#NUOVAMUSICA: Cecile feat. Kuerty Uyop, AfroFunky

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Dopo le barre arrabbiatissime, di N.E.G.R.A. con cui l’avevamo conosciuta a Sanremo, Cecile torna con un pezzo decisamente più solare.
Il nuovo singolo, lanciato proprio per l’estate, si intitola AfroFunky (Musica per l’Africa) ed è una commistione di leggerezza e impegno sociale: con questo brano Cecile sostiene infatti Amref, società no-profit che si occupa da 60 anni dell’Africa e che celebrerà nel 2017 una campagna dal nome “Musica per l’Africa”, mentre musicalmente si sposta su territori dancehall.

AfroFunky vede la partecipazione del duo i DJ Kuerty Uyop, mentre il video, firmato da Cosimo Alemà, è stato girato tra Piazza Vittorio a Roma (una vera kasbah multirazziale), una farmacia, la spiaggia… e una location segreta.

#NUOVAMUSICA: Christaux, A Minute To Now

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Il nuovo progetto di Clod degli Iori’s Eyes si chiama Christaux e A Minute To Now è il primo singolo con cui si presenta al pubblico nella sua nuova incarnazione.

Un brano epico e oscuro, ma allo stesso tempo pop,”imponente, a livello sonoro e d’immagine, e anche molto sincero, diretto, è esattamente come mi sento io. La mia musica è l’immagine più reale che riesco ad avere e a dare di me stesso. Per questo disco ho lavorato sul concetto di icona—intesa come icona sacra. Per esempio, l’artwork del singolo è il mio mezzo busto ricostruito in 3D da Francesco D’Abbraccio (Studio Frames). Ci sono io come succede per gran parte dei dischi pop, ma sono decontestualizzato.”

Il brano, prodotto da Mario Conte – già al lavoro con Colapesce, Meg e Antico – fa parte di un EP che uscirà dopo l’estate.

BITS-RECE: Caravan Palace, °_°. Quando lo swing si veste di elettronica

BITS-RECE: radiografia di un disco in una manciata di bit.
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Immaginate di essere invitati a una grande festa in un grande palazzo, un grande party in costume a tema anni ’20, la golden age dello swing, del charleston e del jazz. Velette, gonne a frange, frac e cilindri. E poi immaginate che a questa meravigliosa serata venga aggiunto un tocco di modernità, piazzando in consolle un DJ che faccia sposare il passato al presente.

Cosa ne verrebbe fuori? Sicuramente qualcosa di molto, molto, molto simile al suono di <I°_°I>, l’ultimo album dei francesi Caravan Palace. Non provate a pronunciare il titolo, è scritto proprio così, e non provate a dare un nome a questa musica, perché qualsiasi definizione vi risulterebbe troppo “corta”, come una coperta che non riesca a coprire tutto.
Elettro-swing? New jazz? Jive? Boh! Ma in fondo, importa davvero?
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Quello che invece conta è che <I°_°I> sia un disco freschissimo, vivo, luccicante di vitalità, nuovo e dirompente verso le regole del tempo e delle mode: pop, dance, hip hop, swing, jazz, jive. Qui dentro c’è proprio tutto, ed è mescolato con maestria da una band di grandissimi musicisti.

Se cercate qualcosa di “diverso” e che vi faccia scuotere i fianchi ma con stile, questo è il vostro album.

La belle époque non è mai stata tanto vicina.
Ladies & Gentlemen, si scende in pista!!

#NUOVAMUSICA: Christine & The Queens, Tilted

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Héloïse Letissier è un’artista performer conosciuta come Christine And The Queens.
Il suo album di debutto, Chaleur Humaine, è stato già pubblicato in Francia disco di diamante con più di 600mila copie vendute. Superando le barriere di genere e di gender – ha più volte dichiarato di sentirsi un uomo e il suo nome si deve al fortunato e fortuito incontro con un gruppo di drag queen-, il suono unico di Christine And The Queens si affianca ad una scrittura pop con un forte connotato minimalista.

Il singolo Tilted è qualcosa di semplicemente magnetico.

Da tenere sicuramente d’occhio perché potrebbe fare grandissime cose!

#NUOVAMUSICA: Jaded, 4000 Hz

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Sotto al nome di Jaded va un trio di produttori di Chiswick, un distretto a sud-ovest di Londra, dove Nari (un chimico che gestisce la propria farmacia), Theo (che gestisce il suo ristorante italiano) e Jordan (che vive in studio) condividono uno studio ricavato in un ex bunker della seconda guerra mondiale.

Già noti per alcuni importanti remix per Paul McCartney, Nari, Theo e Jordan, pubblicano ora 4000 Hz, un brano nato apposta per rimbombare in testa…

#NUOVAMUSICA: Mosche feat. Nevruz Joku, Talent

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“L’artista viene spesso messo nello stesso grande calderone di chi non ha la minima cognizione di cosa sia l’arte (intesa in tutte le sue accezioni) ma ha solo interesse ad apparire e a farsi plasmare per far ingrassare le major. Assistendo all’ennesima dimostrazione di un’Italia in cui non viene premiata la meritocrazia, l’unico posto dove far sentire la propria voce resta la strada”. 

Così le Mosche raccontano il loro nuovo singolo, Talent, che vede anche la partecipazione di Nevruz Joku, noto al pubblico per essersi guadagnato il terzo posto proprio grazie a un talent show, X Factor.

Il progetto Mosche nasce nell’ottobre 2014 a Roma e si manifesta come naturale bisogno di esprimere, come osservatori esterni, la disillusione che caratterizza gli inizi di questo secondo millennio. Le persone credono e cercano continuamente di sentirsi al centro del mondo, celebrando invece un isolamento ed una povertà spirituale potenti: non cercano mai dentro se stessi la causa del proprio malessere.
Attraverso un “ronzio” ad alto volume, le Mosche fanno luce sul “letame” attorno al quale volano e di cui sempre si sono per necessità nutrite.
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“Sono pigro, torno alle cover”: Giuliano Palma torna con Groovin’

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Dagli Aristogatti a Elton John, passando per Vasco Rossi.

Dopo Old Boy, uscito due anni fa, per il nuovo progetto discografico, Giuliano Palma torna al mondo delle cover,e lo fa con Groovin’. Il motivo di questa scelta è lui stesso a rivelarlo, tra il serio e il faceto: “Sono pigro, di una pigrizia che a volte rasenta l’accidia: inizialmente volevo tornare con un album di inediti, poi ci sono state delle vicissitudini personali e professionali che mi hanno tenuto lontano dalla scrittura, e la pigrizia ha preso il sopravvento: non volevo pubblicare un disco di cui non fossi convinto, così ho scelto le cover”.
Per la prima volta nella sua carriera, durante la lavorazione di Groovin’ non ha curato personalmente tutti i dettagli – a cominciare dai fiati -, ma si è affidato alle mani del nuovo team, di cui fanno parte Fabrizio Ferraguzzo, Riccardo “Deepa” Di Paola e Riccardo “Jeeba” Gibertini, perché – confessa – aveva capito di potersi fidare e di aver trovato in loro il giusto feeling, il “groove” che dà il titolo all’album.

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E lui il groove è uno che ce l’ha sempre avuto, a differenza di altri che si sono persi, distratti, e che il groove non hanno saputo mantenerlo: sono proprio queste persone quelle che, metaforicamente, compaiono sulla copertina del disco girate di spalle, mentre lui prosegue per la sua strada guardando dritto l’obiettivo (“Dicono che sono un crooner, e quindi croono“), sempre attraverso gli immancabili occhiali neri.
E proprio parlando di groove e del nuovo gruppo di lavoro, Giuliano non riesce a trattenersi dall’esprimere il rammarico e la rabbia per la fine del rapporto professionale con il suo storico collaboratore e amico Fabio Merigo: “Insieme avevamo una missione, e dopo tanti anni non avrei immaginato che finisse così, invece l’ho visto perdersi per strada per una donna. E’ stato come un tradimento”.

Nelle 13 cover dell’album non mancano le partecipazioni, come quella di Cris Cab nella versione italiana di Bada Bing, scelta come primo singolo (“Per la versione italiana la casa discografica si è rivolta a me: è la prima volta che metto in un mio album un pezzo di cui sono solo ospite”), Fabri Fibra per Splendida giornata di Vasco Rossi, riletta in chiave reggae, Clementino in I say I’ sto cca di Pino Daniele (“La presenza di Fabri Fibra e Clementino mi aiuta ad avvicinare a miei suoni un pubblico che altrimenti ne resterebbe distante: sono felice che Fibra abbia accettato, perché è un artista per nulla mondano, Clementino ha spaccato rappando in slang”), e Chiara in Don’t Go Beaking My Heart, portata al successo a Elton John e Kiki Dee (“Chiara l’ho conosciuta perché abbiamo lo stesso management: per questo pezzo è perfetta”).
Tra gli altri brani, menzione speciale meritano Eternità dei Camaleonti, You’ll Never Walk Alone, scritto nel 1945 dal duo statunitense Rodgers/Hammerstein e così popolare da divenire l’inno ufficiale del Liverpool (“Quando ci sono le partite è bellissimo vedere tutto il pubblico, dal bambino alla vecchietta con la sciarpa della squadra, intonare la canzone”), Qui e là di Patty Pravo, e Alleluja! Tutti jazzisti, tratta dal cartone animato Gli Aristogatti e già presente in We Love Disney (“Questo era il pezzo che tutti gli artisti coinvolti nel progetto volevano fare, ed è stato affidato a me!”).

A chiudere l’inedito Un pazzo come me (“Parla degli inquieti”).

Groovin’ è dedicato a Carlo Ubaldo Rossi, musicista e produttore scomparso nel 2015 in un incidente: “La sua perdita è uno strazio, non saprei definirla diversamente”.

BITS-CHAT: Trentenni, reagiamo! Quattro chiacchiere con… Paolo Simoni

“E di colpo avere trent’anni
Sentirne il morso sul culo
E convincerti che sei uno dei tanti
Di quella generazione
Cresciuta dalla televisione
Figlia di un ventennio
Di ruberie sotto il sole”

Trent’anni. Uno dei primi, grandi traguardi del calendario biologico delle nostre vite, dopo quello dei 18.
Con la differenza che se tutti non vedono l’ora di potersi finalmente dire maggiorenni, molti meno sono quelli che ambiscono a vedere quel “3” nel posto delle decine della propria età. Un traguardo per alcuni così tremendo che nel 2001 Gabriele Muccino ci ha fatto ruotare attorno il suo film L’ultimo bacio, tratteggiando – in toni tragicomici – una generazione disperata e senza punti di ancoraggio.
Perché se a 18 anni hai ancora tutto (o quasi) da programmare, arrivato ai 30 devi iniziare a fare i primi conti.
E’ quel “morso sul culo” di cui parla Paolo Simoni in Io non mi privo, il primo singolo estratto da Noi siamo la scelta, il suo nuovo album, dedicato proprio alla sua generazione, i trentenni di oggi.

Un disco tanto gradevole all’ascolto, quanto amaro nei contenuti, anche se non del tutto disilluso. La speranza di salvarsi questa generazione ce l’ha, ma deve agire – anzi, reagire – insieme, superando l’egoismo e la tentazione di scappare.
Come ha fatto lui, che a un “viaggio della speranza” oltre la Manica ha preferito un genuino bicchiere di lambrusco qui in Italia.
Alla faccia della Brexit.

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Noi siamo la scelta è un disco “dedicato” alla generazione dei trentenni di oggi: perché hai sentito la necessità di far ruotare l’intero album su questo argomento?
Perché da trentenne – ne ho trent’uno per l’esattezza – mi sono ritrovato a dover affrontare faccia a faccia il problema. Essere giovani in Italia, con tanta voglia di fare e magari con un po’ di talento, spesso non paga. Le canzoni mi hanno indicato la strada. Io mi sono solo fatto attraversare da questo flusso creativo. Mi piacerebbe donare speranza ai miei coetanei. Sono uno di quelli che ha deciso di non partire per l’Inghilterra qualche anno fa… Ad oggi, in base agli ultimi fatti accaduti, mi sembra di aver scelto bene.

Come hai vissuto il traguardo dei trent’anni? Io ci sono arrivato a marzo: in alcuni momenti se ci penso ho un piccolo brivido, altre volte invece l’idea di avere trent’anni mi lascia del tutto indifferente…
Per certi versi mi sento con molte più energie. A mio avviso è una bellissima età. Capisci più cose, sei meno stupido, vai meno in discoteca e di più al cinema. Credo che i trentenni siano il punto di svolta possibile per questo paese. Se solo lo volessimo veramente…

Se ti guardi intorno, che generazione vedi? Ti senti parte di essa o in qualche modo ti senti diverso dai tuoi coetanei?
Mi sento uno come tanti altri. In realtà siamo tutti uguali, con gli stessi problemi, solo che facciamo battaglie personali e non collettive. Forse siamo distaccati anche da certe tendenze modaiole a cui ci hanno abituati. Questo è il nostro più grande difetto, sempre secondo il mio punto di vista.

Al di là della mancanza di reazione, come canti in Una reazione, quali colpe pensi possano essere attribuite ai trentenni? Di cosa possono essere ritenuti responsabili? Ci sono margini di miglioramento, di ripresa, insomma, speranza?
Noi trentenni ci ritroviamo un conto da pagare senza aver consumato. Questo purtroppo non dipende da noi ma da quelli che sono venuti prima e che ci hanno consegnato questo bel pacco. La speranza c’è! Bisogna volerla e soprattutto è ora di incazzarsi per le cose che veramente ci riguardano. Se fossimo capaci di innamorarci di noi come “gruppo di persone” sarebbe già un grande passo… Come ti ho detto prima, tendiamo a isolarci piuttosto che fare massa.

L’immobilità dei trentenni di oggi a cosa pensi sia dovuta? Incapacità innata di prendere posizione? Pigrizia morale? Mancanza di stimoli? Oppure, girando la domanda, cosa avevano i “trentenni di ieri” in più?
Secondo me un po’ tutte le cose che hai detto tu, più il rincoglionimento di vent’anni di TV, aggiungerei. Ci hanno abituati a “non reagire” e a “delegare”. La troppa informazione ci ha inibiti e desolati. Abbiamo ascoltato troppo i consigli di mamma e papà.

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Nel primo singolo estratto dall’album, Io non mi privo, fai anche riferimento a quelli che hanno scelto di trasferirsi all’estero. Come giudichi questa scelta?
In parte ho risposto già all’inizio: sono uno di quelli che pensa che sia necessario restare e cercare di cambiare le cose. Ho amici laureati che sono partiti, fanno i camerieri e sono comunque infelici. Che senso ha? Stai qua e soffri con noi, no?

L’estero offre davvero maggiori e migliori opportunità oppure sono solo illusioni frutto della nostra abituale esterofilia, che ci fa sembrare più belli e appetibili i “giardini” dei nostri vicini di casa?
La tua domanda contiene già una bella risposta. A qualcuno forse fa bene, perché magari ha un tipo di lavoro o un obiettivo preciso, ma se è solo per scappare a cercare altra identità lo trovo controproducente. Un mio amico bolognese dopo otto mesi di Londra è tornato con dieci chili in meno, pieno di brufoli in faccia e con un accento e una spocchia da schiaffi. Sembrava avesse capito tutto del mondo. Era insopportabile. Per fortuna ora è tornato e beve lambrusco come allora.

Musicalmente parlando, in Noi siamo la scelta mi è sembrato di sentire molta più elettronica rispetto ai dischi precedenti: è così o è solo un’impressione? E’ il segno di una nuova strada che hai voluto intraprendere?
Si! Mi sono divertito molto con i sintetizzatori e le batterie elettroniche. Volevo un suono nuovo, più fresco. Credo che sia la strada che continuerò a percorrere. Invece di snaturami mi da un valore aggiunto e questa cosa mi fa molto piacere. Il pianoforte rimane comunque alla base. L’incastro di questi due mondi mi affascina.

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Chi è la Giuly a cui è dedicato uno dei brani?
E’ stata la mia insegnante di vita. Era una pittrice e donna fortissima, molto colta. Mi ha salvato e mi ha fatto conoscere il mondo sensibile dell’arte quando ero ancora adolescente. Le devo tutto. Che Dio la benedica!

Credi che la musica – e l’arte in generale – possa avere ancora qualche potere civile, la forza di condizionare la società?
Certo che sì! C’è un cambiamento in corso, solo che è più invisibile. Gli artisti in generale oggi dovrebbero prendere forza e reagire per primi. Le persone a loro volta seguiranno e il mondo nuovo arriverà!

Per concludere, una domanda di rito per BitsRebel: cosa significa per te il termine “ribellione”? E c’è stata almeno un’occasione nella vita in cui ti sei sentito un ribelle?
Sono un ribelle nato. Fin da piccolo decidevo e cercavo di non far decidere agli altri per me. La ribellione è vita, cultura, poesia e talvolta verità! La ribellione mi ha portato a emanciparmi: ribellarsi soprattutto con se stessi, anche quando si sono raggiunti degli obiettivi importanti. E’ carburante vitale!

#NUOVAMUSICA: Rihanna, Sledgehammer

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Direttamente dalla colonna sonora del nuovo episodio cinematografico di Star Trek, Beyond, Rihanna ci sbatte nelle orecchie Sledgehammer.

Dopo il dubbio gusto di Anti, finalmente un gran pezzo. Quando vuole, RiRi sa fare le cose in grande stile (soprattutto se la penna per scrivere le canzoni la prende in mano Sia…).

E vogliamo parlare del video?? Visionario al cubo!!