#MUSICANUOVA: Gabry Ponte, Tu sei (feat. Danti)

Cover Tu Sei
Dopo il successo della scorsa estate con Che ne sanno i 2000, Gabry Ponte tenta il bis e torna con una nuova bomba dance costruita ad arte, Tu sei.
Questa volta l’ispirazione arriva dal repertorio… “classico” della musica italiana; il brano utilizza, infatti, un sample di uno dei pezzi più famosi di Umberto Tozzi Tu del 1978.
E anche questa volta non manca il tocco di Danti.
Il videoclip è ambientato in un futuro prossimo in cui la realtà aumentata ormai controlla le vite di ognuno, e ha dei protagonisti d’eccezione,ovvero gli youtuber Favij e Giulia Penna. Inoltre, hanno partecipato con un cameo Rudy Zerbi, Benji & Fede e i Marnik, che hanno curato la produzione di uno dei remix del brano.

#MUSICANUOVA: lemandorle, Ti amo il venerdì sera

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Una canzone d’amore a 125 bpm da ascoltare la notte in macchina, mentre sul finestrino si riflettono mille luci baluginanti.

Ti amo il venerdì sera è il nuovo singolo de lemandorle, progetto nato per gioco in coda alla Salerno Reggio Calabria.
Un “pop daltonico” dalle tinte scure, un inno per un rituale collettivo, universale, liberatorio, una melodia spudoratamente indie che rincorre se stessa senza sosta condensando in pochi versi la felicità effimera e malinconica dei weekend.
Un venerdì sera come atto di fede
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Lemandorle si scrive così: tutto attaccato.
Lemandorle hanno la barba.
Lemandorle sono punk: con i computer, Google e la tecnologia al posto di chitarra, basso e batteria.
Lemandorle adorano le contraddizioni e non hanno senso di appartenenza.
Lemandorle sono in due: un po’ dj, un po’ producer, un po’ cantautori.
Lemandorle amano Kanye West, gli Stooges ed Enzo Carella.
Lemandorle sono nati in coda sulla Salerno-Reggio Calabria, in un pomeriggio d’agosto degli anni ottanta, mentre alla radio suonava “Musica È” di Eros Ramazzotti.
Lemandorle vogliono solo essere amati, senza preconcetti.

È già stato scritto e detto di tutto.
Lemandorle lo sanno e non hanno presunzioni: solo la gioia di giocare finalmente al tavolo dei grandi.

#MUSICANUOVA: Perfume Genius, Slip Away

image006Perfume Genius, alias del musicista Mike Hadreas, pubblicherà il suo quarto album, No Shape, il prossimo 5 maggio.
Nel 2014, Too Bright aveva segnato un salto musicale senza precedenti per lui.
Con i suoi nuovi brani, Hadreas va oltre, miscelando musica da chiesa, musica per fare l’amore, R&B, art pop, krautrock e queer soul con la sua interpretazione di epici inni da stadio, e completando il  viaggio da eroe dell’underground ad autore pop fatto e finito.
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Il primo singolo, Slip Away, cattura questo suono audace e sofisticato, sposando una scrittura potente e intima con un gusto sonico profondo e viscerale.
Diretto da Andrew Thomas Huang, collaboratore di Björk, il video è la narrazione di un dipinto che prende vita raccontando l’intimo rapporto fra due gemelle, una delle quali è interpretata da Perfume Genius.
In una biografia scritta per il disco, lo scrittore Choire Sicha dice “Dio è effettivamente ovunque e alcune di queste canzoni parlano di essere uguali e altre parlano di stregonerie o dell’atto di credere. Questa è musica da chiesa nello stesso modo in cui lo è il Black Album di Prince – troppo sporco. E’ art pop femminile come lo è The Dreaming di Kate Bush – troppo spaventoso.”

The Cure, il più grande compromesso di Lady Gaga?

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C’è stato un tempo in cui il nome di Lady Gaga significava sorpresa, stupore e innovazione. Un tempo in cui l’emergente Lady Gaga assaliva il web e insegnava ai suoi più navigati colleghi a usare i social network e YouTube, dando il via alla nuova generazione di popstar. Un tempo in cui Lady Gaga faceva pop con la sua testa.

Un tempo che sembra lontano, oggi più che mai.
In quasi dieci anni di carriera, Lady Gaga ha raccolto successi, infranto record, è andata a sbattere contro flop clamorosi, è passata dal pop cattivissimo di Bad Romance al jazz con Tony Bennett, ha giocato a fare la nuova Madonna e ha imbracciato la chitarra per fare la country singer in Joanne. Ha fatto pezzi meravigliosi e pezzi da dimenticare, ma mai sembra essersi abbassata al compromesso come ha fatto con The Cure, l’inedito rilasciato a sorpresa pochi giorni fa in occasione della partecipazione al Coachella.


Dopo la (parecchio) spiazzante virata country di Joanne, sentendo The Cure in molti hanno parlato con un certo entusiasmo di un ritorno alle origini, un ritorno ai “tempi d’oro”. Ma siamo sicuri? Cioè, davvero The Cure si sistema sugli stessi binari sonori su cui hanno viaggiato alla grande Poker Face, Just Dance e Bad Romance? Non è che, piuttosto, si sta confondendo la presenza di un generico suono elettronico con un fantomatico ritorno all’ovile?
Poker Face e Bad Romance erano pezzi animati di vita propria, pezzi ruvidi, affilati, pop sporco e violento, The Cure è qualcosa di diametralmente opposto. È un pezzo di quiete tropicale, un downtempo tra EDM e r’n’b che di personale ha ben poco, e anzi sembra essere stato piazzato apposta in coda nell’imperante filone in cui si sono comodamente seduti artisti come Zara Larrson e a The Chainsmokers.
Forse per la prima volta, su un singolo di Gaga si insinua il dubbio del compromesso facile: una sensazione che non si era provata neanche ai tempi della rovente e usurata diatriba Born This Way/Express Yourself, perché lì tutto si muoveva su un attentissimo gioco di specchi e di provocazione.
Con The Cure Lady Gaga sembra aver voluto giocare troppo facile, e gratuitamente, assecondando ad occhi chiusi radio e web, forse alla ricerca di un pubblico (il più giovane) che non si era mostrato abbastanza interessato all’intimità di Joanne.
Resta poi da capire il motivo del rilascio di questo singolo, con un album pubblicato solo sei mesi fa, e se si tratti di una parentesi o del primo capitolo di un nuovo corso.
Una cosa è certa: se Lady Gaga voleva veramente tornare a casa, questa non è la strada più breve.

BITS-CHAT: Un Capodanno speciale. Quattro chiacchiere con… i Landlord

unnamed (1)Il calendario segna i primi giorni di primavera, e i Landlord festeggiano Capodanno.
Ma state tranquilli, loro non sono impazziti e voi non avete perso il conto dei giorni. Semplicemente, New a Year’s Eve è il titolo del loro ultimo singolo, uscito da poco a conclusione di un anno di musica a dir poco intenso iniziato con la fortunata Get By.
Chiusa l’esperienza di X Factor nel 2015, i ragazzi di Rimini si sono infatti messi al lavoro sui loro brani, che hanno visto la luce nel 2016 in Aside e Beside, due EP pubblicati a pochi mesi di distanza, e poi riuniti nel vinile Be A Side, in cui hanno fatto vedere tutte le facce del loro pop elettronico sporcato di influenze ambient e persino sinfoniche.
Nel frattempo, l’attività live si è fatta sempre più rovente e l’agenda della band si è infittita di impegni, non solo in Italia, dal momento che per loro si sono aperte anche le porte del colossale Sziget Festival di Budapest.
E mentre un nuovo tour estivo si profila all’orizzonte, noi abbiamo fatto quattro chiacchiere con loro per annodare i fili di questi ultimi mesi.
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New Year’s Eve
sembra il perfetto punto di incontro tra un capitolo che si chiude è una nuovo inizio. Che bilancio potete fare dell’ultimo anno? Soddisfazioni, delusioni, sorprese…

Proprio così, il brano rappresenta esattamente questo, e ha per noi un valore particolare. Sicuramente è stato un anno molto positivo, ricco di soddisfazioni, di tante novità e di molta attività. Abbiamo avuto tante sorprese, fatto tante date live, anche all’estero, abbiamo aperto i concerti di gruppi importanti e che consideravamo irraggiungibili e vissuto esperienze davvero importanti.
Pensate che la scelta di pubblicare un doppio EP anziché un intero album vi abbia giovato? Potrebbe sia una buona strategia per far arrivare meglio la musica al pubblico?
Non lo sappiamo questo, ci siamo interrogati a lungo riguardo la pubblicazione, ma poi abbiamo deciso di procedere con i due diversi EP, per mostrare al pubblico una sorta di evoluzione che noi stessi avevamo vissuto. Tutti i brani sono stati scritti nello stesso periodo, però alcuni procedevano in una direzione più elettronica e sperimentale rispetto ad altri e così abbiamo voluto fissare questo cambiamento.
Il vostro tour vi ha portato a lungo in giro per l’Italia e anche all’estero: c’è stata una platea che vi ha particolarmente stupito o un concerto che vi ha lasciato un ricordo più forte?
Due concerti sono stati incredibili: il nostro primo concerto al Velvet di Rimini e la data al Magnolia, in apertura a Edward Sharpe e ai Daughter. Un’atmosfera unica. Abbiamo trovato un pubblico molto entusiasta, molto partecipe e caloroso e per di più a fine serata abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i Daughter. Un momento magico, qualcosa di indelebile.
Le vostre principali influenze musicali da dove arrivano?
Ascoltiamo veramente di tutto, ognuno ha i propri ascolti e poi alla fine mettiamo tutto insieme, cerchiamo di delineare una nostra strada senza essere troppo schiavi delle influenze. Siamo comunque dei grandi fan di Justin Vernon, e del suo progetto bon iver.
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A distanza di un po’ di tempo, pensate che la partecipazione a X Factor vi abbia insegnato qualcosa?
L’esperienza di X Factor ci ha insegnato tanto. Ci ha formato parecchio; ha rappresentato una sorta di corso accelerato sotto tutti i punti di vista. Ci è servito molto perché abbiamo assunto un atteggiamento di curiosità, di osservazione. Abbiamo cercato di rubare un po’ degli insegnamenti che abbiamo ricevuto ed è per questo che definiamo sempre il programma come una grande scuola, una palestra.
Perché pensate che i talent siano ancora visti spesso come una macchina di illusioni?
Il meccanismo dei talent certamente non è semplice. Un programma televisivo fa sempre molta gola, attira su di se molta curiosità, però noi abbiamo cercato di rimanere sempre con i piedi ben saldati a terra. Siamo profondamente convinti della necessità di fare esperienza, di calcare palchi, e questo ci ha permesso di rimanere molto lucidi durante la trasmissione. Avevamo le idee molto chiare riguardo la nostra strada e quindi siamo andati in quella direzione, ascoltando certamente consigli e aiuti di chi ne sa più di noi, però sempre puntando a quello che ci piace davvero.
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Guardando al futuro, avere già qualche idea di nuove strade musicali da seguire?
Stiamo vivendo un periodo di sperimentazioni, stiamo lavorando di continuo e non sappiamo ancora bene neanche noi cosa succederà, però ce la stiamo mettendo tutta!

Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato date al concetto di ribellione?
Associamo il concetto di ribellione all’essere autentici. Tutta la nostra musica si fonda sulla sincerità, sull’autenticità e sulle emozioni che ci guidano continuamene nella scrittura. Per questo siamo molto legati al concetto di essere veri, se stessi, e a volte questo atteggiamento può rappresentare una vera e propria ribellione.

#MUSICANUOVA: IZI, 4GetU


Sonorità elettroniche, note sporche ed effetti casuali, 4GETU è lo street single che anticipa l’uscita dell’album d’inediti di Izi Pizzicato, prevista per il prossimo 5 maggio.
Avvalendosi di un linguaggio diretto e grazie ad un sound magnetico, capace di catturare sin dal primo ascolto 4GETU cerca di oltrepassare le mille problematiche intrinseche all’essenza dell’uomo contemporaneo dimostrando come nella vita ognuno sia invece artefice del proprio destino. 4getu diviene così al contempo denuncia sociale e veicolo d’espressione per i tanti giovani che devono poter vivere nella libertà di fare ciò che vogliono ma nel rispetto consapevole di se stessi, un grido d’appartenenza per non dimenticare il proprio passato, sognando prospettive e orizzonti migliori.

Eyes without a face: i Baustelle rifanno Billy Idol… per Gucci

Eyes without a face è stato il primo quarantacinque giri acquistato da Claudio, potete immaginare che già soltanto per questo la canzone ha un valore speciale per noi. La nostra versione è stata registrata all’8brr.rec studio dal mirabolante straordinario incorruttibile Ivan A. Rossi, mai così ‘quarto Baustelle’ come in questo caso. Il pezzo è arrangiato da Francesco e Ivan, suonato da Francesco, Rachele, Claudio, Ivan e Ettore, usando più o meno un Minimoog, un Prophet V, una drum machine e una chitarra elettrica. Pino Pischetola ha miscelato il tutto, magicamente come al solito. Insomma noi ce l’abbiamo messa tutta, speriamo vi piaccia. Francesco, Claudio e Rachele.”
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La cover della celebre hit di Billy Idol è stata realizzata dai Baustelle per la colonna sonora del cortometraggio dedicato alla Collezione Gucci eyewear Primavera/Estate 2017.
La scelta dei Baustelle è stata di Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci che ha anche disegnato la copertina del singolo.

BITS-CHAT: La donna delle stelle. Quattro chiacchiere con… Ylenia Lucisano

Spesso non ci pensiamo, ma quando guardiamo le stelle stiamo in realtà guardando qualcosa che non c’è più, o che comunque appartiene al passato, perché quella luce prima di essere visibile a noi ha percorso una strada lunga diversi anni, talvolta migliaia.
Per il suo ultimo singolo, Ylenia Lucisano ha utilizzato questa immagine e in forma di metafora l’ha applicata per descrivere quello splendore che vediamo negli altri, ma che spesso non è altro che il riflesso – o meglio il Riverbero – di qualcosa che c’era.
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Perché l’uso dell’immagine del cielo stellato per descrivere questa situazione?
Parte tutto dalla mia passione per il cielo notturno. Non sono un’esperta di astri, ma le stelle mi fanno ripensare al cielo della mia terra, la Calabria, perché a Milano è difficile poterle vederle bene, l’ho detto anche in altri brani. È una luce che continuiamo a vedere anche dopo che queste stelle sono morte.
Quindi è qualcosa legato in generale ai ricordi o solo alle storie d’amore?
Nel brano il riferimento è a una storia d’amore che finisce, ma è una situazione che si può presentare nella vita di tutti i giorni, legato anche ai semplici ricordi delle persone che abbiamo intorno e di cui conserviamo memorie passate, che si sono spente con il tempo, ma a cui ci siamo legati.
Tu che rapporto hai con i ricordi?
Mi lascio molto condizionare, non riesco a restare indifferente e a slegarmi con facilità da quello che è stato. Il passato è un elemento presente in tante delle mie canzoni.
Mi piace l’uso dell’immagine che hai usato per il video del brano. Tra l’altro, alla regia c’è un nome speciale.
Hyst, cioè Taiyo Yamanouchi. L’ho conosciuto tramite alcuni amici rapper, perché anche lui è un rapper, oltre che regista. Mi erano piaciuti alcuni suoi lavori e l’ho contattato alcuni mesi fa, quando dovevo presentare il brano per Area Sanremo (Riverbero è stata poi selezionata tra gli otto finalisti, ndr). Avevamo solo sei giorni giorni di tempo, lui si è fatto in quattro e siamo riusciti a realizzare una prima versione, poi con più tempo abbiamo aggiunto delle scene fino ad arrivare al risultato definitivo. Dello styling si è invece occupata Corinne Piervitali, la compagna di Hyst. Non è la prima volta che lavoro con artisti orientali, e vedo certe affinità tra loro e noi calabresi, non so, forse per la mentalità.
Hai già collaborato, tra gli altri, con Zibba e Pacifico, e recentemente hai duettato con il rapper milanese Peligro: sogni qualche altra collaborazione in particolare?
Con Francesco De Gregori. Sogno un suo brano scritto apposta per me, anche se so che è un’utopia perché lui difficilmente scrive per altri. Ho avuto l’occasione di aprire alcuni suoi concerti in passato e lo considero già un bel regalo.
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Per il nuovo album hai deciso qualcosa?
Sono già passati tre anni dal primo, per cui i cambiamenti sono tanti, ho fatto esperienza, ho un approccio mentale diverso. Sto lavorando con nuovi musicisti e un nuovo produttore. Voglio mantenermi sulla scia del folk, ma con suoni nuovi, internazionali.
L’idea di partecipare a un talent non ti ha mai sfiorata?
Ho fatto alcuni provini in passato, perché le strade vanno tentate tutte, ma mi sono resa conto che non era la mia strada. Stavo già iniziando a lavorare al disco e ho preferito crearmi una mia identità piuttosto che farmene appiccicare una da altri ed essere etichettata come una uscita da un talent.
Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: che significato dai al concetto di ribellione?
Ribellione è libertà, senza ricorrere alla violenza e a mezzi eccessivi. Parte tutto dentro di noi, cambiando noi stessi cambiamo anche quello che abbiamo attorno. La ribellione è pacifica.

Nicki Minaj tra nuovi singoli e collaborazioni… aspettando il nuovo album

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Di cui una cosa possiamo essere sicuri: Nicki Minaj non si sta annoiando in questi giorni.

La grande signora dell’hip-hop si sta infatti dando un gran da fare tra nuovi singoli e collaborazioni.
Dopo aver rilasciato la bellezza di tre nuovi brani in un giorno solo alcune settimane fa, probabili anticipazioni del nuovo lavoro, Nicki ha preso parte alle collaborazione in sapore di dance hall con Jason Derulo e Ty Dolla Sign in Swalla, uno di quei pezzi che sembrano voler già scaldare la pista per la prossima estate, e ora rincara la dose insieme a David Guetta, con cui aveva già avuto occasione di lavorare (vedi alla voce Turn Me On), in Light Up My Body. A completare la squadra c’è anche l’amicone Lil’ Wayne. Un miscuglio di rap ed elettronica tanto di moda ultimamente, ma dove ad emergere sembra soprattutto la componente urban, e la presenza di Guetta la si capisce un po’ poco. Ma tant’è.


Quello che comunque sembra di capire è che i lavori per il nuovo album di Nicki siano più che avviati, se non addirittura quasi al traguardo, e nonostante le numerose incursioni nel pop e nella dance, il grande amore della Minaj resta l’hip-hop.
Noi aspettiamo un po’ impazienti qui…