® per un singolo progetto (Supernatural del 1999), compresi Album of the Year e Record of the year per il brano Smooth). Ha inoltre ricevuto ilBillboard Century Award (1996), è stato inserito nel Rock and Roll Hall of Fame (1998), ha ricevuto il Billboard Latin Music Awards’ Lifetime Achievement (2009) e ilKennedy Center Honors Award (2013).
Inoltre Carlos Santana è stato nominato dalla rivista Rolling Stone come il #15 nella lista dei Migliori Chitarristi di sempre. E, dopo la pubblicazione di Corazón nel 2014,Santana è uno dei due soli artisti nella storia di Billboard ad avere avuto almeno un album nella Top Ten per sei decadi consecutive dal 1960.
Il 15 aprile 2016 uscirà Santana IV, l’attesissimo nuovo album che riunisce l’acclamata line-up dei primi anni Settanta: la leggenda della chitarra Carlos Santana (chitarra e voce), Gregg Rolie (tastiere e voce principale), Neal Schon (chitarra e voce), Michael Carabello (percussioni) e Michael Shrieve (batteria). Santana IV comprenderà 16 brani nuovi scritti e prodotti dalla band, con la stessa ineguagliabile energia e lo stesso straordinario talento che hanno resto Santana una forza innovativa nel mondo della musica e uno dei nomi più noti in tutto il mondo.
Al momento Santana è ancora impegnato in una residency alla House of Blues del Mandalay Bay Resort di Las Vegas.
Nell’autunno del 2014 Carlos Santana ha inoltre pubblicato il suo libro “The Universal Tone: Bringing My Story to Light”.
I biglietti per i concerti italiani saranno in vendita dalle 10:00 di venerdì 26 febbraio su www.livenation.it e tramite il circuito TicketOne www.ticketone.it.
 
Gli iscritti al Fan Club Ufficiale (SantanaFanClub.com) avranno accesso ad una prevendita anticipata, a partire dalle 10:00 di mercoledì 24 febbraio alle 21:00 di giovedì 25 febbraio.
 
Gli iscritti a My Live Nation avranno accesso ad una prevendita dedicata di 24 ore, a partire dalle 10:00 di giovedì 25 febbraio.
Per ogni biglietto venduto 1 euro verrà devoluto alla Fondazione Milagro, l’organizzazione benefica fondata da Carlos Santana e la sua famiglia nel 1998, per sostenere i bambini orfani di tutto il mondo (www.milagrofoundation.org).