#MUSICANUOVA: Hide Vincent, Blood House

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Hide Vincent
è l’altro nome di Mario Perna, giovane musicista e cantautore che nasce nei primi anni ‘90 tra le montagne boschive dell’Italia del sud. Dedito allo studio e all’ascolto della musica fin da bambino, nel 2012 dà vita al suo progetto cantautorale con la demo autoprodotta Imperfection, rilasciata gratuitamente nel 2013. Nel dicembre 2015 entra a far parte del broadcast dell’etichetta campana I Make Records diretta da Francesco Tedesco, con il quale co-produce e realizza in studio il suo eponimo album di debutto Hide Vincent, in uscita il prossimo 27 gennaio.

Ad anticipare l’arrivo dell’album il primo singolo, Blood Houses.
La musica nelle mani e nella voce di Hide Vincent parla di nascita, di sete, di violenza, di paura, di ricordi: è il racconto di un uomo solo in mezzo al suo universo, in mezzo alla natura. Le atmosfere portano vicini ad artisti come Damien Rice, Nick Drake, Sun Kil Moon, Ben Howard: un cantautorato fragile e puro, fatto di suoni semplici, grezzi, taglienti.

Mecna, a sorpresa è arrivato Lungomare Paranoia

E’ arrivato a mezzanotte praticamente a sorpresa, anticipato solo da countdown su Facebook, Lungomare Paranoia, il terzo album di Mecna.
Disponibile ovunque in streaming e in tutti i negozi reali e virtuali, l’album è inoltre acquistabile su www.musicfirst.it in uno special-pack in edizione limitata a 150 pezzi contenente cd, t-shirt esclusiva e libro-fanzine che raccoglie appunti, grafiche e opere di vari artisti sull’immaginario del disco, il tutto curato dallo stesso Mecna.
Lungomare Paranoia arriva a due anni di distanza dall’acclamato Laska, che ha consacrato il rapper come una delle voci più originali e uniche della scena musicale italiana.
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Lungomare Paranoia è il disco che ho composto con più libertà, nel senso che non mi sono posto limiti di tematiche e suoni. Sono cresciuto e al mio terzo album ho voluto fare le cose completamente a modo mio, un approccio che comunque ho sempre avuto, ma mai così evidente e deciso come ora. Forse prima non ero così sicuro dei miei mezzi, ma questa volta credo sia arrivato il momento di essere davvero me stesso, senza paura delle critiche, soprattutto in un momento di grande fermento e apertura tra le diverse realtà della scena musicale italiana”.
Un lavoro che prende le distanze dagli schemi e dalle sonorità che caratterizzano il rap italiano, con riflessioni ancora più intime e personali, capaci di parlare a una generazione che guarda con paura al futuro.
Come sempre Mecna ha dato massima importanza alla ricerca sonora, cercando formule innovative ed esplorando territori elettronici sempre più sperimentali ed evocativi, con la collaborazione di produttori fidati come Iamseife, Lvnar e Alessandro Cianci, beatmaker come Fid Mella, The Night Skinny e 24SVN, il talento dell’elettronica Godblesscomputers e il giovanissimo producer francese Nude.
Questa la tracklist:
01. Acque profonde
02. Vieni via
03. Infinito
04. Malibu
05. 71100
06. Soldi per me
07. Labirinto
08. Nonostante sia
09. Superman
10. Non serve
11. Il tempo non ci basterà
12. Buon compleanno
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#MUSICANUOVA: Francesco Guasti, Universo

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“Non c’è più speranza, ci dicono, siete vecchi per sognare, ripetono altri. Per i trentenni di oggi non è facile trovare lavoro, non è semplice trovare spazio in questa società, nonostante tutto non si deve mollare.
Io non l’ho fatto ed è la mia esperienza che metto a nudo e con la musica, canto speranze. Universo è un crescendo di incoraggiamento: parte dalle nostre aspirazioni, passa dalle cadute e dai limiti che ci pone la paura e conclude con la vittoria di chi ha compreso la propria forza . “Il futuro è di chi se lo prende”, dico, di chi trasforma le difficoltà in opportunità e va avanti per la propria strada, una strada fatta del sogno che abbiamo dentro. Per far arrivare il messaggio ho scelto di usare la metafora di un paio di scarpe: quando si è incontrato un ostacolo, cambiare atteggiamento (“ho indossato un bel paio di scarpe e sono andato incontro al mio presente”) verso ciò che ci circonda e riportare la mente al presente, ci aiuta a incamminarci verso i nostri obiettivi, senza farsi distrarre dal giudizio verso gli altri (“fino a quando non ci schiacciano la suola, guardiamo chi è caduto intorno a noi”). Penso che la mia generazione debba andare incontro al futuro fiera e consapevole ma soprattutto debba sempre avere un grande sogno a portata di pensiero e… tenerlo stretto al presente”.

E’lo stesso Francesco Guasti a spiegare il significato di Universo suo nuovo singolo, in gara alla 67^ edizione del Festival di Sanremo tra le nuove proposte.
… e noi già tifiamo per lui!

BITS-RECE: Baustelle, L’amore e la violenza. Tra rose, cinismo e nostalgia

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
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Il mio amore per i Baustelle è scoppiato nell’autunno del 2005 con La malavita, il loro terzo album. Ero ai primi mesi di Università e in quelle canzoni ritrovavo un che di ribelle e peccaminoso che ben si addiceva alla nuova aria di libertà che stavo respirando dopo gli anni di liceo. Poi il mio sentimento si è consolidato con Amen, che resta per me il loro capolavoro, una perfetta unione di nostalgia melodica e poesia della parola.
Con i Mistici dell’Occidente li ho invece capiti un po’ meno, per tornare a “riconoscerli” nella sontuosità di Fantasma.

Ora il gruppo toscano torna con L’amore e la violenza, ed è un nuovo, incantevole capitolo della storia. Un album che comunque si distacca molto dal precedente, abbandonando la veste sinfonica, il pessimismo cosmico e i tratti quasi macabri dei testi: non c’è certo ottimismo, ma la punta della penna di Francesco Bianconi sembra essere stata bagnata da cinismo e ironia più che da disperazione.
L’occhio della band è sempre più che vigile sul presente – tra migranti, terrorismo e giubileo -, le citazioni sono sempre tante e sempre ben mescolate (scovarle può essere un giochetto divertente, ma personalmente non mi è mai interessato indagarle fino in fondo) e la bellezza della parola mantiene sempre l’innocente limpidezza che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare.
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I Baustelle sanno far incontrare e convivere sacro e profano, fede e agnosticismo, grazia e bruttura, impegno e disincanto, passione e castità, peccato e redenzione, filosofia e lascivia, Abba e Battiato, e in L’amore e la violenza c’è tutto quel loro essere così naturalmente dandy, retrò, ma senza ostentazione, il loro essere scenicamente tragici e nostalgici, mentre riescono a infilare nelle canzoni quei due o tre accordi che ti bombardano la testa e il cuore, da Il Vangelo di Giovanni, a Betty, la stupenda Amanda Lear, forse il singolo più “baustelliano” dai tempi di Le rane, e La vita.
Un disco “oscenamente pop” dicono loro, e possiamo anche condividere, se non fosse che – purtroppo – non sempre il pop sa essere così nobile.
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Le ultime righe le vorrei spendere per Francesco Bianconi, creatura di gusto e stile sopraffini, un Oscar Wilde dei nostri giorni, soprattutto un autore aureo della musica italiana. Uno che è capace di farti venire i lucciconi scrivendo anche solo di una serata in discoteca, per passare subito dopo a citarti D’Annunzio. Uno che dovrebbero inserire nel patrimonio Unesco, tanto la sua anima è preziosa.

Insomma, Baustelle, vi amo!

s a r a s a r a, tra Nietzsche e Björk

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Ha intitolato il suo album di debutto a m o r  f a t i, stilizzazione che sta per Amor fati, espressione latina presa in prestito da Nietzsche che indica l’accettazione del proprio destino da parte del superuomo.
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ad accettare il proprio destino ha dovuto imparare molto presto, dal momento che ha perso entrambi i genitori in un incidente quando aveva solo 14 anni.

Come lei stessa spiega, non ha avuto tempo di vivere un adolescenza pazzerella come i suoi coetanei, ma dopo aver vissuto per un breve periodo con la nonna, ha da subito dovuto crescere e guadagnasi l’indipendenza: prima gli studi in lingue straniere, economia e legge, poi per alcuni anni un lavoro in un’azienda che progettava app per smartphone (competenza che si era acquisita da autodidatta), e poi ancora il ritorno agli studi (serali) di filosofia e storia del pensiero. In tutto questo, la ragazza ha trovato tempo e spazio anche per la musica.
Da sempre amante dell’elettronica e della techno, la prima volta che ha messo piede in un club aveva 16 anni ed è rimasta folgorata da tutta la gente che ballava insieme, le luci (e sì, pure le droghe), e ha capito che quello era il mondo di cui voleva far parte: come molti ha iniziato a suonare e fare piccoli dj set per gli amici, fino a quando ha iniziato a pensare a creare la sua musica.
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Tra le sue innumerevoli ispirazioni, che non escludono filosofia, libri e film, S A R A S A R A cita Riccardo Vilallobos, Aphex Twin, Vanessa Paradis, Massive Attack, Depeche Mode, David Bowie, ma anche Joseph Haydn e Richard Wagner.
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Su tutti però, svetta il nome di Björk, con le sue visioni e le sue foreste sonore.
E a giudicare da quello che si ascolta in a m o r  f a t i non si stenta a crederlo. Quella creata da s a r a s a r a è una vera e propria bolla musicale fatta di elettronica, battiti irregolari, echi di voci, sospiri, distorsioni, dimensioni stirate, colori che colano.

THE JESUS AND MARY CHAIN, la leggendaria band dei fratelli Reid sarà in Italia la prossima estate.

“I fratelli Reid sono stati gli innovatori scientifici e tecnologici più brillanti dell’epoca del rock moderno” – Pitchfork

“Beach Boys sotto allucinogeni e vestiti di nero, questi sono i JAMC” – BBC

“Leggende viventi” – The Guardian

 

Poche band hanno lasciato un segno nella storia dalla musica come The Jesus and Mary Chain.

Band cult degli anni Ottanta, con il loro stile e la loro musica hanno rivoluzionato la scena musicale di un’intera generazione.

A 19 anni dall’uscita del loro ultimo album, Munki, la leggendaria band dei fratelli Reid annuncia l’uscita del loro settimo lavoro in studio. Anticipato dal singolo Amputation, l’album uscirà a Marzo via Creation Records, la casa discografica con cui la band ha firmato nel 1984 e pubblicato il primo singolo Upside Down.  Alan McGee, capo dell’etichetta, durante un’intervista alla CBC Music ha rivelato che “Hanno fatto un nuovo album ed è incredibile! Uscirà a marzo dell’anno prossimo e io, ovviamente, li ho fatti firmare per Warner. Sarà un disco enorme.”

A due anni di distanza dal tour mondiale per il trentennale del loro acclamatissimo album d’esordio, Psychocandy, The Jesus and Mary Chain annunciano il loro ritorno in Italia a Luglio:

 
GIOVEDÌ 6 LUGLIO 2017
GARDONE RIVIERA – ANFITEATRO DEL VITTORIALE
FESTIVAL DEL VITTORIALE TENER – A – MENTE
www.anfiteatrodelvittoriale.it
Via Vittoriale, 12, 25083 BS
Prezzo biglietto: da 32 euro + d.p.
Prevendite disponibili su www.anfiteatrodelvittoriale.it
da Venerdì 13 Gennaio 2017 alle ore 11.00
 
 
VENERDÌ 7 LUGLIO 2017
PISTOIA – PISTOIA BLUES
www.pistoiablues.com
Piazza Duomo, 1, 51100 Pistoia
Prezzo biglietto: parterre 30 euro + d.p. e gradinata numerata 35 euro + d.p.
Prevendite disponibili su www.ticketone.it, www.boxofficetoscana.it
da Venerdì 13 Gennaio 2017 alle ore 11.00

BITS-RECE: The Chainsmokers, Collage. Quando l'EDM diventa un gioco

BITS-RECE: radiografia di un in una manciata di bit.
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Non c’è dubbio che se andiamo a indagare i campioni del 2016 in campo musicale, Andrew Taggart e Alex Pall, meglio noti come The Chainsmokers, sono tra costoro. 
Dopo il grande botto con #SELFIE nel 2014, nell’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle i due DJ hanno macinato successi su successi, monopolizzando a lungo i piani alti delle classifiche di mezzo mondo con la loro EDM allo zucchero. Una furba combinazione di dance e pop che ha dato vita a pezzi come Don’t Let Me Down e Closer, e che si ritrova anche negli altri tre brani dell’EP Collage ognuno accompagnato da rispettivo featuring femminile.
Una ricetta sonora lontana dal far assaporare qualche novità, e che appare soprattutto come il gioco innocente di due amici che nella loro cameretta si sono messi a pigiare i pulsanti dei synth. Un gioco che però sembra funzionare alla grandissima, almeno per ora, e nell’effimero mondo del pop questo basta e avanza.

#MUSICANUOVA: Stag, Mirabilia

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“Noi siamo come stanze piene di idee, sentimenti, valori, ricordi, cose meravigliose. Se ci lasciamo andare, portiamo alla luce tutte le mirabilia nascoste dentro di noi e troviamo il coraggio di volare”.

Mirabilia, nuovo singolo de romani Stag, si ispira a quei luoghi chiamati Wunderkammer (Camere delle Meraviglie), sorti nel Cinquecento, in cui i collezionisti raccoglievano oggetti straordinari e incredibili. Tutti questi reperti erano chiamati “mirabilia”, ovvero “cose che suscitano la meraviglia” in chi le guarda.
Come un inno dal sound pop internazionale, il brano esorta a recuperare la forza di ricominciare, di spiccare il volo, partendo dalla riscoperta delle cose meravigliose che abbiamo dentro, da quello che si è raccolto, collezionato e costruito lungo la strada.
La canzone annuncia l’uscita del prossimo album, prevista per marzo.

FKA twigs per la Nike: quando lo spot si fa arte

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FKA twigs
è il direttore creativo di Do You Believe in More, nuova campagna di Nike Women per gli Spring Zonal Strength Tights.

Lo spot, la cui colonna sonora è Trust In Me, prima collaborazione tra l’artista inglese e Oneohtrix Point Never, vede al fianco di FKA 12 ballerini e artisti: “Quando Nike mi ha parlato di questo progetto, l’ho percepito fin da subito come un’opportunità per rendere i giovani consapevoli del fatto che possono diventare la migliore versione di se stessi. Ho messo insieme un cast di 12 atleti incredibili per far vedere che tutto dipende da ciò che tu fai vestito per l’allenamento. Dipende da come ti alleni. Dipende da come questi elementi aiutano il tuo movimento. Grazie alla danza e ad altre attività di fitness ho conosciuto dei giovani che si allenano davvero tanto e che prestano grande attenzione al proprio fisico. Per me loro rappresentano il movimento moderno che io definisco come l’esplorazione senza confini di ogni genere di sport”.
E riguardo al messaggio lanciato dallo spot, FKA twigs specifica: “Do you believe in more? fa riferimento a una ragazza che è cresciuta sembrando completamente diversa da tutti quelli che le stavano intorno, che voleva fare delle cose che nessun altro voleva fare, in una piccola città. Non è cresciuta con un sacco di soldi, ma era molto determinata e aveva enormi speranze. Questa ragazza ero io: volevo fare qualcosa di più della mia vita. Volevo fare tutto”.

Smeraldi a colazione, la vita secondo Marta Marzotto

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“Ecco Marta Marzotto, che di mestiere fa la simpatica”.
Così una volta Aldo Busi presentò al pubblico la contessa più famosa d’Italia. Oddio, ho detto contessa, ma Marta Marzotto di quel titolo se n’è sempre fatta poco, lo ha ricevuto per aver sposato il conte Umberto Marzotto, ma poi si è slegata da tutti i vincoli di forma che di solito si addicono a conti, marchesi e varia nobiltà.Marta Marzotto ha semplicemente vissuto, più che forte che ha potuto, prendendo la vita – mi si consenta l’espressione – per le palle, per averne indietro il meglio. Sì, doveva anche essere una “simpatica di professione”, con addosso una simpatia che non si impara da nessuna parte se non ogni giorno, nella quotidianità.

Mondina, modella, stilista, regina dei salotti, gran maestra di diplomazia, filantropa, la Marta nazionale è nata a Scandiano, nella bassa reggiana, da un casellante delle ferrovie e una mondina e all’anagrafe faceva Vacondio, un cognome di cui andava estremamente orgogliosa, nonostante in famiglia la situazione non fosse particolarmente rosea.
Lo scintillio e il glamour che tutta Italia (e non solo) ha conosciuto sono rrivati dopo, e con loro è arrivata quella sfilza impressionante di esperienze mondane e di conoscenze molto ben raccontate in Smeraldi a colazione. Le mie sette vite, autobiografia stesa insieme alla giornalista Laura Laurenzi e pubblicata pochi mesi prima della morte di Marta.
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Politici di ogni colore, porporati, artisti, sovrani, regine, capi di stato e dittatori, personalità dello spettacolo, sono pochi quelli che hanno saputo restare indifferenti all’aura magnetica che circondava la Marzotto, quasi tutti invece, anche i più potenti, ne venivano attratti, contagiati dalla sua forza vitale, da quella sua innata capacità di essere a suo agio con chiunque. 
Ecco allora i salotti, di cui era incontrastata regina, i più invidiati della città, anzi d’Italia.
E poi i viaggi, tanti, bellissimi, da sogno.
E l’amore, ovviamente. Su tutti, quello per Guttuso, raccontato a lungo in ogni fase, dalla passione alla rabbia per non poter essere vissuto, perché in mezzo c’erano i poteri forti, la politica e la chiesa. Una storia d’altri tempi, di quelle che sembrano esistere solo nelle telenovela, e che proprio come una telenovela si svolse sotto gli occhi e le bocche di tutta Italia.
Ma nella sua biografia, la Marzotto non risparmia neanche il dolore, quello più cieco, per la morte della figlia Annalisa nel 1989 per fibrosi cistica, un evento che Marta ha saputo trasformare in una nuova speranza di vita attraverso campagne di beneficenza per la ricerca e attraverso la promozione di attività filantropiche e di mecenatismo, un modo per dare un senso a quella perdita così tragica e innaturale.
Stupende e commoventi le pagine dell’epilogo, con un imperativo lasciato in eredità ai figli e agli amati nipoti, Non dimenticarti mai di sognare.
Ecco, è questo che più di ogni altra cosa mi sento di invidiare a Marta Marzotto: la sua tenacia nel continuare a sognare, fortissimamente, e la sua innata e inspiegabile capacità di rendersi costantemente amica la vita. Attraverso i suoi occhi, sembra così facile.