Prima di ogni cosa: il nuovo singolo di Fedez dal 2 novembre

Cover FEDEZ
Uscirà venerdì 2 novembre in radio, nei digital store e piattaforme streaming Prima di ogni cosa, il singolo che apre il nuovo capitolo della discografia di Fedez.
Il brano è già disponibile per il presave su Spotify e il preorder su iTunes al seguente link.

Il brano, dedicato al figlio Leone, arriva dopo l’annuncio del tour, organizzato da Vivo Concerti e Newtopia, che vedrà il rapper milanese esibirsi nelle principali città italiane a partire da marzo 2019.

Queste le date:
15 marzo 2019 – Firenze @ Nelson Mandela Forum
16 marzo 2019 – Torino @ Pala Alpitoum
21 marzo 2019 – Bologna @ Unipol Arena
23 marzo 2019 – Montichiari (BS) @PalaGeorge
28 marzo 2019 – Ancona @ PalaRossini
30 marzo 2019 – Eboli @ PalaSele
2 aprile 2019 – Acireale @ Pal’Art Hotel
5 aprile 2019 – Roma @ PalaLottomatica
8 aprile 2019 – Milano @ Mediolanum Forum
13 aprile 2019 – Padova @ Kioene Arena
14 aprile 2019 – Conegliano @ Zoppas Arena

FEFE, la chiacchierata collaborazione di 6ix9ine e Nicki Minaj

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Quella 6ix9ine e Nicki Minaj (e Murda Beatz) in Fefe è una collaborazione particolarmente chiacchierata, e non per ragioni lusinghiere legate alla musica.
Mentre il video è ambientato in scenario colorato tra ambientazioni da cartoon, caramelle e gelati, non sono mancate alcune critiche (l’ultima in ordine di tempo è quella di Azealia Banks) piovute addosso alla Minaj per aver preso parte al featuring. 

unnamed (9)La fama che circonda Daniel Hernandez – questo il vero nome del rapper dal capelli arcobaleno – conosciuto anche come Tekashi 69 o semplicemente Tekashi, è infatti tutt’altro che immacolata.
Negli ultimi giorni il suo nome ha fatto il giro della cronaca in seguito a una rapina di cui il rapper è stato vittima di ritorno dal set del suo ultimo video: alcuni uomini lo avrebbero tenuto in ostaggio, costringendolo a consegnare diverse migliaia di dollari in gioielli e banconote. Ma aldilà di questo spiacevole accaduto, di cui il rapper è parte lesa, 6ix9ine è noto soprattutto per i diversi problemi con la legge: nel 2015 è stato infatti processato addirittura per pedopornografia e nel gennaio di quest’anno si è reso protagonista di un’aggressione ai danni di un ragazzo che lo stava riprendendo con una videocamera. Al fatto ha assistito un testimone che ha a sua volta ripreso l’accaduto, pubblicando il video on line. Proprio per questa aggressione, all’inizio di luglio la polizia ha arrestatato il rapper all’aeroporto JKF di New York.

E pensare che noi siamo qui in allerta per le scaramucce tra Fedez e J-AX…..

Faccio Quello che voglio: il video dell’anno lo ha fatto Rovazzi. Con Al Bano, Cracco e Briatore

Fabio Rovazzi e Carlo Cracco IMG_0136
Diavolo di un Rovazzi!
Quando l’estate stava ormai entrando nel pieno del suo giro e pensavamo che la serie dei candidati tormentoni fosse terminata, ecco che lui dal nulla arriva e fa il colpaccio con un singolo, Faccio quello che voglio, che scuoterà le acque, ma ancora di più con un video candidato a essere una delle produzioni più mastodontiche e geniali degli ultimi anni in Italia.
COVER FACCIO QUELLO CHE VOGLIO
Definirlo videoclip è infatti riduttivo, dal momento che si tratta di un vero e proprio corto di oltre 9 minuti, realizzato con un’impronta cinematografica, a cominciare dalla font utilizzata per il titolo sulla copertina, un chiaro riferimento ad Arancia meccanica.
Pensato come il secondo capitolo di una trilogia iniziata con Volare e che avrà la sua conclusione in autunno, se con il brano precedente Rovazzi rifletteva sul successo effimero della società ironizzando sull’utilizzo ossessivo dei social, con Faccio quello che voglio aggiunge un tassello al racconto attraverso una provocazione e una riflessione che nasce dall’esigenza di porre l’accento su modelli di riferimento e comportamenti sbagliati, spesso osannati e portati alla ribalta anzichè essere condannati.
La trama del video è questa: si riparte da Gianni Morandi che svela a un Rovazzi in crisi creativa che la paura degli artisti è quella di perdere il proprio talento tanto da rivelargli l’esistenza di un caveau che custodisce la “pozione magica” in preziose pillole e boccette. Scatta perciò un piano diabolico: Rovazzi entra nella banca e ruba le boccette contenenti il talento di alcuni artisti e si ritrova coinvolto in una rocambolesca fuga dalla polizia che lo insegue a sirene spiegate. Dopo un inseguimento in mare “alla James Bond”, Rovazzi si ritrova in prigione, con un finale inaspettato. 
Tutto questo sulla colonna sonora del nuovo singolo scritto con Danti e Sissa e prodotto da Simon Says, che vede la partecipazione di Al Bano, Emma e Nek, mentre ad interpretare il video è un cast colossale di artisti che comprende, oltre a già citati Al Bano e Gianni Morandi, Carlo Cracco, Eros Ramazzotti, Fabio Volo, Rita Pavone, Massimo Boldi, Flavio Briatore e Diletta Leotta.
La voce narrante è invece quella di Roberto Pedicini, celebre per aver doppiato Kevin Spacey anche nel capolavoro di American Beauty
Azione, colpi di scena, effetti speciali degni di Hollywood, ma soprattutto una dose massiccia di ironia (la visione di Morandi con canna da pesca e camicia di Versace è qualcosa di altamente surreale, così come veder rappare Cracco…), come tutto quello che anima l’universo di Rovazzi da quando, ormai due anni fa, il suo nome ha iniziato a macinare traguardi grazie al megasuccesso di Andiamo a comandare.

Ma a sentirlo parlare, nonostante gli 11 dischi di platino conquistati in così poco tempo e nonostante un film – Il vegetale – che lo ha già visto protagonista lo scorso anno, Fabio Rovazzi non sembra essersi fatto abbagliare dalle illusioni e le idee sembra averle ancora molto chiare: a chi mette in dubbio le sue doti di cantante risponde tranquillamente che non si sente un cantante, e anche da questo nasce l’idea sviluppata nel video di Faccio quello che voglio di rubare agli altri artisti il talento e la bellezza.
Almeno un innegabile talento però Rovazzi ce l’ha, ed è una lucida creatività messa al servizio del videomaking, da sempre la sua vera passione: all’inizio si è fatto notare proprio grazie ai video realizzati su Youtube e non per niente ha da poco dato una vita a una società di produzione, la Raw srl, con la quale ha realizzato l’ultimo video.
Tra i suoi obiettivi per il futuro c’è la regia di un film tutto suo, mentre è già in onda lo spot della Fiat Panda in cui è protagonista e per il quale ha curato in prima persona l’ideazione e la realizzazione: una collaborazione, quella con Fiat, che avrà ulteriori sviluppi anche in futuro.

Inevitabile non fare almeno un accenno alla vicenda con Fedez e alla rottura di una collaborazione che pareva ormai consolidata. “In genere non mi piace parlare dei cazzi miei. Le amicizie nascono, crescono e a volte inciampano, come è successo a noi, perché nascono velleità diverse: resterò comunque grato per sempre a Federico per tutto quello che ha fatto per me nei primi anni”.

Volare: per il nuovo singolo Rovazzi chiama Morandi. Genio o paraculo?

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Paraculo, autoreferenziale e deliziosamente fastidioso.
Fabio Rovazzi continua a seguire alla grande le orme del suo mentore Fedez, e per il terzo singolo cala una vagonata di assi a metà strada tra il trash e il geniale.

La canzone si intitola Volare e (fortunatamente) non è un remake del classico di Modugno (anche perché quello si intitola Nel blu dipinto di blu). È un pezzo tra pop e rap – esattamente come i precedenti – tremendamente appiccicoso, come lo sciroppo usato per i ghiaccioli e le granite, e proprio come i ghiaccioli e le granite rischia di non levarsi di torno prima della fine dell’estate. Ma siccome Rovazzi non sarebbe Rovazzi senza il mondo del web, non bastava creare un tormentone ad arte sulla scia di Andiamo a comandare e Tutto molto interessante, ma bisognava alzare la posta: ecco allora che stavolta è stato chiamato in causa un altro genio del male dei social, anche se un po’ più stagionato, Gianni Morandi. Proprio lui, l’originale, che probabilmente fiutando la potenza dell’operazione ha dato l’ok e si è prestato al gioco diabolico.
Nel pezzo e nel video si gioca sulla differenza generazionale, ci sono badilate di ironia, c’è una buona dose di populismo e riferimenti autoreferenziali (“La gente ti odia, Fabio, perché hai fatto successo”, biascica all’inizio del video un Maccio Capatonda invecchiato e sul letto di morte) e qualche colpo di genio (si veda la trovata del rapimento di “Anna”, la moglie di Morandi, ormai anche lei figura mitologica della Rete). E ci sono le guest star (uno su tutti, Javier Zanetti).

Insomma, l’anno scorso Rovazzi sembrava destinato a essere spazzato via insieme alle foglie secche dell’autunno, invece non solo è sopravvissuto all’inverno, ma rischia di mettersi comodo in classifica anche per tutta l’estate. Pure senza trattore.

J-Ax, Fedez e la grande carica dei Comunisti col Rolex

Il 2017 partirà, almeno musicalmente, col grande botto: arriverà infatti il 20 gennaio Comunisti col Rolex, il primo e tanto atteso album in coppia di J-Ax e Fedez.
Ad anticiparlo è stato alcune settimane fa il singolo Assenzio, che vede la partecipazione di Stash e Levante.
La lista degli ospiti dell’album si annuncia però molto più lunga, da Giusy Ferreri, Sergio Sylvestre, Alessandra Amoroso, Alessia Cara, Nek, Arisa, fino a  Loredana Bertè, in una illustre parata di stelle del pop.
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Questa la tracklist:
1. Assenzio feat. Stash e Levante
2. Comunisti col Rolex
3. Il giorno e la notte feat. Giusy Ferreri
4. Senza pagare
5. Fratelli di paglia
6. Tutto il mondo è periferia
7. Milano intorno
8. Vorrei ma non posto
9. L’Italia per me feat. Sergio Sylvestre
10. Musica del cazzo
11. Piccole cose feat. Alessandra Amoroso
12. Cuore nerd feat. Alessia Cara
13. Anni luce feat. Nek
14. Meglio tardi che noi feat. Arisa
15. Allergia feat. Loredana Bertè
16. Pieno di stronzi

Le piccole, grandissime verità di Fabio Rovazzi

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Quando il rap italiano alza troppo lo spirito, il risultato è purtroppo quello di un provincialismo e di un a noia sconfortante. Se ancora non lo avessimo capito, mettiamocelo in testa (e i rapper nostrani per primi): qui non è l’America. Se nei sobborghi di Detroit le guerre fra rapper hanno una loro ragione di essere e finiscono talvolta a colpi di pistola, nella nostra italietta il massimo a cui si può aspirare sono qualche migliaio di live su Facebook o un servizio in chiusura su Studio Aperto.
Prendete il recente scontro tra Salmo e Fabio Rovazzi: ce n’era davvero bisogno? Davvero uno come Salmo, con la sua esperienza e con la sua intelligenza, ha sentito il dovere di mobilitarsi contro il giovanissimo collega?
Ma andiamo con ordine.
La querelle Rovazzi-Salmo inizia il 2 dicembre, quando il primo rilascia il video del suo nuovo singolo, Tutto molto interessante. Tempo qualche ora e dal fronte Salmo arriva l’accusa, che più o meno suona così: “Rovazzi ha copiato l’idea del produttore discografico-squalo dal mio video Mr. Thunder, in riferimento alla scena iniziale della clip in cui Fabio De a Luigi interpreta la parte di un discografico che chiede, anzi intima, a Rovazzi di sfornare al più presto un nuovo successo. Tutta la storia è però raccontata molto meglio in questo articolo di Rolling Stone, a cui molto calorosamente vi rimando.
E non a caso cito proprio questo pezzo, perché da queste righe il 7 dicembre Salmo ha preso le mosse per ribattere e dire (nuovamente) la sua in un video pubblicato su YouTube, in cui tira ballo – senza nominarlo direttamente – non solo Rovazzi, ma anche Fedez e pure Rolling Stone, con il quale c’era già stato un po’ di attrito nei mesi scorsi.

A questo punto, come si può ben immaginare, la questione aveva già sollevato in mezzo pandemonio nel web, dando vita a tweet, post, like e un infinito ribollire di flora mediatica.
A tentare di riportare finalmente la calma in questo provincialissimo maremoto è stato di nuovo Rovazzi, che l’8 dicembre ha messo on line un video che più che come una difesa personale suona come un bruciante schiaffo morale.
Rovazzi, con un’ironia che tocca vette da manuale, torna sulla questione, argomenta punto per punto le sue scelte, ma va molto oltre, arrivando a parlare di internet e dell’immensa libertà che concede ai suoi utenti e del suo (non) essere un cantante e un musicista, in una carrellata di verità tanto lucide quanto banali, ma che forse si sono un po’ perse di vista nella foga di suscitare il “caso” mediatico.

Un confronto da cui Rovazzi, appena 22enne e da poco arrivato nel rutilante mondo della musica (ma mediaticamente geniale), massacra virtualmente e moralmente il ben più navigato Salmo(ne), dando un piccolo insegnamento anche a tutti noi: il modo migliore per vincere una guerra non è brandire l’ascia e colpire più forte, ma è sotterrarla appena dopo averla presa in mano.

C’è poi un’altra ipotesi da considerare, quella cioè che il buon Salmo abbia davvero mosso tutta questa montagna per un mero tornaconto pubblicitario. Beh, se così fosse le chiacchiere starebbero proprio a zero, e ci saremmo cascati dentro tutto quanti.
Quel che è certo è che sono e resteranno sempre solo canzonette…. per giunta bruttine.

“Non sono un teen idol”: Emis Killa dà il via alla sua Terza Stagione

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Non fatevi ingannare dalla copertina
. Quello sfondo rosa dietro a lui vestito da pugile non serve a dare contrasto tra – mettiamo – la durezza dei testi e l’easy listening della musica. Anche perché in questo album di easy listening ce n’è ben poco.

No, quel color pastello, così come il super liquidator di una delle foto interne al booklet doveva essere un richiamo a un certo immaginario, quello a cui si rifà Cult, il singolo di quest’estate: doveva essere questo il tema attorno cui far ruotare l’intero disco, che infatti proprio così doveva intitolarsi, con i richiami agli anni ’90, la nostalgia per un decennio “in cui si è inventato tutto, mentre adesso il ritmo è rallentato e si continua a lavorare per migliorare le stesse cose. Oggi si tende ad addormentare l’intelligenza, si agevola la scimmia, non c’è lungimiranza, non si fa più scouting: penso che siamo nel periodo peggiore della natura umana”.

Poi il progetto è diventato Terza stagione. Quasi come una saga televisiva, il terzo capitolo discografico del rapper milanese arriva dritto come un pugno in faccia, sicuramente inaspettato.

In questi ultimi anni di grande fregola generale per l’hip hop, siamo infatti stati spesso abituati a vedere il rap sui palchi nazional popolari e in ogni radio e ci siamo convinti che in fondo non fosse altro che la nuova forma del cantautorato. Che in parte è vero, soprattutto per ciò che riguarda i messaggi contenuti nei testi, ma abbiamo forse perso per strada il dettaglio che l’hip hop parte dal buio, dal grigio delle periferie delle città, dalle situazioni più dure, ed è quindi per sua natura uno dei generi meno pettinati. Accanto a rapper che scalano le classifiche con hit da ombrellone, strizzando l’occhio ai ragazzini, c’è – vivissima – una parte del mondo hip hop che porta ancora addosso vestiti scomodi.

Ora, senza voler innescare inutili lotte intestine, ci eravamo un po’ convinti – compreso il sottoscritto – che uno come Emis Killa potesse stare tranquillamente accanto a uno come Fedez: lo avevamo creduto quando sono esplosi entrambi nel 2013, lo avevamo creduto ancora di più quando li abbiamo visti uno a X Factor e l’altro a The Voice, ci eravamo cascati quando uno duettava con la Michielin e l’altro ci proponeva il para-inno mondiale Maracanà. Pop travestito da hip hop, insomma. Lo credevamo. Ci abbiamo creduto fino a quest’estate, quando Emis Killa è tornato con Cult, che aveva tutta l’aria di essere un altro tormentone in rime.

Ma il il rap è fatto di zone di colore e di coni d’ombra, e in Terza stagione lo si capisce al volo. 

A fronte di una copertina color confetto e fatti salvi un paio di brani, per il resto Emis Killa ci ha portato un album durissimo, dai suoni freddi e con i testi abrasivi. Già Non era vero lo faceva intuire, poi è arrivato Dal Basso, ed è stato chiarissimo. Qui la voglia di sorridere ai lustrini proprio non c’e, e se c’è è ben mascherata dietro a testi in cui il filtro dell’autocensura è stato completamente eliminato. I riferimenti alla periferia, al “blocco”, alla “vita di prima” non si contano, e hanno tutto l’aspetto di essere sinceri.

E quindi come si concilia il rapper di questo album con il giudice di The Voice? Beh, a quanto pare sono due facce dello stesso prisma, che hanno convissuto da sempre, ma che forse è stato il pubblico a voler separare. Tra i brani che più fanno strabuzzare gli occhi, Su di lei, praticamente un rapporto sessuale descritto in presa diretta: “All’inizio si era quasi pensato di non metterlo nel disco, mi avevano anche detto che era brutto. Sono perfettamente consapevole che una canzone così mi porterà delle critiche, soprattutto dai genitori dei ragazzi che mi ascoltano, ma io non voglio apparire migliore di quello che sono. Un pezzo come questo l’avevo già fatto anni fa, si intitolava Sexy line, ma lo conoscono in pochi e quando lo proponevo nei live vedevo l’imbarazzo sui volti delle mamme e de papà. Credo però che sia giusto che tutto il pubblico sappia chi sono e cosa faccio, non sono un teen idol, non sono Benji & Fede, se vuoi ascoltarmi devi conoscermi”.

Al di là di questo, Terza stagione è comunque un album generosissimo, che nelle sue 17 tracce (per la versione standard) affronta momenti e atmosfere molto diversi, trattando temi come il cambio di prospettive (Non è facile, una botta sonora da pelle d’oca, forse il pezzo più bello del disco), l’alcolismo (Jack) e il femminicidio (3 messaggi in segreteria).

Di tutto rispetto e numerosi gli ospiti: Neffa, Jake La Furia, Coex, Fabri Fibra, Maruego, Giso e Jami. “Non è facile collaborare con gli altri rapper, e in generale è difficile trovare le collaborazioni: per questo album ho dovuto escludere un pezzo proprio perché non ho trovato una cantante che volesse farlo. Ma questo è un problema che dura da anni: ai tempi di L’erba cattiva, avevo proposto a Nina Zilli, con cui ho bel rapporto di amicizia, il duetto per Parole di ghiaccio, ma il suo manager ha preferito non farlo”.
Emis KillaSu tutti, due sono i fili rossi: da una parte, come si diceva, il rimpianto per gli anni ’90 e la delusione nel vedere le nuove generazioni spente e demotivate, perse tra i messaggi delle chat e ormai orfane delle ginocchia sbucciate in strada, di qualche sano schiaffone e del corteggiamento vero, dall’altra l’appartenenza al mondo delle periferie, nonostante l’arrivo della fama.
Ma come è cambiata in questi tre anni la vita di Emis Killa? “I vantaggi ci sono stati, inutile negarlo, ma credo di non essermi pettinato, non mi sono raffinato rispetto a prima: mi vesto con lo stesso stile cafone, solo che adesso i vestiti sono più belli e costano di più. La popolarità ha però anche aspetti negativi: prima di tutto ci sono più pressioni, responsabilità e ritmi più serrati nel lavoro, che sono lontani dal concetto di arte, e poi oggi so di essere molto più esposto alle critiche, vengo attaccato più facilmente e il mio temperamento mi ha spesso portato a reagire. Ho dovuto imparare a moderarmi, mordermi la lingua e se necessario passare dalla parte del torto, perché quando sei così esposto ogni tuo comportamento viene amplificato. Continuo a frequentare i vecchi amici, esco con loro, magari non nei locali più noti, ma da quel punto di vista la mia vita non è cambiata. C’è chi dice che mi sono montato la testa e non saluto più quando passo per strada: la verità è che sono persone che non salutavo neanche prima, solo che adesso hanno il pretesto per parlare. Se c’è un aspetto in cui forse mi sento cambiato, è l’intolleranza, oggi ho un po’ di pazienza in meno”.

Tra sacerdoti e impiegati delle Poste, tutti pazzi… per Rovazzi!

L’estate sarà anche finita, ma la fregola per i tormentoni continua alla grande!
Mentre Andiamo a comandare di Fabio Rovazzi, trionfatore assoluto delle vacanze 2016, staziona ancora altissima nelle classifiche di streaming e download, c’è chi ha ben pensato di prendere il brano del giovane pupillo di Fedez e J Ax e farne una versione diciamo così… alternativa.

Come per esempio gli impiegati dell’ufficio postale Napoli 60, che hanno riletto la canzone trasformandola in Andiamo a lavorare, infilando nei versi le tragicomiche esperienze quotidiane vissute dai lavoratori che ogni giorni devono vedersela con file di utenti scalpitanti agli sportelli. Il tutto naturalmente riproponendo anche l’ormai iconico scrollamento di spalle nel ritornello, anche questo con risultati… alternativi. 

Ma gli impiegati napoletani non sono stati gli unici a rileggere la canzone: in mezzo alle decine di parodie, già da agosto circola per il web Ci andiamo a confessare?, rilettura in chiave cristiana del brano fatta da don Roberto Fiscer, sacerdote 38enne, viceparroco nella chiesa di San Martino d’Albaro di Genova, non nuovo a questo tipo di esperimenti: sotto alla sua “lente” sono passati infatti anche Sofia di Alvaro Soler, ribattezzata Eucaristia, e Maria Salvador di J AX, O Gesù salvator.

Che l'”effetto Sister Act” funzioni davvero?

Fabio Rovazzi: quando lo streaming diventa… oro

E’ un vero e proprio caso dell’Internet, il primo di questo tipo in Italia: Fabio Rovazzi, youtuber/videomaker milanese, si è infatti guadagnato il disco d’oro per il suo brano Andiamo a comandare solo grazie allo streaming.

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Un risultato significato e per certi aspetti storico, perché se da una parte conferma quanto siano “forti” e influenti le star create dal web (ma questo già si sapeva), dall’altro ci mette davanti uno scenario nuovo per il mercato discografico, fatto non più di download e copie vendute, ma di ascolti on line.

Se il mercato americano si era già da tempo confrontato con questo fenomeno, al punto che Billboard da più di anno ormai ha adeguato i criteri per stilare le sue classifiche tenendo conto anche dello streaming, in Italia non era mai accaduto che una certificazione ufficiale della FIMI venisse attribuita esclusivamente grazie a questo servizio.

Il singolo è disponibile su iTunes da venerdì 17 giugno, mentre inizierà a girare in radio dal 24.

Merk & Kremont, dj/producer italiani, hanno curato la produzione musicale del brano e compaiono come guest del videoclip nel ruolo di Ghost Produttori. Inoltre nella clip sono coinvolti alcuni dei più importanti youtuber italiani, oltre J-Ax e Fedez.

Ma chi si nasconde dietro questo successo?
Se anche a voi il nome di Fabio Rovazzi fa comparire un emblematico punto interrogativo in testa, eccovi in breve la biografia della nuova star della Rete: nasce nel quartiere di Lambrate, a Milano, il 18 gennaio 1994. Si avvicina al mondo del web come videomaker e autore, collaborando con alcuni dei più importanti Youtuber nella realizzazione dei loro video, e coltiva la sua passione per la musica elettronica. Nel 2014, apre la sua pagina su Facebook e inizia a realizzare i propri video, alternando la pubblicazione di video su Facebook all’attività di videomaker per artisti come Merk & Kremont e Fred De Palma, oltre a realizzare video aziendali per importanti brand italiani. Il suo lavoro non passa inosservato e anche due artisti come Fedez e J-Ax si accorgono di lui, chiedendogli di iniziare a collaborare. Per Fedez cura la realizzazione di alcuni Videodiary, oltre a partecipare come guest star in diversi dei suoi video. Con J-Ax, partecipa alla trasmissione Sorci Verdi. Nel 2016 Fabio affida il proprio management alla label Newtopia, sotto l’egida di Fedez e J-Ax.