#MUSICANUOVA: Fred De Palma, Non tornare a casa

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Nuovo singolo e nuovo video per Fred De Palma.

Una nuova veste per l’artista torinese, sempre introspettiva, ma più scura, misteriosa, con fame di rivendicazione personale. La storia è intrisa di tensione, suspance, seduzione e colpi di scena.
Non Tornare A Casa rappresenta una ricerca al cambiamento e all’esplorazione di differenti sfaccettature del suo bagaglio musicale. Fred non rinuncia a trattare e raccontare alcuni dei temi da sempre a lui più vicini e che ha vissuto in prima persona: cambiano le esperienze in cui ci imbattiamo ogni giorno, ma rimaniamo sempre le persone che siamo.

Il brano anticipa il nuovo album in uscita nel 2017.

Vök: ad aprile il nuovo album tra elettronica notturna e downtempo

Dopo gli EP Tension (2013) e Circle (2015), gli islandesi Vök preparano l’arrivo della prima full release. La band fondata a  Reykjavík dalla cantante Margrét Rán e dal sassofonista Andri Már rilascerà infatti l’album Figure il 28 aprile: un disco in cui dove il pop elettronico si mescola a frequenze distorte, melodie quasi sussurrate e una voce raffinata ed elegante.
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Figure è una parola il cui significato muta in base ai diversi contesti di utilizzo: può significare “comprendere qualcosa”, ma anche far riferimento ad una figura nel buio, un corpo, una forma. Molti gli elementi che hanno ispirato la scrittura dell’album, dalla discografia di band come The Weekend e Little Dragon al cinema sci-fi, coprendo così un intero spettro di suoni e sensazioni.

“Rabbia, ossessione, negligenza, morte, amore, felicità e speranza: la parola figure può rappresentare tante cose diverse. Così è per l’album”, afferma Margrét.
Ad anticiparlo, il singolo Show Me, il cui video è stato girato alla fine del 2016, uno dei periodi più bui dell’inverno islandese.

#MUSICANUOVA: Birø, Ansia (Le luci)

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Birø è un cantautore classe 1990 originario di Varese. Un progetto che mira a raccontare storie coniugando testi della tradizione cantautorale italiana con i giochi dell’elettronica.
Incipit è il suo primo EP ufficiale, un esperimento in bilico tra musica e racconto, l’inizio di una storia raccontata attraverso 5 brani che trattano della gioventù di un ragazzo vissuta nel racconto di un’unica serata.
Ogni canzone dell’EP è quindi legata alle altre e, come le pagine di una storia, tutte seguono uno sviluppo cronologico.
La storia inizia con Ansia (Le luci), e vede protagonista un ragazzo che decide di assumere una droga sconosciuta, con tutte le paure che ne derivano.
Un brano dalle atmosfere suadenti di un pop color indaco ed echi trip hop, .
“Nella canzone sono numerosi i riferimenti allo stato d’ansia vissuto e alla paura avvertita di perdere sé stessi. Il giovane uomo avverte il rischio di confondere la realtà con l’immaginazione, è conscio del pericolo che corre ma desidera andare oltre, nonostante la persona che uscirà da quell’esperienza sarà ben diversa da quella che era prima”.
L’EP sarà disponibile su YouTube e in free download su Soundcloud dal 31 marzo.
Tutte le strumentali sono state composte ed arrangiate dallo stesso Birø in collaborazione con Mattia Tavani dei Belize e Giacomo Zavattoni di RC Waves che ha anche prodotto l’intero EP.
Per ogni ogni traccia è stata realizzata un’illustrazione da Vanni Vaps, grafico/illustratore che ha collaborato, tra i molti, con Vans e un video di Marcello Rotondella, visual artist di Novara ma di base a Roma.

BITS-RECE: Be A Bear, Time EP. Elettronica per stare bene

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
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Dietro al progetto Be A Bear si nasconde Filippo Zironi, “orso bolognese nato e cresciuto per 15 anni nello sia-punk firmato Le Braghe Corte”, come recita il comunicato stampa.
Quest’orso bolognese l’anno scorso ha portato a compimento un progetto assolutamente personale, coraggioso e, di conseguenza, molto interessante. In pratica, per circa due anni ha messo on line una canzone al mese: brani dalla natura semplice, che mettevano al centro racconti di vita quotidiana letti attraverso la lente di un pop a braccetto dell’elettronica e con una certa vecchia scuola del rock. Il tutto portato avanti con pochissimi mezzi tecnologici: un iPhone e poco più.
Un percorso lento, che durante le sue tappe ha mostrato cambiamenti ed evoluzioni, e che lo scorso hanno si è strutturato in Push-a-Bah, il primo album firmato Be A Bear.
A neanche un anno di distanza, l’orso Filippo ha deciso di dare spazio ad alcuni brani che non lo avevano trovato prima dell’arrivo dell’album: ecco quindi Time, un EP di quattro tracce – tre inedite più il brano omonimo già nell’album – che ondeggiano nelle acque serene di un’elettronica pensata per star bene e far star bene.
Quattro brani leggeri come queste giornate di fine inverno, con tanta bella melodia in primo piano e qualche voce lasciata sullo sfondo e qualche rumore di vita qua e là.
Una buona dose di vitamine sonore.
Time EP è disponibile per lo streaming e il download a questo link.

Depeche Mode: sono arrivati i remix di Where's The Revolution

E’ stato pubblicato il cd maxi-single con 4 versioni remixate di Where’s The Revolution, ultimo singolo dei  Depeche Mode.
A rimescolare i suoni sintetici della band sono Ewan Pearson, Algiers, Terence Fixmer Autolux, che ne hanno tirato fuori 4 versioni da club grondanti di beat e sintetizzatori tra avanguardia, french techno e i richiami ’80, alcuni delle quali piuttosto oscure.
Il 28 aprile uscirà inoltre una speciale edizione in doppio LP con 9 tracce .
Spirit, il nuovo album, è atteso per il 17 marzo.

BITS-RECE: Tokio Hotel, Dream Machine. Vuoto elettronico

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
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Sono tornati con un nuovo album dopo tre anni e si sono buttati a capofitto nell’elettronica.
Sono proprio lontani i tempi in cui i Tokio Hotel sconvolgevano gli adolescenti con il loro stile emo e il carisma decisamente ambiguo del loro leader, Bill Kaulitz. Oggi, esattamente 10 anni dopo, i ragazzi sono diventati degli ometti – lo si vede già dalle nuove foto: i visi puliti sono increspati di barbe e piercing, le voci efebiche si sono ispessite, sono spuntati i muscoli e ogni traccia di rimmel e fondotinta se n’è andata(già da tempo, a dire il vero). E con loro se n’è andato anche quel filo di sale che portava corrente all’anima del gruppo.
Sì, ogni tanto, sopratutto nei video, qualche provocazione l’hanno buttata lì (vedi Feel It All, dall’album precedente), ma erano appunto spunti visivi, non musicali.
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Peccato. Da allora di musica ne è passata un po’ sotto i ponti, non sempre con gli stessi esiti, e questo nuovo ritorno che prende nome di Dream Machine sembra segnare un aridità di idee. Elettronica sfacciata e spudorata, tra fiumi di synth e montagne di vocoder, ma dietro a questo velo ad alto voltaggio non sembra esserci molto. Ci si poteva aspettare un sussulto di – non dico maturità – ma almeno di crescita, cosa che non si avverte. Tanto per dirne una, Something New sembra l’ennesimo singolo dei The  Chainsmokers, e neanche dei più belli.
E non c’è neppure un pezzo alla Monsoon o alla The World Behind My Wall, ma solo nuvole di zucchero filato passate in un bagno di elettroni. E si sa, le nuvole se ne vanno al primo colpo di vento. Il momento più interessante è con What If, guarda caso proprio il primo singolo.
L’adolescente che resta (neanche troppo) nascosto in me, un po’ piange. 

Stile Ferreri: un Girotondo di autori nel nuovo album di Giusy

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Stile Ferreri.

Un po’ pop, un po’ rock, un po’ elettronico, tutto nella giusta misura. Ecco come si presenta Girotondo, l’album che segna il ritorno in pista di Giusy Ferreri, a quattro anni da L’attesa, se non si considera il successo colossale di Roma-Bangkok e la raccolta Hits.
Un album formato da un “cocktail autorale“, come simpaticamente lo definisce la diretta interessata: espressione che rende benissimo l’idea dei nuovi brani, perché se da una parte abbiamo firme come quelle di Roberto Casalino, Dario Faini, Diego Mancino, ma anche Federico Zampaglione (presente anche come ospite in L’amore mi perseguita), Tommaso Paradiso (Occhi lucidi) e Marco Masini (Immaginami), dall’altra ci sono i tappeti sonori di Takagi e Ketra (quelli di Roma-Bangkok), Diego Calvetti, Gianluca Chiaravalli, dello stesso Faini, elementi mischiati tra loro in cerca di soluzioni nuove, atmosfere fresche, danzerecce, magari vagamente latine, a sostenere parole che talvolta volano alte, testi che tratteggiano momenti di poesia, intimi o aspri, anche inattesi.
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Come nel caso di Il mondo non lo sa più fare – penso il migliore di tutto l’album: Che quest’epoca inizi / perché comincia la musica/ e sulle schiene ci crescano le ali.
O nel caso del pezzo che dà il titolo al disco, una riflessione sulla vita, o ancora della conclusiva La gigantessa, ispirata al componimento di Baudelaire, dove si parla di un infinito novecento / delle nostre meraviglie / nei risvegli tra la gente / mentre mastichi il mio cuore. Un elettropoprock – mi piace definirlo così – fatto di momenti intimi, tanto amore, e qualche graffio sanguigno.
Un cocktail di autori e di atmosfere preparato con attenzione in un costante lavoro di gruppo, e che oggi più che mai definisce quello che in futuro potrebbe davvero essere lo “stile Ferreri“, una cifra stilistica personale e inconfondibile, anche per la presenza di quel timbro “ingombrante” (lo definisce così proprio lei) che ha fatto di Giusy una delle più riconoscibili interpreti arrivate dall’universo-talent.
Se mai ci fosse qualcuno che ancora oggi, nove anni dopo la sua partecipazione a X Factor, si ostinasse a definirla la “Amy Winehouse italiana”, nei nuovi brani avrebbe ampio materiale per cui ricredersi. Qui c’è solo Giusy.
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Legato all’uscita del nuovo disco c’è poi il capitolo di Sanremo, ancora fresco di chiusura: un’edizione non troppo fortunata per la Ferreri, subito eliminata con Fa talmente male. Ma lei non sembra farne un grande dramma, semmai si rivela più stupita: “Sanremo per me è stata ogni volta l’occasione per propormi in una veste nuova. Nel 2011 ho presentato la svolta rock, nel 2013 con Ti porto scena con me avevo invece un pezzo poetico e più emozionale. Stavolta pensavo di andare sul sicuro con un brano che considero un po’ il fratello gemello di Novembre e Volevo te per i suoi elementi di elettronica. Forse su quel palco l’anima della canzone non è uscita fino in fondo: riascoltando le registrazioni ho sentito che veniva fuori soprattuto la parte orchestrale, e poi mancavano le voci dei controcanti, mentre io nell’interpretarlo mantenevo l’intenzione che la canzone aveva in studio”. E in effetti, riascoltandola oggi, senza la frenesia festivaliera, Fatalmente male svela un’anima molto più decisa di quanto non sia emerso durante il Festival. Ma poco importa davvero: “Ho passato così tanto tempo a non essere compresa in quello che facevo che l’eliminazione non mi ha toccato più di tanto”.
Sul palco, confessa, si sentiva un po’ il fiato corto, ogni tanto aveva delle vampate strane di calore, e sapeva bene il perché: proprio poco prima del Festival ha scoperto di essere incinta.

Sylvan Esso: il secondo album arriva il 28 aprile

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Il secondo album dei Sylvan Esso, si intitola What Now, arriverà il prossimo 28 aprile e sembra già soddisfare le promesse del debutto con l’omonimo album del 2014.

Produzione è audace, voci intense, melodie irresistibili.
Un album scritto nel 2016, quindi legato al caos di un paese che sta per perdere il controllo, da due persone chiuse in studio stupefatte da quello che vedevano fuori. È un album sia politico che personale, nel quale i confine tra i due si confondono, un album sull’innamorarsi per poi imparare che non ti salverà, sulla condivisione delle informazioni e la sottile linea tra consapevolezza di sé e narcisismo; sull’incontrare i propri successi personali per poi sentire una piacevole sensazione piuttosto che il ruggito della realizzazione; sulla schiacciante realizzazione che nessun progresso potrà mai essere permanente.

La bellezza secondo Samuel

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“Ho sempre pensato che la bellezza non fosse un concetto solamente estetico. Il dono dell’eleganza, della sensibilità, dell’ironia fanno parte di un istinto interiore che rappresenta il bello degli essere umani. Ho provato ad immaginare la bellezza come un codice scritto dentro le persone speciali, quelle persone che sono fonte d’ispirazione per chiunque gli stia vicino”.

Da qui, da questa considerazione è nato Il codice della bellezza, primo lavoro da solista di Samuel, che arriva dopo i singoli La risposta e Rabbia e la partecipazione a Sanremo con Vedrai.
Ho pensato al ‘codice’ perché in quinta elementare avevo deciso di costruirmi un alfabeto mio, un codice appunto, con il quale avevo deciso di affrontare gli studi che stavo facendo e con cui, in pratica, volere decifrare la realtà”.
Ben cinque brani sono firmati insieme a Lorenzo Jovanotti – Più di tutto, La statua della mia libertà, Niente di particolare, La luna piena (scelto da Walter Veltroni e per il nuovo film in uscita a maggio) e Voleva un’anima, e per quest’ultimo i due hanno realizzato un duetto – frutto di alcuni giorni di lavoro a New York: “Lorenzo Jovanotti è diventato una sorta di fratello maggiore musicale. Quella di Lorenzo si chiama “passione” ed è proprio quella che lo ha reso Jovanotti, un artista ispirato una persona a cui non puoi non voler bene. Non so ancora come dovrà essere questo lavoro gli ho detto un giorno mentre stavamo lavorando. Mi ha detto Dovrà essere mitico. Facile, no? Come non averci pensato? “.
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Volevo un disco pop e ho deciso di lavorare con persone che conoscessero molto bene questo campo di gioco. Quando circa due anni fa ho iniziato a guardarmi intorno, a chiedere chi fosse il miglior produttore di musica italiana, un coro si sollevò all’unisono. Michele Canova! Ovvio pensai, produce tutti gli artisti che al momento più influenzano la scena pop italiana, ma sarà proprio cosi?
Ci siamo incontrati e ho realizzato subito che era la persona giusta. Era l’uomo capace di sfidarmi ed andare a rovistare dentro me per tirare fuori il meglio”.
“Con Lorenzo ci siamo incontrati a New York a Maggio del 2016 ed è stato amore a prima vista, senza nemmeno dirci chi siamo e da dove veniamo lui tira fuori una frase, io gliela restituisco con la melodia, mentre Michele ispirato inizia a dipingere ritmiche sul computer, dalla sua frase me ne salta fuori una a me, lui la semplifica e me la rilancia io incredulo rido, lui canta una melodia io dico figo perché non cambiamo questa nota, gliela canto, lui ride e avanti così per ore, e poi per giorni”.

L’album sarà presentato in alcune speciali anteprime: a Torino all’Hiroshima Mon amour, dopo aver esaurito in poche ore il primo appuntamento dell’11 maggio, gli organizzatori hanno dovuto aprire le prevendite per il secondo appuntamento del 12 maggio ancora andato esaurito in 24 ore; all’Alcatraz di Milano, il 18 maggio; a Roma,per la chiusura al Postepay Sound Rock in uno speciale evento il 27 giugno.
Infine, una sorpresa: sul sito www.samuelromano.it/ilcodice è possibile tradurre il proprio nome con…. il codice della bellezza.