DAVID GILMOUR: in concerto nel nostro paese dal 2 all’11 luglio 2016

DAVID GILMOUR

in concerto nel nostro paese dal 2 all’11 luglio 2016 

Il suo ultimo album solista ‘Rattle That Lock’

è da 40 settimane in classifica in Italia

DAVID GILMOUR arriverà in Italia questa settimana con il suo attesissimo tour mondiale ‘Rattle That Lock’. Sei sono le date dove la leggendaria voce e chitarra dei Pink Floyd si esibirà in incantevoli contesti storici, 2 – 3 luglio al Circo Massimo di ROMA, 7 – 8 luglio POMPEI e 10 – 11 luglio all’Arena di Verona (VR). Un’occasione straordinaria per ascoltare dal vivo i brani contenuti nel suo quarto album solista da studio, pubblicato lo scorso 18 settembre e arrivato ai vertici delle charts mondiali. Anche in Italia ‘Rattle That Lock’ ha raggiunto la prima posizione e da allora da ben 40 settimane è presente nella classifica FIMI.

Questo straordinario disco è prodotto da David Gilmour e Phil Manzanera dei Roxy Music. A firmare cinque dei dieci testi delle canzoni dell’album è Polly Samson, storica collaboratrice e compagna di vita di Gilmour (Rattle That Lock – A Boat Lies Waiting – In Any Tongue – Girl In A Yellow Dress – Today). L’ispirazione di “Rattle That Lock” parte dall’idea di rappresentare una “giornata tipo” e abbraccia la miriade di pensieri e stati d’animo che ognuno di noi prova nella quotidianità, dai più intimi e personali a quelli più materiali e leggeri.

David Jon Gilmour CBE nasce il 6 marzo 1946 nel Cambridgeshire. Suo padre Douglas era un docente all’Università di Cambridge e sua madre Sylvie lavorava come film editor alla BBC. A 16 anni, nel 1962, David entra nella sua prima band chiamata The Rambles e l’anno successivo comincia un corso di livello A al College di Arts Technology nel Cambridgeshire. È lì che incontra lo studente d’arte Roger “Syd” Barrett. Dopo aver lasciato il college nel 1964, Gilmour collabora alla formazione di una delle semi-pro band di maggior successo della scena di Cambridge: i Jokers Wild. La decisione di Gilmour di entrare nei Pink Floyd nel dicembre 1967 cambia il corso della sua vita, proiettandolo ai vertici della storia del rock globale. Con i suoi 54 anni di carriera, David Gilmour è considerato uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi ancora in attività e continua a entusiasmare il pubblico con la sua chitarra e il suo modo di cantare.

STEVE VAI: doppio appuntamento con il Passion and Warfare 25th Anniversary Tour

STEVE VAI

Doppio appuntamento in Italia con il suo Passion and Warfare 25th Anniversary Tour

Tra i più virtuosi chitarristi del nostro tempo, Steve Vai sarà un vero grande protagonista in Italia il prossimo luglio: in aggiunta ai tre concerti con i G3 di Satriani, il chitarrista sarà in Italia per altre due date da headliner, con il suoPassion and Warfare 25th Anniversary Tour. Gli appuntamenti sono fissati per mercoledì 6 luglio all’Anfiteatro del Vittoriale di Gardone Riviera (BS) nell’ambito del Festival Tener-a-mente e giovedì 7 luglio al Castello di Udine. Ibiglietti per entrambi i concerti sono disponibili sul circuito Ticketone.

Passion and Warfare, considerato una delle più grandi registrazioni per chitarra rock di tutti i tempi, è l’album simbolo di Steve Vai che, per celebrare il 25° anniversario dell’uscita del disco, ha deciso di intraprendere un tour mondiale davvero speciale. In ogni tappa di questo tour, Vai eseguirà da cima a fondo tutte le musiche di Passion and Warfare e anche nuove composizioni che andranno ad arricchire uno spettacolo già di per sé grandioso. Nelle prossime settimane, la Sony Music Entertainment e Legacy Recordings annunceranno l’uscita dell’edizione celebrativa del 25° anniversario di Passion and Warfare: una pubblicazione speciale che, oltre alle ben note tracce dello storico album, conterrà anche i brani inediti .

Steve Vai è un alchimista musicale di prim’ordine: mentre molti musicisti si inseriscono con facilità in una singola categoria, la sua visione musicale rimane unica e inclassificabile. Virtuosismo e versatilità rappresentano per il chitarrista due facce della stessa medaglia: i fan di ogni genere musicale sono stati catturati nel corso della sua carriera dalle straordinarie abilità chitarristiche che lo contraddistinguono e dalla sua capacità di sfruttarle per esplorare l’ampio spettro delle emozioni umane. È stato in tour in ogni angolo del mondo, come solista, come membro dei G3, con Frank Zappa e anche con band quali gli Alcatrazz, The David Lee Roth Band e Whitesnake. Vai ha composto, prodotto e progettato tutti i suoi album da solista e li pubblicati per la sua etichetta discografica, la Favored Nations.

Nel corso della sua carriera, Steve Vai ha raggiunto cifre da capogiro: 15 milioni di dischi venduti, la vittoria di 3 Grammy Awards e 15 nomination. L’uscita del suo sedicesimo album da solista, The Story of Light del 2012 è stata accompagnata da un tour epico con 253 date in 52 paesi. La sua ultima pubblicazione, il doppio cd/doppio dvd  Stillness In Motion – Vai Live in L.A, ha dato il via alla sua collaborazione con la SONY/Legacy e, con il nuovo tour all’orizzonte e l’uscita dell’edizione celebrativa del 25° anniversario del suo album simbolo, Passion and Warfare, anche il 2016 si preannuncia per Vai come un anno ricco di appuntamenti.

 

STEVE VAI

Passion and Warfare 25th Anniversary Tour

Mercoledì 6 luglio 2016 

Gardone Riviera (BS), Festival Tener-a-mente, Anfiteatro del Vittoriale– via Vittoriale 12

Gradinata libera: € 25,00 + prev.

Platea laterale: € 30,00 + prev.

Platea e gradinata numerata: € 35,00 + prev.

Poltronissima: € 40,00 + prev.

Giovedì 7 luglio 2016 

Udine, Castello – piazzale del Castello

Poltronissima: € 35,00 + prev.

Poltrona numerata: € 28,00 + prev.

 

Biglietti disponibili sul circuito Ticketone (www.ticketone.it) e relativi punti vendita.

#NUOVAMUSICA: Fabio Cinti, Perturbamento

fabio_cinti_perturbamento
“Quello di Perturbamento è uno dei testi centrali dell’album, tra quelli che più ne descrive il clima e l’argomento trattato in generale: la coscienza di essere vivi in questo momento, non nel passato, non nel futuro. È perciò indispensabile non sottrarsi al presente, alle sue insidie e alle sue possibilità, riappropriandosi anche del passato al quale, con la nuova coscienza, possiamo guardare con un sorriso.
Tutta la vita vissuta conta, spesso ti è sembrato che il tempo davanti fosse infinito e che mai sarebbe arrivato il tuo momento. E invece ora è arrivato, e improvvisamente sai bene che è incominciato tutto da qui, ma fin dal primo respiro. E se in passato non avresti mai detto di dover affrontare proprio tutto, adesso è arrivato il momento di farlo, di bagnarsi sotto un temporale senza nessuna preoccupazione.”

Così Fabio Cinti descrive Perturbamento, il singolo che anticipa il nuovo album Forze elastiche, prodotto da Paolo Benvegnù e in arrivo il 20 settembre.
Fra gli ospiti presenti, anche Nada e The Niro.

…no, non essere così distante,
non prepararti al temporale,
lascia che ogni goccia ti colpisca,
sarà un sollievo poterti asciugare

BITS-RECE: Makai, Hands. Il suono del naufragio

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
makai_hands

Il progetto Makai prende vita nel 2000 ed è un “processo in divenire, in bilico tra l’elettronica nordica e il songwriting più intimista e mediterraneo”. Così lo definisce Dario Tatoli, l’anima creativa che vi si cela dietro.

Ora, a 16 anni dalla nascita, arriva Hands, il primo EP, cinque tracce che sicuramente molto hanno di nordico, umido, nebbioso ed elettronico, mentre un po’ di fatica si fa nel trovare la componente “mediterranea” della scrittura.
makai
Senza dubbio, Hands è un disco notturno, che sembra essere stato concepito nelle ore più scure del giorno, perché si muove in una notte nera, e in piena tempesta. Sì, in piena tempesta in mare aperto: Hands ha in sé il suono del naufragio, il gorgoglio dei flutti, l umore della superficie d’acqua rotta dal vento e dalla pioggia.
L’elettronica di Hands, a partire dalla title track, per proseguire con Last Days, Missed e Sofia è inquieta, graffiata, talvolta soffocata, quasi provenisse dal fondo dell’abisso a turbare le linee melodiche della voce, limpide ed eteree. L’unico momento di quiete lo si trova in Summer, tutt’altro che un brano solare, ma almeno (vagamente) onirico, uno squarcio di stelle in questo cielo plumbeo.

Una valida prova d’esordio per un progetto a cui forse manca ancora un tratto veramente caratterizzante.

Se Sister Act ti fa capire che stai invecchiando

maxresdefault
Se c’è un potere che il cinema possiede da sempre incontrastato è quello di bloccare il tempo, congelare l’orologio in un preciso momento: capita allora che certi attori, che magari non vediamo spessissimo in giro, conquistano fama imperitura per un solo ruolo e i loro volti e i loro corpi restano nell’immaginario collettivo di noi spettatori gli stessi di quell’esatto istante, proprio con quelle voci e quei vestiti addosso.

L’incantesimo è talmente efficace che siamo convinti che, magari a distanza di 20 o 30 anni dalla pellicola che li ha trasformati in “vips”, potremo ritrovarceli davanti ancora così, proprio come li ricordavamo nei panni di quel personaggio che tanto ci era piaciuto. Salvo poi rivederli in TV o su qualche giornale inevitabilmente invecchiati. E allora sì, ti rendi conto che il tempo è inserorabile e non risparmia nessuno.
Non è che invecchiare sia una colpa, ben inteso, è solo che se a invecchiare sei tu o il tuo vicino di pianerottolo è normale e quasi non te ne accorgi, se succede alle stelle del piccolo e grande schermo la cosa un po’ ci deprime, non neghiamolo.

Tutto questo per arrivare al punto: qualche sera fa stavo girovagando per il web e, non so come e perché, mi sono ritrovato a spulciare su Wikipedia il cast di Sister Act.
Il film l’abbiamo, credo, visto tutti: Deloris Van Cartier, cantante di incerta carriera a Las Vegas, è testimone involontaria di un delitto compiuto dall’amante gangster Vince La Rocca ed è perciò costretta a rifugiarsi sotto copertura in un convento di suore. Qui inizia a sovvertire le regole e crea scompiglio tra le consorelle, soprattutto dopo essere stata nominata direttrice del coro, trasformando i canti liturgici in performance rock/blues. Il boss mafioso riesce però a scovarla, proprio alla vigila della visita del papa in parrocchia, ma grazie all’aiuto delle altre suore – ormai solidali compagne di avventure – tutto si risolve per il meglio e Deloris/suor Maria Claretta può tornare alla sua vita.

Commedia spassosissima, successo garantito a ogni replica televisiva, con una colonna sonora favolosa e ormai diventata un classicone.
Bene, il film è datato 1992, che nella mia mente di trentenne è come dire la scorsa settimana, ma sul calendario sono ben… 24 anni. Ventiquattro anni. VENTIQUATTRO.
Cioè, per intenderci, nel ’92 Justin Bieber non era ancora nato, Lady Gaga stava imparando a scrivere, la Pausini era ancora una semplice interprete di piano bar a Solarolo, il Grande Fratello era conosciuto ancora solo per 1984 di Orwell e il termine “smartphone” non era probabilmente ancora stato pronunciato.

Quello che però mi ha colpito e rattristato davvero (molto…) è stato scoprire che molte delle attrici del film non ci sono più. Al di là di Whoopi Goldberg, Maggie Smith (la Madre superiora), Kathy Ann Najimy (la prosperosa suor Maria Patrizia) e Wendy Makkena (la novizia suor Maria Roberta), moltissime delle altre attrici sono morte: Mary Wickes (la fantastica suor Maria Lazzara), Rose Parenti (suor Alma, quella con l’apparecchio acustico che suonava il piano), Ellen Albertini Dow, Carmen Margarita Zapata, Susan Johnson, Ruth Kobart, Susan Brown Browning, Edith Diaz.

 

Se oggi, per caso, volessero realizzare un terzo episodio di Sister Act (il secondo è arrivato nel 1994, con il cast praticamente al completo), gli spalti del coro sarebbero semivuoti, o riempiti da altre attrici.

Normale, il tempo passa, e le allegre “sorelle” erano già in là con gli anni all’epoca delle riprese, ma – per allacciarmi a quello che dicevo all’inizio – nella mia testa loro si erano fermate lì, pimpanti e sempre pronte a scatenarsi sull’altare.
Ma così non è…

E’ il meraviglioso regalo del cinema, e insieme il suo inganno.
Se il tempo va, l’arte è l’unico mezzo a nostra disposizione per fermarlo.
Sister Act, nel suo piccolo, ne è stata per me la prova.

E allora via questo velo di malinconia e 3… 2… 1… Play!
Haaaa…..lle…..luuuuu…..jaaaa!!!!

BITS-RECE: Beyoncé, Lemonade. Un “album bla bla”

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata i bit.
Lemonade_beyonce

Probabilmente l’avrei ascoltato lo stesso, perché comunque Beyoncé mi piace e la sua discografia è tutta presente nella mia collezione di CD. Ma di Lemonade se n’è parlato così tanto che ascoltarlo più che un piacere è sembrato quasi un obbligo.
L’album dell’anno! Ma che, del secolo! Vuoi forse perdertelo? Vuoi non dargli almeno un ascolto, anche solo per dire “anche io c’ero”?

Uscito su Tidal a fine aprile “a sorpresa”, come va tanto di moda negli ultimi tempi, anticipato a febbraio dal singolo Formation, Lemonade è stato presentato come l’album della rivincita, l’album della vendetta di Mrs Carter su Jay Z, marito fedifrago. Cioè, tuo marito ti mette le corna, e tu ci fai sopra un disco per far vedere quanto sei figa a superare il momentaccio?
Mmm…. Qui c’è odore di “album bla bla“.
Cos’è un “album bla bla”? Adesso ve lo spiego.

Andiamo con ordine: la telenovela famigliare dei Carter è iniziata con l’ormai famoso episodio dell’ascensore, quando il rapper sarebbe stato saccagnato di botte da Solange Knowles, sorella minore di Beyoncé, appunto durante un viaggio in ascensore al termine dei festeggiamenti per il Met Gala a New York, il 5 maggio 2014. Il tutto alla presenza della consorte, che nei 3 minuti di video diffusi in Rete appare immobile mentre il marito le prende di santa ragione dalla cognata senza far granché per difendersi. Per settimane i media si sono interrogati sul perché di quel fatto, senza essere mai arrivati a una vera, definitiva soluzione. Tradimento, si diceva, ma i dettagli erano oscuri. E così, sulla famiglia più famosa e influente d’America, dopo gli Obama, è calata un’ombra di sospetto.
Poi ecco arrivare il disco, dal titolo alquanto curioso, Limonata (lo spunto arriva da un insegnamento della nonna, che diceva che se ti offrono dei limoni ci devi fare una limonata, come a dire “prendi ciò che hai e sfruttalo al meglio”), e dentro una manciata di canzoni in cui il rapper/marito viene fatto a pezzi dalle parole taglienti come fuoco della moglie, incazzata nera, che riversa in un album tutta la rabbia che una qualunque signora di provincia avrebbe tradotto di lanci di pentole e stoviglie e imprecazioni tutt’altro che femminili.
“Beyoncé una di noi”, “anche le dive hanno le corna”, “dai Beyoncé, fagli vedere che comanda!” Sono stati più o meno questi i commenti subito arrivati in massa dopo l’uscita dell’album e dopo la visione del video/film che lo accompagnava, con Queen Bee armata di mazza da baseball in abito color polenta. Beyoncé eroina delle cornute, Beyoncé idola delle donne in cerca di riscatto: femminismo di quart’ordine, questo è.
Perché poi a tutto questo si sono aggiunti i fiumi di chiacchiere versati dai media, dai giornalisti e dai critici, tutti indistintamente a lodare l’emancipazione femminile che trasuda da questi nuovi brani.
gallery-1461467964-giphy-26

Ho provato a scorrere un po’ recensioni di Lemonade, pescandole tra magazine e siti web, e – salvo eccezioni – tutte giravano intorno alla telenovela di casa Carter e al fatto che si trattasse di un progetto audio/video (un visual album, come del resto lo era stato l’album precedente, con la differenza che qui c’è un unico mega video di oltre 60 minuti): quasi nessuno, eccetto pochi, che spendesse due righe a spiegare se questo benedetto disco fosse meritevole di qualche ascolto, non una parola sulla qualità dei brani. Solo chiacchiere sul presunto tradimento di lui, la vendetta di lei e molti interrogativi sull'”altra” (la Becky belli-capelli).
E sui social reazioni entusiaste, gente che si sperticava in lodi sbrodolate, ma non tanto su Lemonade, quanto piuttosto su Beyoncé, le sue strategie di marketing e il suo essere una vera indipendent woman.
beyonce-lemonade_jpg_1003x0_crop_q85

Quindi mi sono preso del tempo, e l’ho ascolto con calma, più di una volta. Per capire, e trovare la dose di genialità di cui tanto si parlava.
Beh, signori, lasciate che vi dica una cosa: se questa è la nuova Beyoncé, io non ci sto a incensarla. Cioè, voglio dire, stiamo parlando di una delle più talentuose artiste del pop universale, una che dopo gli anni gloriosi nelle Destiny’s Child ci ha dato pezzi come Crazy In Love, Halo, Single Ladies, Listen, Love On Top. E adesso che fa?? Dietro al pretesto di sputtanare il marito ci rifila un disco di una bruttezza sbalorditiva, un disco in cui non si riesce a trovare un appiglio, qualcosa che ci dica che quella lì che canta è proprio lei, la stessa Beyoncé che una volta ci faceva strabiliare con l’ugola d’oro e ancheggiare selvaggiamente, e che ora miagola parole di rancore e vendetta in matasse di suoni confuse come Pray You Catch Me, Sorry, o Formation? È proprio lei? Ancora lei? E a voi, pubblico che andava in visibilio per i suoi virtuosismi, piacciono sul serio queste dodici canzoni che non ti fanno muovere neanche l’unghia del mignolino?
Non dico di fare un disco alla Katy Perry o alla Taylor Swift, sei pur sempre Beyoncé, hai una dignità da difendere, ma cribbio, seguire i fili logici dei nuovi brani è davvero troppo complicato! Una roba come Sorry l’avrei vista al massimo come una interlude di massimo 60 secondi in un disco di tipico r’n’b, non come uno dei pezzi di maggior interesse del progetto.

E chissenefrega se il vero scopo del disco era mettere in piazza i panni sporchi di casa Carter! Io da un disco voglio musica, non chiacchiere: non siamo sulle pagine di un giornaletto gossipparo, siamo in un album di Beyoncé, la signora della black music dei giorni nostri! Anche perché ho come il sospetto che dietro a tutta la storia di botte, corna e rivincite, ci sia solo una mastodontica operazione pubblicitaria.

Vediamo un po’: tu e il marito siete in crisi nera, lo ammazzeresti di sprangate ma preferisci far uscire un album e urlare quanto lui è stato stronzo sputtanandolo in mondovisione. Ok, quindi cosa fai? Rilasci il tuo album in esclusiva su Tidal, la piattaforma streaming (a pagamento) ideata proprio da tuo marito?? Eh sì, proprio il gesto di una donna incazzata nera!
E poi che succede ancora? Che proprio lui, il marito fedifrago, solo alcune settimane dopo si ritrova a rappare di matrimonio e limonate in un altro brano (All The Way Up di Fat Joe). Chi non lo farebbe al suo posto, nella sua situazione?
Adesso ditemi, se l’unico valido motivo per ascoltare Lemonade era quello di sentire i versi rancorosi di Beyoncé verso Jay Z, ma si scoprisse davvero che era tutto finto, il valore di quest’album dove starebbe?
Non certo nella musica, quella pare solo un contorno, ed è pure brutta. Neppure nelle chiacchiere, che invece sono tante, troppe. E nemmeno nell’essere un visual album, perché ormai non è più una novità, o nell’essere apparso “a sorpresa” su Tidal, perché ormai l’hanno fatto quasi tutti.
Per questo Lemonade è un “album bla bla”.

Milva: un triplo album in omaggio alla pantera “rossa”

Un triplo album per celebrare la pantera di Goro, Milva, una delle più internazionali della storia della musica italiana.
Nei tre CD sono inclusi, naturalmente, i più grandi successi conosciuti, ma anche diverse canzoni riscoperte grazie alla passione e alla tenacia di collezionisti, ed oggi pubblicate da Bmg per la prima volta in tre CD, per un totale di 46 brani.

Milva vanta una carriera cinquantennale, oltre 70 album pubblicati e concerti nei teatri di tutto il mondo, e data la vastità della sua produzione, non tutto il materiale audio è rintracciabile e molto bisognerebbe fare per recuperare e salvare canzoni che hanno fatto e fanno parte della nostra cultura.

Questo triplo album è la testimonianza di una straordinaria carriera costellata di successi.

Nei primi due CD si trovano le canzoni del periodo Ricordi e Metronome/Ricordi (1967-1993), fino ad arrivare a The show must go on di Giorgio Faletti (ultima presenza della cantante al Festival di Sanremo del 2007) e a Non conosco nessun Patrizio di Franco Battiato (2010), ultimo album registrato in studio.
Tra i brani interpretati da Milva molti portano firme prestigiose: da Ennio Morricone, ad Antonello Venditti, Negrini, Facchinetti, Enzo Jannacci, ma anche Vangelis, Ron e Biagio Antonacci, Battiato.
Nel terzo CD trovano spazio molti brani mai masterizzati prima su CD, da E per colpa tua…. e Va bene, ballerò tratti da un 45 giri del 1972.
Ma ci sono anche incursioni artistiche nell’estremo Oriente, con brani cantati in giapponese. E’ il caso di Ho capito che ti amo di Luigi Tenco, Canzone di Don Backy, Detto Mariano e Da troppo tempo di Colonnello/Albertelli.
Infine, un assaggio tratto dall’opera teatrale Cantata di un mostro lusitano, con le musiche di Peter Weiss e adattamenti di Strehler/Carpi.
Cover Milva

CD1
Milord
Canzone
La Filanda 
Da troppo tempo
Nulla rimpiangerò
M’ama non m’ama Canzonissima 1968
Un sorriso 
Metti una sera a cena
Mediterraneo 
La pianura
Monica delle bambole
Uno come noi 
Io di notte
Primo amore
Little man (Piccolo ragazzo)
Dipingi un mondo per me Rai TV Partitissima 1967

CD2
La Rossa
Alexanderplatz
Sono felice
Uomini addosso
The show must go on
Mon amour
Una storia inventata
Marinero
Eva dagli occhi di gatto
Il dritto (feat. E.Iannacci)
Rinascerò (preludio para el ano 3001) Live con A.Piazzolla
Canto a Lloret
Centro di gravità permanente
E ti amo veramente
Sono nata il 21 a primavera
Non conosco nessun Patrizio

CD3
E per colpa tua…
Se piangere dovrò Canzonissima 1969
Io lo farei
Qualcosa di mio Commedia musicale ‘Angeli in bandiera’
Va bene, ballerò
Ho capito che ti amo (in giapponese)
Domenica, domenica
Fumo e odore di caffè
Cantare e vai Sigla finale programma Rai-Tv Al Paradise 1983
Da troppo tempo (in giapponese)
Canzone (in giapponese)
Diego Cao Cantata di un mostro Lusitano
Nel buio Cantata di un mostro Lusitano
Juana Cantata di un mostro Lusitano

#NUOVAMUSICA: Syria, Islanda

“Intensità, purezza e durata: quando queste tre misure sono relazionate ad una storia d’amore, allora si parla della storia più importante della nostra vita!
Islanda è un inno ai primi secondi di attrazione e scoperta, una celebrazione del momento in cui ci innamoriamo e che poi diventa magicamente eterno.”

syria_islanda

Cover di Heart Attack dei Flight Facilities, adattata e riarrangiata da Davide Ferrario con il testo in italiano di Dario Moroldo, Islanda è il singolo che segna il ritorno tra pop e dance di Syria.

Il brano anticipa il nuovo album atteso a settembre.

THE STRUMBELLAS: oggi esce il disco HOPE che contiene SPIRITS. A fine agosto in concerto in Italia

La band internazionale da mesi ai primi posti della classifica dei brani più suonati dalle radio italiane

Top20 nelle vendite e #4 su iTunes

Con oltre 33.5 milioni di stream nel mondo

e un video da 12 milioni di views

con

“SPIRITS”

Certificato PLATINO per le vendite 

Pubblica oggi il nuovo album

“HOPE”

Attesi in Italia per due date live:

31 Agosto a Sestri Levante per Mojotic Festival

1 Settembre a Milano per Unaltrofestival

 

Sono passati 3 mesi dall’uscita di “SPIRITS”, il singolo degli STRUMBELLAS che dopo 13 settimane è ancora tra i 15 brani più programmati dalle radio italiane, nella top20 della classifica ufficiale di vendita e alla posizione n.4 su iTunes ed ha già ottenuto il disco di PLATINO nel nostro paese e oggi esce finalmente il nuovo disco della band “HOPE”, disponibile in digitale e in formato tradizionale.

Oltre a “SPIRITS” (brano che nel mondo ha totalizzato più di 33.5 milioni di stream su Spotify ed è accompagnato da un video https://youtu.be/F9kXstb9FF4 con oltre 12 milioni di views) nel disco sono presenti altre 10 tracce: “Spirits”, “Shoevels & Dirt”, “We Don’t Know”, “Wars”, “Dog”, “The Hired Band”, “Young & Wild”, “The Night Will Save Us”, “I Still Make her Cry”, “David”, “Wild Sun”.

La band di Toronto è attesa per fine estate per due live: il 31 Agosto a Sestri Levante per il Mojotic Festival (www.mojotic.it, Ex Convento dell’Annunziata – Baia del Silenzio) e il 1 Settembre a Milano per Unaltrofestival (www.unaltrofestival.it, Via Circonvallazione Idroscalo, 41, 20090 Segrate MI). Per informazioni www.comcerto.it.

Gli Strumbellas –  Simon Ward (voce e chitarra), David Ritter (voce e tastiere), Jon Hembrey (chitarra solista), Isabel Ritchie (violino), Darryl James (basso) e Jeremy Drury (batteria) – si formano nel 2008 a Toronto, in Ontario.

Gli STRUMBELLAS iniziano a farsi conoscere nel 2009 con un EP omonimo che riceve riconoscimenti da numerosi settimanali di Toronto. La CBC inoltre definisce la band come “band to watch”, una band che merita di essere vista dal vivo. Fin dagli esordi la band registra Sold out sia nella città natale Toronto che durante i tour e nei festival estivi.

Nel 2012 gli STRUMBELLAS pubblicano il loro album di debutto “My Father And The Hunter “ un disco pieno di testi tormentati fusi con accattivanti e contagiose melodie.

È il 2013 quando viene pubblicato “We Still Move On Dance Floors”, secondo album che vede gli Strumbellas vincere sei premi tra cui il loro primo JUNO award. Nel maggio 2014 vincono il premio SiriusXM come band folk dell’anno e vengono nominati ai Polaris Music Prize.

Nei primi mesi del 2015 gli Strumbellas, tornano in studio per registrare il loro nuovo album con il produttore Dave Schiffman (Johnny Cash, Haim, Weezer). “HOPE” esce oggi, 24 giugno in Italia.