Goodbye Goodbye: l’amara dedica dei Canova a Londra

“Ho scritto questa canzone dopo un viaggio a Londra fatto con tutta la band”, commenta Matteo Mobrici dei Canova, autore del testo di Goodbye Goodbye.
“La City ha sempre avuto un fascino particolare su di noi perché la maggior parte dei nostri eroi musicali arrivano da lì. Mi sono scontrato però con la Londra di oggi e non con quella dell’immaginario brit, trovando un posto senza anima. Abbiamo avuto la possibilità di entrare agli Abbey Road studios e di mettere le mani sul pianoforte suonato da John Lennon. Poeticamente, sento questa canzone, come se fosse arrivata grazie a quel contatto. Il videoclip è opera del collettivo Bendo Films, professionisti nonché amici di lunga data, già al lavoro in passato su brani come Manzarek e Santamaria. Siamo stati d’accordo sul chiudere il cerchio e girare le immagini di questa canzone proprio nella città nella quale è nata. Per assurdo, il ‘non ci tornerò mai’ è stato infranto proprio nell’andarci a girare il video. Chabeli Sastre Gonzalez, già attrice dell’acclamato Baby, è la protagonista di questo videoclip dove i ricordi e i luoghi si miscelano in un’atmosfera malinconica. Riguardando a mente fredda il girato, ho trovato anche una chiave di lettura macabra e non cercata: il goodbye goodbye è un addio, io sono morto e lei ricorda quella casa e quella città vissuta da entrambi, dove il bacio assume un simbolico valore memoriale, quasi liturgico, à la “Ghost”. Questo punto di vista è per i pazzi appassionati di dietrologie, quindi la mia preferita.”

Dopo Groupie e Domenicamara, Goodbye Goodbye è il nuovo passo della band milanese verso l’uscita del nuovo album, in arrivo a marzo.

Sempre a marzo partirà inoltre il nuovo tour della band, i cui biglietti sono già disponibili sul circuito TicketOne e nei punti vendita autorizzati:

13 marzo 2019 – PERUGIA – AFTERLIFE (DATA ZERO)
20 marzo 2019 – MILANO – ALCATRAZ
22 marzo 2019 – VENARIA REALE (TO) – TEATRO DELLA CONCORDIA
26 marzo 2019 PADOVA – GRAN TEATRO GEOX
28 marzo 2019 – ROMA – ATLANTICO
29 marzo 2019 – NAPOLI – CASA DELLA MUSICA
30 marzo 2019 MODUGNO (BA) – DEMODE’
3 aprile 2019 – FIRENZE – OBIHALL TEATRO DI FIRENZE
5 aprile 2019 –BOLOGNA – ESTRAGON

I Lacuna Coil e l’infuocata performance di Blood, Tears, Dust

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In attesa dell’uscita del DVD live The 119 Show – Live In London, disponibile a partire dal 9 novembre, Lacuna Coil hanno reso disponibile il video di Blood, Tears, Dust.

La performance registrata a Londra lo scorso 19 gennaio, è stata accompagnata dal gruppo circense Incandescence, e costellata non solo dai successi di una carriera ormai ventennale, ma anche da molti brani mai eseguiti prima dal vivo (biglietti disponibili qui). 
Con questa uscita la band milanese festeggia i 20 anni di carriera.
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Si avvicina intanto anche il live milanese nell’intima cornice della Santeria Social Club in programma il 15 novembre, un appuntamento speciale riservato al pubblico italiano come ringraziamento per l’affetto dimostrato durante questi primi 20 anni di musica.

Lacuna Coil: a novembre il DVD del live di Londra. Data speciale a Milano

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Il 2018 segna i vent’anni dall’esordio dei Lacuna Coil.
Per festeggiare questo avvenimento speciale, la band si è esibita il 19 gennaio scorso all’O2 Forum Kentish Town di Londra.
Questa unica data evento è stata interamente filmata per il DVD The 119 Show – Live In London, che sarà disponibile a partire dal 9 novembre 2018 su Century Media Records. 

“Quello che è successo all’O2 Forum Kentish Town a Londra il 19 gennaio è stato davvero magico. Un’esperienza che vivi una volta nella vita, sia come persona, sia come band. Il lavoro che c’è stato dietro, la tensione prima di salire sul palco, l’intensità della performance, l’energia del pubblico, sembrava tutto completamente nuovo per noi. Andava oltre tutto quello che avevamo vissuto fino a quel momento. Non si è trattato di un semplice show. È stato un evento, una festa di compleanno, la celebrazione di un anniversario e, prima di ogni altra cosa, un immenso ringraziamento a tutti quelli che ci hanno accompagnato in questo viaggio. E adesso, con la pubblicazione di The 119 Show – Live in London abbiamo la possibilità di condividere la magia anche con quei fan che purtroppo non erano riusciti a partecipare alla nostra festa”.
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Questa la tracklist:
A Current Obsession 
1.19 
My Wings 
End Of Time 
Blood, Tears, Dust 
Swamped 
The Army Inside 
Veins Of Glass 
One Cold Day 
The House Of Shame 
When A Dead Man Walks 
Tight Rope 
Soul Into Hades 
Hyperfast 
I Like It 
Heaven’s A Lie 
Senzafine 
Closer 
Comalies 
Our Truth 
Falling 
Wide Awake
I Forgive (But I Won’t Forget Your Name) 
Enjoy The Silence 
Nothing Stands In Our Way
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Quella di Londra è stata una performance realmente incredibile, accompagnata dal gruppo circense Incandescence, e costellata non solo dai successi di una carriera ormai ventennale, ma anche da molti brani mai eseguiti prima dal vivo.

Il prossimo 15 novembre Lacuna Coil chiuderanno proprio a Milano il loro 119 SHOW TOUR in una location intima, la Santeria Social Club (biglietti disponibili a questo link).
Il MEI (Meeting Annuale degli Indipendenti), ha inoltre annunciato che darà loro uno speciale riconoscimento per i vent’anni di carriera, consegnandolo di persona il 29 settembre a Faenza (Ravenna).

Dolores O’Riordan, si è spenta la voce di cristallo dell’Irlanda

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Per chi era giovane – o semplicemente per chi seguiva la musica – negli anni ’90, il nome dei Cranberries susciterà ben più di un ricordo, dal momento che la band è stata una di quelle che con le sue atmosfere nuvolose e inquiete ha marchiato con un tratto profondo e distintivo il rock di quel decennio, che poi è stato anche il più fortunato per la carriera del gruppo.

A dargli la voce, e a rappresentarne l’essenza, era una donna, all’epoca una ragazza: bassina, con gli occhi spesso bistrati di nero, nata a Limerick, si chiamava Dolores O’Riordan, e sarebbe passata alla storia per la sua voce, una delle più inconfondibili degli ultimi trent’anni, per non dire dell’intera storia della musica. E non esagero.
Chiunque si sia imbattuto almeno una volta in Zombie, Linger, Dreams o Ode To My Family restava colpito, talvolta incantato, prima ancora che dall’oggettiva bellezza di quei pezzi dal timbro così unico, limpidissimo e contemporaneamente increspato, della cantante, ed era impossibile non riconoscere che fosse la sua.
Una voce così particolare e personale da suscitare giudizi opposti, tra chi ne restava ammaliato e chi ne provava addirittura fastidio; una voce che si prestava per sua natura all’ironia e alle parodie, ma che nello stesso tempo era in grado di regalare alle interpretazioni un’aura quasi mistica, diafana e drammatica.

Non a caso nel 2004 è stata scelta proprio Dolores O’Riordan per reinterpretare la celebre Ave Maria in un disco di musiche ispirate alla Passione di Cristo di Mel Gibson.
La sua era una voce trasparente, tesa e fragile come un filo di cristallo.
Oltre ad aver segnato la storia della musica con i Cranberries, con i quali ha inciso 7 album in studio (l’ultimo, Something Else, è uscito lo scorso aprile) e venduto 40 milioni di dischi, Dolores ha pubblicato due album da solista e preso parte al progetto D.A.R.K., il cui primo album è uscito nel 2016.
Tra le sue collaborazioni, anche alcune italiane con Zucchero, nel duetto di Pure Love, e Giuliano Sangiorgi in Senza fiato.
Dolores O’Riordan è morta il 15 gennaio 2018 a Londra, dove si trovava per una sessione di registrazione con i Cranberries. Aveva 46 anni.
Nel momento in cui scrivo, i dettagli non sono ancora stati diffusi: il comunicato ufficiale parla solo di una morte improvvisa. Pare che la cantante fosse malata di cancro e che sia stata trovata priva di vita nella sua camera d’hotel. Già lo scorso luglio la band aveva dovuto interrompere i concerti per i suoi problemi di salute, ma in uno dei suoi ultimi post di dicembre, proprio Dolores aveva annunciato di aver ripreso a suonare, rassicurando di sentirsi bene.
Nei prossimi giorni ne sapremo probabilmente di più, ma importa davvero poco: la luce del più scintillante cristallo d’Irlanda si è spenta.

BITS-CHAT: Musica per allontanare l’inferno. Quattro chiacchiere con… Lenny

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Se siete abituati ad ascoltare la radio, molto probabilmente più di una volta vi sarete imbattuti in Hell.O, un brano dall’alto tasso di adrenalina pop-rock e dalla forte capacità di appiccicarsi in testa. Ma attenzione, perché qui il saluto c’entra ben poco: il titolo è un giochino di parole che richiama l’inferno, in particolare quello generato dai vari demoni che ci portiamo dentro.   
A cantarlo è Lenny, giovanissima artista – classe 1993 – che a dispetto delle apparenze non arriva dall’Inghilterra, ma dalla Repubblica Ceca.
Lenka Filipova, è nata infatti a Praga, e lì ha mosso i primi passi nella musica: a 4 anni ha iniziato a suonare il piano, a 11 ha composto la prima canzone e a 16 ha formato la prima band.
Nel 2013 ha lasciato la sua città per studiare composizione a Londra, in un’esperienza che l’avrebbe segnata profondamente sia sul lato umano che su quello artistico e che, dopo l’uscita di due EP, l’ha portata oggi a pubblicare il suo primo album, Hearts, già uscito in patria e in arrivo in Italia il 10 marzo.
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Come sei arrivata alla musica?
In realtà sono cresciuta in una famiglia di musicisti, mia madre è una cantante abbastanza conosciuta in Repubblica Ceca, e grazie a questo ho potuto conoscere le due facce della musica, gli alti e bassi: da una parte c’è il lato più leggero, la libertà di esprimersi, il divertimento, ma dall’altra la musica ti porta ad avere forti pressioni quando diventa un lavoro. È un grande insegnamento che ho avuto la fortuna di ricevere direttamente in casa e che mi sta tornando utile adesso.
Due facce che si ritrovano in Hell.O.
Sì, in quel brano parlo proprio dei demoni, delle paure che ogni persona può trovarsi dentro, e di come si debbano affrontare per annientarle. Nella vita si sente troppo spesso parlare di malattia e depressione, fattori che si scatenano quando non riusciamo ad affrontare le paure e i nostri demoni personali. Non mi aspettavo che il brano venisse accolto così positivamente, ne sono felicissima, e so che devo ancora crescere molto, ma vorrei far capire che anche molto altro da dire nelle mie canzoni.

Da quali artisti ti senti maggiormente influenzata?
Tanti, e molto diversi. Janis Joplin, Aretha Franklin, la Motown, James Brown, il rock, i Rolling Stones, gli AC/DC, ma anche Adele, Ed Sheeran. Mi tengo aperta a ogni possibile stimolo, perché non sai mai da dove ti arriverà l’ispirazione per il prossimo pezzo. Mi piace molto anche Zucchero. Mi ha colpito vedendolo tempo fa in concerto: era seduto su una specie di trono, e quando si è alzato tutto il pubblico ha fatto altrettanto ed è iniziato un vero rock show. A mia mamma invece piace molto Gianna Nannini.
Se dovessi dare un colore alla tua musica quale sarebbe?
Quando ero a Londra ho seguito alcuni corsi di scrittura musicale, e una delle prime cose che mi è stato chiesto di fare era proprio scrivere una canzone su un colore. Io ho scelto ho scelto il blu e ho scritto My Love, che poi è finita nel disco. Adesso però se dovessi scegliere un colore sceglierei il rosa, che infatti è anche il colore della copertina.
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Puoi spiegare il significato delle immagini presenti sulla cover del singolo?
Per questa copertina ho lavorato con un grafico italiano che aveva già lavorato con i Bring Me The Horizon. Gli ho mandato una lunga mail in cui gli spiegavo l’atmosfera del brano, la sensazione che volevo comunicare, e ho voluto riprendere lo stile di icone usate dalla band. Lui ha pensato a quattro immagini chiave che rappresentassero i concetti che gli avevo descritto.


Pensi che oggi la forte presenza di Internet aiuti gli artisti a farsi conoscere di più?

Da un lato sì, e sono contenta di essere nata in un’epoca come questa, con così tanti mezzi a disposizione, ma spesso che guida l’industria discografica pensa solo al primo posto nello streaming o nelle classifiche di download, senza tenere in considerazione il fatto che magari la forza di un artista sta nel live. Io per esempio amo stare sul palco e cantare nei locali e sono fiera di averlo fatto. Uno come Ed Sheeran per esempio ha passato anni ha fare musica in strada prima di arrivare al successo. Oggi è difficile capire in che modo la gente si potrebbe avvicinare alla tua musica: quello che conta è che l’artista trovi la sua dimensione.
Cosa ti ha lasciato l’esperienza in Inghilterra?
Mi ha aperto tantissimo la mente. Gli artisti del mio paese molto speso non hanno larghe vedute e non hanno la giusta dose di ottimismo e intraprendenza. A Londra invece ho trovato una realtà completamente diversa, e per il mio cervello è stato come andare sulle montagne risse. Lì ci trovi gente di ogni parte del mondo, un sacco di ispirazioni diverse: in questo spero di poter essere uno stimolo per altri artisti del mio paese, mi piacerebbe che trovassero la giusta motivazione nel continuare a credere in ciò che fanno.
Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione?
È come la libertà, con la differenza che la ribellione ti porta a combattere per un motivo preciso, a volte per la libertà stessa. Quando sei un ribelle, sei libero di fare ciò che vuoi.

#MUSICANUOVA: Samantha Togni, Queen Nemesis ft. Janset

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Queen Nemesis
è il primo singolo ufficiale di Samantha Togni, dj/producer italiana residente a Londra, dove si è costruita una forte credibilità suonando in diversi club e crendo la propria serata “Church Of Dreams”.

Il brano è in collaborazione con la rapper Janset (ex Stinkahbell), nome tra i più apprezzati nella scena grime londinese.
La trama del video è ispirata dalla storia di Medusa e vuole lanciare un messaggio di tolleranza e unione a prescindere da aspetto fisico, etnia, orientamento sessuale e cultura di riferimento.