Sfera Ebbasta: il tour parte con 12 sold out

Grandissimo successo di vendite per lo “Sfera Ebbasta Rockstar tour 2018”, che ancor prima del debutto ufficiale del prossimo 7 aprile dal Vox Club di Nonantola (Mo), fa registrare il quasi tutto esaurito.
Ad un mese dalla partenza sono già 12 le date sold out, con pochissimi biglietti disponibili per i concerti di Senigallia e Napoli.

Il rapper milanese proporrà dal vivo tutti i brani tratti dal nuovo album, RockStar, già certificato doppio disco di platino, senza dimenticare inoltre i maggiori successi che hanno segnato l’inizio della sua carriera.
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Gli ultimi biglietti disponibili per i concerti di Senigallia e Napoli sono disponibili su www.ticketone.it al seguente linkhttps://goo.gl/zaTnqH

Sfera Ebbasta: il tour del Trap King macina sold out

foto Sfera
Il tour di Sfera Ebbasta si arricchisce con due nuovi live, raddoppiando a Roma (3 e 4 Maggio), e Torino (18 e 19 Maggio), dopo aver già aggiunto una terza data milanese al Fabrique.

Che quello di Sfera Ebbasta sia oggettivamente il grande fenomeno della stagione lo confermano anche i risultati raccolti dal nuovo album, Rockstar, certificato platino  a sole due settimane dalla pubblicazione; Sfera è inoltre il primo artista italiano ad aver conquistato record di streaming del mondo su Spotify e tutte le undici canzoni contenute nel suo nuovo album sono infatti ai primi posti della classifica italiana di Spotify, e sette di queste hanno registrato il record di ascolti assoluti in una sola giornata. I brani Rockstar e Cupido sono inoltre entrati nella Viral 100 globale di Spotify.
Le prevendite delle nuove date del tour, in partenza il prossimo 7 aprile dal Vox Club di Nonantola, sono disponibili sul circuito TicketOne.
Questo il calendario aggiornato:
07/04 – NONANTOLA (MO) – Vox Club
14/04 – SENIGALLIA (AN) – Mamamia
21/04 – FIRENZE – Viper Theatre – SOLD OUT
24/04 – MODUGNO (BA) – Demodè
27/04 – MILANO – Fabrique – SOLD OUT
28/04 – MILANO – Fabrique – SOLD OUT
29/04 – MILANO – Fabrique
03/05 – ROMA – Orion- NUOVA DATA
04/05 – ROMA – Orion – SOLD OUT
05/05 – BOLOGNA – Estragon
12/05 – PADOVA – Gran Teatro Geox
18/05 – VENARIA (TO) – Teatro Della Concordia – NUOVA DATA
19/05 – VENARIA (TO) – Teatro Della Concordia – SOLD OUT
26/05 – NAPOLI – Arenile

L'importanza di brillare, parola di Sfera Ebbasta

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Potreste anche non capirci un’acca di trap, ma di una cosa non si può non rendere merito a Sfera Ebbasta: la sincerità. Poco importa se rischia di passare per egocentrico e poco modesto, e ancora meno importano le possibili critiche dei colleghi e dei detrattori. Di trap king in Italia ce n’è uno, ed è – ovviamente – lui.
Fino a un paio di anni fa il suo nome era conosciuto solo nell’underground milanese, in particolare tra i fan della trap, ma poi ha iniziato a circolare nel web insieme ai suoi pezzi fino ad approdare a una major come Universal che nel settembre 2016 gli ha pubblicato il primo, omonimo, album ufficiale, finito al primo posto in classifica.
Per Gionata Boschetti sarebbe stato l’inizio di un’annata memorabile, mentre in Italia i beat carichi di autotune della trap si facevano spazio tra un pubblico sempre più grande.
Gli scenari della periferia e dei palazzi di Ciny (Cinisello Balsamo, in provincia di Milano) hanno così lasciato il posto a racconti di lusso, griffe, viaggi a bordo di macchine nere noleggiate con Uber, riflesso di una vita che grazie alla musica ha mostrato il suo lato più dolce.
Tutto questo torna brillantemente in Rockstar, il secondo capitolo discografico di Sfera Ebbasta, in uscita il 19 gennaio. Il titolo la dice già lunga, tra la voglia di provocare e affermare che se oggi il rock ha abbassato la guardia al suo posto c’è la trap.
I trapper come i nuovi rocker. Azzardato? Può darsi, ma di questo Sfera Ebbasta non ha dubbi: “Avrei potuto intitolare il disco Trapstar, ma sarebbe stato riduttivo per quello che la trap è diventata”.
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Che rispetto al precedente lavoro ci sia stato un grande cambiamento lo si capisce subito già guardando la copertina, con quell’accostamento abbagliante di colori: “Tutto è partito dalla collaborazione con Nike, con cui ho realizzato un modello di Air Force che abbiamo colorato con inserti rosa, gialli e azzurri. Da qui la scelta di portare questi colori anche nel disco”.
Ma la trap, come l’hip-hop, non dovrebbe mettere in luce gli aspetti più grigi della vita? “Nelle mie canzoni voglio mettere la verità, e se avessi parlato ancora di periferie e di Cinisello non sarei stato sincero, perché quei luoghi non li frequento più da parecchio, non ho più quel giro. Se parlo delle macchine nere di Uber è perché le uso davvero. Se poi un giorno dovessi fallire e mi ritrovassi per strada forse tornerei a parlare dei palazzi”.
Denaro, moda, eccessi e vizi. Cambiano i contenuti, ma non lo spirito: “In Italia rappresento una novità: lo ero con l’album precedente perché sono stato uno dei primi a portare la trap a livelli mainstream, e lo sono ancora con Rockstar, perché adesso che tutti vogliono fare trap io porto contenuti diversi. In questo disco ogni pezzo ha qualcosa di nuovo, qualcosa che nessuno in Italia ha mai fatto”.
A dare lustro all’album anche alcune collaborazioni internazionali con Quavo (Cupido), DrefGold (Sciroppo) e Tinie Tempah, che inserisce il suo featuring in Bancomat nell’edizione internazionale dell’album.
Non mancano poi riferimenti alla codeina e alla nota passione di Sfera per lo “sciroppo”: “E’ una mia debolezza, non posso farci niente. Quando mia madre vede certi video non mi parla per settimane. Però ai miei fan dico sempre di stare lontani dalle droghe, niente pastiglie, niente cocaina, niente psicofarmaci”.
IMG_9152resizeSi sente la responsabilità di essere un modello per chi lo ascolta? “Sì, anche se per certe cose il pubblico non ha bisogno di aspettare che sia io a dire cosa fare o non fare. Non parlo per esempio di politica, perché sono ignorante, non ne so niente e non voglio influenzare nessuno con la mia ignoranza”.
Ma adesso che è arrivato in alto, Sfera Ebbasta non ha la paura di cadere? “Il sole non cade mai… E poi la musica non è il solo mezzo per brillare: se a un certo punto non dovessi più brillare con la musica come voglio io, proverei con un’altra strada.L’importante è brillare sempre”.
Parola di un trap king.
Ad aprile partirà anche il nuovo tour, che toccherà le principali città italiane, e per il quale pare che sarà allestito un palco speciale.
Queste le date confermate:
7 aprile – Nonantola (Mo), Vox Club
14 aprile – Senigallia (An), Mamamia
21 aprile – Firenze, Viper Theatre
24 aprile – Modugno (Ba), Demodè
28 aprile – Milano, Fabrique
4 maggio – Roma, Orion
5 maggio – Bologna, Estragon
12 maggio – Padova, Gran Teatro Geox
19 maggio – Venaria (To), Teatro Concordia
26 maggio – Napoli, Arenile
Prevendite sul circuito TicketOne.

 

Sfera Ebbasta annuncia Rockstar

Sfera Ebbasta ha annunciato l’arrivo del suo nuovo album d’inediti: si intitolerà Rockstar e arriverà il 19 gennaio.
Prodotto da Charlie Charles, il nuovo album uscirà in CD, LP e in digitale su tutte le piattaforme di streaming e download.
Sul digitale, la versione
standard conterrà undici tracce, mentre la versione internazionale vedrà l’aggiunta di alcuni featuring prestigiosi.
A sorpresa anche una special edition con CD, DVD e un inserto fotografico.
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#MUSICANUOVA: Axos, Keith Moon

Faccio il tempo mio come Keith Moon. Un idolo. Un autodidatta che ha appreso dai più grandi – cosi come ho fatto io – diventando uno dei batteristi più forti che la storia abbia mai conosciuto. Da piccolo scrivevo e mia nonna mi diceva di farlo a tempo, perché avrei dato un suono diverso anche alla lettura. Già a otto anni le mie prime poesie acquisivano un ritmo. Non scrivevo per cantare. Scrivevo per colpire. Volevo essere amato per quello. Il ritmo mi ha dato tutto. Il ritmo genera la magia. Il ritmo è fondamentale nei riti”.
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Keith Moon è il primo estratto del nuovo lavoro di Andrea Molteni, in arte Axos, Anima mea, il primo per Machete Empire Records, uscito in digitale il 15 dicembre.

Sei brani nuovi che riflettono le sfumature di un anno di lavoro, quello che Axos ha svolto fianco a fianco al team Machete, in particolare al direttore artistico del progetto, Slait, insieme ai collaboratori personali del rapper milanese, Pitto e Frankindeed.
La produzione musicale di Keith Moon è di SIXPM e Blanco, il video è diretto da Maddalena Beretta e Paolo Novarese.

20p, il volto nuovo e pulito della trap italiana

Bergamasco, classe 1996, all’anagrafe Francesco Perolari, in arte 20p (si legge Twentyp).
E in questo caso, quando si parla di arte si intende quella della trap.
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Cresciuto tra rock, electro house e afro, 20p è stato infatti folgorato dalla passione per quel genere che negli ultimi anni ha trovato terreno fertile anche qui in Italia, dopo messo radici solidissime sul suolo americano.
Nonostante la giovane età, 20p non si inserisce nel filone seguendone semplicemente la moda, ma ci lavora sopra, facendo sua quella musica: se i suoi punti di riferimento sono Lil Uzi Vert, Drake o Tedua e Gemitaiz, nei testi Francesco racconta di sé, di un ragazzo poco più che ventenne con un’esperienza di lavoro a Londra. Niente storie losche, guerre di strada o perdizioni nelle droghe. E niente look omologato tra treccine, tattoo e ostentazione delle griffe.
20p è l’anello di ri-congiunzione tra la trap italiana e l’hip-hop.

http://20pmusic.bandcamp.com/track/fuck-love-remix
Dopo il primo mixtape Vita di Twenty, uscito a maggio, 20p ha da pochissimo dato vita a un secondo generoso lavoro, Twenty è pazzo, disponibile su Bandcamp e contenente 13 remix di successi di artisti americani e 7 nuovi brani curati da giovani beatmaker.

Nuovo impero: The RRR Mob inaugura l'era della trap tra Italia e Africa

The RRR Mob (WEB)
Sono solo al disco d’esordio, ma hanno già dato una bella scossa alla scena hip hop italiana, e da qui in avanti hanno tutta l’intenzione di imprimere ancora più a fondo la loro impronta.
D’altronde, che The RRR Mob sia qui per fare sul serio e non abbia paura di niente lo si capisce fin dal titolo dell’album, solenne e minaccioso nello stesso tempo: Nuovo impero.
Se fino a qualche anno fa la trap si muoveva piuttosto silenziosa nel sottobosco musicale, oggi sta scuotendo la scena mainstream con colpi sempre più forti, contendendosi i piani alti delle classifiche con il pop e il rock: la nascita di un vero e proprio impero, dunque, una sorta di evoluzione più estrema dell’ondata rap che da ormai qualche anno è entrata a gamba tesa nel mercato discografico nostrano.
Ma quello della RRR Mob è un “nuovo impero” anche per motivi che vanno ben al di là della musica: si tratta infatti della prima crew interamente composta da italiani di seconda generazione. Un collettivo nato in Italia, a Torino per la precisione, dall’incontro di Laïoung, Isi Noice, Momoney e Hichy Bangz, tutti nati tra l’89 e il ’94 e tutti con alle spalle storie famigliari di sogni e speranze in fuga, immigrazione, clandestinità. Hanno conosciuto, e conoscono, l’ombra del razzismo, della diffidenza, del sentirsi stranieri, e la loro musica pulsa di tutto questo.
Il loro è un progetto di rottura e di sdoganamento culturale, che potrebbe addirittura trasformarsi in un modello per le nuove generazioni di figli di stranieri, ma anche per le nuove generazioni di italiani. Loro lo sanno, e mentre ne parlano nei loro occhi c’è il fuoco della rabbia e della passione, della voglia di farcela e della consapevolezza di potercela fare.
La sentono la responsabilità di essere i primi rappresentanti di un modello multiculturale diverso, e non ne hanno paura, anzi, per il loro pubblico vogliono diventare come dei fratelli maggiori, quelli che ti dicono cosa è giusto fare e di cui tu non puoi fare altro che fidarti. E oggi, la cosa giusta da fare è aprire gli occhi sul mondo, guardarlo in tutte le sue sfaccettature, in tutta la sua varietà umana. In una parola, integrare, anche nella musica. “Se ci pensiamo, nell’uso delle terzine e delle onomatopee la trap ha qualcosa che la lega all’Africa, ai suoni delle tribù. È un elemento che accomuna tutti gli afroamericani e quelli che hanno origini in Africa”, sottolinea Laïoung, “oggi si sta assistendo a un nuovo ritorno dell’Africa, il seme gettato secoli fa sta portando i suoi frutti, anche grazie a Internet”.
Nel suo obiettivo dichiarato di riempire un vuoto culturale e musicale, la trap della RRR Mob potrebbe assumere anche contorni politici e arrivare dove le istituzioni e l’opinione pubblica ancora vacillano.
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In Nuovo impero le lingue utilizzate sono quattro, talvolta all’interno dello stesso brano: c’è l’italiano, lingua d’adozione, l’inglese, lingua internazionale per statuto, il francese, lingua madre di Laïoung, nato in Belgio, e l’arabo, lingua delle origini comuni a quasi tutti i componenti della crew. Una convivenza pacifica, frutto di un lavoro di affiatamento tra tutti i componenti. È Isi Noice a spiegare: “Quello che ci interessava mantenere nel disco era la spontaneità. Ci fidiamo uno dell’altro e sappiamo che quando uno di noi propone qualcosa lo fa dando sempre il massimo per rispetto agli altri”. Fa eco Laïoung: “Produciamo tantissimo, ma per mantenere la genuinità ognuno deve trovare l’ambiente ideale per lavorare: io mi sono attrezzato con una postazione in casa. Perché devo per forza uscire? Registrare al momento mi permette di restare spontaneo, cosa che non farei se dovessi sempre andare in studio”.
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Nata nel 2013, The RRR Mob (il nome sta per The Real Recognize Real Mob) si è presto creata una grande credibilità nell’ambiente dell’hip hop, che oggi le ha permesso di avere nell’album ospiti come Guè Pequeno e Luchè, accanto a nomi meno noti come Malcky G e Sedrick (“Era con noi all’inizio, quando le cose andavano male, ed era con noi quando abbiamo lavorato all’album, c’è sempre stato: alcuni di noi hanno iniziato a fare trap in italiano grazie a lui, è uno zio e un nipote, doveva esserci”, dice orgoglioso Momoney), fino a rapper marocchini come 7Liwa, Inkonnu e The Wind.

L’album arriva a pochi mesi della pubblicazione di Ave Cesare: Veni, vidi, vici di Laïoung. Anche in quel caso nel titolo c’era un riferimento altisonante all’antica Roma. Un motivo in particolare? “In comune ci sono anche i riferimenti alla strategia militare. È come un film, una successione di capitoli: prima è arrivato Cesare, poi per Roma si è aperta l’era dell’impero”.
Ecco, ci siamo, l’era della RRR Mob è iniziata, e ci siamo dentro tutti.

Dediche e manie: il ritorno di Biagio Antonacci tra fantasia e pop multiculturale

'Dediche e Manie', l'ultimo cd di Biagio Antonacci.
Credit: Julian Hargraves)

Tra le parole che Biagio Antonacci pronuncia più spesso parlando del nuovo album, Dediche e manie, c’è “fantasia”, come a voler sottolineare che la sua musica arriva da qualche luogo non ben precisato, da qualche intuizione, da qualche azzardo.
E in effetti, ascoltando le 13 tracce del disco, o, come dice lui, “del CD”, l’impressione che arriva è quella di un pop-rock tutto sommato fedele allo stile del suo autore, ma che ogni tanto vuole sviare, uscire dai rettilinei per qualche incursione inaspettata.
In Dediche e manie queste deviazioni saltano subito all’occhio leggendo i nomi dei due ospiti: Mario Incudine e Laïoung. Il primo è un talentuosissimo esponente del cuntu, una sorta di rap atavico della tradizione siciliana, di potente portata emotiva: con lui Biagio duetta in Mio fratello, una sorta di parabola biblica del Figliol prodigo trasportata nei giorni nostri. Probabilmente, il primo caso di canzone pop italiana in cui il cuntu faccia la sua comparsa.
Laïoung porta invece il suo contributo in Sei nell’anima: in questo caso, è l’incontro di due diverse generazioni e due diverse culture musicali e geografiche. Laïoung è infatti uno dei più promettenti nomi della nuova scena trap italiana, e le sue origini hanno radici in Africa. È nato in Belgio, e nel brano le sue rime sono in francese, come ha voluto Biagio: “Ho conosciuto la trap grazie a mio figlio Giovanni. Quando ho chiesto a Giuseppe (il nome di battesimo di Laïoung, ndr) di fare una collaborazione, mi aspettavo che si limitasse a un piccolo intervento, invece si è proprio messo a scrivere una parte intera del pezzo”.
Dietro al loro incontro c’è anche un aneddoto curioso: i due infatti si erano incontrati già molti anni fa in Belgio, quando Laïoung era un bambino, e Biagio era stato intervistato da suo padre per una radio. A ricordare l’incontro, una fotografia con il piccolo Giuseppe seduto sulle gambe di Biagio.
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Ma a personalizzare il nuovo album è sempre e soprattutto lui, Antonacci. Se l’inizio, affidato a Il migliore, parte in acustico per finire quasi in elettronica, la conclusione dell’album si fa carico di due temi ingombranti: L’appello dei popoli getta uno sguardo sul fenomeno dei migranti, e Annina piena di grazia ci regala un lucidissimo e toccante ritratto femminile, accostabile a quello tragico e meraviglioso di Angela (era il 2002). In mezzo, tante storie, come Un bacio lungo una canzone, nata il 1 luglio guardando in tv il concertone di Vasco.
Come sempre, nella scrittura scarna di Antonacci la retorica trova difficilmente spazio, anche quando a essere al centro della scena è un protagonista usurato e inevitabile come l’amore.
Dediche e manie è disponibile su Amazon in un box speciale in 500 copie con CD, LP e musicassetta.

'Dediche e Manie', l'ultimo cd di Biagio Antonacci.
(Credit: Julian Hargraves)

Da dicembre, Biagio partirà inoltre con una lunga serie di concerti che lo vedrà impegnato fino a maggio.
Tour 2017-2018
Venerdì 15 dicembre 2017 – Firenze (Nelson Mandela Forum)
Sabato 16 dicembre 2017 – Rimini (RDS Stadium)
Lunedì 18 dicembre 2017 – Lugano (Pala Resega)
Martedì 19 dicembre 2017 – Genova (RDS STADIUM)
Giovedì 21 dicembre 2017 – Torino (Pala Alpitour)
Mercoledì 27 dicembre 2017 – Pescara (Pala Giovanni Paolo II)
Venerdì 29 dicembre 2017 – Acireale (Pal’Art Hotel) SOLD OUT
Sabato 30 dicembre 2017 – Acireale (Pal’Art Hotel)
Lunedì 8 gennaio 2018 – Bari (PalaFlorio) SOLD OUT
Martedì 9 gennaio 2018 – Bari (PalaFlorio) SOLD OUT
Giovedì 11 gennaio 2018 – Bari (PalaFlorio) SOLD OUT
Sabato 13 gennaio 2018 – Eboli SA (Pala Sele) SOLD OUT
Domenica 14 gennaio 2018 – Eboli SA (Pala Sele)
Martedì 16 gennaio 2018 – Reggio Calabria (Palasport)
Mercoledì 17 gennaio 2018 – Reggio Calabria (Palasport)
Venerdì 19 gennaio 2018 – Perugia (Pala Evangelisti)
Sabato 20 gennaio 2018 – Livorno (Modigliani Forum)
Martedì 23 gennaio 2018 – Pesaro (Adriatic Arena)
Mercoledì 24 gennaio 2018 – Mantova (Pala Bam)
Venerdì 26 gennaio 2018 – Padova (Kioene Arena)
Sabato 27 gennaio 2018 – Padova (Kioene Arena)
Dediche e manie
 Tour 2018

Venerdì 4 maggio 2018 – Bari (Pala Florio)
Mercoledì 9 maggio 2018 – Milano (Mediolanum Forum)
Giovedì 10 maggio 2018 – Milano (Mediolanum Forum)
Mercoledì 23 maggio 2018 – Roma (Palalottomatica)
Venerdì 25 maggio 2018 – Roma (Palalottomatica)

Farruko live ai Magazzini Generali di Milano il 7 dicembre

FARRUKO - 7 DICEMBRE
Giovedì 7 dicembre
Farruko arriva a Milano per un imperdibile concerto live presso i Magazzini Generali (via Pietrasanta 16).

Il celebre cantautore portoricano, seguito da milioni di sostenitori sui social, presenterà al pubblico italiano i suoi più grandi successi 
Apprezzato per la sua grande versatilità musicale e interpretativa, ha dimostrato il suo talento nella maggior parte dei sotto-generi della musica urbana come reggaeton, rap, hip-hop, r’n’b e il trap latino, che lo hanno portato a collaborare con artisti del calibro di Sean Paul, Balvin J, Nikki Jam e molti altri.
L’ultima sua produzione è TrapXficante.
La tappa milanese sarà l’occasione per scatenarsi sulle note dei suoi più grandi successi come il brano 6AM con J Balvin passando per il più recente Sunset
I biglietti per l’evento sono già disponibili in prevendita su www.mailticket.it, presso i circuiti di vendita abituali o acquistabili direttamente in loco.

BITS-RECE: Fergie, Double Dutchess. Il gran bis della “duchessa”

BITS-RECE: radiografia emozionale di un disco in una manciata di bit.
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11 anni. Tanto ci ha messo Fergie a tornare in pista. Cioè, a dir la verità non sono stati proprio 11 anni di silenzio questi, perché in mezzo ci sono stati due album con i Black Eyed Peas e qualche brano inedito snocciolato durante il percorso. Però insomma, il secondo capitolo della sua carriera solista si apre adesso, con Double Dutchess, un discone di 17 tracce a cui va ad aggiungersi anche il pacchetto di tutti i video (tranne You Already Know) nella Visual Experience, riuniti nel film Seeing Double. Un po’ insomma come aveva fatto Beyoncé con il Visual Album di qualche anno fa.
Ampiamente anticipato da L.A. Love, M.I.L.F. $ e Life Goes On, Double Dutchess restituisce una Fergie in pienissima forma, anche se forse un po’ appannata dal punto di vista mediatico, ma desiderosa di buttarsi ancora al centro della mischia con un album generosissimo di spunti e poderoso nei suoni.
Quello che colpisce da subito è l’atmosfera decisamente urban in cui è immerso Double Dutchess, capace di passare attraverso momenti molto diversi, con poco spazio riservato al puro pop: l’apertura, grandiosa e sorprendente, è affidata ad Hungry, con le sue note oscure e quasi goticheggianti di trap (dentro ci è finito addirittura il campionamento di Dawn Of The Iconoclaste, successo dei Dead Can Dance) e il featuring di Rick Ross, mentre le tracce successive sono una raffica di variazioni che dal più classico R&B toccano l’hip-hop, il reggae, l’elettronica, per arrivare a chiudere in bellezza con i fuochi d’artificio grazie il rock ardente e affilato di Love Is Pain, in cui si intravede – neanche troppo velata – l’anima di Purple Rain di Prince in un omaggio non ufficialmente dichiarato.
Assolutamente spassosissimi i toni tropicali di Enchanté (Carine), insieme ad Axl Jack, il figlio di Fergie, così come il potente giro di funk di Tension, che sembra – a dirla tutta – rubata dagli archivi di Kylie Minogue.

Insomma, un album sfaccettato e studiatissimo per il ritorno di una protagonista di prima linea degli anni Duemila, che si trova oggi circondata dall’affamata schiera della nuova generazione e che sapeva quindi di doversi giocare il tutto per tutto per dimostrare che oggi c’è ancora posto lei. Almeno sulla carta, il risultato non manca di ispirazione e parrebbe darle ragione: dopo tanti anni Fergie è tornata, c’è, e tiene perfettamente il passo con i tempi.
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Sul versante video invece c’è da segnalare qualche punto di domanda rimasto in sospeso, dal momento che in più di un episodio l'”esperienza visuale” si rivela essere non molto di più che un semplice contenuto bonus aggiunto alla versione audio. Portando il confronto sull’analoga operazione di Beyoncé, la signora Carter – tra l’altro citata tra le fonti d’ispirazione – si porta a casa la vittoria a mani basse.
Tra i momenti da salvare, sicuramente l’intensità immaginifica di Love Is Pain.