Concrete and Gold: il nono album dei Foo Fighters arriva il 15 settembre

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“Ho voluto che questo disco avesse più di qualunque altro il più grande suono Foo Fighters: che fosse un gigantesco album rock ma con il senso della melodia e dell’arrangiamento di Greg Kurstin: la versione dei Motorhead di Sgt. Pepper… o qualcosa del genere, per intenderci”.
Con queste parole Dave Grohl presenta il nuovo epico nono album della band, Concrete and Gold, in uscita il 15 settembre.

Proprio come il singolo ora in radio, Run, Concrete and Gold unisce alcuni dei riff più pesanti che mai dei Foo Fighters con le complesse armonie seducenti che portano la firma del produttore Greg Kurstin (già con Adele, Sia, Pink).

Questa strana unione nasce dopo una bizzarra sequenza di incontri e folgorazioni musicali. Mentre stava guidando, circa 4 anni fa, Grohl sente per la prima volta Again and Again dei The Bird & The Bee, la band di Kurstin: “Mi ha totalmente rapito, era la canzone più sofisticata che avessi mai sentito e ne sono rimasto letteralmente ossessionato”.

Nei mesi successivi, Grohl e Kurstin sono diventati amici in fretta per i loro gusti musicali in comune, ma Grohl ha capito che quella che era diventata la sua band preferita in realtà stava per separarsi a causa dell’eccessivo carico di lavoro di Kurstin come produttore.
Con la scrittura e la registrazione del nuovo album all’orizzonte, Grohl era alla ricerca spasmodica di trovare nuove sfide per la sua band: “Per questo ho pensato che Greg fosse proprio la persona che stavamo cercando, perché non era mai stato il produttore per una rock-band né noi avevamo mai avuto a che fare con un produttore pop”.

Inoltre i Foo Fighters hanno iniziato a dare vita, oltre all’album più ambizioso della loro vita, anche a un progetto incredibile: il CAL JAM 17, un’enorme festa per la musica che avrà vita il 7 ottobre al Glen Helen Regional Park in San Bernardino (California) con le maggiori star del pianeta per una non-stop di rock: Queens of the Stone Age, Cage The Elephant, Liam Gallagher, The Kills, Royal Blood, Japandroids, Wolf Alice, Bob Mould, The Struts, Bully, Circa Waves, Babes in Toyland, Adia Victoria, Fireball Ministry, The Obsessed, Pinky Pinky, Starcrawler, White Reaper. In aggiunta ci saranno anche attrazioni, ruote panoramiche, parco acquatico, uno studio di registrazione mobile e molto di più.

Questa la tracklist di Concrete and Gold:
1. T-Shirt
2. Run
3. Make It Right
4. The Sky Is A Neighborhood
5. La Dee Da
6. Dirty Water
7. Arrows
8. Happy Ever After (Zero Hour)
9. Sunday Rain
10. The Line
11. Concrete and Gold

BITS-RECE: Shakira, El Dorado. Scusi, permette un reggaeton?

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
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Ci sono state tre occasioni in cui mi sono davvero esaltato per una canzone di Shakira: la prima è stata per Whenever Wherever, che poi è stato quando l’hanno conosciuta più o meno tutti gli altri, la seconda è stata per Don’t Bother, l’altra è stata per She Wolf, che al momento rappresenta una delle sue più grandi delusioni discografiche. Per il resto, la (finta) biondona colombiana non mi ha mai entusiasmato più di tanto, nemmeno quando il mondo intero è andato in giuggiole per il tormentone di Waka Waka.
Ogni suo album è sempre stato una grande incognita, un dubbio diviso tra le sonorità latine (più o meno inevitabili, viste le sue origini) e quelle pop internazionali, e ammetto che alcuni capitoli della sua discografia me li sono proprio persi, eccezione fatta per i singoli passati in radio.

Per questo El Dorado un po’ di curiosità mi è venuta, vuoi per l’attesa che lo ha circondato, vuoi per il buon responso raccolto dai singoli usciti nei mesi scorsi. Il rischio di incappare in un tripudio di varie latinerie e stucchevoli ballate in spagnolo c’era, e lo sapevo, ma ho voluto rischiare almeno un ascolto.
Ecco, a giro di brani ultimato, posso dire che le cose sono andate meno peggio di come pensavo: il latin pop la fa da padrone alla grande (con un titolo come quello era ovvio…), ma senza portarsi dietro quelle atmosfere da spiaggia che di solito lo accompagnano come insopportabili cliché.
El Dorado è un disco che difficilmente ricorderò come tra i più entusiasmanti in cui mi sia imbattuto, ma alcuni episodi – anzi, forse anche più di alcuni – sono sicuramente da salvare, soprattutto quelli in cui Shakira concede spazio al ritmo, primo fra tutti il reggaeton, meglio ancora se lo irrobustisce con un po’ di elettronica (Me Enamoré, Chantaje, When A Woman), e poi l’r’n’b (Trap), che già tante volte ha fatto capolino nella sua produzione.

Un disco che in qualche modo cerca di far convivere anima latina e anima internazionale senza che una prenda a botte l’altra: come a dire, il mondo latino è il padrone di casa, ma i suoni internazionale sono ospiti più che graditi.
A conti fatti, non cambio idea, e continuo a preferire Shakira quando sceglie di uscire di casa e dedicarsi al pop di matrice statunitense, per cui resto in attesa di un nuovo album che ricordi i tempi in cui “c’era una lupa che ululava nell’armadio”, ma mi terrò El Dorado per quando, nelle sere d’estate, sentirò salire una voglia selvaggia di reggaeton.

#MUSICANUOVA: Marco Mengoni, Onde (Sondr Remix)

Marco Mengoni - Onde (Sondr Remix)
Marco Mengoni
sbarca in Europa, e lo fa a passo danzereccio.

Onde, uno degli inediti contenuto in Marco Mengoni Live, è infatti stato remixato in salsa elettronica dai londinesi Sondr, e in queste veste il brano ha fatto il suo ingresso nelle piattaforme di download europee.

Il Sondr Remix è però solo la prima parte di un progetto più ampio, che vedrà del tutto la luce il 16 giugno, quando uscirà Onde EP, contenente altre tre tracce remixate (firmate da Filatov&Karas, Tim Bell e dagli italiani Ndpc) e la versione originale del brano.

#MUSICANUOVA: Ibeyi, Away Away

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Le Ibeyi – ovvero le 22enni gemelle franco-cubane Lisa-Kaindé e Naomi Diaz – lanciano il nuovo singolo Away Away.”
Un brano che rappresenta al meglio il suono unico e multiculturale che le distingue ormai da tempo, una miscela di pop, hip-hop ed elettronica influenzata dal suono tradizionale della cultura e dei canti Yoruba.
Lisa e Naomi vivono a Parigi ma passano molto tempo a Cuba e Londra e raccontano così questa canzone: “Guardando alla follia del mondo, simbolicamente espressa dalle sirene, ci chiediamo se le promesse di un mondo migliore saranno mai mantenute”. In chiusura del pezzo troviamo un canto Yoruba dedicato Orisha Aggayu, una specie di Dio traghettatore che regala la forza.

BITS-RECE: DiMaio, Debut. Spettacoli crossover tra lirica barocca ed elettronica per controtenore

BITS-RECE: DiMaio, “Debut”. Spettacoli crossover tra lirica barocca ed elettronica per controtenore

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
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La contaminazione è un elemento che nella musica ha sempre destato la mia curiosità. Parlo ovviamente della contaminazione realizzata per bene, con attenzione, con lucida consapevolezza e una chiara idea di cosa voler creare.
Un interessante caso di musica contaminata l’ho ritrovato recentemente in Debut, l’album che, come si può ben capire, apre le porte alla carriera di Maurizio Di Maio, in arte solo DiMaio.
Si tratta di una contaminazione che corre su doppio binario, quello stilistico e quello temporale: sul primo troviamo un incontro/scontro di lirica ed elettronica, sul secondo si fronteggiano invece il repertorio barocco e gli stimoli sintetici contemporanei provenienti dal Nord Europa.
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Ma andiamo con ordine. In quel mondo di cristallo che è la musica lirica esiste una figura forse non molto nota al grande pubblico, ma di assoluto fascino, il controtenore. Un uomo cioè in grado di eseguire partiture nelle tessiture del contralto, del mezzosoprano o addirittura del soprano, vale a dire i tre registri femminili, annullando di fatto in un solo corpo vocalità maschile e femminile.
Nulla a che vedere però con quello che succedeva con i poveri castrati di farinelliana memoria, sventurati giovinetti i cui attributi venivano sacrificati nel sacro nome del canto: il controtenore riesce nell’impresa grazie a doti che possiede per natura, e che naturalmente affina con lo studio.
Come nel caso del nostro DiMaio, sopranista, che dopo una lunga esperienza come corista, si lancia ora – pare su consiglio di Luis Bacalov – nell’arduo repertorio del XVII e XVIII secolo, quello in cui fiorì il gusto barocco, l’epoca di Handel. Repertorio complesso e sicuramente non tra i più conosciuti tra non melomani, se non per qualche singolo episodio.
Il suo progetto però, già molto coraggioso e ambizioso, non si ferma qui, ma va a cercare arrangiamenti inediti, sorprendenti, per un effetto ancora più scenografico: la soluzione è offerta dai sintetizzatori di Dario Faini, aka Dardust, che mette mano alle arie liriche e le immerge in un bagno di elettronica.

Il risultato è affascinante ed elettrizzante: la voce angelica di DiMaio svetta tra le ottave di un pezzo celebre come Lascia ch’io pianga e Ombra mai fù, ma esegue candidamente anche L’Ave Maria Caccini di Vavilov, fino a far visita a Vivaldi in Vedrò con mio diletto, mentre sotto Dardust tesse freddi tappeti di luci al neon.
Uno spettacolo barocco nel significato più vivo del termine. Magia del crossover.

#MUSICANUOVA: Libero, Love Me Do


Libero è un ragazzo di Genova cresciuto con le canzoni dei grandi cantautori italiani, a cui ha poi affiancato l’amore per il linguaggio dell’hip-hop e il flow della urban music.

Con questa eredità ha iniziato a scrivere le sue prime canzoni, e ora rilascia il suo primo, vero singolo, Love Me Do, un brano che coniuga urban e pop e fa da apripista a un album di prossima pubblicazione.

BITS-RECE: Christaux, Ecstasy. Tra inferno e paradiso

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
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Magniloquenza, dramma, desolazione, liturgia. Termini che possono forse suonare un po’ in contrasto e dissociati, ma che sono tutti necessari per descrivere Ecstasy, il primo lavoro di Christaux, ovvero Clod, ovvero una delle due metà degli Iori’s Eyes.
Tra il pop e un’elettronica memore degli anni ’80, il ragazzo propone un lavoro barocco, a tratti allucinato, che descrive con le melodie paesaggi tragici, malinconici, disperati.
Si respira un clima di riflessione solitaria, quasi una meditazione ascetica, una celebrazione profana e solenne.
Non è forse un caso la scelta del nome, così come quell’immagine di copertina in odore di santità e martirio.
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Il percorso interiore e sonoro delineato da Christaux parte da un capitolo maestoso come An Ode To The Beast, per poi sviscerarsi tra inni notturni e solitari, esalazioni musicali al benzoino e immersioni in acque torbide. Se Surreal tocca l’apice emozionale del disco, all’ipnotica e sulfurea Spazio HD spettano le uniche, visionarie liriche in lingua madre.
È l’estasi secondo Christaux, la sua via di liberazione.

Le pop-paranoie di Paletti

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Ironico e caustico sulle piccole ansie, manie e debolezze dell’uomo medio Paletti lo è sempre stato.
E anche per il suo nuovo singolo non ha certo voluto smentirsi. Questa volta nel mirino finiscono le nostre paure, o meglio le nostre paranoie quotidiane, quelle convinzioni più o meno giustificate e più o meno ossessive che accompagnano giorno per giorno le nostre piccole miserie.
«La vita è qualcosa di complicato, non a volte, sempre. Abbiamo tanti pensieri per la testa e anche un sacco di paure stupide e ingiustificate.
Andiamo in fissa per futili dettagli e ci perdiamo nel dedalo infinito dei nostri pensieri che si arrovellano a tal punto da farci dimenticare la leggerezza e la spensieratezza.
Allora ci vuole qualcuno, qualcosa che ci tiri fuori dalla nostra condizione e ci faccia godere senza freni la bellezza che ci sta attorno.
Sarebbe senz’altro più facile amare, lavorare, e vivere senza dover ascoltare le nostre paranoie».

Con il powerpop di La paranoia, Paletti anticipa il suo suo album, atteso per l’autunno.

Il brano sarà disponibile per il download dal 26 maggio.