Tutto passa, tutto resta. Come nel nuovo album dei Subsonica

Subsonica_Phcredits Chiara Mirelli 2
«Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi», si legge nelle pagine de Il Gattopardo, intramontato capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Lì si parlava di Sicilia, di Risorgimento, di ‘800. In questo caso prendo a prestito il riferimento letterario per parlare di Torino, di musica, di 2018.

Tutto cambi, perché tutto resti immutato. Tutto passa, e quindi tutto resta. Corsi e ricorsi della storia. La teoria dell’eterno ritorno.
Mettetela come volete, il concetto è il medesimo ed è chiaro: quel che era potrebbe tornare. Anzi, sicuramente tornerà. Lo sanno bene i Subsonica, che hanno applicato questo principio al loro nuovo album, l’ottavo in carriera, 8.
Da buoni torinesi, hanno portato avanti la tradizione esoterica su cui si fonda la loro città, ed ecco che il titolo del disco acquista anche un significato filosofico: 8 come il simbolo dell’infinito, di ciò che non passa mai davvero.
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Dopo un lungo periodo passato ognuno in progetti paralleli o solisti, avrebbero potuto cavarsela con un Greatest Hits di pezzi riarrangiati, per poi raccontare con un’aria annoiata e compiaciuta che per loro erano come dei veri inediti, una pratica molto in voga tra i loro colleghi. Invece, hanno fatto un album di 11 veri pezzi nuovi, in cui è però possibile ripassare sui sentieri sonori battuti in questi vent’anni e più di attività. Da quando, cioè, nel 1997 si sono affacciati sul panorama musicale italiano, per poi affermarsi come una delle grandi realtà del rock elettronico. 
Ma ai retaggi del passato, Samuel, Boosta, Max, Vicio e Ninja hanno aggiunto anche una spinta che dal presente li proietta verso il futuro, il moderno, verso soluzioni non ancora esplorate fino a oggi.
Ecco allora che in 8 si ritrova il fermento degli anni ’90 in episodi come Punto critico o La Fenice, ci sono baldanzosi inserti di groove elettrico, già proposto per esempio nel singolo Bottiglie rotte, e ci sono le sperimentazioni eclettiche, come nei beat afro e nei bassi ossessivi di Nuove radici, dedicata a quei giovani che scelgono di tornare alla terra.  
E poi c’è la poesia, quel lirismo delle parola e dei suoni che i Subsonica non hanno mai davvero abbandonato, ma che hanno manifestato con particolare evidenza solo in certe situazioni: qui lo fanno con le punteggiature sintetiche di L’incredibile performance di un uomo morto e soprattutto con Le onde, il delicato e ispirato omaggio al produttore Carlo Ubaldo Rossi, scomparso in un incidente nel 2015.

Seppur forse lontani dal riproporre pezzi destinati alla memoria come Tutti i miei sbagli o Nuvole rapide, i Subsonica dimostrano che la loro formula alchemica funziona ancora: il tempo l’ha cambiata, ma il suo DNA non si è troppo alterato.
E’ cambiato tutto, ma i Subsonica sono ancora qua. 

Dopo il singolo Bottiglie rotte, i Subsonica annunciano il nuovo tour

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Videomapping a tema 8, proiezioni artistiche, e un minilive: così i Subsonica in collegamento dalla loro sala prove torinese con i Navigli di Milano hanno annunciato, fra il grande entusiasmo del pubblico, l’attesissimo 8 Tour, il tour italiano organizzato da Vertigo, che li vedrà protagonisti nei palazzetti di otto città italiane a partire da sabato 9 febbraio 2019 ad Ancona, Bologna, Padova, Torino, Genova, Milano, Roma e Firenze.

Durante la serata, presentata dal dj Lele Sacchi, la band ha interagito con il pubblico di Milano e con le persone collegate da casa, ricordando le news dei prossimi mesi quali le date dell’European reBoot2018, la tournée europea che, dal 4 al 19 dicembre, toccherà Amsterdam, Londra, Dublino, Zurigo, Parigi, Bruxelles, Colonia, Berlino e Monaco.

Grande sorpresa è stata la presentazione in anteprima assoluta del videoclip (in uscita lunedì 10 settembre) realizzato dal visionario Donato ‘milkyeyes’ Sansone, di Bottiglie Rotte, il singolo inedito dei Subsonica disponibile in radio e in digitale.
“Raccontiamo come sempre quello che vediamo, senza filtri o giudizi morali. Guardandoci intorno con l’ambizione di coinvolgere tutti, il più possibile, nella ‘lettura’ delle cose del nostro tempo. Anche e soprattutto ballando”.

Quando Andy Warhol, nella seconda metà degli anni ‘60, profetizzò “nel futuro tutti avranno diritto a 15 minuti di celebrità”, probabilmente non immaginava una quotidianità nella quale esercitare il “protagonismo” h24. Forse sarebbe rimasto affascinato dall’universo sensoriale di esternazioni e autoscatti che ci vede quotidianamente tutti in vetrina. Chissà se avrebbe apprezzato un mondo nel quale a nessuno interessa più il ruolo di semplice spettatore, in cui i titoli vengono consumati al posto delle notizie, dove i segni vengono utilizzati svuotati del loro significato storico.
In un mondo di star h24 pronte a mettersi in mostra sulla glassa dell’indifferenza, i giovani protagonisti di questa canzone domandano, tra cocci di bottiglie, “chiedimi come stai”.
Ma anche, con cinica lucidità: “chiedimi o no che fa lo stesso”.
COVER SINGOLO SUBSONICA Bottiglie_Rotte
Il brano anticipa il nuovo album 8, disco manifesto, che vede Samuel, Max Casacci, Boosta, Ninja e Vicio tornare insieme dopo 4 anni per l’ottavo lavoro di inediti che verrà pubblicato venerdì 12 ottobre.

Questa la tracklist della versione standard:
Jolly Roger
L’incubo feat. Willie Peyote
Punto critico
Fenice
Respirare
Bottiglie rotte
Le onde
L’incredibile performance di un uomo morto
Nuove radici
Cieli in fiamme
La bontà

Di seguito il calendario e i dettagli delle date live italiane:
Pre-sale Ticketone da venerdì 7 settembre alle ore 20.00
Biglietti in vendita su Ticketone.it da lunedì 10 settembre 2018 alle ore 10.00 e in tutti i punti vendita Ticketone da mercoledì 12 settembre 2018

L’organizzatore declina ogni responsabilità in caso di acquisto di biglietti fuori dai circuiti di biglietteria autorizzati non presenti nei nostri comunicati ufficiali.

Apertura Porte: ore 18:30
Inizio Show: ore 21

9 febbraio 2019 – Ancona, Palaprometeo
Parterre in Piedi: 30,00 € + d.p.
Tribuna Frontale Numerata: 40,00 € + d.p.
I Anello Numerato: 35,00 € + d.p.
II Anello Non Numerato: 30,00 € + d.p.

11 febbraio 2019 – Bologna, Unipol Arena
Parterre in Piedi: 30,00 € + d.p.
Tribuna Sud Numerata: 35,00 € + d.p.
Gradinata Ovest Numerata 35,00 € + d.p.
Gradinata Est Numerata: 35,00 € + d.p.

12 febbraio 2019 – Padova, Kioene Arena
Parterre in Piedi: 30,00 € + d.p.
Tribuna Frontale Numerata: 40,00 € + d.p.
Tribuna Laterale: 35,00 € + d.p.

14 febbraio 2019 – Torino, Pala Alpitour
Parterre in Piedi: 30,00 € + d.p.
I Anello Gold Numerato: 45,00 € + d.p.
I Anello Numerato: 35,00 € + d.p.
II Anello Numerato: 30,00 € + d.p.

16 febbraio 2019 – Genova, RDS Stadium
Parterre in Piedi: 30,00 € + d.p.
Parterre Est Numerato 40,00 € + d.p.
Tribuna Nord e Sud Numerata: 40,00 € + d.p.
Tribuna Est I Settore Numerato: 35,00 € + d.p.
Tribuna Est II Settore Numerato: 30,00 € + d.p.

18 febbraio 2019 – Milano, Mediolanum Forum
Parterre in Piedi: 30,00 € + d.p.
Tribuna Gold Numerata: 40,00 € + d.p.
Tribuna A Numerata: 40,00 € + d.p.
Anello B Numerato: 35,00 € + d.p.
Anello C Numerato: 30,00 € + d.p.

21 febbraio 2019 – Roma, Palalottomatica
Parterre in Piedi: 30,00 € + d.p.
Primo Anello Numerato: 40,00 € + d.p.
Secondo Anello Numerato: 35,00 € + d.p.
Terzo Anello Numerato: 30,00 € + d.p.

23 febbraio 2019 – Firenze, Mandela Forum
Parterre in Piedi: 30,00 € + d.p.
Primo Settore Numerato: 40,00 € + d.p.
Secondo Settore Numerato: 35,00 € + d.p.
Terzo Settore Numerato: 30,00 € + d.p.

Mannarino: il 25 luglio gran finale live a Rock In Roma

MANNARINO
Dopo il successo dei due tour che hanno seguito l’uscita dell’album Apriti cielo, registrando oltre 150mila presenze, e dopo le recenti vittorie del Premio De André e del Premio Giovani di Collisioni, Mannarino si prepara all’ultimo appuntamento live in programma mercoledì 25 luglio a Rock In Roma all’Ippodromo Delle Capannelle, che avrà il sapore di una grande festa di “arrivederci”, prima di una pausa dedicata a nuovi progetti e alla scrittura del prossimo album.
Un’ultima festa che vedrà Mannarino sul palco accompagnato da una band che riunirà i suoi musicisti per ricreare quel fronte sonoro che ha reso preziose le esperienze dei tour “Apriti Cielo Tour”, “RomaRio” e “L’Impero Crollerà”.

In scaletta, per la prima volta, ci sarà anche Ultra Pharum, il brano pubblicato a marzo e scritto a quattro mani insieme a Samuel, voce dei Subsonica, che salirà sul palco di Rock In Roma.

L’apertura sarà affidata ai Mistura Maneira, un carovana di percussionisti ispirati ai “batuqueiros” brasiliani, che sfileranno tra il pubblico.

Il concerto sarà trasmesso in diretta sulle frequenze di RaiRadio2 in una puntata speciale di “Radio2 Live”, condotta da Carolina Di Domenico e Pier Ferrantini.

Apertura Porte: 18.00
Inizio Concerto: 21.45
Prezzi: posto unico €25,00 + €3,75 diritti di prevendita / posto unico ridotto (disoccupati e studenti): €10,00 + €1,50 diritti di prevendita (in vendita solo nei punti vendita)

Prevendite autorizzate:
Ticketone – www.ticketone.it
www.Rockinroma.com
Box office Lazio – www.boxofficelazio.it
Etes – www.etes.it

Ultra Pharum: l’incontro speciale di Samuel e Mannarino sul mare della Sicilia

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3 giorni, 2 artisti, 1 brano.

Ultra Pharum è il frutto della prima collaborazione tra Samuel e Mannarino, un brano scritto e registrato in tre giorni a bordo del RedBull Studio Mobile sulla costa di Castellammare del Golfo, in Sicilia.

“Poter andare a scrivere una canzone di fronte al mare è un sogno che si avvera” racconta l’artista torinese “è esattamente come stare in uno studio vero, la differenza è che quando esci da quella porta ti trovi di fronte ad uno scenario che hai scelto tu. Portare la musica in mezzo alla vita ti aiuta ancora di più a portare la vita nella musica, perché chi scrive canzoni racconta la vita degli esseri umani”.

È Samuel ad aver invitato Mannarino a seguirlo: “Alessandro è un artista che ha saputo trasportare lo spirito della canzone italiana all’interno di ritmi provenienti da tutto il mondo. Appartiene ad un mondo molto diverso dal mio e volevo confrontarmi con lui proprio per questo. Cercare i linguaggi possibili tra le nostre differenze. Ho scelto di scrivere in Sicilia luogo di scambio tra etnie diverse che nel tempo ha generato una stratificazione culturale. Terra molto stimolante per creare.”
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A due passi dal mare e lontano dalle proprie abitudini i due artisti hanno cercato di trasferire nel pezzo le vibrazioni del posto che li ha accolti, a partire proprio dal titolo Ultra Pharum che hanno scoperto e scelto durante gli ultimi giorni di registrazione: il nome antico dell’isola “oltre il faro”, utilizzato durante il Regno delle Due Sicilie per indicare la parte insulare del regno. Ed è proprio “oltre il faro” che, ancora oggi, si raccolgono infinite storie di migranti e viaggiatori, quella porta che unisce e separa l’Europa dall’Africa e che fa incontrare civiltà e popoli diversi che guardano allo stesso mare. Ed è da queste riflessioni che nasce il testo della canzone.
Con lo stesso spirito, per raccontare la Sicilia con gli occhi di chi la vede come la terra promessa, sono state coinvolte nel progetto le persone incontrate sul posto durante la registrazione: dalla voce francese della cantante siciliana Benedetta di Pasquale, al coro senegalese “la mano di Francesco” passando per le numerose comparse locali che in quei giorni hanno frequentato lo studio mobile e che appariranno la prossima settimana nel videoclip girato in Sicilia che ha interpretato perfettamente i temi del brano: una storia che è la narrazione di un incontro tra diversità, ognuna con il proprio linguaggio e la propria ricchezza.

La genesi del brano e la storia dell’incontro fra Samuel e Mannarino sono raccontate in un documentario disponibile su www.redbull.com/ultrapharum

Il Red Bull Studio Mobile è uno studio di registrazione d’avanguardia su ruote, provvisto di tutto quello di cui deve disporre oggi uno studio di registrazione di altissimo livello. 
È fornito di strumentazioni audio e video che permettono di creare contenuti originali. Una presenza “mobile” della scena musicale italiana e internazionale. Un asset flessibile, trasportabile in giro per tutta l’Italia: un punto d’incontro innovativo e itinerante, un luogo diffuso nello spazio in grado di far incontrare le persone, che insieme possono realizzare progetti e format innovativi, da quelli in piccola scala a quelli più grandi e complessi.  
Nel 2017 oltre 40 artisti sono stati ospiti dello studio: da Jovanotti con Paolo Baldini, a Ghemon, Clementino, Ensi, Joan Thiele, Mudimbi, Mecna e tanti altri.

BITS-CHART: Le 30 canzoni del 2017 secondo BitsRebel

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Eccole qua, le magnifiche 30 del 2017.
Arrivati a fine anno, fare un bilancio musicale degli ultimi 365 giorni resta un gioco divertente e spietato, a cui anche stavolta non ho voluto sottrarmi nonostante qualche difficoltà. Ovviamente, si tratta di una selezione parziale e soggettiva: questa non è la classifica di vendita o degli streaming registrati o delle visualizzazioni dei video, ma semplicemente la classifica di BitsRebel, stilata con gusto e giudizio totalmente personali.
30 canzoni scelte e ordinate tra quelle pubblicate durante l’anno, tra mainstream e panorama indipendente, nella scena italiana e internazionale, tra singoli e brani rimasti nascosti all’interno degli album.
Ecco allora il 2017 secondo BitsRebel.
Stay Rebel, forever!
30. Lady Gaga, The Cure
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29. Angelo Sava, Merlo
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28. Fabri Fibra, Fenomeno
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27. Pula +, Addio a modo mio
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26. Sophie, It’s Okay To Cry
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25. Fabio Cinti, Amore occasionale
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24. Taylor Swift, Look What You Made Me Do
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23. Samuel, La luna piena
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22. Fiorella Mannoia, Siamo ancora qui
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21. Francesco Gabbani, Occidentali’s Karma
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20. Giso featuring Romina Falconi, Solo sesso

19. Mannarino, Un’estate

18. Francesco Gabbani, Spogliarmi

17. Noemi, Autunno

16. Nina Zilli, Il mio posto qual è

15. L’aura, Il pane e il vino

14. Ilaria Porceddu, Sette cose

13. Brooke Candy, Living Out Loud

12. Amara, Grazie

11. Arca, Piel

10. unòrsominòre., Varsavia
Un’aria greve, nuvolosa e desolante fa da sfondo a questo brano in cui riferimenti storici e letterari si accumulano in un denso flusso di pensieri. Una canzone maestosa che avanza lenta e inesorabile, partorita nell’underground nostrano dalla mente di Emiliano Merlin, celato dallo pseudonimo di unòrsòminòre., e che meriterebbe un posto di riguardo nel moderno cantautorato italiano.

9. Fergie, Love Is Pain
Se ascoltando Love Is Pain avrete (o avete avuto) l’impressione che qualcosa vi suonasse famigliare, non siete proprio fuori strada, perché anche se nei crediti ufficiali non se ne fa menzione la canzone è una sorta di omaggio a Prince. “Il dolore è amore e l’amore è dolore”, canta Fergie, e lo spettacolo è tutto lì, negli occhi e nelle orecchie.

8. Miley Cyrus, Malibu (Lost Frequencies Remix)
Quando il remix fa meglio dell’originale. Il country-rock dell’album version di Malibu mi aveva lasciato un po’ l’amaro in bocca, ma poi tra i remix ufficiali è spuntata fuori questa versione house firmata Lost Frequencies: leggerissima e semplicemente magica.

7. Fabrizio Moro, Pace
Un grido disperato di aiuto, una preghiera levata altissima, e nello stesso tempo un manifesto di intenti e di speranza. Fabrizio Moro ha messo in Pace tutta la carica viscerale di cui è capace, regalandoci un momento di autentico amore. 

6. Christaux, Surreal
Christaux, ovvero Clod, ovvero la metà maschile degli Iori’s Eyes, quest’anno ha pubblicato Ecstasy, un album di pop elettronico dal profilo magniloquente, barocco e liturgico. Tra i momenti più struggenti e paradossalmente più scarni, Surreal si fa strada con la sua melodia disarmante e accecante.

5. Noemi, I miei rimedi
Per il suo nuovo album, in arrivo presumibilmente appena dopo Sanremo, Noemi sembra aver optato per l’elettropop. La sua versione di I miei rimedi dei La Rua (ma inizialmente proposto a lei per Sanremo 2016) ha il graffio giusto per parlare delle disillusioni e degli equivoci con cui troppo spesso ci difendiamo inutilmente dai colpi dell’amore. E il video è una delizia.

4. Baustelle, Amanda Lear
Primo singolo estratto da L’amore e la violenza, Amanda Lear non è semplicemente un omaggio all’icona degli anni ’70 e ’80, ma soprattutto un esempio di pura poesia “bianconiana” con la sua patina di malinconia, il racconto di qualche amore vissuto di sfuggita e un pungente profumo di vita. I Baustelle sono e restano una certezza.

3. Brooke Candy, Volcano
Se il pop ha un volto sporco e cattivo, non può che essere quello di Brooke Candy. Il 2017 sarebbe dovuto essere l’anno del grande salto verso il mainstream, ma i disaccordi con la Sony hanno bloccato l’uscita del suo primo disco. Lei però si è rimessa al lavoro e ha riesumato Volcano, un pezzo che aveva da un po’ nel cassetto: il risultato è una seduzione tra pop elettronico e rap, con un testo che esplode di metafore incandescenti.

2. Romina Falconi, Cadono saponette
Nessuno in Italia sa fare pop come Romina Falconi, mescolando ironia e spietata verità. In Cadono saponette tutto questo è evidente: chi altro avrebbe il coraggio di dirvi che “il pessimismo in amore può far bene”? Eppure sappiamo tutti quanto sia maledettamente vero. Perché almeno una volta tutti ci siamo piegati… alle regole della vita.

1. Miley Cyrus, Younger Now
Diciamolo pure, la svolta country di Miley Cyrus non ha particolarmente convinto il pubblico e Younger Now, il suo ultimo album, ha fatto registrare numeri piuttosto miseri. Resta il fatto che la titletrack è una delle cose che sprizzano più gioia tra quelle sentite quest’anno: un inno al cambiamento e un manifesto di rinnovata giovinezza. Mi è entrata nelle orecchie ad agosto e non ci è mai uscita, marchiando definitivamente il mio 2017.

La playlist dei brani è disponibile a questo link.

BITS-REPORT: Samuel, un folletto all'Alcatraz. Milano, 28 novembre 2017

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la popstar, Samuel il piacione, Samuel il folletto col cappello, Samuel dei Subsonica, Samuel il cantante con la voce che non tradisce. Dieci, cento, mille volti di Samuel.

Il leader dei Subsonica ha voluto provare a fare da solo, e l’esperimento gli è riuscito piuttosto bene.
Non solo ha calcato il palco di Sanremo con buonissimi riscontri, non solo ha pubblicato un album – Il codice della bellezza – tra i migliori esempi di elettropop italiano d’autore attualmente in circolazione, ma è anche andato in tour e sul palco ha dimostrato di saperci stare benissimo.
L’occasione che ho avuto di vederlo è stata all’Alcatraz di Milano, il 28 novembre, una tappa inizialmente neanche prevista in calendario, ma aggiunta in seguito perché insomma, lasciar fuori Milano proprio no!
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Tenere in piedi un concerto con un solo album solista all’attivo era un po’ difficile, lui lo sapeva bene, e per questo tra un brano nuovo e l’altro ha riempito la serata con pezzi scritti per altri artisti (Costa poco), qualche cover (Ho difeso il mio amore) e poi beh, qualcosa dei suoi Subsonica ovviamente. Ma siccome era “volgare” rifare i pezzi celebri da solo, ecco che Samuel alterna pianoforte e chitarra e ripropone quattro brani davvero suoi, quelli che più gli appartengono della discografia del gruppo: Dentro i miei vuoti, Dormi, Lasciati, e poi Momenti di noia
La serata scivola via tra atmosfere pulsanti di beat, sintetizzatori addomesticati al pop e qualche momento di candore puro, come quando arriva il turno di La luna piena, una di quelle canzoni che si meriterebbero il posto di classicone. Alla fine, due ore piene di live saltano fuori.
Il folletto Samuel balla, saltella, gigioneggia con il suo pubblico e canta senza mai un momento di esitazione. Il palco pare il suo habitat naturale, probabilmente lo è, anche senza i suoi fidi compagni.
Ma la storia dei Subsonica non è finita qua: il gruppo sta lavorando al nuovo album. Lo ha detto proprio lui.
La gallery della serata è disponibile a questo link (foto di Luca Marenda).

Samuel: parte a maggio "Il codice della bellezza Tour"

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Arriva il primo tour da solista di Samuel che dopo le quattro speciali anteprime live di Torino (doppia data), Milano e Roma, partirà con il Il codice della bellezza Tour il 7 luglio dall’ Albori Festival (BS), per poi proseguire tutta l’estate con una serie di live che si inseriscono nelle line up dei Festival più importanti d’Italia

Il live sarà costruito utilizzando i brani dell’album e alcune canzoni che Samuel ha scritto con altri artisti negli anni passati e non mancherà anche una piccola parentesi acustica legata alla sua scrittura con i Subsonica.
I biglietti sono gà disponibili.
Info su www.bpmconcerti.com

Queste le date:
11 maggio – Torino – Hiroshima Mon Amour – SOLD OUT
12 maggio – Torino – Hiroshima Mon Amour – SOLD OUT
18 maggio – Milano – Alcatraz
27 giugno – Roma Postepay Sound Rock in Roma
7 luglio – Paratico (BS) – Albori Festival
8 luglio – Genova – Goa Boa festival
15 luglio – Collegno (TO) – Flowers Festival
13 agosto – Santa Cesarea Terme (LE) – Cube Festival
31 agosto – Mantova – Mantova Arte e Musica
1 settembre – Treviso – Home Festival

La bellezza secondo Samuel

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“Ho sempre pensato che la bellezza non fosse un concetto solamente estetico. Il dono dell’eleganza, della sensibilità, dell’ironia fanno parte di un istinto interiore che rappresenta il bello degli essere umani. Ho provato ad immaginare la bellezza come un codice scritto dentro le persone speciali, quelle persone che sono fonte d’ispirazione per chiunque gli stia vicino”.

Da qui, da questa considerazione è nato Il codice della bellezza, primo lavoro da solista di Samuel, che arriva dopo i singoli La risposta e Rabbia e la partecipazione a Sanremo con Vedrai.
Ho pensato al ‘codice’ perché in quinta elementare avevo deciso di costruirmi un alfabeto mio, un codice appunto, con il quale avevo deciso di affrontare gli studi che stavo facendo e con cui, in pratica, volere decifrare la realtà”.
Ben cinque brani sono firmati insieme a Lorenzo Jovanotti – Più di tutto, La statua della mia libertà, Niente di particolare, La luna piena (scelto da Walter Veltroni e per il nuovo film in uscita a maggio) e Voleva un’anima, e per quest’ultimo i due hanno realizzato un duetto – frutto di alcuni giorni di lavoro a New York: “Lorenzo Jovanotti è diventato una sorta di fratello maggiore musicale. Quella di Lorenzo si chiama “passione” ed è proprio quella che lo ha reso Jovanotti, un artista ispirato una persona a cui non puoi non voler bene. Non so ancora come dovrà essere questo lavoro gli ho detto un giorno mentre stavamo lavorando. Mi ha detto Dovrà essere mitico. Facile, no? Come non averci pensato? “.
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Volevo un disco pop e ho deciso di lavorare con persone che conoscessero molto bene questo campo di gioco. Quando circa due anni fa ho iniziato a guardarmi intorno, a chiedere chi fosse il miglior produttore di musica italiana, un coro si sollevò all’unisono. Michele Canova! Ovvio pensai, produce tutti gli artisti che al momento più influenzano la scena pop italiana, ma sarà proprio cosi?
Ci siamo incontrati e ho realizzato subito che era la persona giusta. Era l’uomo capace di sfidarmi ed andare a rovistare dentro me per tirare fuori il meglio”.
“Con Lorenzo ci siamo incontrati a New York a Maggio del 2016 ed è stato amore a prima vista, senza nemmeno dirci chi siamo e da dove veniamo lui tira fuori una frase, io gliela restituisco con la melodia, mentre Michele ispirato inizia a dipingere ritmiche sul computer, dalla sua frase me ne salta fuori una a me, lui la semplifica e me la rilancia io incredulo rido, lui canta una melodia io dico figo perché non cambiamo questa nota, gliela canto, lui ride e avanti così per ore, e poi per giorni”.

L’album sarà presentato in alcune speciali anteprime: a Torino all’Hiroshima Mon amour, dopo aver esaurito in poche ore il primo appuntamento dell’11 maggio, gli organizzatori hanno dovuto aprire le prevendite per il secondo appuntamento del 12 maggio ancora andato esaurito in 24 ore; all’Alcatraz di Milano, il 18 maggio; a Roma,per la chiusura al Postepay Sound Rock in uno speciale evento il 27 giugno.
Infine, una sorpresa: sul sito www.samuelromano.it/ilcodice è possibile tradurre il proprio nome con…. il codice della bellezza.

a quarta serata

E via, anche la quarta serata è andata. Scorrono velocissimi come sempre i giorni di Sanremo e ormai, arrivati al secondo ascolto, tutta l’attenzione più che sulle canzoni è sul piazzamento che avranno nella classifica finale di stasera.
Intanto il primo verdetto è arrivato con la proclamazione di Lele a vincitore delle Nuove Proposte, e molti dicono che se lo aspettavano. Io sinceramente no, anche se è indiscutibile che il ragazzo partiva un passo avanti avendo dalla sua una dose di notorietà arrivata dalla partecipazione ad Amici.

Detto ciò, passiamo alla gara dei Campioni.
Questa volta la mannaia è caduta su Ron, Giusy Ferreri, Al Bano e Gigi D’Alessio: esito in buonissima parte prevedibile e direi anche condivisibile.

Tra i restanti 16, sembra ormai definirsi chiara una cinquina destinata a occupare i piani alti della classifica finale, vale a dire Gabbani, Mannoia, Meta, Turci e Bravi, non necessariamente in quest’ordine.
Perché se è vero che alla vigilia del Festival gli elogi erano solo per Fiorella Mannoia ed Ermal Meta, nel corso delle serate è piombato il ciclone Gabbani a scompigliare le carte, facendosi largo a suon di gomitate e balletti. La Mannoia ha sì un gran pezzo, ma – come già avevo avuto modo di osservare – troppo in linea con i suoi standard, e questo potrebbe rivelarsi un freno. Su Meta non si può francamente dire nulla, se non riconoscere il talento di un cantautore che finalmente si sta prendendo il giusto riconoscimento.



Ci sono poi alcune canzoni partite in sordina ma che di ascolto in ascolto si sono fatte forza, come Il diario degli errori di Michele Bravi, tenerissimo nell’affrontare con la sua giovane età le pesanti parole di quel testo (ah, se ascoltate la canzone chiudendo gli occhi potreste simpaticamente risentire Noemi…), e soprattutto Ora esisti solo tu di Bianca Atzei. E qui devo fare mea culpa, perché verso di lei ero pieno di pregiudizi, come molti altri del resto: sì, è vero, la Atzei non ha mai piazzato un successo in classifica, non vende, non viene passata in radio (eccezion fatta per RTL), forse è davvero raccomandata e probabilmente la sua collocazione tra i Campioni è frutto più di diplomazia altrui che non di un vero pedigree, ma la sua canzone ha un giro melodico assassino che ti si pianta in testa. Tutto il resto, a questo punto, non mi interessa, e le sue lacrime durante l’ultima esibizione mi sono sembrate sincere. Chiamatemi anche stupido, ma io la salvo.


Sensazionale poi Paola Turci, che sta facendo di questa partecipazione al Festival una vera e propria occasione di rilancio tra il grande pubblico.
Tra gli altri, pienamente promossi Samuel ed Elodie, che ieri sera si è riscattata dopo un esordio un po’ spento. Non vincerà, perché la canzone non è abbastanza forte, ma se saprà muovere bene i prossimi passi penso potrà fare belle cose e si scrollerà dalle spalle l’ombra di Emma.


BITS-SANREMO '17: la prima serata

La prima puntata di Sanremo me la sono persa, ebbene sì. Mentre Carlo Conti e Maria De Filippi aprivano la 67esima edizione del Festival della Canzone Italiana – perché è così che si chiama – io ero a sentire i Bastille al Forum d’Assago e ho rimesso piede in casa proprio subito dopo l’esibizione di Ermal Meta, l’ultimo degli 11 artisti che si sono esibiti.
Le esibizioni le ho quindi ascoltate “di riflesso” sul web, perdendomi la tradizionale e unica emozione della diretta, ma con il lusso di sentirmi le canzoni in ordine sparso e anche più volte di seguito, skippando e stoppando quando necessario.
Detto questo, il primo elemento che mi viene da sottolineare è, almeno per ora, la mancanza del pezzone di successo sicuro: belle canzoni sì, qualche sorpresa, ma tutto sommato nessun soprassalto. Non ci sono state grandi deviazioni di percorso e più o meno tutti gli artisti in gara si sono tenuti sulle rotaie della propria traiettoria.

Prendiamo per esempio il brano della Mannoia, Che sia benedetta, osannato da ogni dove e dato per vincitore da molti: pezzo sicuramente piacevole, interpretazione da professionista consumata. Lei si è mangiata il palco con una forza da leonessa e il fuoco negli occhi, ma la canzone non aggiunge molto a quanto Fiorella non avesse detto o fatto in passato. C’è la voce, c’è il messaggio, ma tutto resta tanto, troppo in stile “mannoiese”.
Molto intenso Ermal Meta, che in Vietato Morire porta sul palco un testo coraggioso e drammatico, naturalmente ben scritto.




Su Al Bano non mi accanisco nemmeno.
Fabrizio Moro è invece arrivato con Portami via, una canzone graffiatissima, sicuramente più del necessario, ma in linea con i suo stilemi.
Assolutamente da sentire tre-quattro volte, per farsene una giusta idea, Fa talmente male della Ferreri, dato che al primo ascolto non resta granché. L’exploit di Ti porto a cena con me non si ripeterà.
Sul palco mi è risultata invece inspiegabilmente invecchiata l’atmosfera creata da Elodie, rimasta impigliata in un brano, Tutta colpa mia, dai contorni classici e in cui “amore” viene ripetuto quasi all’esasperazione. La sua non è una brutta canzone, ma l’effetto di Emma in questo caso rischia di fare più danno che beneficio.
Sorprese invece per Samuel e Bernabei: il primo arriva con Vedrai, un pezzo agilissimo e ben strutturato tra pop ed elettronica, mentre il secondo mi ha stupito un po’ – sono sincero – negli incisi di Nel mezzo di un applauso, evitando il rischio di impantanarsi ripetendo la formula elettropop dello scorso anno. Discorso a parte per il testo, tra le cui righe si legge un filo di imbarazzo.


Il secondo elemento che vorrei segnalare è che mai come quest’anno – ma aspetto le prossime serate per approfondire eventualmente il discorso – ho avuto la sensazione che il palco dell’Ariston applichi una sorta di deformazione sui brani, rendendoli ancora più “sanremesi” di quanto non siano, dove per sanremese si intende una canzone caricata di enfasi armonica. Prendete ad esempio Vedrai di Samuel, un brano e un artista che almeno sulla carta dovrebbero stare al festival come la riviera di Levante sta a quella di Ponente. Eppure nell’ascolto non si può fare a meno di pensare che quelle note sono state pensate per essere suonate lì sopra, davanti a quel pubblico, immerse in quel mare di tensione mediatica.
Verità o incantesimo del Festival?