Per Jovanotti è tempo di ripartire: esce il nuovo album “Il corpo umano”

Per Jovanotti è tempo di ripartire: esce il nuovo album “Il corpo umano”

Nella carriera di un musicista ci sono ritorni che sono “più ritorni” di altri. Vuoi per un cambio di stile, o perché è sgorgata una nuova vena creativa, oppure per un evento personale che ha coinvolto l’artista. Insomma, non è vero che tutti i dischi sono uguali e che ogni comeback ha lo stesso peso dei precedenti.

Lo sa bene Jovanotti, che si prepara a dare al pubblico il suo sedicesimo album in studio.

Un lavoro che arriva a tre anni dal precedente Il disco del Sole, ma che soprattutto arriva dopo il grave incidente in bicicletta che ha visto Lorenzo Cherubini protagonista suo malgrado a Santo Domingo nel 2023, e che gli ha comportato non solo la rottura di bacino e clavicola, ma anche un’infezione batterica che gli “mangiucchiato” parte del femore. Quindi la riabilitazione per riacquistare la motilità delle gambe.

Un lungo e difficile periodo di fermo forzato, durante il quale ha letto moltissimo, da Gilgamesh ai poemi omerici, e che non gli ha impedito di tenere in movimento la mente e di iniziare a pensare. Proprio da lì, da quello stato di immobilità, è partita la scintilla da cui è nato il nuovo album, in uscita il 31 gennaio e il cui titolo non è certo casuale, Il corpo umano (volume 1).

L’occasione per presentarlo in anteprima arriva una sera piovosa di fine gennaio al Teatro Gaber di Milano: per Lorenzo è il primo, vero ritorno in scena davanti al suo pubblico.

Nonostante tutto, lo spirito del “ragazzo fortunato” è lo stesso di sempre, la sua innata vitalità è forse ancora più corroborata di un tempo: si muove senza sosta sul palco, salta, fatica a tenere ferme le gambe, non perde occasione per ballare, inizia a parlare ed è un fiume in piena, al punto che occorre impostargli un timer per le rispondere alle domande.

“Il titolo è nato prima delle canzoni, sono entrato in studio a realizzare i pezzi quando ho avuto il titolo e subito dopo l’idea della copertina dell’album. In pratica ho iniziato a costruire questo “edificio” partendo dal tetto.
Il mio album si chiama Il corpo umano non solo perché è stato il mio personale campo di
indagine e di battaglia dell’ultimo anno e mezzo, ma soprattutto perché il mio viaggio mi ha
aperto panorami nuovi rispetto a questo argomento inesauribile.
Normalmente sentiamo di avere un corpo quando il corpo si rompe o si ammala, così come ci accorgiamo dell’aria quando ci viene a mancare, così come scopriamo che esiste il tempo quando alle cose che iniziano si affiancano quelle che finiscono e noi ci stiamo in mezzo.


Si tratta quindi, per me, di iniziare o proseguire con nuova consapevolezza un lavoro sul “sentire” il corpo, l’aria, la luce, le cose che iniziano, quelle che finiscono, il respiro, i cambiamenti in atto, il dolore, il piacere, la guarigione, l’amore, gli altri, la natura, l’epoca, la cura, le emozioni, le idee, il flusso dei pensieri. Diventare, continuare a diventare è impegno e sfida, fino all’ultimo attimo, a bordo di un corpo fragile e infinito, mutevole e unico, come la vita stessa.”

L’inguaribile ottimismo di Lorenzo lo porta a sdrammatizzare anche sulla scelta della copertina, che riprende l’Allegro chirurgo, un vecchio gioco probabilmente sconosciuto alla Gen z.

All’interno dell’album trovano posto 15 tracce, che accolgono le diverse anime di Jovanotti, da quella romantica a quella più scanzonata, e che sono il frutto di un lavoro realizzato con tre diversi produttori, ciascuno scelto per la propria identità: c’è Dardust, che firma i primi due singoli Montecristo e Fuorionda, ma anche la titletrack, una sorta di sirtaki che evolve in un mood dionisiaco,; c’è Michele Canova, il deus ex machina di innumerevoli successi italiani degli ultimi decenni; e c’è Federico Nardelli, che porta la sua visione più indie.

Tutti i pezzi del disco saranno accompagnati su Youtube da speciali visual girati alla Galleria Borghese di Roma, realizzate in un pomeriggio di chiusura settimanale avendo cura – sottolinea Lorenzo – di non sfiorare nessuna delle opere e impiegare luci di scena collaudate e approvate dalla soprintendenza.

E mentre Il corpo umano sta per arrivare tra le mani dei fan, Jovanotti sta già scaldando i motori per il Palajova, il nuovo tour in partenza a marzo: uno spettacolo che punta a superare  il tradizionale
concerto. Le parole chiave nella progettazione sono state motown e street band, Prince and the revolution, romanticismo psichedelico. Non si tratta solo di musica, ma di un viaggio multisensoriale, una grande festa che unisce energia, emozioni e condivisione.

“Il concept dello spettacolo parte dall’idea di fioritura, e nasce da alcune esperienze che ho vissuto mentre pensavo al mio ritorno in scena. Tra tutte mi piace pensare ad una parola scritta da Etty Hillesum in una pagina dei suoi diari nei giorni più tragici della sua breve esistenza. Questa parola ha continuato per giorni a risuonare in me: “FIORIRE!”

La magia inizierà già al momento dell’ingresso: i palazzetti si trasformeranno in spazi unici, pensati per riflettere la visione che ha saputo rivoluzionare il mondo dei concerti.

Colori, simboli e dettagli che raccontano il suo universo accoglieranno il pubblico, creando un’atmosfera che è già di per sé un’esperienza. Ogni show sarà un incontro tra creatività e innovazione, dove la tecnologia non è solo un supporto, ma amplifica le emozioni, rendendo ogni attimo irripetibile.
Tutto sarà all’insegna della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente.

I biglietti sono disponibili su Ticketone. Tanti gli appuntamenti già sold out.

 

 

“Latina”, l’estate fuori tempo di Emma

Sembra un reggaeton ma non è, serve a darti l’allegria….

Parafrasando una celebrerrima frase-jingle di Pollon combinaguai, si potrebbe così riassumere Latina, ultimo singolo di Emma, uscito un po’ a sorpresa lo scorso 27 agosto, a meno di un anno dalla pubblicazione dell’album Fortuna (di cui si è già esaurito il ciclo?).

E se da calendario l’estate dovrebbe essere quasi arrivata al capolinea, per l’artista pugliese sembra essere appena iniziata. Il nuovo brano è infatti quanto di più adatto si potrebbe pensare per un singolo destinato a far ballare – COVID permettendo – in riva al mare o sulla pista di una discoteca in una calda notte sotto le stelle, tra elettropop, sentori tropicali e percussioni sincopate.
Il mood della canzone è tra i più spensierati che si possano ricordare nella discografia di Emma, e lo stesso si può dire del video che l’accompagna, girato dai Bendo (Lorenzo Silvestri e Andrea Santattera).

A firmare il nuovo singolo è il terzetto formato da Edardo D’Erme (aka Calcutta), Davide Petrella) e Dario Faini (aka Dardust aka DRD), che si è occupato anche della produzione.


“Ho ricevuto questa canzone, Latina, il giorno del mio compleanno su Whatsapp da Calcutta, Faini e Petrella mi sono emozionata… era inaspettata… e ho sentito da parte di tutti la voglia di spingersi in acque inesplorate. Mi piacciono le sfide, mi piace provare a scoprire fin dove posso spingermi. Latina è proprio questo… una canzone forte e diretta che profuma di libertà. Mi sento proiettata in una nuova dimensione e sono pronta per questo nuovo cambiamento… ​sono solo una canzone… e sono qui dentro la radio​”.

E allora balliamo, finché si può…

BITS-RECE: Emma, all’improvviso la “Fortuna”

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.

Questo è un album che, almeno per il sottoscritto, arriva un po’ di sorpresa. A neanche un anno dalla riedizione di Essere qui, inizialmente pubblicato a inizio 2018 e poi rimpinguato di contenuti inediti proprio a novembre dello scorso anno, probabilmente in pochissimi si sarebbero aspettati l’uscita di un nuovo lavoro. Un nuovo album che è per giunta piuttosto generoso, visto che è composto addirittura da 14 canzoni.
La pubblicazione di Io sono bella a inizio settembre faceva pensare che qualcosa sarebbe successo, ma non in tempi così rapidi: e invece eccolo qui, Fortuna, settimo album di Emma.

E se Essere qui non aveva convinto fino in fondo, almeno chi era all’ascolto, con Fortuna Emma torna a fare centro, grazie anche alla brillante produzione firmata (anche) da Dardust: pop, rock, elettronica trovano un incastro perfetto, indovinato, in grado di dare a ognuno dei brani un timbro differente, ma nello stesso in linea con l’intero progetto.
Pazienza se il testo firmato da Vasco Rossi non è all’altezza delle precedenti prove offerte dal Blasco: il ventaglio di autori coinvolti nel disco è ampio come non mai e comprende tra gli altri anche Elisa, Franco 126, Maurizio Carucci degli Ex-otago, Giulia Anania, Daniele Magro, Antonio Maggio, Giovanni Caccamo, Antonio Di Martino, oltre alla stessa Emma, autrice di ben tre brani.
Ed è forse proprio questa varietà di penne a dare al disco il suo carattere multiforme e la vivida ispirazione che lo anima dalla prima all’ultima traccia senza lasciare momenti vuoti, senza sprecare nessuna occasione.
Fortuna è, ad oggi, probabilmente il disco più libero che Emma abbia realizzato, un album pieno, compatto e vario, contemporaneamente leggero e profondo: arrivata al decimo anno di attività – anniversario che sarà festeggiato il prossimo 25 maggio con un concerto all’Arena di Verona – la cantante, ma a questo punto sarebbe meglio dire cantautrice, pugliese dimostra di saper fare scelte ben precise e di avere il coraggio di andare oltre al singolo da classifica. Emma non è più solo l’artista grintosa degli inizi, ma con il tempo ha imparato a svelare anche i suoi lati più fragili, ha saputo cantare con leggerezza persino il dolore, così come trova spazio per dare sfogo alla gioia più potente, e in Fortuna tutto questo trova una luccicante testimonianza.
Lo dimostrano episodi come Luci blu, Mascara, Quando l’amore finisce, fino ad A mano disarmata, iper ballata finale.

Davvero niente male.

“Calipso”: il primo tormentone estivo è firmato da Charlie Charles e Dardust


La stagione dei tormentoni estivi 2019 è ufficialmente aperta.
Il primo candidato ad arrivare nelle radio è il nuovo singolo di Charlie Charles, co-prodotto insieme a Dario “Dardust” Faini.
Tropicale fin dal primo beat, Calipso è il risultato di un lavoro autorale che vede coinvolto nella scrittura e nella performance uno squadrone di artisti in assetto da battaglia: oltre a Charles e Dardust, alla realizzazione del brano hanno infatti contribuito anche Sfera Ebbasta, Mahmood e Fabri Fibra.
Quello che ne è venuto fuori è un singolone che fonde urban, trap e abbondanti dosi summer vibes, e che si annuncia come una delle canzoni protagoniste dei prossimi mesi.

BITS-RECE: DiMaio, Debut. Spettacoli crossover tra lirica barocca ed elettronica per controtenore

BITS-RECE: DiMaio, “Debut”. Spettacoli crossover tra lirica barocca ed elettronica per controtenore

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
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La contaminazione è un elemento che nella musica ha sempre destato la mia curiosità. Parlo ovviamente della contaminazione realizzata per bene, con attenzione, con lucida consapevolezza e una chiara idea di cosa voler creare.
Un interessante caso di musica contaminata l’ho ritrovato recentemente in Debut, l’album che, come si può ben capire, apre le porte alla carriera di Maurizio Di Maio, in arte solo DiMaio.
Si tratta di una contaminazione che corre su doppio binario, quello stilistico e quello temporale: sul primo troviamo un incontro/scontro di lirica ed elettronica, sul secondo si fronteggiano invece il repertorio barocco e gli stimoli sintetici contemporanei provenienti dal Nord Europa.
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Ma andiamo con ordine. In quel mondo di cristallo che è la musica lirica esiste una figura forse non molto nota al grande pubblico, ma di assoluto fascino, il controtenore. Un uomo cioè in grado di eseguire partiture nelle tessiture del contralto, del mezzosoprano o addirittura del soprano, vale a dire i tre registri femminili, annullando di fatto in un solo corpo vocalità maschile e femminile.
Nulla a che vedere però con quello che succedeva con i poveri castrati di farinelliana memoria, sventurati giovinetti i cui attributi venivano sacrificati nel sacro nome del canto: il controtenore riesce nell’impresa grazie a doti che possiede per natura, e che naturalmente affina con lo studio.
Come nel caso del nostro DiMaio, sopranista, che dopo una lunga esperienza come corista, si lancia ora – pare su consiglio di Luis Bacalov – nell’arduo repertorio del XVII e XVIII secolo, quello in cui fiorì il gusto barocco, l’epoca di Handel. Repertorio complesso e sicuramente non tra i più conosciuti tra non melomani, se non per qualche singolo episodio.
Il suo progetto però, già molto coraggioso e ambizioso, non si ferma qui, ma va a cercare arrangiamenti inediti, sorprendenti, per un effetto ancora più scenografico: la soluzione è offerta dai sintetizzatori di Dario Faini, aka Dardust, che mette mano alle arie liriche e le immerge in un bagno di elettronica.

Il risultato è affascinante ed elettrizzante: la voce angelica di DiMaio svetta tra le ottave di un pezzo celebre come Lascia ch’io pianga e Ombra mai fù, ma esegue candidamente anche L’Ave Maria Caccini di Vavilov, fino a far visita a Vivaldi in Vedrò con mio diletto, mentre sotto Dardust tesse freddi tappeti di luci al neon.
Uno spettacolo barocco nel significato più vivo del termine. Magia del crossover.